Inizia come uno stalker movie femmineo alla stregua di
Inserzione pericolosa aggiornato ai tempi di Facebook (dove conta quanti amici hai e che vita felice sociale hai), con la classica freak isolata e emarginata alla
Carrie White (davvero inquietante la Marina della Lies Ahlers, che si strappa i capelli mostrando una calvizia disturbante, propietaria di un profilo assai macabro, che sembra uscito da
Begotten), presa in giro e ingannata dalla ragazza/modello di turno, che ferisce mortalmente il suo disperato, e tossico, bisogno di amicizia.
Poi, sorprendentemente, prende una piega da fiaba nera (lo specchio di
Grimilde, le animazioni burtoniane, il mito delle streghe) sprofondando in un marciume degno di nota che eleva la pellicola spanne sopra rispetto a questo genere di film: vespe nere (con palese omaggio a
Phenomena nell'attacco finale) che si insidiano nelle orecchie, bambini dalla faccia deforme, bambole fatte a pezzi sparse sul pavimento, enormi nidi di vespe, madri gestanti ridotte alla stregua di cadaveri ghignanti, stabili in fiamme, suicidi indotti (sparandosi alla testa con le bende alla
Crash, sbattendo violentemente la testa sulle pareti dell'ascensore, autosgozzamenti, oscuri flashback di violenza infantile, l'impiccagione tra le fiamme in webcam e i post irremovibili sbattuti sui profili di Facebook alla stregua del finale di
Knock Knock, con commenti annessi).
Il figlio di Senta Berger e del regista Michael Verhoeven sa il fatto suo, mostra un talento notevole quando giostra suspence, disagio e derive macabre, non perdendosi in inutili orpelli e tempi morti, tirando in ballo misteriose comuni, potenziali streghe, pericoli che si annidano nel web, momenti inaspettati e crudeli e un finale poco accomodante sul tenebroso passaggio di consegne.
Avvolto nello score di Gary Go e dai disturbanti effetti prostetici di Jaco Snyman,
Friend request resta tra i più riusciti epigoni del filone
The ring, tra cattiveria umana e necrofora rivalsa soprannaturale.