Un'operazione vana per chi non conosce e deludente per chi continua ad ammirare il grande cantautore e poeta. Si avverte sin da subito l'eccessivo freno scelto dalla produzione che glissa su tanti momenti della vita, dell'arte, dell'ideologia e del pensiero di Faber, riducendo tutto solo a questioni familiari e sminuzzando la sua poetica tra ispirazione estemporanea e pizzini sparsi. Si fanno apprezzare l'entusiasmo di Marinelli anche come interprete delle canzoni, Fantastichini/"padre provvidenziale" e il cast appropriato. Finale tronco e irrispettoso.
MEMORABILE: La presenza "virtuale" di De André attraverso le sue canzoni; L'amico Villaggio; Sigarette e alcool; Il rapimento.
Vita di Faber per brevi flash: le donne, gli amori, sigarette e whisky e qualche canzone; paradossalmente la musica è l'elemento meno presente; c'è il tappeto musicale ma si privilegia l'uomo (con luci e ombre per chi conosce la vita di De Andrè). Marinelli molto bravo, peccato l'accento ligure non pervenuto; la Bellè non esprime appieno la forza di Dori Ghezzi e Gianluca Gobbi è un mimetico Villaggio troppo grasso per l'epoca del racconto; per chi conosce De Andrè è un ripasso, gli altri leggano e ascoltino la sua musica.
MEMORABILE: La perenne sigaretta in bocca; La scena finale con tutti i personaggi a un concerto...
Dagli sceneggiatori di Non essere cattivo (che ne riprendono il feticcio Marinelli) ci si aspettava di più che una messa in scena didascalica di aneddoti famosi e iconiche apparizioni, filtrata da ogni particolare sconveniente (i travestiti, le follie, i processi), amicizie impopolari (Paoli, Grillo) e collaborazioni controverse (De Gregori, Bentivoglio, Bubola). La love story con Dori Ghezzi (vera protagonista) prende il sopravvento sull'arte in un film patinato come tutte le fiction Rai in costume, solitamente nemmeno così pretenziose.
MEMORABILE: Eccellenti Paolo Villaggio (Gobbi) e Tenco (Martari), sconosciuti assai più credibili di un De André con occhi azzurri e ciuffo da Capitan Harlock.
Prima di girare il film su Vallanzasca, Rossi Stuart passò mesi a imparare dialetto e cadenza milanese, addirittura dialogando con lo stesso Vallanzasca. Ovviamente Marinelli non poteva dialogare con De André, ma passare un po' di tempo a studiare la sua cadenza genovese non avrebbe guastato, visto l'antipatico strascico romanesco che emerge durante tutta la fiction, vanificando ogni sforzo recitativo (considerando anche la poca somiglianza fisica). Per il resto solita scadente fiction di casa RAI che punta ai sentimenti più che ai contenuti.
La tormentata e poetica vita del grande Faber condensata in una fiction di discreto livello nonostante le imperfezioni che si possono evidenziare in un prodotto televisivo. Grande spazio alla vita sentimentale dell'artista e probabilmente poco all'introspezione psicologica dello stesso. Bravo Marinelli, nonostante il "criticato" accento, ben coadiuvato da un monumentale Fantastichini. Appropriate le due protagoniste femminili.
Lavoro molto atteso sulla vita di uno dei maggiori cantautori della nostra storia musicale e culturale, ma dal risultato assai modesto. Il cast in sé si comporta bene, ma mancano idee e una sceneggiatura all'altezza. Non potendo offrire un racconto sull'intera carriera artistica di De André, ci si è accontentati di realizzare un filmetto biografico dove quel che emerge è un personaggio dedito ai vizi (alcol, fumo, donne) ma sul cui pensiero più autentico si è quasi taciuto. Utile forse per avvicinare qualche giovane all'arte di Faber.
Film riuscito con momenti intensi grazie all'interpretazione del tormentato Marinelli. I momenti migliori sono quelli in cui Marinelli interpreta le canzoni di De André mentre sono irrisolti i rapporti con i grandi amici (Tenco, Villaggio... manca De Gregori), ma si ha la sensazione che per rispetto ai morti non si sia voluto dire troppo. Sì, l'accento romano si sente e forse la Bellè/Dori Ghezzi è un po' troppo bambola ma va bene così: l'alchimia tra i due si sente e nel complesso l'atmosfera c'è.
Omaggio a un grande cantautore della musica italiana non del tutto riuscito, nonostante gli sforzi necessari per una resa quantomeno dignitosa. Marinelli è fuor di dubbio un ottimo attore ma qui, complice il mancato accento genovese, il risultato non è propriamente in linea con quel che ci si aspetta. La storia, che giustamente viene divisa in due puntate, mette a fuoco quel che è possibile pur con qualche sbavatura. Resta comunque un certo impegno attoriale.
Il buon Marinelli è un po' meno ispirato e meno in parte del solito, rispetto ad altre sue performance passate; bene comunque che abbia interpretato personalmente le canzoni. Tre ore che non sono interminabili, un film che si lascia vedere e un duo di protagonisti, già assieme l'anno prima in Una questione privata, che comunque convince; bene Fantastichini e Ragno. Valido.
È chiaro che gli appassionati di "Faber" potrebbero storcere il naso. Ma. Vanno apprezzati il coraggio e l'intenzione di rendere fruibile ai più un'icona della discografia nostrana. Che... chissà, potrebbe poi incuriosire e appassionare nuove generazioni. Marinelli è patrimonio da preservare. Le sue interpretazioni sono talmente "sporche" e veritiere che si sorvola anche sull'accento non propriamente a fuoco. Le altre interpretazioni sono altalenanti e, nell'insieme, non si sobbalza sulla sedia per una sceneggiatura avvincente. Ma non è male. E l'epilogo ha un suo perché.
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DiscussioneZender • 18/02/18 13:06 Capo scrivano - 48839 interventi
Tutto vero e sono anch'io convinto che Marinelli non se la prenda. Mi pare sia stato abbondantemente lodato in altre occasioni.
per o 68..... fare un commento esclusivamente per la cadenza "romana" di Marinelli mi sembra alquanto poco produttivo, valutiamo il Marinellii attore ed interprete......poi quando troverai un attore o presunto tale, che parla genovese facci sapere che probabilmente troverà lavoro..........anche Celentano fece Rugantino con risultati alquanto modesti.......quindi commenti sulla fiction non sul dialetto....
Oltrechè nella bella parte in Mine Vaganti, l'ho aprezzato molto nel film di Rubini La Stazione, nel bel film agostano Ferie d'agosto di Virzì (che secondo me è il ruolo che gli è riuscito meglio) e anche nel misconosciuto film che avevo inserito a suo tempo Vite in sospeso.
DiscussioneRaremirko • 23/10/19 23:25 Call center Davinotti - 3863 interventi
Effettivamente il buon Marinelli è un pò meno ispirato e meno in parte del solito; bene comunque che abbia interpretato di suo le canzoni.
Tre ore non interminabili ed il duo di protaognista, già assieme l'anno prima in Una questione privata, comunque convince.