Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/12/08 DAL BENEMERITO CIF
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Cif 11/12/08 00:02 - 272 commenti

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Apprezzabilissima pellicola d'esordio del giovane Paravidino. La storia di un gruppo di ragazzi che vivono in una provincia di periferia, in sospeso tra la voglia di andar via e lasciare quella vita e l'attaccamento atavico alla propria terra ed al "branco". All'interno del branco succederà di tutto. Eccellente montaggio, costruito tra continui ritorni indietro e fughe in avanti nella narrazione. Un Muccino di provincia, più sincero e meno di cassetta. Bravi tutti gli attori, specialmente i meno noti.

Stefania 8/09/09 16:11 - 1599 commenti

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Al posto di "The crying game" poteva starci "... tanto il Mario riapre...". Film generazionale di provincia, volenteroso, a tratti efficace, ma molto naif. Sabati sera a Ovadia, tra campagna e autostrada, paese immobile, i giovani ipercinetici e iperlaliaci, spesso a causa di ebbrezza alcolica. I grandi, invece, quasi afasici, tra di loro e con i loro figli. Curiosa struttura narrativa, virata prefinale nel melodrammatico, poi si rientra nei ranghi, tra le buone cose di pessimo gusto. Era solo una botta di febbre... del sabato sera!
MEMORABILE: Iris Fusetti, bambola colorata e stralunata.

Homesick 27/09/10 09:02 - 5737 commenti

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L’uso non controllato di voce off, flashbacks e split-screen rivela una regia ancora scolastica e impersonale, ma il deb Paravidino ha il merito di riuscire a ritrarre con scatti veristi l’asfittica periferia della provincia italiana – nella fattispecie il Basso Alessandrino – congelata in sogni velleitari, pregiudizi, tradizionalismo, noia, frustrazioni, disagio generazionale e retaggi del Secondo dopoguerra. La Golino interiorizza spontanea moti passionali da donna-fanciulla, laddove i giovani interpreti funzionano meglio nel confronto di gruppo tra caratteri opposti. Altmaniano e immanente.

Pigro 6/08/11 09:30 - 9956 commenti

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Gli ingredienti sono i soliti: ritratto di comitiva fancazzista della provincia italiana, con personaggi semicaricaturali e storie intrecciate d'amore e di sesso che incrinano i rapporti. Ma Paravidino li sa usare per creare qualcosa di inusuale: una micro-saga corale che gioca con questi tòpoi trasformandoli in miti, dando loro un corpo denso e intenso (pur nella vacuità dei festini descritti) e dando una forma narrativa sfuggente e dissacrante, dove le omissioni e i dettagli giocano alla pari per descrivere un tragicomico "Texas de noantri".

Galbo 5/01/12 05:47 - 12556 commenti

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Il film d'esordio del regista Fausto Paravidino non brilla per originalità tematica: si tratta del solito gruppo di giovani (quasi di mucciniana memoria) che si muovono negli spazi angusti della provincia italiana. Il regista riesce a rappresentare piuttosto bene l'ambiente ma le storie raccontate sono poco interessanti e la regia sembra francamente di ispirazione televisiva. Non esaltante nemmeno la recitazione degli attori.

Luchi78 2/02/12 18:09 - 1521 commenti

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Paravidino all'esordio registico gode di un cast di tutto rispetto e infatti la rappresentazione della realtà di provincia italiana è ben riuscita. La sceneggiatura è circoscritta e piuttosto intrecciata, quasi al limite della confusione. Forse c'è troppa volontà di creare un prodotto innovativo e non usuale grazie anche all'uso del flash-back, mdp a mano e altre cose viste e riviste. Il risultato finale è una storia che suscita un certo interesse, con uno stile visivo e registico non entusiasmante, ma ci si può stare...

Giùan 17/04/12 16:28 - 4794 commenti

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Non mi è davvero piaciuto punto. Dimostrazione tangibile che il cinema non lo si fa con le migliori intenzioni e che la tecnica non può sopperire il cuore, l'anima, il coraggio di osare nel filmare. Paradivino racconta questo Far west del mondo neocapitalistico adagiandosi su una discreta scrittura drammaturgica e una inconsueta resa degli ambienti. Il vizio di fondo però è una sconfortante impersonalità, che si riflette in snodi narrativi di piatta incongruità e performance attoriali che non lasciano impronta alcuna... balle di fieno sparse al vento.

Natron 20/10/24 19:05 - 12 commenti

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Dopo una prima parte in cui il ritmo scenico è scandito dai rutti, si passa a una seconda che avrebbe potuto avere una sua potenza drammatica, se non si riducesse in ultima analisi a una banale storia di corna. Purtroppo la resa della provincia profonda, che Paravidino conosce, è malamente stereotipata, mentre la Golino sembra un pesce fuor d'acqua tra personaggi dello spessore di una fotocopia e attori che, anche per colpa di una regia epilettica, pare non sappiano fare altro che strillare, così che Scamarcio ha il solo ruolo di farla sentire a suo agio.

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