Bedevilled è un film sull'incomunicabilità, l'egoismo, l'omertà, il lassismo, l'impermeabilità alla sofferenza altrui, l'indifferenza nei confronti della violenza sulle donne, la totale assuefazione ad un maschilismo sociale foraggiato dalla stessa mentalità femminile. Chul-soo utilizza l'emarginazione rurale per porre ulteriormente in risalto la retriva barbarie che serpeggia, mimetizzata, anche nel mondo "progredito". Una storia di dolore e sofferenza che forse alla fine si prolunga troppo in direzione horror, attenuando la traumatica veracità sanguigna della prima parte.
MEMORABILE: L'immagine finale, con la sagoma della protagonista che sfuma nel profilo dell'isola, solitaria e abbandonata al suo destino.
Da un lato, la violenza, l'ipocrisia e la sopraffazione che regolano ogni rapporto all'interno di una comunità isolana. Dall'altro, l'algida indifferenza esercitata in anni di vita metropolitana. In mezzo, una vittima che - spinta sul baratro della follia - si farà carnefice vendicatore, riconoscendo per istinto che non vi sono innocenti. Grande film, a tutti i livelli: sgradevole nella rappresentazione veristica dell'abuso e dell'ignoranza, teso e crudo nell'azione, fine nella costruzione narrativa, splendidamente diretto e interpretato.
Capolavoro di rigore formale e pregnanza contenutistica. Il film vibra di indignazione autentica, nel suo mettere in scena un’umanità meschina in cui la violenza sulla donna è accettata come dato di fatto e parte integrante della comunità. E lo sguardo non è più benevolo verso l’egoistica ignavia di Hae-won, ragazza di città, testimone passiva e quindi complice. Alla fine per Bok-nam, vittima di anni di abusi e prevaricazioni, la vendetta appare l’unica soluzione concepibile. Spietato, incompromissorio e struggente, un film straordinario.
Ottimo per tre quarti di durata nei quali la poetica della sottomissione, calata in un riuscitissimo microcosmo rurale, viene resa molto bene dagli attori (sicuramente efficace tutto il casting) e da una regia magari non sempre fluida ma dai tempi narrativi giusti (sufficientemente lenti da farci assaporare la vicenda) e attenta ai dettagli. Poi, direi dopo il "tuffo" dell'anziana, questa poetica cede il passo ad una violenza compiaciuta e a personaggi divenuti un po' troppo supereroi.
Le ineluttabili urla di dolore passano per l'ottusa mentalità di un piccolo villaggio rurale: violenza e soprusi, prepotenze contro chi non può difendersi o reagire. L'indifferenza latente di Hae-won si contrappone alla misoginia degli uomini del villaggio, che non hanno alcuno scrupolo nel perpetuare le loro sconcertanti gesta. Entrambi artefici di un dolore straziante che lacera l'animo. La vendetta come unica arma per evadere da un'esistenza soffocata, sofferente, piegata all'ignoranza e al duro egoismo in cui non esiste alcun diritto sociale.
Due amiche di ceto sociale differente si ritrovano a distanza di anni. Presto si accorgeranno che del loro rapporto, così come idealizzato durante l'infanzia, rimane ben poco. Un film a tratti insostenibile per crudezza e violenza che trova forza dalle continue contrapposizioni socio-economiche e da una misoginia galoppante che la fa da vera padrona nell'intera pellicola. Bedevilled riesce persino in alcune sequenze a divertire lo spettatore (su tutte quelle che vedono protagonista il vecchietto che mangia "erba sciocca"). Da non perdere.
Il primo lungometraggio del regista coreano è una tagliente critica contro una società che non risparmia nessuno: dagli isolani, dementi e privi di morale, ai civilizzati, privi di scrupoli e colpevolmente indifferenti. L'isola, (non) luogo primordiale per eccellenza, è lo scenario perfetto per tingere di dolorose riflessioni questa miserabile e luttuosa storia (dis)umana. L'unica pecca è l'esuberanza dell'esordiente che Jang non riesce ad arginare e, convinto troppo dei suoi mezzi, calca decisamente la mano nell'ultima parte, minando il lavoro complessivo.
Strabiliante e straziante pellicola coreana che affronta tanti temi di estrema importanza e delicatezza. L'esordiente (incredibile ma vero) Chul-soo Jang li tratta
con grande bravura ed è lucidissimo nel descrivere certe situazioni, certi modi di essere e certi atteggiamenti che mettono i brividi. La discesa nella spirale della follia è lenta e graduale com'è giusto che sia. Notevole la galleria di personaggi tutti più o meno sgradevoli (su tutti Hae-Won). Piccoli cedimenti solo per qualche eccesso splatter (specie nel finale) ma è poca cosa. Imperdibile ma da visionare con
cautela: fa male!
Nulla come il cinema coreano sa dispensarti ripetute schicchere sul sistema nervoso centrale e randellate sulle ginocchia e alla nuca: basta chiamare in causa tutto quanto rende il pianeta a immagine e somiglianza di Caino e Cerbero, e il letale attacco d'asma è garantito. Il principio del domino, il cane mangia cane, il mors tua vita mea, il dura lex sed lex sono i punti cardinali di un'opera che esacerba Park e radiografizza l'animo umano al servizio del più gretto, ignorante e razzista provincialismo e della vecchia usanza che diventa tavola di una lex talionis più uguale per tutti che mai.
Chul-soo Jang offre uno spaccato della difficile condizione della donna nella provincia sud coreana e la resa è talmente buona da risultare irritante e fastidioso nei confronti di quasi ogni persona che passa sullo schermo. Come se non bastasse, arriva a deflagrare nell’ultima parte in un’esplosione incontrollata di violenza e sangue che chiude il cerchio in maniera impietosa. Facendo un’analisi critica non è scontato individuare i veri carnefici, grazie a una regia attenta e accorta ai particolari che fa la differenza in positivo.
La regia di Chul-soo Jang crea una solida connessione tra il dramma esistenzialista e il linguaggio estetico dell’horror exploitativo. Connessione filtrata attraverso l’utilizzo di personaggi antitetici e paesaggi rurali posseduti dai fantasmi della regressione e dai deliri della vendetta. Uno smarrimento morale e un buio assoluto da cui nessuno ne esce vittorioso. Straordinarie Inique Yeong He Seo e Seong Won Ji. Splatter prorompente.
Ragazza di Seul torna nell'isola dove passava l'infanzia. La terra di nessuno è specchio di una società senza regole morali, misogina e turpe nei confronti della bambina. Ogni tanto appare un accenno delicato ma la violenza predomina (a volte oltre il sostenibile) e l'atteggiamento delle zie provoca fastidio. Nella seconda parte diventa una sorta di rape and revenge e perde il filo narrativo. Anche il ruolo della Seong-won Ji cade di importanza quando sembrava fosse determinante. La deriva splatter risulta comunque digeribile e non è fine a sé stessa.
MEMORABILE: La leccata del coltello; La prostituta in casa, la moglie fuori; La nave che dimentica sull'isola la ragazza di Seul; La zia che manca il tuffo.
Su un'isoletta dall'animo primordiale, figurata con ariosità, tra gli abitanti si consumano orrori quotidiani; ne sono protagoniste paradigmatiche due donne dal destino opposto ma un tempo amiche: la solitaria impiegata Hae-won e l'agricoltrice Kim Bok-nam che sogna un futuro diverso. Una ribellione impossibile dettata dal sole che però trova verità solo nel silenzio del sangue. Un dramma corposo vittima del didascalismo ma che sa sconvolgere lo spettatore con sapienza e malinconia; il secondo tempo è grande cinema.
MEMORABILE: La rivelazione del sole.
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La parte parlata non è eccessiva ma nemmeno esigua; i sottotitoli in inglese potrebbero tornarti utili. Comunque sono le immagini del film a parlare la lingua universale, quella comprensibile a tutti.
Per 7 euro è un vero affare. Ne vale la pena Didda. Ovviamente solo in Italia ignoriamo del
tutto pellicole del genere: è uscito un po' ovunque tranne che da noi.
ciao rosemary's teddy, a fine commento andrebbero messi in maiuscolo i nomi delle attrici. ocio anche al calamo "la settimana arte" all'inizio del commento di piranha paura ;)
DiscussioneTeddy • 15/04/22 03:47 Call center Davinotti - 56 interventi
Schramm ebbe a dire:
ciao rosemary's teddy, a fine commento andrebbero messi in maiuscolo i nomi delle attrici. ocio anche al calamo "la settimana arte" all'inizio del commento di piranha paura ;)
Ops! I nomi li ho copia&incollati senza accorgermi delle maiuscole. Danken
DiscussioneZender • 15/04/22 07:57 Capo scrivano - 48855 interventi
Ah ah, Schramm che segnala la mancanza di maiuscole è veramente il mondo all'incontrario! Grazie, corretto :)