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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Certo ci provano, i due fratelli D'Innocenzo, a raccontare le stesse cose da una prospettiva diversa, ad affrontare le stesse tematiche variandone i contenuti etici, l'approccio e il messaggio, ma alla fine ciò che vediamo, ciò che soprattutto sentiamo, è ancora una volta la Roma coatta delle periferie, della microcriminalità diffusa, delle prostitute e delle armi. E' diverso lo stile, meno rifinito e con la macchina da presa che si getta addosso ai due protagonisti stringendoli d'assedio, braccandoli, avvicinandoli in primissimi piani che sottolineano la rabbia schizofrenica di Mirko (Olivetti) e la placidità irridente di Manolo (Carpenzano). Nemmeno...Leggi tutto il tempo di cominciare e han già investito con l'auto un uomo, senza accorgersene. "Va avanti!", e la scelta è presa: l'uomo resta lì, riverso sulla strada, senza vita. I due chiedono consiglio al padre (Tortora) di Manolo e quello predica la calma, impone il silenzio. Nessuno deve sapere. Poi però si scopre che la vittima era un odiato pentito che si nascondeva nella zona e la famiglia dei Pantano sa essere riconoscente: Manolo, su consiglio del padre che capisce di aver finalmente "svoltato", si fa assumere per lavori di bassa manovalanza criminale mentre Mirko, che vive con la madre (Mancini) e la sorellina, viene introdotto dall'amico nell'ambiente poco più tardi, quando arriva il primo incarico "serio": far fuori un marocchino. Nessun problema: i due ragazzi non sembrano avere una coscienza, eseguono senza fiatare; ed è qui che il film comincia finalmente a indagare nelle loro psicologie, a inquadrarne i caratteri. Con l'occhio sempre puntato sulla desolazione del contesto ambientale, su una Roma abbandonata a se stessa e al suo degrado, i fratelli D'Innocenzo aggiungono alla lunga lista di romanzi criminali la loro personale visione del fenomeno (cinematografico prima ancora che sociale, considerata la quantità di titoli in tema). Mostrano una competenza tecnica non indifferente, una direzione d'attori notevole aiutati dalle facce giuste dei due giovani protagonisti, da un Max Tortora che riesce mirabilmente a calarsi nel dramma senza perdere l'anima grottesca, profondamente romana di chi guarda prima di tutto al proprio meschino interesse e da una Milena Mancini quasi sulle tracce di Frances McDormand, rassegnata e insieme battagliera. Poi però i due registi (e sceneggiatori) giocano troppo a fare gli autori e rallentano il film, talvolta lo inchiodano su ritmi affannosi, si compiacciono di trovate che ormai non hanno niente più di originale (l'omicidio tra le baracche inquadrato con camera fissa dall'alto) e piazzano in mezzo uno Zingaretti che dispiace veder comparire giusto in un paio d'occasioni per dire quattro battute. Poi il focus sugli errori di sempre, per i giovani delinquenti: hai i soldi e li esibisci goffamente credendoti superiore perché guadagni, tratti la fidanzata come fosse una donnaccia di quelle a cui consegni preservativi sulle strade. Inevitabile abuso di volgarità in romanesco, adulti che osservano depressi e disillusi (la madre di Mirko) o ingenuamente speranzosi (il padre di Manolo), luci come flash sfocati di allucinazioni pronte a rivestire di gelido anonimato l'edilizia popolare. Amici prima, uno contro l'altro per qualche momento, nella stessa barca poi, inseparabili Cip & Ciop (c'è chi così li chiama) che corrono dimentichi incontro al loro destino. Con scambi di frasi smozzicate che rimbombano, costantemente s'interrompono come se pretendessero da noi una riflessione per ogni concetto espresso: ciò che ascoltiamo non è solo cinema, è lo sguardo impietoso su una generazione che rischia troppo spesso di perdersi, senza una morale o punti di riferimento, un'escursione impietosa nel vuoto, riflesso e contaminato dal nulla che lo circonda.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/06/18 DAL DAVINOTTI
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Thedude94 13/06/18 12:20 - 1089 commenti

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Ritratto reale e crudo di una periferia romana degradata, che i fratelli D'Innocenzo ci mostrano con primissimi piani intensissimi e un occhio sempre fisso sul cibo, che rappresenta ciò a cui allude il titolo e che serve per poter campare. I due protagonisti sono molto bravi (Carpenzano e Olivetti); importanti anche i loro genitori, tra cui Tortora e un' ottima Mancini. Per il resto qualche difetto dovuto alla ripetitività delle tematiche c'è, ma per essere un'opera prima merita davvero tutte le attenzioni del caso. Ottimo lavoro.

Markus 10/06/18 10:11 - 3682 commenti

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Due ragazzi di periferia romana, figli di povertà e pressapochismo, a causa di un fattaccio entrano in un brutto giro di delinquenza. L'esordio alla regia dei fratelli D'Innocenzo, con pregi e difetti, abbraccia a piene mani l'ormai collaudato filone di "Roma criminale". La buona interpretazione - quasi empatica - dei protagonisti è ciò che salva decisamente un film che, ahimè, si scontra con un déjà vu abbastanza lampante dettato dalla prevedibilità delle situazioni. Il disagio giovanile in ogni caso è ben rappresentato. Convincente Tortora.
MEMORABILE: Di fronte alla notizia della morte del figlio Tortora si pettina i capelli.

Kaciaro 10/07/18 00:06 - 6 commenti

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Dopo gli ottimi Romanzo criminale e Suburra seguiti dalle relative ottime serie tv si pensava che un nuovo film sulla criminalità di quartiere romana dovesse essere necessariamente un po' scontato oppure avesse poca presa mediatica tipo Et in terra pax o Il contagio, invece i due geniali gemelli romani dimostrano di avere molte cose da dire e di saperle elaborare con piglio personale. Azzeccano in pieno la scrittura e la scelta degli attori (specie Matteo Olivetti. al suo primo ciak in assoluto) e sfornano un film memorabile.

Schramm 6/10/18 15:24 - 3490 commenti

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Dalla perdita dell’innocenza al vizio, dal vizio all’annoiata coazione a ripetere, da questa alla decadenza e alla chiusura d’ogni strappato sipario. I D’Innocenzo rimaneggiano per vie mai solcate gli incubi di gloria offerti dal degrado periferico, stalkerando personaggi i cui attori convocati a incarnarli sono a prime armi di altissimo calibro (Olivetti promette già flares interpretativi devastanti). A non tornare appieno e rendere sbilenco l’insieme sono se mai i drammaturgici umori rilasciati, tra Yellowstone ridestato e clima siberiano. Ma il loro è cinema dal fiero assetto posturale.

Capannelle 13/10/18 11:07 - 4398 commenti

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Per circa un'ora sembra la solita solfa: squallide borgate, famiglie a pezzi, iniziazioni criminali e quintali di romanesco. Però i D'Innocenzo ci provano a dare il loro imprinting, fatto di paradossi del destino (l'investimento come svolta, l'inconsapevolezza) e inquadrature ravvicinate, di fredda contabilità malavitosa (la distribuzione dei cracker) e scoppi improvvisi. Ci sono appunti interessanti da prendere e non lo si può certo accusare di sensazionalismo o didascalismo, ma ci sono anche momenti di stanca.

Paulaster 14/11/18 10:33 - 4389 commenti

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A seguito di un investimento due ragazzi entrano nel giro criminale. Solita periferia romana (non degradata stavolta), soldi che mancano e il boss che trova lavoretti. Tutto già visto con l'aggravante che due portatori di pizze diventano killer spietati e in un battibaleno sembrano usciti da Gomorra. Certamente ci sarà stata una sincerità d'intenti, ma anche la resa emotiva è minima. Zingaretti non ha nulla del capobanda e Tortora prende piuttosto sportivamente la drammatica notizia.
MEMORABILE: La reazione all'investimento; Tortora che dice che hanno svoltato; La visita alle prostitute.

Giùan 22/11/18 10:14 - 4537 commenti

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I fratelli D'Innocenzo non saranno i nuovi Taviani ma certo in questo primo esercizio registico non mancano serietà d'intenti e buoni (pur se a volte troppo virginali) buoni propositi. Così, pur partendo da un dato ambientale e narrativo non esattamente di prima mano (quanti "fratelli" in una borgata livida avremo visto), il film sgomitola la sua matassa senza arruffarla, con una linearità che un po' imbarazza ma che perciò ancor più atterrisce (la trasformazione repentina dei ragazzotti in freddi killer). Fotografia e scene nodali, buona direzione d'attori.
MEMORABILE: Le soste in macchina di Matteo Olivetti dalle prostitute in attesa dei "rifornimenti".

Ira72 15/02/20 22:11 - 1309 commenti

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Quello che funziona: i due protagonisti (spontanei, veraci, promettenti) e le riprese (di buona qualità, tra primi piano incisivi e desolate periferie quasi pasoliniane). Quello che non funziona: il ritmo, in primis (lento, catatonico talvolta, nel complesso poco avvincente). E. La trama. Troppo abusata negli ultimi anni. Se si vuole raccontare un ennesimo spaccato della Roma criminale bisognava farlo in modo più originale o, almeno, con sceneggiature più travolgenti. Diventa un film di buone intenzioni e senz’altro non anonimo. Ma nemmeno memorabile, seppur toccante.

Piero68 17/02/20 08:38 - 2955 commenti

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Francamente sa tutto di già visto. Mirko e Moreno ricordano troppo da vicino i Marco e Pisellino vari visti già in pellicole come Gomorra. La regia è spesso incerta e finanche la recitazione di Carpenzano, apprezzato invece in altre pellicole, è ai limiti del potabile. Senza contare che l'audio, complice anche uno stretto romanesco complicato da seguire senza sottotitoli, è pessimo. Unico spunto vero e geniale la figura di Max Tortora, padre dalle inclinazioni a dir poco discutibili. Due pallini per la buona volontà dimostrata.

Nando 16/02/20 23:41 - 3810 commenti

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Una delle tante periferie romane e due amici fraterni che entrano, inconsapevolmente forse, in un ingranaggio destinato alla loro distruzione. Immagini e dialoghi realistici e veritieri come i due appropriati protagonisti. Il ritmo non è sempre incalzante ma mantiene un buon ritmo. Amarissimo il finale, che oltre a denunciare il male regala l’incontro di chi rimane.

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Mickes2 10/05/20 01:19 - 1670 commenti

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Tanta buona volontà in questo esordio dei fratelli D’Innocenzo, incursione febbrile nelle province della Roma “male” tra quotidiano e voglia “de svoltà”, con attori discretamente in parte e una capacità d’interessare sempre sul livello di guardia. Purtroppo, strada facendo, molto viene buttato alle ortiche da una sceneggiatura affetta da mitomania acuta, che non giustifica i gesti puntando solo allo stupore emotivo degli eventi, facendo poi collimare il tutto in un finale ai limiti del ridicolo.

Bubobubo 24/05/20 18:41 - 1847 commenti

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L'esordio dei fratelli D'Innocenzo si scrive da solo: nel bene, in quanto tende naturalmente a un'evoluzione narrativa che porta lo spettatore a empatizzare con la perdita dell'innocenza borgatara dei due protagonisti; nel male, perché niente di quel che si vede riesce a stornare il sospetto di avere di fronte un soggetto fin troppo prevedibile, cui nemmeno l'inconsueta repentinità nella trasformazione morale di Mirko e Manolo sembra ovviare. Nella colonna degli indubbi meriti, l'amaro doppio finale e l'interpretazione di Milena Mancini.
MEMORABILE: Il doppio finale.

Pinhead80 7/07/20 11:34 - 4719 commenti

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In una delle tante periferie romane due giovani ragazzi investono accidentalmente quello che si scoprirà essere un "infame" della malavita locale. Entrambi verranno arruolati come tuttofare all'interno dell'organizzazione criminale che per certi versi gli è debitrice. Il film convince a metà, perché se da un lato i protagonisti portano sullo schermo tutta la freschezza di una recitazione naturale e sentita, dall'altro la sceneggiatura (soprattutto nel finale) scappa di mano ai registi e finisce in parte per rovinare quanto di buono mostrato in precedenza. 
MEMORABILE: Gli scontri tra Mirko e la madre.

Il Dandi 30/07/20 23:36 - 1917 commenti

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Breve e sfortunata parabola di due adolescenti che tentano la carriera delinquenziale. La descrizione di una malavita organica alla periferia, sulla quale sono imperniate le strutture economiche e sociali dell'intera vita di borgata, è sincera e non didascalica. Ma il risultato non va oltre un'imitazione di Non essere cattivo (da cui è pesantemente ricalcato il disegno dei due protagonisti) aggiornata al look contemporaneo delle gomorre e delle suburre che spogliano il mondo pasoliniano di ogni residua poesia: in questi casi non basta la sincerità, ci voleva qualche guizzo in più.
MEMORABILE: La distribuzione del kit giornaliero alle prostitute di strada (preservativi, acqua e crackers).

Pigro 8/08/20 15:12 - 9634 commenti

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Il reclutamento di due ragazzi nella malavita in una escalation di crimini sembra inquadrare il film nell’ormai prolifico filone di Roma criminale. Ma qui il lavoro, cinematograficamente raffinato, è più sottile: la casualità, la leggerezza (incoscienza), le crepe invisibili che si aprono sotto la scorza da bulli (perfino del personaggio del padre, un efficace Tortora) costituiscono una sottotraccia significativa che denuncia uno sguardo non approssimativo. Peccato per l’inintellegibilità di gran parte dei dialoghi in romanesco sbiascicato.

Leandrino 5/10/20 11:58 - 508 commenti

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Prima decifrazione visiva della vita nelle periferie romane per i fratelli D'Innocenzo. Un dramma semplice capace di aggredire tutti i sensi fin dai primi minuti; e dal feroce morso al panino grondante olio e cicoria al primo sparo di pistola è davvero un attimo. Un cupo concentrato di furia poetica e violenza che ricorda per stile e regia il Garrone di Gomorra e che, inalterato, pervaderà la rassicurante - solo in apparenza - atmosfera fiabesca del successivo Favolacce.
MEMORABILE: La prima sequenza in auto; La ciabatta-fondina; Il compleanno della bambina; La trasferta a Rieti.

Alex75 27/10/20 18:57 - 878 commenti

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I fratelli Innocenzi trasportano con schiettezza tipi e situazioni di Gomorra in una periferia romana assolata, nelle cui case però il sole non entra mai. Malgrado l’escalation criminale di Manolo e Mirko sembri già vista e prevista, l’amoralità e il vuoto di valori di un ambiente e dei suoi personaggi sono resi con una certa forza (per quanto smorzata da un finale più fiacco che amaro). Complessivamente buone le prove degli attori (in particolare quelle dei più quotati Tortora e Mancini, mentre Zingaretti si vede poco e non lascia il segno).
MEMORABILE: “Avete ammazzato un infame!”; “’Amo svortato”; Le istruzioni per far fuori il marocchino; Il kit per le prostitute; La lite per il telefono.

Enzus79 2/01/23 22:09 - 2873 commenti

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Primo lungometraggio dei fratelli D'Innocenzo: due ragazzi della periferia romana entrano in un clan dopo avergli ammazzato per sbaglio un rivale. Crudo nel raccontare una parte triste contemporanea del nostro Paese. Certamente non mancano i soliti stereotipi, però nel complesso è una buona pellicola. Finale amaro ma accettabile. Cast tutto sommato convincente.

Reeves 5/01/23 00:55 - 2172 commenti

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Un modo di raccontare decisamente anticonvenzionale, una periferia diversa da come viene abitualmente raccontata dal cinema italiano di oggi. I fratelli D'innocenzo sanno inventare, ogni tanto vanno sopra le righe ma rappresentano comunque una ventata importante di novità e Carpenzano è esattamente l'attore adatto per questo tipo di storia. Ha difetti, ma si fa seguire.
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  • Discussione Kaciaro • 22/06/18 22:40
    Galoppino - 506 interventi
    Film duro crudo senza mezze misure,non e' la solita storiella di periferia qua c'e veramente sostanza,il tutto diretto benissimo
    dai due gemelli romani bravissimi tutti gli attori per me il vero ritorno del film di genere !!
  • Discussione Schramm • 8/08/18 16:26
    Scrivano - 7694 interventi
    davvero stranissimo: un film che vive di eruzioni drammatiche e drammaturgiche da ridestato yellowstone, ma che tuttavia rimane freddissimo, non travalica lo schermo bastonandoti. possibile?

    me lo devo rigirare un po' per gli emisferi e commentarlo a freddo. certo è che il lavoro sugli/degli attori, olivetti in primis, è da inumazione di premi. però ecco, se non ,me la sento di ridimensionarlo troppo confinandolo nel bipalla, non direi neanche penta.
    Ultima modifica: 8/08/18 16:36 da Schramm
  • Discussione Kaciaro • 10/08/18 01:16
    Galoppino - 506 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    davvero stranissimo: un film che vive di eruzioni drammatiche e drammaturgiche da ridestato yellowstone, ma che tuttavia rimane freddissimo, non travalica lo schermo bastonandoti. possibile?

    me lo devo rigirare un po' per gli emisferi e commentarlo a freddo. certo è che il lavoro sugli/degli attori, olivetti in primis, è da inumazione di premi. però ecco, se non ,me la sento di ridimensionarlo troppo confinandolo nel bipalla, non direi neanche penta.

    in estrema sintesi ti e' piaciuto?? cosi' per capire....
  • Discussione Schramm • 16/08/18 17:03
    Scrivano - 7694 interventi
    Kaciaro ebbe a dire:
    Schramm ebbe a dire:
    davvero stranissimo: un film che vive di eruzioni drammatiche e drammaturgiche da ridestato yellowstone, ma che tuttavia rimane freddissimo, non travalica lo schermo bastonandoti. possibile?

    me lo devo rigirare un po' per gli emisferi e commentarlo a freddo. certo è che il lavoro sugli/degli attori, olivetti in primis, è da inumazione di premi. però ecco, se non ,me la sento di ridimensionarlo troppo confinandolo nel bipalla, non direi neanche penta.

    in estrema sintesi ti e' piaciuto?? cosi' per capire....


    sì, anche se forse più per alcuni singoli addendi (acting in primis) che per la loro somma.
  • Discussione Alex75 • 29/10/20 18:51
    Call center Davinotti - 709 interventi
    L'ho trovato anch'io difficile da valutare. Tre palle mi sembravano troppe, perché il film si affloscia veramente troppo dopo la trasferta a Rieti, ma due e mezzo forse non gli rendono totalmente giustizia. E, come ha scritto Schramm, la sua forza sta soprattutto in alcuni momenti. Comunque, per quanto sembri piuttosto derivativo rispetto a Gomorra, sicuramente è un'opera sopra la media e soprattutto ha del carattere, senza quell'odorino stantio di fiction che rovina molte produzioni cinematografiche odierne.
    Ultima modifica: 29/10/20 18:52 da Alex75
  • Discussione Raremirko • 11/04/21 19:57
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Notevole cinema veritè con bravissimi interpreti (sia i famosi, Tortora - che si sta dando al cinema impegnato, meno male - e Zingaretti, sia i meno famosi,anche se questi si dan un pò troppo alle volgarità); trucido, senza speranza, iperrealista, offre uno spaccato desolante e purtroppo verosimile.

    Un pò Garrone, un pò di stile documentaristico per un film riuscito e che, almeno nel titolo, si rifà a Wenders.