Prima che un film, YESTERDAY è un tributo alla grandezza dei Beatles e apre una domanda destinata a rimanere senza risposta: quelle che oggi la storia della musica ci tramanda come canzoni immortali quale impatto avrebbero sulle nuove generazioni se fossero presentate come brani di fresca composizione? Un interrogativo interessante cui Boyle replica immaginando un mondo che, causa inspiegabile quanto improvviso black-out, si riaccende pochi istanti dopo su un'umanità che sembra uguale a quella di prima ma che invece qualcosa ha perso per strada. Non tutto è come prima insomma, al di là delle apparenze. Jack Malik (Patel), cantautore di scarso talento e ancor minore successo, si risveglia in seguito...Leggi tutto a un incidente occorsogli proprio nel momento del fatidico black-out scoprendo che la cosa gli ha permesso di preservare – unico al mondo, a quanto pare – la memoria dei Fab Four. Quando infatti per provare la chitarra regalatagli intona "Yesterday", gli amici lo guardano incantati: "E' bellissima...". "Grazie, è Yesterday...". "Che?" "Yesterday, dei Beatles!". Tutti ammutoliti. Convinto che sia solo uno stupido scherzo, Jack ci metterà un bel po' a capire che invece davvero nessuno sa più chi siano, i quattro di Liverpool. Inizialmente resta solo stupefatto, poi capisce che se spacciasse per suoi brani dall'impatto potenzialmente devastante potrebbe raddrizzare non poco la sua carriera. Cosa che, pur in tempi non brevissimi, avviene. Evidentemente canzoni come "Help", "Let It Be", "She Loves You" non hanno perso la loro capacità di coinvolgere e travolgere nemmeno a distanza di cinquant'anni. O almeno è questa l'ipotesi del film, che mette in fila uomini, donne (e cantanti naturalmente, c'è Ed Sheeran nel ruolo di se stesso) stregati all'istante da quelle straordinarie sequenze di note. Nessuno pare avere alcun dubbio che dietro all'anonimo, apparentemente insignificante Jack Malik si nasconda il più grande talento musicale del secolo! Anche perché comporre in poche settimane brani che i Beatles hanno impiegato comunque sette anni di onorata carriera a scrivere non può che lasciare interdetti. Boyle costruisce il suo film seguendo la formula dei biopic musicali classici, ma inserendo la componente ludica di un protagonista che compone meraviglie senza fatica alcuna (se non quando non ricorda le parole), ritrovandosi stampata in faccia la perenne aria del miracolato che non sa bene come comportarsi. Non che Patel faccia faville nell'interpretare il ruolo (molto più espressivo e divertente Sanjeev Bhaskar nei panni di suo padre, per esempio), ma la regia qualificata di un Boyle che sa sempre come sveltire il ritmo quando serve lo aiuta enormemente; così come lo fa la tenera naturalezza complice di Lily James, nel film l'amica/manager segretamente innamorata di Jack, vivace negli sguardi senza mai essere invadente. Una storia d'amore che sta sullo sfondo rispetto alle canzoni di cui il film è disseminato e che da sole elevano la qualità dell'insieme (non parliamone poi per chi ama i Fab Four). Piacciono però anche certi spunti curiosi: l'inaspettato incontro con l'indimenticato John sulla spiaggia, le ricerche su internet non solo dei Beatles ma anche di altre persone e cose scomparse dalla storia (compresi gli Oasis che, giustamente, senza i Beatles non potrebbero esistere) o la presenza misteriosa di qualcun altro che forse sa quanto Jack le sue canzoni le stia effettivamente "rubando". Insomma, di varianti per uscire dai canoni della solita scalata al successo con tanto di manager arrogante (McKinnon), donna della vita e colleghi stupefatti ne esistono e sono sfruttate con intelligenza. L'ironia è garantita da una sapienza non comune nella gestione dei tempi da commedia (esilarante la prima esibizione casalinga, continuamente interrotta, di "Let It Be"). E cosa importa a questo punto se nessuno ci spiega come si sia verificato un distacco tanto inspiegabile rispetto al passato? In fondo YESTERDAY è una favola, semplice e immediata. Proprio come le canzoni dei Beatles; e chi le ama faticherà a non commuoversi, come quando nei film l'eroe per cui si parteggia vince contro i cattivi.
L'ecclettismo di Boyle (paragonabile solo a quello di Ridley Scott) gli permette di svariare con disinvoltura dal thriller alla fantascienza, passando per il dramma e la commedia. Yesterday è un'opera adorabile non solo per gli appassionati dei Beatles che apprezzeranno gli innumerevoli numeri canori, ma soprattutto per chi sa apprezzare le rigogliose invenzioni narrative che solo un certo tipo di cinema intelligente sa creare. Grandioso nelle piccole cose (l'assenza degli Oasis, della Coca cola...) ed eccellente nei picchi emotivi (l'incontro con John).
MEMORABILE: L'esecuzione travagliata di Let it be; La canzone che viene scartata pure nel "nuovo mondo"; Il concerto in Russia.
Curtis (I love Radio Rock) fa di nuovo centro e scrive un soggetto intrigante: il mondo intero ha dimenticato chi fossero i Beatles, a eccezione del protagonista che spaccerà per sue le loro canzoni (un po' come già fece Troisi con la Sandrelli). Il risultato è una commedia divertente, che forse indulge un po' troppo al romanticismo nella seconda parte, ma che riserva momenti spassosi e anche emozionanti (l'incontro con Lennon). Quella di Boyle è soprattutto una grande dichiarazione d'amore ai Fab Four, difficile da non condividere.
MEMORABILE: Il fatto che siano scomparsi dalla storia anche gli Oasis; Il duello con Ed Sheeran; "Back in the USSR" suonata in Russia.
Partendo da una situazione piuttosto originale, il film è una frizzante commedia che si lascia guardare piacevolmente, perdendo colpi unicamente nella parentesi amorosa tra il protagonista e la ragazza di turno (sembra più che altro un riempitivo per aumentare il metraggio). Boyle si conferma autore eclettico e di notevole talento, riuscendo a dare brio a una pellicola che diverte alquanto. Himesh Patel si districa ottimamente nel ruolo del cantante che diventa star grazie ai Beatles, più in ombra il resto del cast. Ottima, ovviamente, la ost.
Danny Boyle dirige uno dei suoi film migliori, omaggiando il celebre quartetto come difficilmente un’opera biografica potrebbe fare, con l’intelligenza di mostrare il mondo meno luminoso senza la musica di questi straordinari musicisti. Lo fa grazie ad una sceneggiatura che vira decisamente verso il romanticismo non mieloso, una colonna sonora (ovviamente) da urlo, ambientazioni suggestive (bellissima la parte realizzata a Liverpool) e trovando un interprete straordinario (anche come cantante) come Himesh Patel. Da vedere.
Alcuni momenti divertenti e qualche buona idea (tirata un po' per le lunghe, a dire
il vero) non mancano a questo film che certamente carino lo è. Ma il problema è proprio questo: possibile che un regista dotato come Boyle "sprechi" il suo talento (dimostrato a piene mani agli esordi) in film "carucci" e commerciali dalle alterne fortune registiche ed economiche? Perché? Dov'è finito il regista che aveva saputo stupire il pubblico? Detto ciò, mi ripeto: il film non è male. Ma non bastano una "piccola" idea e le canzoni, ovviamente splendide, degli "scarafaggi" a fare un bel matrimonio. Mah...
Colorato e simpatico omaggio ai Beatles, ma anche un apologo sulla menzogna e sul successo, molto edulcorato ma di facile impatto. Boyle dirige con spigliatezza e la sceneggiatura è ricca di ironia, divertente in molti momenti e con una storia romantica semplice e realistica. Molto bravo e spontaneo il protagonista ma anche i comprimari, dalla James a una McKinnon in versione faina incredibilmente azzeccata. Scorre liscio fino alla fine, pur sfruttando una sola idea (tra l'altro di vanziniana memoria) e coinvolge. Notevole.
Come si fa a scrivere canzoni quando tutte le più grandi canzoni della storia sono state già scritte? Ci vorrebbe un miracolo, ed è appunto l'espediente che Boyle utilizza per costruire un affresco dolcissimo sull'amore per la musica, scegliendo i Beatles, l'unico gruppo musicale che andò oltre la musica e divenne un fenomeno di costume che cambiò la vita di un'epoca. Unico neo il doppiaggio: Patel non sembra avere la voce di un ventisettenne, Lily James ha una voce da trans!
Qui occorre decidersi: è questa una furbissima operazione commerciale o una romantica fiaba moderna con morale incorporata? La prima opzione appare più credibile. La sciocca inverosimiglianza nel finale saccarinico, la soluzione più facile e melensa (il Lennon settantottenne e saggio, la mostruosa tracklist) per captare benevolmente l'assenso dello spettatore testimoniano di una studiatissima volontà di far successo, a ogni costo. Impeccabile e vacuo.
Per un evento inspiegabile, la memoria dei Beatles scompare dal mondo. Un aspirante cantautore di scarso successo, che invece l'ha conservata, pensa di far passare per proprie le loro canzoni... Spunto non originalissimo ma simpatico per una commedia che poi si ammoscia per la prevedibilità della situazioni unita all'improbabilità dei comportanti dei personaggi, eccetto Ed Sheeran a cui è richiesto solo di essere se stesso. Certo ci sono i pezzi dei Fab Four (!) e qui Boyle va sul sicuro e si conquista la pagnotta, però la parte finale fa cadere le braccia per la banalità del messaggio.
MEMORABILE: In negativo: il personaggio caricaturale della discografica che ripete continuamente di pensare solo ai soldi
Deludente, perché il soggetto aveva molte più potenzialità di quelle che vengono mostrate. Il film prende una bella idea e la sfrutta solamente per far ascoltare al pubblico più canzoni dei Beatles possibili, la maggior parte non per intero per ovvie ragioni. Una storia d'amore forzata, sgangherata e poco credibile. Una sospensione della realtà accettabile, ma che non crea un vero realismo nel gestire una possibile rockstar di successo mondiale. Azzeccato, ma sprecato, l'incontro finale inaspettato.
MEMORABILE: La Coca cola non esiste e su internet si trova solo una coca...
Bella commedia musicale incentrata sulla figura di un cantante che non riesce a sfondare. Un evento del tutto eccezionale gli permetterà di far "rinascere" il mito dei Beatles. Il film scorre molto bene grazie a un protagonista convincente e ben calato nella parte e a una vicenda sentimentale di contorno che può far scappare qualche lacrimuccia ai più sensibili. Il finale è un po' troppo romanzato, ma si può perdonare.
MEMORABILE: La canzone del titolo, che "inspiegabilmente" per il protagonista nessuno conosce.
Da una bellissima idea di base, la stessa su cui poggiava un noto passaggio del nostro Non ci resta che piangere, si dipana una riuscita commedia orgogliosamente beatlesiana, non priva di talune forzature o cliché ma in grado di sprigionare emozioni sincere non appena l’ondata di passione e sentimento (quello del protagonista verso la persona per anni amata in silenzio, quello di Boyle verso il miglior gruppo musicale della storia) si può propagare in libertà. Protagonisti simpatici e credibili nella loro apparente normalità e medietà.
Cantautore spaccerà le canzoni dei Beatles per sue. Trama esilissima - che comunque Boyle riesce a mantenere filante - ma almeno non stupida. Inizia come una sorta di "Bridget Jones" al maschile piuttosto banale, si risolleva con l'entrata di Sheeran. Quando poi diventa una commedia romantica si aspetta solo la fine. Triste il destino dei Beatles, che dopo Across the universe vengono sfruttati in un altro film dagli scarsi contenuti. Tutti i comprimari sembrano macchiette che evaporano all'istante.
MEMORABILE: La ricerca mancata degli Oasis; "Help" sul tetto; La sfida con Sheeran per la composizione migliore.
Cosa succederebbe se il mondo si dimenticasse dell'esistenza dei fab four? Un mediocre cantante è l'unico a ricordare dell'esistenza del gruppo e così sfrutta la cosa per sfondare. Questo ci racconta il buon Boyle. Una commedia frizzante e colorata ben interpretata e diretta. Certo il messaggio di fondo è ben poco edificante, ma è anche facile intuire come terminerà il tutto. Un film sui Beatles particolare e senza ombra di dubbio interessante. Simpatica la partecipazione di Ed "Salieri" Sheeran.
MEMORABILE: La primissima inquadratura di John, da rimanere senza fiato.
Danny Boyle confeziona con la solita abilità una pellicola graziosa, commovente ed estremamente gradevole, il cui maggior pregio però (va riconosciuto) è da tributarsi alle immortali perle musicali del quartetto di Liverpool. Dal canto suo il regista mette in scena il tutto con mano delicata, incalza grazie ad una sceneggiatura fluida e si avvale di attori dai volti interessanti, ben scalti per i ruoli. Per una serata spensieratamente nostalgica e romantica.
Una di quelle commedie che passa e va senza infamia né lode. Lo spunto è simpatico, soprattutto per chi ama alla follia i Beatles e per un po' il gioco regge abbastanza bene. Alla lunga, però, lo sviluppo della trama perde brillantezza e non consente all’opera di Boyle di distaccarsi da una visione scanzonata per passare il tempo in leggerezza. Gioca tutto sul “se non fossero mai esistiti” e non mancano le parentesi un po’ edulcorate e di facile uso, ma andando a stringere poco e niente riesce a farsi veramente notare. Si poteva osare qualcosa di più.
Per un corto circuito temporale un musicista scopre che i Beatles (e anche qualche altra cosa) non sono mai esistiti e cerca di sfruttarne le canzoni per avere successo. Originale pellicola dell'ottimo Danny Boyle che omaggia come meglio non potrebbe il divino quartetto di Liverpool e lo fa con l'intelligenza cinematografica che lo ha sempre contraddistinto. Un film in cui le meravigliose canzoni dei Fab Four si mischiano a una sottile ironia che fa da filo conduttore ma che che scade poi nell'ovvio nel messaggio finale un po' stiracchiato. Ed Sheeran sta impagabilmente al gioco.
Inspiegabilmente, tutto il mondo si dimentica dei Beatles e, allora, un cantante dallo scarso successo utilizzerà le loro canzoni per diventare famoso. In questa commedia si parte bene, per poi sfociare verso la fine in inutili sentimentalismi che andranno a rovinare il buon lavoro fin lì fatto, durando decisamente più del dovuto, includendo nella sceneggiatura particolari eliminabili. Un vero peccato, vista la mano inconfondibile del regista che, dopo i successi di inizio carriera, si dedica a film un po’ più commerciali senza tuttavia perdere il proprio estro.
A seguito di un black-out, tutto il mondo si dimentica dell’esistenza dei Beatles; è da questo presupposto che il protagonista Jack, cantante di scarso successo, riesce a diventare famoso facendo sue le canzoni del gruppo. Il film è superbo e porta a una riscoperta delle splendide, immortali canzoni dei Beatles; è anche buono l’apporto di Ed Sheeran, metaforicamente simbolo del pop del XXI secolo, estasiato ad ascoltare i brani "per la prima volta". Nonostante la durata, il film è scorrevole e notevoli sono le interpretazioni della coppia James (Ellie) - Patel (Jack).
MEMORABILE: Il rapporto tra vecchia musica (Beatles) e musica moderna (Ed Sheeran); L’incontro di Jack con John Lennon nella casa in riva al mare.
Si prenda uno spunto interessante (un mondo privato dei Beatles e di tanto altro da un fulmineo blackout), ottime musiche, scenografie ben fatte e attori azzeccati, tra cui un convincente Ed Sheeran, ed ecco un film grazioso e godevole, che riesce ad appassionare anche chi non è un patito dei quattro di Liverpool. Purtroppo la pellicola si dilunga eccessivamente nella seconda parte e risulta piuttosto mielosa nel finale, ma perlomeno ci sono alcune scenette divertenti a distrarre lo spettatore.
MEMORABILE: Le disperate ricerche su internet delle cose scomparse.
E' un'operazione originale quella di Boyle, che sembra costruire ottime premesse nella prima mezz'ora di proiezione ma che poi denuncia limiti nello sviluppo o almeno intervalla cose buone con altre più scontate o fintamente divertenti. Ma quello che rappresenta il freno maggiore è il protagonista, interpretato da Himesh Patel, chiamato ad ammorbare l'intera pellicola con il suo fare da pesce lesso sempre vittima delle circostanze. Tanto che bisogna fare il tifo per la manager avida o l'amico stralunato, anch'essi inadatti a tenere, alla lunga. Stucchevole anche la storia d'amore.
MEMORABILE: Le ricerche su Google; "Let it be" continuamente interrotta.
Ragazzo cerca con scarso successo di emergere come compositore cantante, poi scopre che al mondo non esistono più le canzoni dei Beatles: le ripropone come sue e diventa famoso e felice, almeno all’inizio. Omaggio ai Beatles dalla resa altalenante: la “cattiveria” di Boyle si vede solo a tratti, nella massificazione dello star system e nella cultura dell’immagine come mezzo indispensabile che qualifica il valore dell’identità. Poi annacqua tutto con paccottiglia sentimentale (la pseudo storia d’amore è quasi irritante, nella sua melensaggine) e qualche lungaggine. Un’occasione persa.
Con la scusa di omaggiare affettuosamente la grandezza compositiva dei Beatles, Boyle confeziona una commediola melocentrica all'acqua di rose che alterna sparuti momenti divertenti (un plauso all'autoironia di Sheeran), azzardi caricaturali (la figura di Debra Hammer-McKinnon) e frusti stereotipi di genere che, senza alcun sussulto, conducono verso un finale di sconfortante quanto sterile prevedibilità. Cast altalenante: Patel fatica a dar profondità al suo personaggio, più convincente per quanto ancillare la James. Val bene una visione disimpegnata, ma era lecito aspettarsi di più.
MEMORABILE: L'esecuzione di "The Long and Winding Road".
Aveva un certo potenziale l'idea del mondo che si dimentica dei Beatles, ma la trama si dilunga in situazioni poco interessanti che sfociano nel finale nella peggiore commedia sentimentale. Il lato fantastico dopo l'inizio va totalmente scemando e l'unica cosa interessante sono i due superstiti della memoria. Il comparto attoriale non è niente di che (il protagonista non comunica troppa meraviglia per quello che sta succedendo). Grandi assenti sono i rimandi all'Inghilterra degli anni Sessanta e un po' di rock.
MEMORABILE: Il protagonista che si sforza di ricordare “Eleanor Rigby”.
Prendi un’idea sciocchina (un cantante fallito diventa famoso con le canzoni dei Beatles che nessuno conosce), trasformala in una storia formidabile per trovate argute e per spunti di riflessione profonda (sulla storia, la memoria, il relativismo, i tranelli dello showbiz) con un interprete azzeccatissimo e canoramente bravo (Patel), e poi rovina tutto con una trama sentimentale banalotta e un finale retorico e insulso. Un omaggio alla band, che poteva essere un grande apologo, ma è rimasto solo un simpatico giochino.
Se la prima parte risulta abbastanza divertente, la pellicola ha un grosso cedimento nella seconda, in cui regna una morale (pur valida) vista e rivista milioni di volte. Lo spunto, per quanto non originalissimo (ci aveva pensato anche Troisi a reinterpretare un brano dei Beatles), viene sviluppato in maniera creativa, almeno all'inizio. Poi purtroppo la necessità di chiudere in modo "sensato" la vicenda fa sì che si percorrano strade abusate. Buone le interpretazioni e bravo Boyle a donare il giusto ritmo alla pellicola, ma l'occasione poteva essere sfruttata meglio.
MEMORABILE: La "prima" di "Let it be" in famiglia, continuamente interrotta.
Cosa sarebbe stato il mondo senza la musica dei Beatles? L'ultima fatica di Boyle ha dalla sua un buon ritmo e una simpatica idea di partenza, sacrificata a uno sviluppo piuttosto prevedibile e dalle poche sorprese. Quello che sembra mancare più di tutto sembra però essere un'identità decisa, spesso ricercata in grafiche ed effetti visivi non proprio all'altezza. Qualche scena azzeccata, qualche risolino strappato, ma tutto sommato una rom-com dalla poca sostanza, a tratti melensa e con un finale che dire scontato è poco. Magari con un un po' più di coraggio...
Idea originale che pone un interrogativo cui nessuno può rispondere, ossia canzoni bellissime avrebbero lo stesso successo se cantate da un altro e in un'altra epoca? La risposta di Boyle è affermativa. Ma al di là dell'idea di base c'è uno sviluppo a doppia fase: una prima parte divertente e brillante e una seconda che si trascina e procede solo grazie a piacevoli intermezzi musicali e qualche incursione dell'amico invadente e del padre simpatico. Pochi spunti per Boyle e la storia con l'amica e la presenza di Sheeran non riescono a rinnovare l'interesse per vedere come va a finire.
MEMORABILE: Le ricerche su Google; "Let it be" suonata e cantata in famiglia.
Spassosa e delicata commedia musicale che sfrutta l'espediente narrativo degli universi alternativi per glorificare con ironia e favolistica leggerezza l'immortale sound dei Fab Four, tracciando al contempo una graziosa e romantica rock-story dagli esiti grosso modo prevedibili, ma meno scontati e faciloni di quanto lo stesso Boyle si diverta a far credere (l'introduzione di due personaggi che sembrano conoscere i Beatles, anziché generare ovvie reazioni a catena a danno del protagonista, apre una parentesi d'inattesa dolcezza). Indovinato il cast, canzoni perfettamente arrangiate.
MEMORABILE: Le interruzioni durante "Let it be"; La sorpresa di fronte a persone e oggetti che non esistono nella "nuova" dimensione; La visita a casa di Lennon.
Solo il genio registico di Boyle poteva partorire un film che celebrasse i Beatles, la loro musica e l'importanza che hanno avuto nella cultura degli ultimi 50 anni meglio di qualsiasi docufilm. Su un soggetto in cui con i 4 di Liverpool spariscono dalla memoria del mondo anche gli Oasis, il gruppo che li ha più avvicinati in musicalità e successo. Il film è tutto qui, ma è tanta roba: soprattutto perché ci fa rendere conto che quelle canzoni sono in grado di reggere da sole una narrazione che deve semplicemente ruotare loro intorno e pazienza se la storia è minima e convenzionale.
MEMORABILE: Ed Sheeran a Malik: "Sei decisamente Mozart amico mio e io decisamente Salieri".
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DiscussioneZender • 29/11/19 10:08 Capo scrivano - 48372 interventi
Beh insomma, io amo i Rolling Stones, ma ugual peso sulla cultura musicale di massa francamente non direi proprio. Basta che chiedi alla gente comune (di una certa età ormai) quante canzoni conoscono degli Stones e dei Beatles, quante cover sono state fatte delle uno e delle altre, quanto han venduto i singoli dell'uno e dell'altro in quegli anni... I Beatles hanno aperto una strada, hanno rivoluzionato la musica. Insomma, la celebre frase di Lennon sull'essere più famosi di Cristo i Rolling non avrebbero proprio potuto dirla, bontà loro. Sul più creativo io ritengo che i Rolling lo sian stati molto meno ma qui si aprirebbe un discorso lunghissimo ed è giusto che ognuno continui a pensarla come vuole. I fans degli uni e degli altri si scontreranno sempre su questo. Quanto alla mitologia quella trascende molto spesso i meriti e si basa sull'impatto che ha sulla gente il fenomeno.
Beh, concordo con Zendy, per quanto riguarda la popolarità. Benché gli Stones siano famosissimi (e molto più longevi), nella cultura di massa non c'è storia, le canzoni dei Beatles sono molto più conosciute. Poi preferire uno o l'altro gruppo è solo questione di gusto personale.
Caesars ebbe a dire: Beh, concordo con Zendy, per quanto riguarda la popolarità. Benché gli Stones siano famosissimi (e molto più longevi), nella cultura di massa non c'è storia, le canzoni dei Beatles sono molto più conosciute. Poi preferire uno o l'altro gruppo è solo questione di gusto personale.
Concordo, che piacciano di più gli uni o gli altri dipende dai gusti ma l’impatto sulla cultura popolare è assolutamente imparagonabile. I Beatles e la loro musica hanno un valore universale che altri musicisti francamente non hanno....
DiscussioneBrainiac • 29/11/19 20:19 Call center Davinotti - 1464 interventi
Zender ebbe a dire: Io trovo che il film sia interessante (al di là del valore dei Beatles) proprio per il fatto di considerare cosa potrebbe succedere se i Beatles non fossero esistiti e si proponessero le stesse canzoni di allora. Boyle risponde che sono canzoni talmente grandi (non solo dal punto di vista musicale ma per le potenziali di totale coinvolgimento popolare) che otterrebbero comunque un successo enorme. Verissimo Zender, è uno dei meriti del film. Da quando subentra la "rivelazione" le reazioni sono coerenti e gli effetti "paralleli" esposti con realismo. E quanto fa ridere che nelle ricerche internet la prima cosa a non esserci più senza i Beatles siano gli Oasis? Ma i pregi di questa deliziosa commedia non finiscono qui: se è vero come giustamente dicevi che il successo delle canzoni sarebbe comunque enorme, è anche vero che le canzoni dei Beatles funzionano alla grande nella realtà alternativa del film, ma solo dopo un tot. Mi spiego, nelle prime scene post-incidente, negli ambienti poco recettivi rispetto alla musica (dai genitori, nella festa dei bambini, al pub periferico) le hit vengono praticamente snobbate. La grande lezione che la sceneggiatura ribadisce è che alla lunga (quando la sente il produttore, nel film) un' opera d'arte sincera trova sempre il suo pubblico. Bellissimo film.
DiscussioneZender • 30/11/19 08:37 Capo scrivano - 48372 interventi
Sì, esatto, la trovata degli Oasis è geniale, nel suo piccolo. Però io non ho detto che il successo delle canzoni sarebbe comunque enorme perché non lo so, dico che questo è quello che vuol far credere il regista e lo fa anche - come giustamente dici - mostrando prima le reazioni del genitori (altra gag notevole, quando ascoltano "Let it be" continuamente interrompendola). Esatto, credo che la "lezione" voglia essere quella che dici.
DiscussioneBrainiac • 30/11/19 08:48 Call center Davinotti - 1464 interventi
Più in generale mi è piaciuto che la premessa "stupidina" sia stata affrontata con "serietà" in fase di scrittura. Il team creativo ha scandagliato il what if con impegno facendo immedesimare lo spettatore col protagonista. Anche il fatto che dopo un tot d' hit conosciute ai più il ragazzo approcci le canzoni di cui ricorda la melodia, ma non il testo, è francamente geniale.
DiscussioneZender • 30/11/19 14:59 Capo scrivano - 48372 interventi
Sì, d'accordo su entrambe le cose.
DiscussioneRocchiola • 1/12/19 18:02 Call center Davinotti - 1290 interventi
Io penso che se non ci fossero stati i Beatles il mondo non sarebbe molto diverso, in quanto all'epoca c'erano molti gruppi inglesi che facevano una musica pop-rock simile, per cui il loro posto nell'immaginario collettivo lo avrebbe preso qualche altra band musicale. Poi il film può essere carino nell'affrontare questa ipotesi, ma è abbastanza fastidioso ricorrere sempre ai Beatles per ovvie ragioni commerciali.
DiscussioneBrainiac • 1/12/19 19:05 Call center Davinotti - 1464 interventi
Rocchiola ebbe a dire: Io penso che se non ci fossero stati i Beatles il mondo non sarebbe molto diverso Lo pensa anche il film
;-)
La realtà alternativa è identica a quella iniziale con piccole variazioni: alcuni marchi, qualche band e poco altro.
Proto-spoiler------
Sull'usare altre band -vado a braccio- ma mai pare ci sia un accenno nel finale...
Nell'idea originale, tra le altre cose, doveva scomparire anche il colore viola, quindi il gruppo "Deep Purple" diventava "Deep Orange". L'idea fu accantonata perché il lavoro per assicurarsi che nessuna delle comparse indossasse qualcosa di viola sarebbe stato enorme. [fonte Imdb]