Una crociata contro le ragazzine facili che infestano la loro pensione: è questa la missione che due sorelle zitellone pensano di aver ricevuto ordine da Dio di compiere. Per ragioni economiche sono costrette a dare alloggio a chiunque, ma quando capitano lì giovincelle svergognate che prendono il sole in topless o girano in minigonna, le padrone di casa non ci vedono più (soprattutto una, delle due). La prima biondona finisce ammazzata quasi per caso cadendo dalle scale, le altre la seguono perché, inevitabilmente, quando si vuol trovare per forza un pretesto non c'è problema: va bene tutto; anche lasciare il proprio figlio di otto mesi da solo per qualche minuto...Leggi tutto può diventare una colpa imperdonabile. Thriller spagnolo di impostazione piuttosto classica e datata, UNA CANDELA PER IL DIAVOLO trova nelle due sorelle killer (la cui pensione si chiama proprio "Le due sorelle") le interpreti adeguate capaci di dare senso a un film altrimenti scialbo e povero. Il riciclaggio dei cadaveri tra brodi e spezzatini è l'ennesima variante sul tema (sfruttata peraltro solo marginalmente), lo splatter è contenuto e gli effetti speciali latitano. La caratteristiche ambientazione tra casette bianche tipicamente spagnole è piacevole, la sceneggiatura ha una sua rozza efficacia ma il film, nel suo complesso, non è né un capolavoro né un gioiellino nascosto da riscoprire. Modesto.
Spunto preso da Arsenico e Vecchi Merletti: con due zitellone (più giovani del film di Capra) che si ritengono in dovere, per istigazione divina, a fare ripulisti delle più graziose giovincelle che ne occupano la pensione. Pensione che ha finalità umanitarie, nelle testoline delle due pluriomicide, e che all'uopo diventa adatta a fare "piazza pulita" delle lascive ragazze che non rispettano i dettàmi morali (intesi in senso bigotto). Un pizzico di cannibalismo (i manicaretti cucinati all'insaputa degli ospiti) non basta a risollevare la pellicola dalla noia, generata dai contenuti impliciti.
Buono. Assolutamente da evitare la versione tagliatissima da 68 minuti chiamata "It Happened At A Nightmare Inn", che elimina tutti i delitti (compreso quello d'apertura). Le due diaboliche protagoniste offrono un ottima interpretazione e tra i caratteristi c'è Montserrat Julio. C'e una buona atmosfera e i delitti a suon di mannaia sono feroci. La storia delle due sorelle fanatiche non è certamente nuova, ma il film si fa vedere piacevolmente.
MEMORABILE: La punizione della ragazza troppo lasciva, il contenuto umano dei barili.
Due donne non più giovanissime possiedono una pensione nella quale solitamente vengono a sostare disinibite fanciulle che le nostre fanno sistematicamente fuori (le ritengono delle poco di buono). Un thriller iberico perfettamente riuscito. La città di provincia apparentemente tranquilla fa tornare in mente celeberrimi film italiani, rispetto ai quali Una candela per il diavolo di certo non sfigura. La tensione è palpabile sin dal primo omicidio e si mantiene costantemente alta. Particolarmente brave le due psicotiche protagoniste.
Efficacemente ambientato in un piccolo paese della Spagna rurale, un thriller teso, serrato e morboso in cui la furia omicida scaturisce dallo scontro tra la mentalità bigotta e conservatrice e quella licenziosa. Molto brave nei panni delle due sorelle la Bautista (talmente credibile come invasata da risultare odiosa) e la Roy, più riluttante e non refrattaria ai piaceri della carne (infatti si spoglia spesso e volentieri); convincente anche la Geeson ficcanaso di turno. Da riscoprire, anche se non si parla né di candele né del diavolo...
Morboso e divertente horror iberico con due sorelle timorate di Dio e occasionali assassine. Il plot non è nulla di che: le due folli ammazzano a intervalli regolari e la sorella della prima vittima indaga. Tutto qui. Diverse le svolte narrative mancate che avrebbero reso più interessante la storia, ma Martìn preferisce concentrarsi sulle due protagoniste e sulle loro inquietanti turbe, specialmente sul fronte sessuale, dando vita a scene davvero degne di nota. Brave le sorelle e curiose musiche acid rock miste a brani d'organo. Da riscoprire.
MEMORABILE: La Bautista spia i corpi nudi di alcuni ragazzi fra le sterpaglie e nel delirio repressivo che ne segue si ferisce e si graffia tra la vegetazione.
Eugenio Martín torna al cinema dell'orrore, dopo aver dato una notevole prova nel genere con Horror express, raggiungendo anche qui buoni risultati. E' la storia di due sorelle bigotte che vivono in provincia (siamo negli anni Settanta) e che non vedono di buon occhio le moderne ragazze di facili costumi. Brave le attrici Aurora Bautista ed Esperanza Roy nel ruolo delle assassine e c'è anche l'inglese Judy Geeson. Ottima l'ambientazione nel vecchio borgo spagnolo.
Sono legate da un'indissolubile legame di sangue e nel bigottismo affondano le radici del loro credo. Onesto b-movie che mette in scena una catena di delitti all'arma bianca indirizzati agli ospiti della loro locanda. Pur povero nel budget è un film di gravida tensione; offre qualche nudo (anche maschile) e sa far presa sullo spettatore. La candela del diavolo ha una luce fioca, come quella che illumina le azioni delle due scellerate. La difesa della decenza a tutti i costi in un puritanesimo figlio dei mali della chiesa.
Il thriller funzionerebbe alla grande, pur essendo ossessivamente inquisitorio e condito da ipocrisie varie (quindi limitato e prevedibile); nondimeno i delitti che si susseguono han la crudeltà giusta, tipica di un ambiente ristretto (se viottoli, mulattiere e fontane danno un bel colpo d'occhio, le vedute dall'alto del villaggio-paesino iberico ne sottolineano in modo quasi frastornante l'isolamento e la primitività). Quello che non si perdona sono le parti anatomiche sparse un po' dovunque nonché i nudi: non si sa quale gruppo sia più raccapricciante.
MEMORABILE: Il coccio di vetro con la spada insanguinata; L'esibizionismo e le provocazioni della turista coi codini.
Anche visto nella versione giusta convince poco. Anzitutto mancano le motivazioni psicologiche dei massacri (o la sospensione d'incredulità che permette di credervi); e poi risulta datata la morale in filigrana (la frustrazione religiosa produce mostri), peraltro assai debole per come viene presentata. Alcuni tocchetti horror lasciano il tempo che trovano e il tutto si riduce a una serie di delitti condotti con tensione blanda da un cast scialbo e dimenticabile. Inferiore alla fama.
Pessimo thriller in cui la noia regna sovrana (per almeno il 70% della durata): è veramente difficile arrivare alla fine. Solo nel finale il film si "sveglia" e crea una certa tensione. Cast scialbo, ambientazione in un bel paesino spagnolo che però rende il film ancora più monotono e privo di mordente. Velo pietoso sulla trama: due sorelle moraliste e iperbigotte (una delle quali però ha un amante!) decidono di punire a modo loro le "peccatrici". Monotono, blando, inutile e per certi versi anche assurdo.
Come altre volte nel noir spagnolo anni Sessanta e Settanta, un contesto sospeso tra retaggi neorealisti e scorci di modernità fornisce, analogamente al tematicamente non lontanissimo Non si sevizia un paperino, le basi per il fanatismo religioso che sfocia nella follia. Un prodotto interessante e ben interpretato, per quanto a tratti monocorde, più morboso che violento, più febbricitante che teso, nonostante una buona escalation delittuosa e una scena - si legga sotto - tra le più controverse del cinema spagnolo del periodo e non solo.
MEMORABILE: La sorella cattiva che osserva di nascosto i bambini nudi che giocano a palla, con tanto di close-up anatomici, e i suoi successivi attimi di estasi.
L’esperienza della propria espiazione sessuofobica dimostra il più delle volte di non possedere un carattere assoluto. Eugenio Martìn lo sa bene, nel suo film infatti non vi è guarigione che valorizzi o legittimi l’abbandono morale e spirituale delle sue protagoniste. “Una candela per il diavolo” elabora la violenza - spesso estrema - in modo più esasperato che disperato, portandosi appresso l’ombra della repressione franchista e il fagocitante declino della genesi dell’Io femminile. Sadiche carnefici Esperanza Roy e Aurora Bautista, rabbioso e potente l’armamentario gore.
Due anni dopo un lavoro lenziano che più non si può, Martin sforna questo horror in salsa puramente iberica, che se non fosse per le protagoniste obbligatoriamente femminili, sarebbe potuto benissimo essere interpretato da Naschy. Interessante l'ambientazione del sonnacchioso borgo spagnolo e pure la caratterizzazione delle due protagoniste - dominante la Bautista, sottomessa la Geeson, ma la trama è bucherellata e la patina di b-movie si percepisce tutta. Gli omicidi potevano essere più cruenti e qualche nudo appare gratuito. In definitiva, un'occasione non sfruttata al meglio.
Un anno dopo essersi intrufolato dentro un orrore antropologico e zombesco, Martín inscena la repressione sessuale di due donne che diventano oggetto di un morboso voyeurismo. Film sadico e voluttuoso, in cui cenni di introspezione coabitano con veri e propri scatti sanguinari. L’ambiguità tanto ambita è labile, ma la bravura delle protagoniste lascia il segno. Da riscoprire.
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E' si, speriamo sia integrale e, sopratutto, che l'audio italiano si senta meglio del mux che circola da diverso tempo! Esce pure Il collezionista di cadaveri, film che probabilmente ti può interessare! (è ancora inedito nel database del davinotti).
Anche io vorrei sapere se qualcuno ha preso il dvd Sinister? Saprebbe dirmi se l'audio italiano si sente bene/è completo? Grazie..
HomevideoAnthonyvm • 17/11/18 22:23 Vice capo scrivano - 822 interventi
Appena visionato il DVD. Durata 83 minuti, qualità video ottima, doppiaggio italiano decisamente scarso ma pulito e praticamente completo (si passa all'Inglese senza sottotitoli solo per pochi secondi in un paio di scene). Acquisto consigliato!