Nove anni dopo RIFIFI Jules Daffin torna al tema del grande colpo studiato nei minimi particolari decidendo tuttavia di sdrammatizzare l'atmosfera e puntare decisamente alla commedia (pur mantenendo l'impostazione thrilling). In questo senso gli fa buon gioco l'ottimo Peter Ustinov (premiato con l'Oscar), il quale ruba la scena ai non troppo simpatici protagonisti Maximilian Schell e Melina Mercouri (moglie del regista) imponendosi - con la sua stazza - come unico vero motore comico del film. Tolto lui, infatti, il gruppo non ha alcun carattere umoristico e non può che giocare di sponda con l'ingombrante “forzuto” per riuscire ad apparire gradevole...Leggi tutto al pubblico delle commedie. Ad ogni modo le cose si fanno più interessanti quando la preparazione al colpo (il furto di un prezioso pugnale dal museo Topkapi di Istanbul) passa la mano all’attuazione dello stesso: tutto quello che precedentemente ci era stato mostrato senza farcene comprendere l'utilità acquista un senso e ci si prepara alla scena clou (in parte ripresa dal De Palma di MISSION: IMPOSSIBLE) con la dovuta suspense. Daffin fin lì ha saputo comunque imprimere un buon ritmo al film e, se si esclude qualche divagazione folkloristica eccessiva (le lunghe scene di lotta all’arena, per esempio), non si può dire che ci si annoi. La confezione è di prima classe, la recitazione complessiva adeguata (anche se la Mercouri non convince molto come ninfomane ossessionata dai gioielli). Tra i tanti prodotti del filone “colpo grosso” TOPKAPI resta a tutt'oggi uno dei più rappresentativi.
Classicissimo caper-movie dall'omonimo romanzo di Eric Ambler, che sfrutta adeguatamente le locations dardanelliche (con relative atmosfere sudaticce) all'epoca del massimo fulgore cinematografico di quelle zone. Cast di smisurati gigioni lasciati un po' troppo a briglia sciolta, ma divertiti e divertenti. Qualche lungaggine, ma indubbiamente un classico del filone. Il personaggio di Gilles Segal, l'acrobata muto Giulio, anticipa il ruolo coperto in tanti film da Nick Jordan/Aldo Canti alias Robustino, che morirà per mano della mala...
Divertente e abbastanza riuscito rifacimento di "Rififì" (che fu girato dallo stesso Dassin svariati anni prima). Le atmosfere sono un po' diverse (più rilassate) così come pure il tono che è più scanzonato (mentre quello era un vero e proprio noir). Il risultato è inferiore all'originale ma è tuttavia un film più che dignitoso che non manca di coinvolgere soprattutto nella scena del furto che ricalca abbastanza fedelmente quella contenuta nel "prototipo". In definitiva un sano prodotto di puro intrattenimento, godibile ed originale.
Film commerciale di buona fattura prodotto per le platee internazionali. Dassin si conferma regista versatile e dal polso fermo e, in questo film, raggiunge l’acme dell’abilità registica nelle lunga, tesa e silenziosa scena della rapina del pugnale tempestato di smeraldi al museo Topkapi di Istanbul. Clima spensierato, personaggi disegnati in modo scanzonato, logica narrativa coerente, ritmo serrato, abbagliante ambientazione esotica, finale sorprendente. Peccato per gli attori, che gigioneggiano un po’ troppo. Comunque il divertimento è assicurato.
Una bella falsaria ed il suo socio organizzano il furto di un preziosissimo pugnale custodito nel museo Topkapi di Istanbul, reclutando una banda di incensurati, ciascuno esperto nel proprio ramo... Commedia brillante imperniata su un "colpo grosso", con tutti i topoi del genere: ambientazione d'effetto, trovate tecnologiche, imprevisti e colpi di scena immancabili. Il cast internazionale è ben assortito, con Ustinov e Morley adorabilmente gigioni, anche se Melina Mercouri eccede con gli ammicchi. Dassin pare lontano dai tempi del suo Rififi, ma il risultato è comunque gradevole.
MEMORABILE: Ustinov si esercita con la corda trascinando il divano con Mercouri che, seduta sullo stesso, lo incita ad impegnarsi lanciando sguardi languidi
Discreto film sul "colpo grosso", che paga una certa prolissità (insopportabili i lottatori turchi), ma che ha anche momenti piacevoli. Tre dei quattro big esagerano, ma se Morley e Ustinov quasi piacciono proprio perché sono noti come adorabili gigioni, lo stesso non si può dire della Mercouri, peraltro, per ovvie questioni di anagrafe, non proprio adatta al ruolo di donna fatale. Il più composto è Schell.
Jules Dassin lascia le atmosfere parigine dure e fredde per fare un lavoro simile a Rififi in Turchia, che allora si credeva confinasse con la Spagna e il Portogallo. Qui c'è atmosfera di commedia, che la presenza di Peter Ustinov e Robert Morley assecondano fin troppo (gli altri interpreti non sono molto simpatici). Ci sono "suspense", avventura, sensualità, crudeltà quasi come nei coevi, primi film con James Bond, che certamente esercitarono una certa influenza su questo. La lentezza accompagna l'apparente mollezza dell'ambientazione.
MEMORABILE: La lotta fra turchi che si evirano fino a lasciare uno solo ancora con la sua dotazione; Winner takes all.
Banda di ladruncoli tenta il colpo del secolo al museo Topkapi di Istanbul dove è custodito un prezioso pugnale dal valore inestimabile. Nonostante la cura minuziosa nel prepararlo la beffa è dietro l'angolo. Simpatico e ben diretto caper movie che il regista Dassin ha elaborato sulla stregua del suo precedente e celebre Rififi. Pur avendo qualche evitabile lungaggine, il film scorre via con buon ritmo e è un piacere giungere all'inatteso finale. Straordinari la Mercouri e Ustinov (premio Oscar), bravi anche tutti gli altri.
Ispirandosi a un romanzo di Eric Ambler, Dassin torna parzialmente al suo celebre Rififi; stavolta però i toni non sono quelli disperati del noir ma quelli molto più leggeri della commedia, anche se la sequenza del colpo è davvero ben realizzata. Per il resto abbiamo qualche inevitabile lungaggine, belle location, buona confezione e ottimo cast internazionale con Ustinov (premiato con l'Oscar) e Morley a briglia sciolta, Schell impeccabile e la Mercouri forse un po' sfiorita per impersonare al meglio la femme fatale di turno.
Banda di ladri vuol rubare un pugnale prezioso. Commedia dallo schema classico tra idea, reclutamento e colpo finale con partecipanti dai diversi compiti. Buona parte iniziale che introduce il gruppo a Istanbul e realizzazione del furto coi tempi giusti. La fase coi lottatori serve come alibi ma è tirata per le lunghe. Ustinov diverte, specie nella prima parte, mentre la Mercouri appare poco giovanile nel ruolo dell'organizzatrice fatalona.
MEMORABILE: Il fucile in macchina; Il faro rallentato; La finestra staccata; Il segno sulla corda.
Ispirata dal romanzo di Eric Ambler, la pellicola narra le vicende di due ladri desiderosi di effettuare un furto all'interno del museo turco, facendosi aiutare da personale locale, operazione che vedrà genesi in Italia con Operazione San Gennaro. Il clima è scanzonato grazie a un brillante Ustinov ben coadiuvato da Morley e Schell, la Mercouri non ha l'appeal di femme fatale e appare troppo gigioneggiante. Nel complesso una discreta pellicola con qualche momento prolisso.
Divertente heist-movie leggermente più comico della media, con una prima parte quasi esclusivamente improntata alla commedia con un grande Ustinov a farla da padrone con la sua tonteria e i suoi modi goffi. Poi Dassin lascia spazio al colpo e la tensione aumenta, con una lunga sequenza acrobatica riuscitissima e per l'epoca anche discretamente originale. Ritmo sostenuto, qualche gag di troppo (il personaggio di Tamiroff ad esempio è superfluo) ma godibile.
Heist comedy, poco heist e molto comedy. Le gag superano di gran lunga le spiegazioni legate al colpo: rubare un antico pugnale con quattro enormi smeraldi da un museo. Peraltro le parti comiche accettabili sono quelle di Ustinov, che difatti ci vinse l'Oscar, perché del Tamiroff perennemente sbronzo se ne poteva fare serenamente a meno. Irritanti per prolissità le sequenze delle parate e dei lottatori, molto interessante invece l'ultima mezz'ora, carica di tensione e girata con attenzione ai dettagli. La soluzione finale è un po' sempliciotta ma coerente con lo spirito del film.
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Nel libro di Wensley Clarkson TARANTINO - THE MAN, THE MYTHS AND HIS MOVIES edito nel 2007 viene citato come uno dei film e delle fonti di ispirazione che più di ogni altro hanno influenzato la carriera registica di Quentin Tarantino.
CuriositàZender • 18/06/18 18:59 Capo scrivano - 48851 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: