Seconda parte prima della terza divisa in due. Basterebbe questo a spiegare la transitorietà di un capitolo due che come tutti quelli di mezzo restan sospesi un po' nel nulla. Né carne né pesce, costretto a fare da ponte e di conseguenza a mollarti lì col finale aperto lasciandoti l'amaro in bocca; un amaro che comunque si masticava fin dall'inizio, con una storia che non ingrana nemmeno per sbaglio per un'ora buona. Passare dallo spettacolo delle lotte in arena alla vita post-vittoria, con le tournée della bella eroina e del suo inespressivo compare (lui sì più pesce che carne) sulla carta era uno sviluppo intelligente, ma per sostenerlo era necessaria una regia ben più vivace di quella terribilmente...Leggi tutto anonima e spenta di Francis Lawrence, che trascina ogni dialogo senza riuscire a cogliere appieno le potenzialità di un'attrice certamente non comune e indicata per il ruolo come Jennifer Lawrence, confusa nel grigiore generale. E meglio non va agli Strateghi: confermato Donald Sutherland, gli si affianca un Philip Seymour Hoffman che più sprecato di così è difficile immaginare. L'unico che può dare smalto al tutto, per quanto poco si veda, è l'istrionico Stanley Tucci, presentatore sopra le righe che si occupa della parte più mediatica dell'evento. A metà film finalmente qualcosa si muove e si comincia a suggerire un po' d'azione: gli Strateghi decidono che la nuova edizione degli Hunger Games si svolgerà non più prelevando i partecipanti dai diversi distretti ma riunendo i vincitori ancora in vita delle passate edizioni, contravvenendo alla regola base che ad essi offriva un avvenire tutto spesato e di chiara soddisfazione. Invece no: di nuovo nell'arena per uccidersi, stabilendo nuove alleanze e riproponendo lo schema già attuato con successo nel primo capitolo. Così ecco il gruppetto di impavidi combattenti calati nella nuova arena, una giungla fitta di trabocchetti in cui l'imprevisto è sempre dietro l'angolo: nebbie mortali, scimmie feroci, campi di forza invisibili... ma di davvero appassionante ben poco: solo la scipita riproposizione di una formula che mostra la corda dopo un paio di minuti e che la durata monstre di due ore e venti rende interminabile. Effetti speciali ridotti al lumicino, azione contenuta, mai un guizzo. Se non fosse per lo sguardo magnetico della Lawrence e per una visione d'insieme che unita a quella del primo capitolo concorre a creare un futuro post-apocalittico di un certo fascino sarebbe difficile trovargli delle qualità.
Si ricomincia dove era finito il primo: i due vincitori degli Hunger Games celatamente inneggiano alla rivolta e al potere la cosa non va giù. La prima parte è soporifera e scontata, ma fa da innesco a una nuova furiosa battaglia per la sopravvivenza, piena di sorprese e di idee, condotta bene dal regista e con la giusta tensione. Rimane un po' di effetto Twilight nei momenti sentimentali, ma al contrario di quello questa saga almeno intrattiene. Bene il ricco cast.
Opera numero due di una trilogia destinata a un pubblico adolescenziale. Dopo un'ora in cui non accade niente e i dialoghi tediosi - su uno sfondo apocalittico - mortificano lo spettatore (in sala, credetemi, respiri sempre più affannosi e occhi "cinesi"), la scena si sposta in una sorta di “Isola dei famosi” in chiave horror e qualcosa inizia a muoversi; se non altro si può assistere a qualche momento adrenalinico, ma macchiato dal "già visto", quindi anche sotto questo profilo il film è insalvabile. Pellicola brutta; da dimenticare!
Stavolta ci vuole un po' prima di essere introdotti ai letali giochi. Chiaramente di transizione, questo secondo capitolo soffre di una lentezza poco congeniale alla trama, spezzandone la tensione in più punti. A poco serve il contributo di un cast ricco e ben assortito (la Lawrence non sfigura affatto di fianco ai più grandi), mentre la fotografia ricca di colore e le scenografie si limitano a fare da bella confezione a una storia che arranca. Speriamo in un terzo capitolo più movimentato.
MEMORABILE: Effie sull'orlo del pianto mentre estrae i tributi del Distretto 12.
Come sempre, dopo il successo del primo film, nel secondo si tende a calcare di più la mano con tanto di cambio di regista (scelta non azzeccata, ha reso più statico il tutto) per enfatizzare i primi piani della Lawrence e non penalizzare neanche una pagina della trama originale. Risultato: la noia. Forse il primo film non sarà stato aderentissimo al libro, ma qui si esagera e dopo un'ora e mezza non vogliamo altro che finisca e neanche la citazione di Lost risveglia dal coma. Di base avvincente, ma troppo annacquato, ridondante. P.S. Hoffman dov'era? C'era?
Capitolo centrale di una trilogia di romanzi per adolescenti destinata a spezzarsi in quattro lungometraggi. Quel che regge il tutto è la giovane attrice Jennifer Lawrence, anche se il cast è ricco di nomi noti come Sutherland, Hoffman e Tucci. Politica e giochi di morte si fondono in un secondo capitolo che vuole essere anche di fantascienza, ma ciò che si vuole veramente tirare fuori è la scena in cui i due giovani protagonisti tubano come passerotti. Non è Twilight, però tanto è azzeccata la Lawrence quanto è un pesce lesso il partner.
MEMORABILE: Suitherland che fa visita alla Lawrence e la ricatta.
Già il primo capitolo non mi aveva per niente entusiasmato, anzi, ma questo secondo è pure peggio. Il film è tirato per le lunghe e le emozioni latitano fino alla parte finale. Non avevo digerito nemmeno Battle Royale, ma questo Hunger Games ne sembra la brutta copia, ed è tutto dire. Sconfortante.
Un episodio decisamente di raccordo che stenta a decollare: la prima parte è infatti caratterizzata da un ritmo blando e da una storia esangue che si rivitalizza nella sorta di isola dei famosi da incubo della seconda parte. A rendere comunque più godibile il tutto, la solita magnetica Lawrence attorniata da un cast all stars di veterani.
Se il primo capitolo, pur con qualche difettuccio, ci aveva fatto passare un paio d'ore di intrattenimento, questo dà fin dall'inizio un senso di incompiutezza. Si respira botteghino e denaro e poca qualità. La nostra ghiandaia ha fascino, pur rallentata dal ragazzetto (paragonabile alla nonna sulle spalle che vedrete), ma viene sfruttata malissimo. Si getta nella mischia anche Hoffman, ma sembra di rivedere in forma annacquata il primo capitolo, salvo poi rallegrarci con il colpo a sorpresa che conoscevamo dal primo attimo. Deludente.
In questo secondo capitolo, il lato action passa letteralmente in secondo piano: pur con qualche difettuccio, soprattutto in termini di lungaggini che non danno né tolgono nulla al racconto, si tenta la via dell'introspezione psicologica dei personaggi con risultati più che soddisfacenti. Il film vuole distaccarsi dal proprio pubblico, strizzando l'occhiolino all'adulto in cerca di spiegazioni e motivazione sociologiche. Il regista non ha il talento visivo di Ross e opto per una elementarietà della messinscena. Harry Potter ha fatto scuola.
Bisogna armarsi di pazienza e attendere per circa un'oretta, tra situazioni di stallo, prese di tempo e reminiscenze della prima fase dei giochi crudeli. Poi si apre lo scenario di un micromondo terrifico con scuotimenti, tsunami e scimmie fameliche. E il divertimento ha finalmente inizio. La Lawrence, sempre più bella, è il fulcro di un sistema la cui vena creativa pare, però, essersi leggermente affievolita rispetto alle eccellenze del primo capitolo. Finale di attesa.
MEMORABILE: La corsa "con vecchietta a spalle" nella foresta; Il crash del sistema.
Episodio della saga interlocutorio, inferiore finanche al primo che già di suo era deludente. Le poche novità rispetto al primo rendono il tutto molto poco digeribile. Il cambio di regia non è il massimo e il cast risulta abbastanza sottotono. Finanche le colonne portanti (leggi Lawrence e Harrelson) sembrano non credere affatto nel progetto. Addirittura estemporanee alcune parti del girato che risentono anche di un cattivo montaggio. Insomma, un flop quasi totale che salva le apparenze solo grazie ad alcuni effetti e pochissime trovate.
Parlare di questo capitolo intermedio della saga della ragazza di fuoco non è semplice, in quanto si tratta proprio di una parte tipicamente di raccordo e che non ha un vero e proprio atto conclusivo. Ci sono pregi e difetti: i primi riguardano sicuramente l'aggiunta al cast di attori importanti come Hoffman e la Malone e il cambio di rotta della prima parte che segue dinamiche più personali e introspettive nei protagonisti; i difetti invece si riscontrano nella ripetitività dei giochi e nello scarso mordente della seconda parte, troppo rapida. Nel complesso non male.
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