L'ultimo film diretto da Eduardo è una bizzarra commedia stralunata che ha in Marcello Mastroianni (compare anche tra i produttori) l'assoluto protagonista, intorno al quale ruota un cast variegato (c'è persino Raquel Welch al suo “esordio italiano") di ovvia provenienza napoletana. Eduardo si ritaglia per sé la piccola parte di Zi’ Nicola, che vive col nipote e con lui unico comunica attraverso lo scoppio di mortaretti (è in polemica col mondo intero e si rifiuta di parlare: si rintana nella sua stanzetta, fa scoppiare mortaretti e di tanto in tanto sputa su chi passa di sotto). Il momento chiave è un sogno di Mastroianni, in cui questi...Leggi tutto vede la morte di uno strano personaggio e - convinto che non di sogno si tratti ma di realtà - denuncia l'omicidio alla polizia. Presto capirà che di semplice sogno si trattava, ma che il cadavere forse esiste davvero. Intanto, tra scenografie ricercate, qualche dialogo spiritoso ("I'uomo si è suicidato sotto il treno nudo, perché i vestiti erano l'unica cosa che poteva lasciare come eredità ai parenti") e una Raquel Welch che spunta fuori di tanto in tanto senza mai giustificare troppo sensatamente la sua presenza, il film procede a fatica, dimostrando un'eccentricità di fondo non disprezzabile che tuttavia si scontra con una regia incapace di rendere interessante un'operazione piuttosto sterile e decisamente sfibrante, per lo spettatore. Il finale con le esplosioni (Antonio Margheriti agli effetti) anticipa in parte quelle di ZABRISKIE POINT.
Fallimento commerciale e di critica ai tempi, il film viene oggi considerato da alcuni una sorta di anticipazione del cinema psichedelico degli anni successivi. Può darsi, ma resta soprattutto la prova definitiva della sostanziale mancanza di feeling fra Eduardo e il cinema. Poco giustificato da qualunque punto di vista, il film procede a tentoni, fra scontato folclore partenopeo, penosi tentativi di umorismo e fellinismi d'accatto. Mastroianni si aggira svogliato, ma il top dell'assurdo è Raquel Welch doppiata con un ridicolo accento torinese.
De Filippo tenta di amalgamare il suo mondo con quello di Fellini, chiamando Rota e Mastroianni (e Trieste, e Guido Alberti, che compare all'inizio vestito come Otelma) a supporto dell'operazione. Che nel complesso fallisce, perchè il dosaggio è squilibrato e alcune scelte - come Raquel Welch, bonissima ma completamente fuori contesto - si pagano. C'è anche Pedro Sanchez alias Ignazio Spalla, in una scena che anticipa l'inizio di Afyon oppio.
Film di de Filippo NON presente sul Morandini 2013 e unico film dell'autore presente sullo Stracult di Marco Giusti: di certo non è un caso. Sconclusionata pellicola con momenti stranianti (ma in senso non positivo), a partire dal fatto che la Welch, incarnazione della bellezza d'oltreoceano, viene follemente fatta parlare con cadenza torinese, con effetti di disturbo. Personaggi balordi, che non riescono a "uscire" dalla trama e a comunicare granché. Grossa delusione. C'è la Grottesi, spesso "cattiva" nei fotoromanzi Lancio.
Curioso ma certo non imperdibile; un disastro se confrontato con la pièce teatrale da cui ha origine, ovvero Le voci di dentro, la cui trasposizione televisiva è perfetta. Eduardo qui rimescola le carte e aggiunge materiale, virando sul grottesco, raramente sul surreale ma perdendo per strada il mistero che invece è determinante ed efficace nell'opera di cui sopra. Non manca qualche sequenza riuscita, ma il prodotto è lacunoso di poeticità e ispirazione.
Nell'adattare la sua commedia Eduardo ne perde di vista soprattutto il contenuto amaro e l'alone di mistero che circondava i sogni del protagonista. Mostrare i momenti onirici nel tentativo di avvicinarsi a Fellini rende il film bizzarro ma superfluo e paradossalmente poco aderente al testo d'origine. La confezione tra scenografie, fotografia ed effetti pirotecnici è di gran classe ma manca la sostanza, così come Mastroianni sembra spaesato e la Welch un'altra superflua concessione al pop del periodo. Molto meglio i caratteristi e lo stesso Eduardo come Zi' Nicola.
Guido Alberti HA RECITATO ANCHE IN...
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DiscussioneGugly • 6/09/09 19:12 Archivista in seconda - 4713 interventi
visto i primi 20 minuti poi mi sono addormentata. Non ho retto.
a me il film è piaciuto anche se è un po' "sgangherato", è un buon esempio di "surrealismo napoletano" che non guasta in questa nostra città spesso dura e difficile.La scena dei ventagli è irresistibile e il personaggio di Alberto Saporito, vero sognatore,sembra creato apposta per quel "micione" di Mastroianni.Anche i supplì (a Napoli "palle di riso" o arancini) hanno avuto il loro momento di gloria.
DiscussioneGugly • 6/09/09 20:56 Archivista in seconda - 4713 interventi
beh però non ha più nulla a che vedere con l'originario allestimento teatrale.
La cosa non mi disturba: da un lato, c'è la commedia e, dall'altro il film; da un lato, il teatro con i suoi riti, il suo processo di creazione, rappresentazione, i suoi spazi. i suoi tempi... e, dall'altro, il cinema.
Certo, c'è la bellona di turno, Mastroianni non rappresenta il napoletano doc e non credo che Edoardo desiderasse questo da lui, chi conosce la città si rende conto che è una Napoli ricostruita. No, il film non è in alcun modo fedele all'originale, ma non è questo che per me conta, quello che mi interessa è la rappresentazione che offre della napoletanità, come di un miscuglio (un'"amalgama"?) di cultura pop e piccolo borghese (vedi la scena della festa a casa del "camorrista") un modo per non sprofondare negli stereotipi, nelle rappresentazioni di maniera ecc. Mi ha ricordato il primo Corsicato.
Visto ieri sera il film... certo non paragonabile alla commedia "Le voci di dentro" (scritta nel 1948) di cui ho visto la versione RAI del 1978 (12 anni dopo la realizzazione del film che è del 1966).
La curiosità che mi ha colpito è, però, la colonna sonora: Nino Rota ha qui ripreso e rielaborato con vari arrangiamenti orchestrali il tema musicale di una delle canzoni scritte per "Il Giornalino di Gian Burrasca" (di 2 anni prima) e che cantano sia Rita Pavone che lo Zio Venanzio (Odoardo Spadaro) nella Sesta puntata.
Mi sembra di ricordare che la canzone inizia con le parole "... e sogno ..." o qualcosa del genere
MusicheGugly • 14/02/19 10:42 Archivista in seconda - 4713 interventi
Non ricordo dove l'ho letto ma a quanto pare Nino Rota in ogni lavoro riutilizzava una traccia musicale tratta dal o dai lavori precedenti, una sorta di scaramanzia: fateci caso, in Fantasmi a Roma durante la scena finale potete sentire una melodia che poi sarà utilizzata nel film della Wertmuller "Film d'amore e d'anarchia..."
Gugly ebbe a dire: Non ricordo dove l'ho letto ma a quanto pare Nino Rota in ogni lavoro riutilizzava una traccia musicale tratta dal o dai lavori precedenti, una sorta di scaramanzia: fateci caso, in Fantasmi a Roma durante la scena finale potete sentire una melodia che poi sarà utilizzata nel film della Wertmuller "Film d'amore e d'anarchia..."
Certo, il riutilizzo più eclatante è Fortunella / Il Padrino.