Il film comincia con la crocifissione di Cristo. E’ solo durante un breve flashback che lo rivediamo in scena, al cospetto di Ponzio Pilato (il quale, come largamente evidenziato, se ne lava le mani). Perché Luigi Magni, specialista in revisioni della storia romana, è interessato non a Gesù ma alla figura del governatore della Palestina, scettico fino all'ultimo (o quasi) nei confronti del Messia. E chi meglio di Nino Manfredi poteva interpretare un personaggio tanto indolente e indeciso? Con la flemma che lo contraddistingue e l'immancabile dialetto romano strascicato Manfredi domina la scena, tanto che la Sandrelli (è Claudia, la sua compagna) e Lando Buzzanca (Valeriano) si vedono pochissimo,...Leggi tutto in proporzione. Lei comunque è ancora splendida, un viso incantevole, ed è ben diretta da Magni, Buzzanca è ben innestato nel contesto ma ha poco modo di brillare. Si sprecano le partecipazioni: da Ricky Tognazzi e Ninì Salerno centurioni a Mario Scaccia che fa Tiberio. Lara Naszinsky è un angelo dalle fattezze meravigliose e candide mentre Flavio Bucci ha un ottimo numero nel ruolo di Erode Antipa, memorabile quando minimizza la strage degli innocenti comandata dal padre ridimensionandola con semplici calcoli numerici (“...E quindi quanti ne scannò papà mio? Cinque... sei? E che è una strage questa?”). Soggetto e sceneggiatura di Magni sono quantomeno interessanti, ma questa volta è la confezione paratelevisiva a deludere: brutta la fotografia, molto modesti scenografie e costumi. L'impressione è quella di una produzione povera, poco adatta a sorreggere le ambizioni di Magni. Niente di che (titoli di testa a parte) le musiche di Angelo Branduardi. La figura di Pilato è qui rivalutata, umanizzata e la storia un po' torturata.
Particolare rilettura di Magni (in genere avvezzo al film storico di ambientazione romana) di una parte della storia sacra, quella che riguarda per la precisione la complessa figura di Ponzio Pilato. La buona sceneggiatura mostra un protagonista sempre più dubbioso, non tanto sulla santità del personaggio, quanto sul timore di avere compiuto un errore giudiziario. Da questo punto di vista Magni (nonostante il tema) realizza un film profondamente laico, caratterizzando molto bene il suo protagonista, interpretato da un bravo Manfredi.
Divertente e pure soffusa di una guitta pensosità questa versione di Pilato "romanaccio" che, con un irresistibile Manfredi del tutto in parte, ci mostra come l'uccisione di Cristo finirà per sporcare le mani del prefetto romano in Giudea, ad onta del deresponsabilizzante lavacro delle medesime, di proverbiale memoria. La commedia sta tra la farsa storica e quel senso dell'ironia grottesco-irriverente che è di Magni. Buone le varie figure di contorno, con un curioso Herlitzka-Barabba. Dialoghi sfiziosi. Riuscito, nella sua spartana semplicità.
Visto molti anni fa mi parve una simpatica rivisitazione della morte e resurrezione di Gesù Cristo. Rivisto ora riesco a capirne il significato più profondo e più ampio. La riattualizzazione operata da Magni permette di affrontare il mistero attraverso l'occhio della nostra epoca, fondamentalmente scettico ma non totalmente insensibile all'evento. Grandissimo Manfredi che, aiutato dalla parlata romanesca, si trova perfettamente a suo, circondato da un cast di tutto rispetto. Cameo per l'immenso Mario Scaccia. Buone le musiche. ***
MEMORABILE: Lo scoppiatissimo Barabba; Il monologo finale di Pilato.
Interessante rilettura delle vicende evangeliche in cui la prima parte, pur incentrata su Pilato, è alla fine una riproposizione abbastanza normale della Passione di Gesù. Ma quando Magni s'ingegna sulla figura di Pilato, su cui solo i vangeli apocrifi avevano osato creare una serie di aneddoti, allora il film mostra la sua faccia mostrando le immense doti attoriali di Manfredi, stupendo nel suo ruolo (il monologo finale è un saggio di recitazione). Musiche "ninna-nanna" di Angelo Branduardi, mentre le scenografie sembrano quelle di Joan Lui.
Chi crede in ciò che le Sacre Scritture dicono, specie riferendosi alla venuta del Cristo e del perché, allora può dedurre che tutte le figure di spicco, Pilato compreso, sono solo "strumenti" che non hanno avuto scelta, hanno fatto solo ciò che era già scritto nel destino. Magni sceglie la visione laica, forse quella giusta; anche perché in ogni caso nessuno era consapevole di essere uno strumento, erano uomini di potere (come nel caso di Pilato) che agirono secondo la loro logica politica. Interessante e ottima la chiave interpretativa.
MEMORABILE: Pilato che, pur avendo visto, rimane fedele alla sua logica e alla sua posizione, fedelissimo a Roma preoccupandosi di toglierla da ogni responsabilità.
Atipica ricostruzione della storia di Pilato (post crocifissione), inscenata da Magni con un gran senso della regia e della messa in scena. A demeritare a tratti è una sceneggiatura incerta tra il dramma storico e la commedia all'italiana, a volte un po' farraginosa ma sicuramente originale. Manfredi è grandissimo nei panni di un Pilato romano fino al midollo e un po' indolente, così come non da meno sono le brevi apparizioni di Bucci e Scaccia, decisamente fuori ruolo invece Buzzanca. Riuscito in parte, vale una visione.
La Passione secondo Ponzio Pilato: un'idea abbastanza originale che Magni porta avanti per un'oretta con rigore senza incedere in momenti celebrativi grazie anche alla buona forma di Manfredi, attore immenso che si impadronisce del personaggio esplorandone dubbi e contraddizioni. Poi la vicenda tende a sgonfiarsi, orfana di una vena ironica che cede il passo al didascalismo che ne rallenta la forza narrativa. Cast non impeccabile eccetto i camei di Herlitzka, Scaccia e un indemoniato Bucci che si prende i momenti migliori del film. Ritmo non travolgente. Si lascia comunque guardare.
MEMORABILE: "Le donne hanno i presentimenti" (Buzzanca) "Eh, so' come le bbestie..." (Manfredi); Il cameo di Flavio Bucci.
Il soggetto e la sceneggiatura di Magni prendono spunto dai vangeli apocrifi in cui emerge preponderante la figura di Pilato. Tuttavia, l’elemento realmente interessante riguarda il lavoro fatto attorno a Pilato stesso. Si evidenzia soprattutto il lavoro monumentale svolto da Manfredi che dona una personalità in cui il dubbio si insinua lentamente fino a lasciare il segno. Non manca qualche aggiunta cinematografica a effetto, ma la sostanza va ricercata altrove, cercando di immedesimarsi in una figura storica il cui operato lascia ampi spazi di riflessione, non tutti scontati.
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DiscussioneGeppo • 12/04/09 01:02 Call center Davinotti - 4356 interventi
Rivisto ieri notte su "Rete 4".
Ottimo film con un'ottima regia e con un cast veramente eccellente, molto bravi Manfredi e Buzzanca. Dialoghi bellissimi, poi sono stato molto affascinato dall'atmosfera del film.