Inoshiro Honda, ovvero il padre del primo, indimenticato Godzilla, abbandona temporaneamente la sua creatura per tentare di lanciare un secondo mostro: Radon (in occidente Rodan), un gigantesco pterodattilo che segua le orme del suo predecessore distruggendo come d'abitudine decine e decine di modellini. Pur non fortunato quanto il drago dall'alito radioattivo, Radon ha conseguito un suo piccolo status di cult ricomparendo successivamente in altri film a fianco del più titolato “collega", ma il risultato qui ottenuto non va al di là del fascino dato dal vedere un mostro piuttosto differente dal consueto e da un finale...Leggi tutto pirotecnico che sfiora quasi la poesia grazie a suggestivi ralenti tra la lava del vulcano in eruzione. Quello a cui si assiste prima della definitiva comparsa di Rodan (e di un suo inatteso gemello al quale non viene data troppa importanza) è poco stimolante, se non dal punto di vista dell'umorismo involontario. Indimenticabile ad esempio quando il mostro viene identificato come uno pterodattilo solo perché in una foto scattata da due presunti suicidi (!) si vedono due sue vaghe parti del corpo che verranno sovrapposte perfettamente a un disegno presente in un libro di dinosauri (stesse dimensioni, stessa prospettiva!). O quando due militari fermano una moglie che disperata vuole avere notizie del suo sposo incidentato: "Si calmi, signora! Suo marito è di là, lo stanno ricomponendo". Buoni come sempre gli scontri tra i modellini di una Tokyo in scala, ma il brucone che monopolizza la prima mezz'ora cosa c'entra?
Piuttosto noioso, con pochi momenti veramente spassosi (la comparsa di Meganulon: un bruco-bacarozzo che emette un suono identico a quello prodotto dall’attrito delle suole da ginnastica sul parquet), viene minato dai troppi dialoghi (alcuni niente male “Chi ha ridotto così questi uomini nella miniera?” Risposta: “Forse qualcuno con una spada da samurai”), risultando un po’ pesante e meno divertente del solito. Rodan si vede bene solo nella seconda parte (e non è un bello spettacolo: uno stoccafisso che vola). Niente di che.
MEMORABILE: Il mega uovo con sorpresa. Rodan a reazione.
Dopo Godzilla la premiata ditta Honda-Tsuburaya torna all'attacco con un nuovo mostro, un enorme pterodattilo che insieme alla sua "compagna" inizia a seminare terrore e distruzione nei pressi di un centro minerario. Primo film di mostri giapponesi a colori, perde il confronto con il più "titolato" predecessore ma garantisce una buona dose di tensione, soprattutto nella prima parte ambientata nella miniera.
Deludentissimo kaiju con depistaggio, visto che per un bel po' si è indotti a credere che le star siano i lombriconi con testa da mosca che si aggirano per una miniera allagata (?). Invece il "protagonista" è Rodan ("uno pterodattilo" "Non saltiamo a conclusioni"), fra i più cretini della storia del cinema nipponico (si veda quando anzichè volare via si lascia cannoneggiare per un quarto d'ora dai carri armati giocattolo), oltrechè dotato di partner (femmina? Oppure Rodan era gay?). Trascurabile
Niente di che, anzi... Si inizia con un "misterioso" allagamento di una miniera, delle cause del quale non si saprà mai niente. Prosegue con la comparsa di specie di bruchi giganti che ammazzano un po' di gente e poi spariscono nel nulla e si conclude con un uovo che si schiude e ne esce Rodan, che scorrazza per tutto il Giappone causando danni enormi e volando a Mach2. Poi il mostro "raddoppia" con un suo simile, ma la cosa non crea grossi danni aggiuntivi. Credo che neanche gli estimatori del genere potranno gradire.
Forse pochi se ne sono accorti, ma questo film ha intere scene copiate dallo statunitense Assalto alla terra (le larve che fanno la loro comparsa all'inizio - chiamate, bizzarramente, "trogloditi" nel ridoppiaggio anni '70 - ma anche un'inquadratura identica con un elicottero). Honda compone un'opera a tesi sul tema dell'INCUBO, cavandosela piuttosto bene con i problemi che comportava girare il primo kaiju-eiga a colori del cinema giapponese. Ormai da antologia e molto Fifties la sequenza dei due sposini che si fanno la foto!
Honda, titolare del maggior numero di film a carattere fantastico per presenze di mostri (alieni, preistorici e quant'altro) realizza un altro piccolo classico basandosi sul medesimo subplot: un mostro preistorico evocato/rianimato che fa strage d'una spedizione scientifica e/o dei civili. Però stavolta giova al film un'ambientazione insolita (quella mineraria) e il tono drammatico, prevalente sul contenuto kitsch che mira a un pubblico giovanile. Effetti speciali di Eiji Tsuburaja, il Tom Savini nipponico, oggi risibili ma all'epoca efficacissimi. Finale con risvolti esistenziali del mostro!
Radiazioni atomiche provocano la schiusa dell'uovo di un animale gigantesco che semina morte e distruzione finché viene colpito lui stesso da un lutto familiare... Il prolifilico Honda sforna un altro mostro destinato ad ingrossare le fila della compagnia godzilliana: brutto e malfatto in se stesso, Rodan acquista però una sua dignità se confrontato con altri analoghi uccellacci sia nipponici che made in USA, mentre il film, pur non evitando le solite bischerate assortite, appare più curato di prodotti analoghi, soprattutto nel lungo prologo minerario. Finale in chiave love-mostristra.
MEMORABILE: Alla moglie che vuol vedere il marito vittima di un incidente: "Si calmi signora! Suo marito è di là, lo stanno ricomponendo!"
Buon inizio in cui c'è una certa dose di mistero riguardo un essere che si nasconde all'interno di una miniera. Nella seconda parte appare un altro mostro, uno pterodattilo che, a differenza dei dinosauri della coeva fantascienza occidentale, ha poteri diciamo soprannaturali (Rodan vola a velocità supersonica) e come nel precedente Godzilla la spiegazione è riconducibile all'energia atomica. Il film si mantiene su livelli notevoli fino al finale che, seppur spettacolare, delude. Ottimi i paesaggi e le ambientazioni.
La regia di Honda dissemina citazioni visive e sonore a non finire, facendo di un gruppo di personaggi stralunati i nuovi discepoli della scienza e della pace nel mondo. Verboso e disordinato nell’azione, esplode in virulenze impreviste (i cadaveri martoriati) nutrendosi della bellezza paesaggistica del Giappone rurale. Tra i kaiju eiga più curiosi e sfacciatamente naïf.
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CuriositàBrainiac • 15/03/11 20:31 Call center Davinotti - 1464 interventi
Frank Zappa, che fu grande appassionato di monster-movie fin dall'infanzia, chiamò uno dei suoi figli Ahmet Emuukha Rodan proprio in onore a questa pellicola.
In questo video la buffa rivelazione dello stesso Ahmer, oggi musicista e illustratore:
* Primo kaiju eiga a colori e a introdurre attacchi/combattimenti diurni, fino ad allora sempre fotografati in notturno.
* La versione riapparsa sul nostro circuito televisivo è ridoppiata da una versione spagnola mal rimontata al punto da essere manchevole anche del finale.
(Fonte: Creature d'Oriente - Nel regno di Godzilla e del fantastico giapponese, di Alberto Corradi e Maurizio Ercole, pg 77-78)