Baraccati contro speculatori. Film sociale e politico mascherato da favola surreale: un capolavoro. La coppia Zavattini-De Sica crea una delle opere più visionarie e stupefacenti del cinema italiano, declinando il neorealismo in maniera inattesa: un neorealismo poetico, capace di affondare nella realtà intima (onirica) delle cose e delle persone. Il film è suggestivo e ricco di micro-apologhi (toccante quello degli innamorati di diversi colori) e si conclude con uno dei finali più liberatori e gioiosi mai visti sullo schermo.
Sodalizio De Sica-Zavattini. Il risultato è poesia surreale spalmata di neorealismo, che però va "decantandosi" verso un genere a parte, che mai più sarà percorso. Sembra troppo presto, o troppo tardi per costruire un film così bello. Il film a un certo punto, sbeffeggiando i due maestri De Sica e Zavattini, cammina da solo, anzi vola! Non amato in patria, incompreso da molti, è documento per tutti.
Film atipico e toccante sin dalle prime note, quelle di Totò anima candida in giro per Milano. Il plot si sviluppa con immagini tra il visionario e il fiabesco, tra cui alcune rimangono nell'immaginario (il sorriso di Totò, il funerale, il raggio di sole, la lotteria..). Magari taluni passaggi rimangono troppo slegati, i personaggi possono non essere tutti azzeccati ma rimane comunque un'opera di alta personalità e dall'animo nobile. Finale poetico ma non pienamente convincente.
MEMORABILE: La folla si sposta aspettando lo sbucare del raggio di sole.
Si è sempre detto che è il film più strettamente zavattiniano di De Sica, e direi che non si è sbagliato; certo il tono è favolistico, e con questa scusa la storia osa molto di più di quanto sarebbe stato normalmente consentito con la censura di quegli anni. Forse non colpisce allo stomaco come altri film della coppia più nota del neorealismo italiano, ma è una pellicola che non si dimentica certo facilmente. Molto bravo il protagonista Francesco Golisano, che per me somigliava non poco a Giampiero Albertini.
Fiacco, datato, pedante, buonista, caricaturale e chi ne ha più ne metta. Classico caso di film sopravvalutato: un Disney all'amatriciana senza effetti speciali e con la ingombrante onnipresenza del Cattolicesimo (i poveri buoni, i ricchi cattivi, la ricompensa - colomba di pace - che cade dal cielo). Il protagonista correrebbe oggi il serio rischio di essere interdetto.
Non ricordo che l'umanità sia mai stata così bene descritta in qualche film. Tutti sono rappresentati e nessuno, o pochi si salvano. I poveri non sono tutti uguali e scimmiottano il mondo degli "altri", il mondo che sta intorno a loro, con gli egoismi e tutte le altre cattiverie, più o meno camuffate. È un film speciale che onora il cinema, ed è vero cinema. Si sono mai visti baci più belli di quelli tra Totò ed Edvige? Innamorati che esprimono la loro felicità con acrobazie e capriole. Cinque pallini o un pallino. Facciamo cinque più uno.
Dalla collaborazione con Cesare Zavattini nasce questo capolavoro, una fiaba post-neorealista che anticipa il mondo fantasioso di Federico Fellini. Molto criticato al suo debutto perché giudicato offensivo per l'immagine di Milano, o troppo evangelico, o troppo eversivo, riesce a conquistare il pubblico per la sua magia e la sua soave poesia.
Un racconto a tinte fiabesche quello di De Sica, avvalorato da immagini poetiche e piene di valori. Si riflette sul potere e le prepotenze che i ricchi e le autorità amministrative hanno sui più poveri e sui più deboli; la bontà umana come arma indissolubile per contrastare questo strapotere. Corroborata da un’ammaliante fotografia, l’opera del regista romano è un sincero carro allegorico e favolistico sulla bontà e la meschinità dell’uomo. Si sfilaccia un po’ nella parte finale, dove l’accumulo di situazioni risulta ridondante.
Frutto del connubio artistico tra De Sica e Zavattini, Miracolo a Milano è un film molto celebrato a causa della capacità di rappresentare al meglio la derelitta popolazione della periferia più degradata capace di scatti di meravigliosa umanità. Benchè il film appaia oggi inevitabilmente datato, trasmette ancora una notevole forza di immagine che ne fa una delle opere più importanti del neorealismo grazie anche al magnifico cast.
Dopo Sciuscià e Ladri di biciclette, per la terza volta Zavattini si affianca a De Sica in un film che vuole riscattare a tutti i costi la fredda e antidemocratica Milano, facendola quasi apparire il centro di condivisione della cattiva sorte dell'umanità. Ne scaturisce una favola senza capo né coda, con un finale ancora più surreale, tanto incredibile quanto grottesco. Chiedo scusa, ma il paragone con i precedenti film mi rende ancor più difficile esprimere un giudizio positivo sull'opera. Sono rimasto un po' deluso.
Un insieme mai omogeneo di persone, appartenenti al medesimo gruppo unicamente per condizione sociale, convive nello stesso quartiere, in prossimità della stazione Lambrate, tra alti e bassi, tra differenze e difficoltà. Ma è l' "appartenenza" a renderli forti, uniti, pronti a sfidare le sorti di un destino avverso. C'è magia, c'è un'universo da scoprire in questo film. Iconica la scena finale, girata in Piazza Duomo, in cui all'apertura non convenzionale delle carrozze presenti segue un magnifico volo, nel cielo, al di sopra di tutto.
Prodotto originale e interessante, non ascrivibile ad alcun filone in voga all'epoca, fiaba tra le baracche dal gusto orgogliosamente naïf che eccelle nei momenti più poetici e descrittivi ma si fa frastornante in quelli più convulsi, concentrati in un secondo tempo grottesco-surreale che calca un po' troppo la mano tra trovate bizzarre ed effetti speciali orgogliosamente démodé. Un personaggio principale che si ricorda e situazioni ben congegnate permettono al candore di affiorare con soavità. Il Celentano regista se ne ricorderà.
De Sica e Zavattini sorprendono utilizzando un linguaggio inatteso e costruendo un’allegoria vera e propria in cui auspicano la redenzione dell’uomo. Del realismo restano la povertà e la miseria degli emarginati, i volti scavati e l’umiltà di coloro che non hanno nulla. Per una volta semplicità e linearità rappresentano il modo migliore per raccontare una storia in cui si intravede tutto il carisma e la visione di cinema degli autori, capaci ancora di una prova maiuscola in grado di superare indenne lo scorrere inesorabile del tempo.
Un ottimista, nato sotto un cavolo e protetto dalla mamma fuggita dal Paradiso, insegna ad un gruppo di derelitti la via verso un mondo migliore. Apologo sulla miseria materiale ed umana, spesso non coincidenti, dove forse si ravvede più la mano dello sceneggiatore Zavattini che del regista De Sica, questo film è un piccolo capolavoro, che riesce ad unire la leggerezza della fiaba, la felicità creatività surrealista, il sarcasmo graffiante della satira sociale. Film tenero, dolcissimo, ma anche profondamente malinconico, dato che il mondo migliore non si trova nel nostro mondo.
MEMORABILE: Tutti a correre dentro il raggio di sole; L'inseguimento del cappello; L'epilogo volante
Orfano si aggregherà a una comunità di poveri. De Sica impara la lezione di Chaplin e racconta una storia di miseria e nobiltà d’animo per chi si accontenta di una vita in baracca e desidera una macchina da cucire. Prima parte dove predomina l’assenza di malizia del protagonista (a volte al limite dell’ingenuo) con ottime idee di sceneggiatura. Seconda parte più caotica con la componente fantastica che serve a dare poesia alla vicenda (omaggiata da Spielberg). Giusto l’uso a volte del dialetto milanese. Stoppa non incide.
MEMORABILE: Il raggio di sole; La strada 5x5; L’estrazione di un pollo (vero); Il tramonto a 1 lira (che sembra una gag di Pozzetto); La statua vivente.
"C'era una volta"... È la didascalia iniziale, che inesorabilmente marca il territorio di questo apologo fantastico, arricchito da pregiate spezie neorealiste e risonante di vaghi ed eleganti echi surrealisti. La qualità figurativa è impressionante, i valori plastici del bianco e nero a grana fine ammaliano con imprevedibilità, la naturalezza espressiva degli attori (diretti a regola d'arte) non si dimentica. De Sica e Zavattini sono terribilmente ispirati, corteggiano il metafisico posseduti da levità, ardore, sprezzatura.
Difficile immaginare un film più zavattiniano (quasi ”più follemente zavattiniano”) di questo. Ed è parimenti facile capire perché al tempo dell’uscita esso sia riuscito sgradito sia a chi voleva “lavare i panni sporchi in famiglia”, sia a chi non aveva rinunciato alla rivoluzione proletaria. Favola sulla bontà che sin dalla prima scena (il bimbo che nasce sotto i cavoli) presenta il segno e il tocco di fiaba, che poi il film mantiene sempre, fino al celebre finale volante. Golisano perfetto, nessuna faccia fuori posto. Almeno tre ex-pugili nel cast (i due Spalla, Bertazzolo).
MEMORABILE: Oltre al noto finale, il dolce doppio cambio bianco/nero.
Se De Sica si tinge di Buñuel, ovvero il neorealismo che incontra il surrealismo, tant'è che Nazarin, nel suo essere ostinatamente buono, somiglierà molto a Totò. Un film che si rivelerà economicamente rovinoso per il regista, ma che straripa di poesia e di tanti momenti indimenticabili: il moltiplicarsi dei cappelli tuba che magari ha ispirato Nolan, o il volo finale che somiglierà non poco a quello di E.T.). Attuale più che mai la baraccopoli ai margini della città, anche se nel frattempo i poveri son diventati appena un po' più scuri. Tristemente magico.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
CuriositàCangaceiro • 6/06/09 13:34 Call center Davinotti - 739 interventi
Zender ebbe a dire: Mentre ancora stava girando il film, Vittorio De Sica venne avvisato che gli era appena nato un figlio: era Christian De Sica!
Lo ha ricordato lo stesso Christian a Porta a Porta. Christian ha specificato in una recente intervista a SKY di essere nato lo stesso giorno in cui papà Vittorio girò la celeberrima scena delle persone che volavano con gli ombrelli.
La scena madre della ascesa dei poveri verso un mondo migliore viene citata da spielberg in E.T,con i bambini che volano sulle bici.Zender i barboni volano sulle scope .
CuriositàZender • 30/08/09 18:44 Capo scrivano - 48970 interventi
Enricottta ebbe a dire: Zender i barboni volano sulle scope. Ho detto il contrario? Non ricordo dove... Forse ti riferisci a Cangaceiro.
CuriositàCangaceiro • 31/08/09 10:00 Call center Davinotti - 739 interventi
Il primo progetto per questo film fu abbozzato nel 1942, con sceneggiatura di Zavattini e con Totò come protagonista. Probabilmente c'era l'intenzione di impiegare la prima vena di totò, più pura e surreale.
Ieri alla trsmissione Hollywood party su Radio3, un critico (dalla voce mi pareva Alberto Crespi) raccontava che in un'intervista Ivan Passer (regista cecoslovacco, poi emigrato negli USA) gli disse che in Cecoslovacchia il film fu censurato. Motivo: nella scena in cui i barboni volano via sulle scope i burocrati si accorsero che andavano verso occidente cioè verso l'America.
Classico di De Sica disponibile in dvd e BR con queste specifiche tecniche (fonte dvd-store)
Formato video 1,33:1 1080p
Formato audio 2.0 Stereo Dolby Digital: Italiano
extra Scheda biografica
Filmografie
Trailer
La prima a Milano
Interviste
CuriositàApoffaldin • 30/10/24 12:40 Pulizia ai piani - 281 interventi
SI CERCA DI NON DISTURBARE
La scena in piazza della Scala (vedi segnalazione di Nemesi in Location) fu girata nella tarda serata del 4 marzo 1950. Più in generale il cronista del Corriered'informazione disse che era stata manifestata dalla produzione l'intenzione di girare il film in orari notturni e comunque tali da "non intralciare iltraffico e la vita cittadina" e che il programma di lavorazione sarebbe giunto, stando alle previsioni, almeno fino a metà maggio.
FONTE: Si gira un film nel cuore della città, in Corriere d'informazione, 6-7 marzo 1950, pag.2.
Aggiungo a parte che vedendo il film si notano effettivamente molte scene cittadine con strade semivuote che personalmente mi fanno pensare all'alba più che alla notte.
Nel cinquantesimo della scomparsa di Vittorio De Sica, viene pubblicato il volume Miracolo a Milano. Parole, immagini e immaginari, a cura di Valentina Fortichiari e Sergio Seghetti.