Un uomo, esasperato dalla moglie, la uccide, la cucina nel microonde e la mangia; ma ci prende gusto... Commedia horror grottesca che non si prende mai sul serio, girata al massimo risparmio (a tratti sembra amatoriale) e che ha tutta l'aria di una sit-com finita male; simpatico Vernon ma anche il resto del cast, che offre tra l'altro un gineceo di tutto rispetto, ben disposto a mostrarsi nudo svariate volte. SPFX volutamente "gommosi" e farlocchi, grand-guignoleschi ma inoffensivi e mai troppo splatter; resta uno scherzo, ma strappa il sorriso.
Esagerare; e si vede. Volendo osare si direbbe una tripla parodia di generi; ovvero dell'horror sanguinario-pulp, della commedia nera e del porno. Quello che funziona non è molto ma è bastante per il ghigno sincero. Si direbbe che le intenzioni non comprendessero il saldo delle idee, tantomeno il voler programmaticamente lasciare il segno. Qualche barlume di spirito appare, tra il gusto per la fattura amatoriale (ingegnosa), la presa in giro pura e semplice (all'insegna del fuori controllo) e l'oggetto realizzato per divertirsi (con la consapevolezza che lascerà il tempo che trova).
L'horror è un labirinto degli specchi e ai riflessi non la si scampa: lo splatter buzzurro e sciropposo di Lewis, l'umorismo villanzone e svalvolato di un Waters asociologico e senza classiste cariche dei 101 o di una Troma ancora al di qua del narcisismo istrionico, i budget bancarottari di un Wood. Ai riferimenti del titolo invece la si scampa: bando all'animistica rivolta degli oggetti, il micro-onde è status symbol/casus belli di una sit-com sognata da Lustig sovraintesa dalla tralignata vis cabarettara di Vernon: è anzitutto grazie alle sue boutades se, nei limiti, si folleggia.
Un Ed Gein tecnologicamente progredito, meno ossessivo ma sempre molto affamato. Wayne Berwick, però, più che preoccuparsi di raccontare la genesi di un serial killer si inerpica in una parata di sketch di diabolica insensatezza. C’è una certa animosità nell’ispirazione, oltre che una notevole audacia tutta scenica; dal “cadaverico” frigorifero “all’antropofago” microonde. Innocuo ma divertente.
Horror comedy demenziale che occupa un'ideale posizione transitoria fra il cinema di H. G. Lewis e lo splatter-trash ottantiano orbitante attorno alla Troma. I titoli di testa, con una pettoruta ragazza che ancheggia al ritmo della colonna sonora mentre la mdp ne studia senza vergogna le forme, bastano a definire il mood; la regia grossolana e la fattura degli SFX (pezzi di manichini a iosa) parlano chiaro sugli effettivi meriti artistici dell'opera, sebbene certe weirdate (la ragazza nel sandwich gigante, la testa della moglie rediviva) riescano a stupire. Simpatico Jackie Vernon.
MEMORABILE: I seni che sbucano dal recinto; La ragazza "spalmata" con un coltello enorme; I titoli di coda come un menù in stile A cena con la signora omicidi.
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