Apprezzabile e coraggioso questo film, un po' surreale, di Corsicato. Una pellicola colorata e solo apparentemente piatta, messa in scena con armonia e dimestichezza. La sceneggiatura diverte e gli attori recitano volutamente sopra le righe. Una realtà scenica dichiaratamente finta. Da vedere.
Graziosa commedia di Corsicato. La Murino bellezza anomala, dura e spigolosa, litiga col marito in maniera rocambolesca. Quindi si ricorda (!?) di aver subito una violenza sessuale e quasi uccide i violentatori con una pala in stile Kill Bill. Per nulla turbata dalla vicenda, cerca solo di chiarirsi col marito. Simpatico Gassman e sempre brava la Ferrari. Con Martina Stella in versione shampista. La cosa migliore del film è la narrazione scorrevole, macchiettistica, l'ottimo ritmo. Non ha grandi pretese e forse anche per questo si fa apprezzare.
Storia assolutamente inverosimile. Personaggi stereotipati. Attori mediocri. Regia mediocre. Una sfilza di banalità nei dialoghi. Non si capisce neppure se, nelle intenzioni, volesse essere una commedia divertente o un film drammatico. Non si capisce soprattutto come possa esser stato selezionato per un festival (di Venezia).
Corsicato insiste col citazionismo pop ma si diverte soltanto lui: non graffia e non commuove come sa fare Almodovar, è superficiale e, spesso, noioso. La contaminazione tra realtà e immaginario pop alla fine non dice niente né sulla realtà né sull'immaginario. L'unica lieta sorpresa del film è una Martina Stella anomala, che si presta ad una convincente autoparodia. Evitabile.
Inguardabile commediaccia, diretta da un regista tanto convinto di sè (virtuosismi e citazioni a iosa, sempre inutili e fuori luogo) quanto incapace, rozzo e volgare, che insiste ossessivamente sulle curve della protagonista (peraltro senza mai mostrare nulla), dimenticando di dare un minimo senso al film, colmo di battute di infinita tristezza e di inestimabili perle trash (il finale è tra le cose più farneticanti viste ultimamente). Cast molto mediocre, nonostante qualche nome generalmente interessante. Tremendo.
Sicuramente migliore del precedente, con almeno due momenti brillanti di pura comicità: l'incontro con la falsa suora è geniale così come la forza distruttrice derivata dalla libido di Iaia Forte. Non funziona al 100 per 100, come i film di Almodovar, ma comunque vale la pena di vederlo. Bravo Alessandro Gassmann in un ruolo atipico.
L’infuocato cromatismo, una Napoli dal maquillage madrileno, qualche battuta acidula e il plot che allinea donne single e incinte, omosessualità, becero femminismo e menomazione del maschio, evocano un immaginario almodovariano che Corsicato infila in una sceneggiatura resa àpode dall’enorme prevedibilità (e banalità) e atterrata del tutto da un finale orrendo e patetico. I personaggi sono stereotipati - paradossalmente, la più concreta è la bamboleggiante Stella – e la regia di mestiere e citazionista nei rari momenti virtuosi.
MEMORABILE: Tra le tante citazioni, la bellissima Lucilla Agosti danza sensuale a piedi nudi indossando un luccicante bikini come la Bouchet in Milano calibro 9.
Non c'è proprio nulla da fare: Corsicato non fa per me. Non son riuscita a scovare quella leggerezza pop che probabilmente il film vorrebbe avere; i momenti volutamente divertenti m'hanno inquietato. E che fastidio quando, nel momento in cui Martina Stella appare condurre una danza sincronizzata con altre belle, il mio pensiero è corso a Inland Empire.
Il marito è sterile, ma lei rimane incinta pur senza essere andata con nessun altro. La curiosa storiella è calata in una cinematografia pop dai colori chiari e acidi, con una sensibilità che orecchia il cinema di genere italiano anni 60/70, in una locationa napoletana astratta e decontestualizzata. Il gusto camp di Corsicato, temperato dal linguaggio di Almodovar, si stilizza in quadri volutamente artificiosi e banali, mentre qua e là fa breccia una discreta vis comica (lo scontro con la suora). Lieve e gradevole parabola sulle apparenze.
L’aspetto del film è a metà strada tra il cinema e la fiction. In certe parti ricorda i Cesaroni o serie simili, in altre Corsicato nel suo piccolo si concede qualche finezza e mostra di saper ricavare le sensazioni e le reazioni degli attori dalle loro espressioni in bei primi piani. Il soggetto presenta un argomento non usuale e sono diverse le situazioni con piccole allusioni erotiche nelle quali spicca la seducente Caterina Murino, mentre Isabella Ferrari stavolta si limita a delle generose scollature. **!
Mi chiedo come è stato possibile inserire questo film in Concorso al Festival del Cinema di Venezia. L'opera è scarna, banale, citazionista, pretenziosa. Non c'è nulla da salvare, gli attori sono eccessivamente caricaturali e stereotipati. Le trovate di Corsicato sono inutili e fuori luogo. Irritante. Se potete evitate.
Corsicato gioca a fare l'Almodovar italiano senza averne palesemente i mezzi: lo spunto di questa storia è simpatico ma la sceneggiatura è chiaramente incapace di svilupparla con la complicità di una regia assolutamente inadatta e dilettantesca con dialoghi ridicoli e un cast che gira a vuoto. Rimane un discreto gusto per l'ambientazione ma è decisamente troppo poco.
Corsicato non va preso sul serio e penso che lui stesso sappia che ogni paragone con Almodovar è solo indicativo: uno fa film, l'altro incroci tra grande e piccolo schermo. Ma visto con la lente del grottesco (e un minimo di indulgenza) il film scorre via discretamente e propone alcune gag ben riuscite. Come personaggi un pout-porri di donne prorompenti/svampite/paradossali che non stonano e un maschione, Gassman, cui non si chiede nulla oltre a quello che può dare.
Una bella sceneggiatura che parte come commedia e diventa drammatico, acquisendo anche venature da giallo. Un cast ben assortito e compatto dona una colorita vita all'intera vicenda. La Murino (esteticamente meravigliosa) è protagonista assoluta e tiene bene il ruolo grazie anche ad una regia ottima. Impeccabile Gassman nella sua interpretazione. Il regista si diverte autocitandosi varie volte e regalandoci bizzarri e divertenti siparietti. Finale esagerato.
Mediocre (forse) ma con qualche perché: di sicuro le location partenopee finalmente lontane dai soliti luoghi comuni; un certo gusto pop; alcune trovate (poche) divertenti. Però le note dolenti sovrastano e globalmente affossano quanto c'è di buono: in particolare la sceneggiatura che si basa su una storiellina molto stiracchiata e su dialoghi non all'altezza di un film di livello. E poi Pappi fa troppo l'Almodovar ma è chiaro che non ne ha la stoffa e non può permetterselo. A tratti molto settantiano, soprattutto nelle musiche.
Una pellicola lievemente surreale con chiari riferimenti ad Almodovar in cui lo sviluppo narrativo appare abbastanza scontato e tendente a un semplice telefilm. Alcune trovate appaiono simpatiche ma l'epilogo sembra quasi scontato. Sensuale la Murino e professionale la Ferrari, mentre Gassman è inutile e la Stella praticamente inutile. Un esperimento poco riuscito ma encomiabile per il coraggio.
Sono stato sempre benevolo con i registi della nuova scuola neorealista partenopea ma Corsicato, al di là delle belle e poco convenzionali ambientazioni, proprio non riesce a tirarsi fuori dalle secche di una commediola artefatta e che man mano diventa stucchevole. L'unica nota lieta è la Murino, che incanta con le sue forme in tutto il film e in particolare nella scena della doccia. Tutto il resto è noia.
Come la Marchesa von O. Veronica resta incinta senza sapere chi possa essere l'impollinatore, dato che è sempre rimasta fedele al marito sterile... La messa in scena brillante e i volteggi attorno alla splendida Murino non riescono a mascherare la pochezza della sceneggiatura, noiosa e prevedibile con appena un paio di occasioni di sorriso, ad anche la rappresentazione di Napoli è certo anticonvenzionale ma sa di fasullo. Se scattano in automatico i poco lusinghieri paragoni con Almodovar, la responsabilità è di Corsicato che continua ad ispirarsi allo spagnolo con sempre minor fantasia.
Donna aggredita resterà incinta. Trama che passa dallo stupro all’inseminazione, dai tradimenti all’aborto. La maniera è sfrontata, ma alla fine resta solo un nudo di spalle della Murino e qualche décolleté. Corsicato scopiazza Almodóvar, Ėjzenštejn, American beauty, ma si fa apprezzare per la scelta delle location e il sapore retrò del film. Momenti trash con la commessa suora, con l’aggressione a colpi di vanga e nel finale. La Ferrari riesce a lasciare un’impronta.
MEMORABILE: Il ballo del ragazzo sul tavolo; La Forte che sfascia il negozio; Il reggiseno snap.
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Mi piace la definizione di Homesick di "Napoli dal maquillage madrileno" e mi ritrovo al 100% nella descrizione fatta da Lucius dei due momenti top del film.
DiscussioneRaremirko • 10/04/21 20:51 Call center Davinotti - 3863 interventi
Generalmente sottovalutato e trattato con superficialità, a me il film è piaciuto molto; ricco cast, messa in scena colorata e briosa, Murino strepitosa, puntuale score musicale.
Più di un momento weird in una storia comunque drammatica; c'è da dire che il meridione italiano (Sorrentino, Garrone, Corsicato, ecc.) è dotato, artisticamente, di un talento e di una sensibilità fuori dal comune.
Almodovar è il punto di riferimento, la messa in scena ed il risultato sono comunque notevoli.