Ambiziosa rilettura del dramma scespiriano con l'apprezzabile obiettivo di abbinare lo spettacolo (cast di divi, violenza e battaglie) al cinema d'autore, con arditi stacchi di montaggio e un ampio respiro paesaggistico molto in zona Tarkovsky-Sokurov. L'estetica è sì fascinosa ma raramente in grado colpire visceralmente, col risultato di appesantire il ritmo del film, efficace nelle sue singole parti ed effettivamente curatissimo (oltre che ottimamente interpretato), ma dall'andatura tanto maestosa quanto faticosa.
Non è tanto un'opera adattata per il grande schermo quanto il contrario: gli splendidi scenari naturali diventano un palcoscenico avulso dal tempo per mezzo di filtri e di un montaggio azzardato e il testo è recitato fedelmente. Si avverte chiaramente l'influenza di un certo cinema russo per quanto riguarda lo stile e la gesione dei tempi. All'inizio il ritmo risulta un po' alienante, ma poi l'atmosfera cupa del film riesce ad ammaliare. L'azzeccata coppia di protagonisti riesce a risultare umana e tragica anche in un contesto così innaturale.
MEMORABILE: La follia durante il banchetto; L'ultima scena di Lady Macbeth; La foresta in fiamme.
Un'ottima resa del dramma, fedele nella sua realizzazione ma con ampi tagli per ridurre il tutto a un paio di ore di ampollosi monologhi ricolmi delle splendide metafore shakespeariane. Il risultato è che lo spettatore, a meno di non avere una ferrea conoscenza del dramma, non ha il tempo materiale per interiorizzare la poesia dei dialoghi e la loro sconcertante forza e pertanto lo scorrimento del film diviene, de facto, difficoltoso. Meravigliose la fotografia e la forza delle immagini, impagabili.
Spazio e tempo spiazzanti: il paesaggio scozzese, uno dei protagonisti, è aspro, nebbioso, con un mare livido. Il tempo è un medioevo barbarico, con guerrieri che si decorano il viso prima dei selvaggi combattimenti. Sembra d'udire l'odore del sangue, in questo mondo alle radici del mondo, fra cristianesimo e paganesimo ancestrale. Potenti montaggio e scene d'insieme, grandi gl'interpreti (ben doppiati), sceneggiatura fedele al capolavoro del Bardo. Geniali l'idea di lady Macbeth dal volto quasi angelico, che pare avere spazio per la pietà.
La filologia indica il personaggio della Lady come quello a più alta densità erotica di tutta la produzione scespiriana. Ella si rivolge agli spiriti del male sussurrando "unsex myself", toglietemi il sesso e prendetemi con voi. Ho sempre giudicato le regie di Macbeth (teatro, cinema, lirica) secondo l'inquadramento dato alla Lady. In questo film il personaggio è pertinente, dunque ecco risaltare il sanguinario e plagiato sir di Caudor restituendo al destino la sua morte già scritta per mano della spada di Macduff. Splendide le location.
Come sempre, nei drammi scespiriani, sono le parole ad avere il sopravvento; anche qui nel cinema, non in teatro, nonostante immagini coinvolgenti che cercano di dire la loro e di creare un clima mortifero, rosseggiante (con un sole, quando presente, sempre all'orizzonte), sono le parole a indurre mosse ed espressioni. Parole, profezie che ricadono sui personaggi fino a non far capire chi sia a decidere del proprio destino. Attori ispirati, coinvolti, danno prestazioni che rendono meritevole la visione, nonostante una pesantezza incombente.
Il film non è molto riuscito. E' lento, statico e poco coinvolgente. Mancano le più spiccatamente macabre caratterizzazioni del Macbeth, come i fantasmi e la follia. Anche le streghe sono abbastanza scadenti e poco inquietanti (sembrano più tre comari). Notevoli le location e la fotografia in alcuni momenti, ma i costumi e l'aspetto generale dei protagonisti non è granché. La recitazione non rende bene le situazioni.
Nel rappresentare i drammi teatrali quasi mai il cinema dimostra la stessa forza. Questa versione del Macbeth "scespiriano", ha il pregio di una notevole eleganza visiva, realizzata attraverso un'ambientazione impeccabile e formalmente molto accurata. Michael Fassbender inoltre rende perfettamente la paranoia prima, e la follia dopo del protagonista. L'eccessiva aderenza al testo originale fa tuttavia paradossalmente perdere forza all'opera, proponendo un "teatro filmato" elegante ma non incisivo. Non male nel complesso, ma le aspettative erano maggiori.
Lady Macbeth col nasino alla francese è davvero spiazzante, molto di più del faccione eternamente imbronciato di Fassbender. Pretese altissime per questa trasposizione di un classico di Shakespeare in cui, brevemente, il sapore del potere (quello dello scranno più alto) non può che imbrattarsi di sangue ed essere lavato dalla grazia divina. Paesaggi e costumi suggestivi e fin troppo poetici. Tutto suona fesso e presuntuoso.
Una delle più famose tragedie della storia, già tradotta con efficacia da Polanksi, subisce un trattamento discutibile, a cominciare dal casting. I due protagonisti non mi sono parsi adatti, specialmente la (pur brava) Cotillard. Interessante l'ambientazione nel semi primitivo alto evo scozzese, esornativa la fotografia che esagera coi quasi-monocromi (il maligno influsso di Refn?). Nel clima perennemente sospeso (anche a causa della musica pseudoevocativa) si perde la tensione. L'impressione è di un'operazione commerciale, glamour e finto-colta.
Rappresentazione in cui la forma predomina. Già dall'inizio l'oracolo delle streghe ha poca forza e gli scontri sul campo son girati al ralenti a sottolineare i colpi cruenti. Buone le ambientazioni, anche se la fotografia ricca di filtri snatura il contesto scozzese. Fassbender ha fisicità e sa esprimere gli stati d'animo di sopraggiunta follia; la Cotillard invece è fin troppo pulitina e poco espressiva. Conclusione in stile blockbuster fintamente epica.
Ottimo adattamento della tragedia shakespeariana, piuttosto fedele al testo (in più punti la citazione è letterale), caratterizzato da una splendida scenografia. Eccellente Marion Cotillard nei panni di Lady Macbeth (impegno non facile, affrontato bene dall'attrice francese). Alcune scene sono caratterizzate da un'estrema crudezza, ma se si vuole essere aderenti allo spirito della tragedia, questo è inevitabile. Particolare la scelta di presentare quattro streghe in luogo di tre.
Trasposizione filologicamente fedele alla tragedia nel testo e nell'ambientazione storica, penalizzata dall'inevitabile confronto con i precedenti cinematografici: non ha la potenza barbara del film di Welles né la grandezza epica di quello di Kurosawa e neppure la personalità del Macbeth di Polanski. Anche Fassbender e Cotillard, pur bravi, appaiono come irrigiditi nei loro ruoli. A differenza di quanto avvenuto in altre occasioni, la fedeltà ha finito per ingabbiare un film curato e visivamente fascinoso ma privo di una precisa impronta autoriale. Bello ma troppo convenzionale.
Nessun dubbio che il film colpisca lo spettatore da un punto di vista stilistico-visivo, sebbene le scelte cromatiche siano abbastanza spinte e poco varie anche se ben si attagliano a ciò che viene raccontato. Interessante anche l'ambientazione in una Scozia rude e selvaggia in cui la violenza domina incontrastata. Lascia però perplessi che il film non riesca a coinvolgere più di tanto e si riveli alquanto freddo: peccato esiziale poiché si parla di Shakespeare e di una delle sue tragedie più belle e intense. Anche le prove di Fassbender e della Cotillard non convincono appieno.
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Roberto Pedicini: Sean Harris (Macduff)
fonte: antoniogenna.net "Il Mondo dei Doppiatori"
DiscussioneRaremirko • 3/10/17 02:20 Call center Davinotti - 3863 interventi
Fedele trasposizione ed ennesima versione filmica; vale per l'eleganza formale e per gli attori, con un Fassbender sempre perfetto.
Dialoghi complicati, scene maestose e più di un pregio.
Si poteva magari facilitare comprensione/sequenze per il pubblico medio mainstream, visto che così è un buon film semi-arty e ricercato.