Il trono di sangue - Film (1957)

Il trono di sangue
Locandina Il trono di sangue - Film (1957)
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Titolo originale: Kumonosu-Jo
Anno: 1957
Genere: drammatico (bianco e nero)

Cast completo di Il trono di sangue

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Tutti i commenti e le recensioni di Il trono di sangue

TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/09/08 DAL BENEMERITO MASCHERATO
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Mascherato 12/09/08 00:24 - 583 commenti

I gusti di Mascherato

Washizu è Macbeth, Asaji la sua signora, lo spirito del bosco condensa le tre streghe. Il trono di sangue è il Macbeth di Shakespeare. Meglio: ne è l'immaginifica ed estremamente cinematografica (la più cinematografica, nonostante sia declinata nei modi del teatro Nô) trasposizione. Anche questo, come i precedenti Rashomon ed I sette samurai ed il successivo La sfida del samurai, è un "eastern" (edinfatti i remake dei succitati titoli sono tutti dei western: L'oltraggio di Martin Ritt, I magnifici sette di John Sturges e Per un pugno di dollari di Sergio Leone) con numerosi momenti indimenticabili.
MEMORABILE: L'incontro con lo spirito del bosco, la notte dell'intrigo, lo splendido epilogo tra alberi ambulanti, la follia di Asaji e la morte di Washizu.

Daniela 14/12/08 14:09 - 13271 commenti

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Una delle migliori trasposizioni cinematografiche dell'opera del Bardo, in cui la stilizzazione da teatro No - esaltata dai costumi - si accompagna ad un delirio di sangue e follia di straordinaria potenza. Mifune magnifico nel tratteggiare le incertezze di Macbeth, lacerato fra la lealtà verso il suo signore e l'ambizione sfrenata della moglie, ma il personaggio che resta maggiormente impresso è proprio quest'ultimo, con la sua maschera di lunare perfidia. Indimenticabile la parte finale in cui si concretizza la profezia della foresta in marcia.
MEMORABILE: Macbeth trafitto da decine di frecce

Pigro 20/03/09 09:42 - 10101 commenti

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Kurosawa trasporta la storia di Macbeth nell'antico Giappone, distillandone la trama per farne emergere la più pura descrizione della cieca avidità. La vicenda è avvolta in una nebbia insidiosa e carica di inquietanti presagi, che annulla il bosco, il castello e le lande desolate in cui i guerrieri trascinano i loro complotti. Visivamente il film è splendido, ma ancor di più lo è il contrasto tra la forsennata maschera di Toshiro Mifune e l'impassibile perfido volto di Isuzu Yamada. Impressionante e folgorante.

Macguffin 15/12/10 23:21 - 124 commenti

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Versione cinematografica del Macbeth ambientata nel Giappone medievale: la tragedia di Shakespeare viene infusa di cultura ed estetica giapponese. Kurosawa "asciuga" la vicenda togliendo alcuni personaggi minori e alcuni dialoghi; la messa in scena e la recitazione sono influenzate dal teatro No; la Natura (ambiente esterno, animali, agenti atmosferici) entra in splendida dialettica con l'Uomo. Il risultato finale è di rara forza visiva e morale. Indimenticabile la bianca e gelida Lady Macbeth.

Pau 16/04/10 19:26 - 125 commenti

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Torbida vicenda di tradimento, ambizione e sangue, ben adattata da Kurosawa alla cultura giapponese (si veda l'apparizione dello spirito nel bosco). Film magistrale nel veicolare un'idea morale: l'ineluttabilità del "sangue chiama sangue", il contrasto tra la quiete dell'appagamento e la furia dell'avidità, il fallimento cruento di un'ideologia votata alla conquista violenta e rapace. Per una volta Mifune è quasi messo in ombra dalla incisività della co-protagonista femminile, una "Lady MacBeth" pallida, letale, divorata dai suoi demoni.
MEMORABILE: La sequenza in cui Washizu/Mifune vede la "foresta" avanzare, come se la natura stessa muovesse guerra a colui che contro natura aveva agito.

Belfagor 19/02/11 12:44 - 2707 commenti

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Kurosawa ambienta il Macbeth nel Giappone del XVI secolo, unendo il senso classico della tragedia allo stile del teatro Nô per realizzare una delle migliori trasposizioni cinematografiche delle opere di Shakespeare. Mifune rende perfettamente il conflitto interiore del signore della guerra Washizu, spinto all'omicidio dalla perfida Asaji, un indimenticabile mostro di ambizione dal volto impassibile e spettrale. Uno sguardo sul dolore, sul tradimento, sull'ineluttabilità del Fato e sul rapporto fra l'Uomo e la Natura. Visivamente raffinatissimo.
MEMORABILE: Lo spirito della foresta (che sostituisce le tre streghe); la foresta che avanza.

Ryo 16/02/15 17:42 - 2169 commenti

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Il MacBeth shaksperiano adattato a un racconto medievale giapponese in cui i nobili samurai fanno da protagonisti. Esperimento ben riuscito, anche per la scelta di una regia che cita molto del teatro giapponese; nonostante la lentezza di alcune scene, il film nel complesso scorre bene. Perfetta la ricreazione delle scenografie e dei costumi.
MEMORABILE: Lo spirito nel bosco; La moglie impazzita; La pioggia di frecce finale.

Giùan 5/02/16 22:01 - 4928 commenti

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Potentissima rilettura di una delle pièces del Bardo più cinematograficamente celebrate. Il prèsago coro iniziale già annuncia come il Male dovrà soccombere, eppure la regia dell'Imperatore rende avvincente ogni conchiusa sequenza, conducendoci all'interno di questa ineluttabile tragedia-ragnatela, nella quale l'arrogante Washizu (un Mifune di inetta follia) sarà costretto a dimenarsi ignobilmente. L'alternarsi di sfrontata visionarietà shakespeariana e ieraticità da teatro No gradualmente compatta il film, rendendolo una granitica opera squarciante
MEMORABILE: Le sibilline parole della moglie Asaji (Isuzu Yamada) a Washizu/Mifune; Le apparizioni dello Spirito nella foresta.

Graf 4/09/16 00:24 - 708 commenti

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La brama per il potere porta all'omicidio e alla pazzia. L’archetipo di Macbeth viene spostato nel Giappone dei Samurai da Kurosawa, il più "occidentale" dei registi giapponesi. La "crudeltà" elisabettiana del teatro di Shakespeare viene carcerata nello stile ieratico e austero del nobile Teatro No per risultare ancora più agghiacciante: la malvagità della sete del potere acquisisce una dimensione cerimoniale indicibile che offre i propri sacrifici umani agli spiriti maligni che tengono imprigionata la mente del sovrano. Visionario, rigoroso, implacabile.
MEMORABILE: Asaji, la moglie del Sovrano, è - nella sua fredda e imperturbabile perfidia - il personaggio meglio riuscito e maggiormente inquietante.

Rufus68 14/05/17 20:05 - 3954 commenti

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Lodevole trasposizione di uno dei maggiori capolavori letterari di sempre. Kurosawa non riesce a conservare la forza barbarica e tellurica del testo scespiriano (l'insondabilità del mondo a rovescio delle Weird Sisters) e lo derubrica a storia di sangue e tradimenti. Due le sequenze magistrali: la camera macchiata di sangue del suicida e il finale con Mifune (troppo enfatica la sua prova) braccato da nugoli di frecce. Bravissima la Yamada, una impenetrabile maschera di gesso che si disfa pian piano nel rimorso.

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Tarabas 19/02/18 10:54 - 1888 commenti

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Devo ammettere un gap culturale verso l'oriente, che mi rende faticoso accettare alcune convenzioni estetiche o narrative. Detto questo, la versione giapponese del Macbeth è del tutto classica nell'impianto e questo aiuta, mentre la maschera perennemente accigliata e isterica di Mifune mi è sembrata eccessiva. Non c'è confronto, per efficacia, con la terrificante fissità della Lady nipponica, probabilmente una citazione dal teatro tradizionale. Che dire, è (ovviamente) un grande film, ma non mi ha colpito come altri titoli del regista.

Caesars 2/10/20 11:14 - 3985 commenti

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Buona trasposizione su grande schermo del Macbeth scespiriano; richiede però una buona predisposizione alla visione in quanto i ritmi sono lentissimi e i dialoghi quasi assenti. La pellicola ricorda molto il teatro No giapponese, e questo può risultare ostico per lo spettatore occidentale; ma la realizzazione è di gran classe e il Macbeth/Washizu di Mifune è personaggio difficile da dimenticare. Chi resta maggiormente impressa nella mente è però la figura della moglie, spettrale e determinata a raggiungere i suoi scopi. Cinema d'altri tempi che non deve essere dimenticato.
MEMORABILE: La foresta che si muove; I nugoli di frecce contro Washizu (scarsa la mira, però...).

Von Leppe 2/05/24 18:59 - 1309 commenti

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Ottima trasposizione del dramma di Shakespeare da parte di Kurosawa che, oltre ad ambientarlo nel suo Paese, ha la felice idea di non ripeterne fedelmente i dialoghi teatrali, come fanno spesso gli adattamenti dei cineasti occidentali, rendendo tutto più cinematografico. Toshiro Mifune, protagonista, elargisce espressioni demoniache; mentre Isuzu Yamada, nel ruolo dell' l'istigatrice moglie, non poteva non sfoggiare la pratica usata nel Giappone antico detta “Ohaguro”, ossia i denti dipinti di nero. Bella la ricostruzione del castello, dei paesaggi e delle armature.

Paulaster 26/11/24 18:00 - 4876 commenti

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A due comandanti viene predetto che diventeranno Signori di due castelli. Adattamento del “Macbeth” scespiriano, colloca la vicenda nel Giappone medioevale. Kurosawa dà spazio alla tradizione e si aiuta con piccoli accenni onirici per creare il clima d’incertezza. Mifune dà prova di grande presenza con sguardi che spaziano dal truce all’impetuoso; la moglie gli toglie un po’ di spazio nella sua lucida spietatezza. Ultima parte di idee suggestive e conclusione di impatto visivo dai tempi perfetti.
MEMORABILE: L’oracolo che sparisce; La foresta invasa dal fumo; La freccia conficcata nel collo.

Sebazara 24/02/25 06:04 - 292 commenti

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Tra i film di Kurosawa non è forse tra i più iconici, ma questa pellicola rimane un'opera di rara bellezza, girata con grande eleganza e rara maestria tecnica. Il regista ambienta il Macbeth shakespeariano nel Giappone del sedicesimo secolo in un film sulla sensibilità umana e sui conflitti interiori tra uomini. Straordinario Mifune nel tratteggiare un protagonista che dona al film un'atmosfera oscura, sempre in bilico tra il tragico e l'orrorifico. Un'opera davvero coraggiosa che conferma, ancora una volta, il talento unico di Kurosawa.
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