Peripezie di una bella diciottenne (Donatella Turri) alla ricerca di un lavoro in una società che per quelle come lei sembra già indicare una “strada” ben precisa. Incontri che ciclicamente ritornano (il faccendiere Umberto D'Orsi, l'amico idealista Luigi Tenco, il fratello effeminato Gianni Dei) e altri destinati a concludersi quasi sempre male, con proditorie avance e promesse di ampie retribuzioni in cambio di non precisate mansioni quasi mai legate alla dattilografia, sua principale abilità. Pur non risultando particolarmente divertente, il film conserva per tutta la sua durata una certa leggerezza (dirige Salce, una garanzia in tal senso): focalizza bene...Leggi tutto molti aspetti della società d'inizio Sessanta, tratteggia con ironia i personaggi principali (soprattutto D'Orsi, il cui ambito lavorativo non è volutamente mai chiarito), inserisce la sua protagonista in una famiglia variamente composta e ricca di contraddizioni. Per contro non trova una sceneggiatura che sappia essere sempre efficace, si ripete più volte senza che se ne senta il bisogno e lascia forse troppo spazio agli slanci contestatari di Tenco, che nel finale medita il suicidio anticipando di un lustro la tragica realtà. Parte di una certa rilevanza per Jimmy il fenomeno come fotografo (!) in uno studio, solo un veloce cameo per Tognazzi in panne con la sua Maserati. Splendida e dolce la Turri.
Desiderosa di indipendenza la giovane Rossella si mette in cerca di lavoro. Non sarà una bella esperienza.... Commedia amara di Salce (scritta con Vincenzoni e Parise) nel solco "il lato oscuro del boom". D'Orsi scatenato, Turri bellina ma scialba, Tenco sinistramente parla di suicidio, Gianni Dei fa l'omosessuale, cammeino di Tognazzi. Strano e non del tutto equilibrato, ma con i suoi momenti. Morricone propone un motivetto che anni dopo adeguatamente rimpolpato diventerà il tema del mucchio selvaggio ne Il mio nome è Nessuno!
MEMORABILE: La seduta fotografica con Jimmy il fenomeno; Tenco che strimpella "La ballata dell'eroe"
Gradevole affresco dell'Italia del boom economico vista dal suo lato peggiore. Sedicenti imprenditori improvvisati, pubblicitari di belle speranze dalle mani lunghe, giovani dattilografe che cercano un futuro migliore, giovani comunisti idealisti che odiano il mondo e l'America, non vogliono fare il servizio militare e alla fine si innamorano. Tutto visto attraverso lo sguardo ingenuo di una ragazza giovane e molto carina, che vuole soltanto trovare un buon lavoro e che alla fine riesce, forse, a trovare l'amore.
Peripezie tragico-comiche della bella Rossella Rubinacci (Donatella Turri) giovane e sincera ragazza che vuole rendersi indipendente dalla famiglia, trovare un lavoro onesto e garantirsi un futuro senza dovere dire grazie a nessuno. Tra satiri insospettabili, avvocati avari ed in crisi amorose e studi fotografici che rubano immagini "porno" (qualche nudo, come cambia il senso del pudore!) la giovane protagonista trova sostegno tra le bracce di uno "sfaticato" idealista di sinistra. Eccezionale commedia alta, diretta dal grande Salce e valorizzata dalla struttura del variegato (e curioso) cast.
Bozzetto sull’Italia in crescita degli anni Sessanta che, dopo un inizio quasi neorealista (il cortile del quartiere popolare), prosegue alternando momenti di ritmo vivace – sostenuti dalle musiche squillanti e giocose di Morricone - ad altri di fiacchezza, specialmente verso la seconda parte. La Turri, graziosa e disorientata fanciulla in cerca di lavoro, attraversa una lunga galleria di tipi strambi, falsi e approfittatori; frequenti i suoi incontri con D’Orsi, logorroico trafficone, e il comunista contestatore Tenco. Discreto.
Commedia diretta da Luciano Salce che pone l'attenzione sull'aspetto meno nobile del boom economico italiano degli anni '60. Purtroppo però, nel raccontare le disavventure a cui va incontro una ragazza che ha come scopo quello di essere indipendente dalla famiglia, il regista batte la strada della ripetitività, per cui dopo un po' il film si avvita su se stesso senza trovare spunti originali. Curiosa la comparsata di Ugo Tognazzi in scena per pochissimi istanti. Sinceramente mi aspettavo qualcosina di più.
Le tragiche peregrinazioni di una giovane ed innocente donna alla ricerca di un lavoro tra i marpioni ed i cummenda che albergano in Roma. Buona l'analisi del boom economico con il filosofico Tenco che dispensa sentenze e critica l'avvento del progresso. Ironia e sarcasmo con l'occhio attento di Salce.
Il boom economico visto dalla parte di un'ingenua ragazza che deve conciliare la morale piccolo borghese della famiglia con l'amoralità che trova fuori (questa sì vero motore propulsore del boom: fare soldi facili e a qualunque costo, compreso il vendersi in vari modi). La Turri adeguata a un ruolo femminile "alla Pietrangeli". Quanto mai in ruolo Tenco, polemico contestatore.
MEMORABILE: La famiglia di "telerimbambiti"; Lo sfibrante lavoro dei creativi pubblicitari: assumono una dattilografa perché scriva lo slogan partorito con fatica.
Le immagini sotto i titoli di testa sembrano mostrare un'Italia asseragliata in un cortile condominiale, quasi a difendere uno stile di vita ormai morente, mentre all'esterno si gettano le basi per costruire una società di cui oggi possiamo vedere gli sviluppi. La famiglia di Rossella è esemplare: genitori di una generazione lontanissima da quella dei loro figli, sorella maggiore sposa sottomessa di un marito "nostalgico", figlio non accettato per le sue tendenze sessuali e Rossella che si vuole emancipare. Tenco a rappresentare i perdenti.
Davvero riuscito! Dcisamente diverso e migliore di quello che mi aspettavo, girato magnificamente con ampio uso della macchina a mano e ritmo decisamente elevato; una serie di episodi sfortunatissimi sulla ricerca di un posto di lavoro di una bella e convincente Donatella Turri. Il film resta una commedia (seppur con momenti agrodolci) con episodi molto divertenti (il commendatore milanese, il professore con l'alito puzzolente) e un esuberante Umberto D'Orsi. Sicuramente uno dei migliori film del regista.
Ottimo film di Salce che fotografa in modo veritiero e ironico la parte più negativa del boom economico. Si narra infatti di una sfortunata ragazza che ha difficoltà a trovare lavoro e che incapperà in sedicenti imprenditori e mascalzoni menzogneri e imbroglioni. Insomma un quadro molto amaro, anche se fondamentalmente non mancano momenti di puro divertimento, specie quando entra in scena uno spassoso Umberto D'Orsi. Molto brava e bella la protagonista Donatella Turri e anche Tenco se la cava discretamente, nel ruolo del contestatore. Notevole.
Interessante serie di bozzetti, spesso ben fatti, sull'Italia del boom. Emblematico, sul "tutto va bene" (mentendo) il personaggino che Salce riserva a sé stesso. La Turri (futura signora Bonuglia) attraversa la vicenda con i suoi occhioni e se la cava benino, anche se non riesce a reggere tutto il film, mentre Tenco è piuttosto legnoso. Cast divertentissimo, con Vera Drudi a capo della copisteria, Bonanni imbianchino, Dei che scheccheggia ("a Carbonia!" dice il tambroniano, frase in futuro ripresa da Smaila), Zerbinati tedesco eccetera.
MEMORABILE: Ci si ricorda, purtroppo, di Tenco che dice "Mi ammazzo".
Tra i tanti "fantasmi" del cinema italiano dei '60, che ancora attende meno estemporanee rievocazioni. L'abituale asperrima causticità delle commedie di Salce è efficacemente emendata da una affettuosa ma mai svenevole dolcezza nei riguardi dei due giovani protagonisti: la Turri (generosa nella tempra anche più che nelle forme) e un Luigi Tenco la cui anomala sensibilità è trasparente pure nelle vesti di attore. Antieroi accerchiati da una varia umanità, la cui grottesca mostruosità è esaltata da una profetica precisione sociologica. Pirotecnico D'Orsi.
MEMORABILE: La ballata dell'eroe cantata da Tenco; La famiglia Rubinacci ipnotizzata dalla TV; Il fratellino omosessuale interpretato da Gianni Dei.
Salce, con le sue tipiche caratterizzazioni accurate, mostra le contraddizioni dell’Italia del ’62 viste attraverso l'odissea di un’ingenua neodiplomata in una Roma tentacolare (ben fotografata da Menczer), in cui disuguaglianze, maschilismo, arretratezza culturale e cialtroneria resistono alla modernizzazione. Il cast anomalo funziona: Luigi Tenco, contestatore disincantato, fa da contraltare al vulcanico e ruspante D’Orsi. Efficaci anche la protagonista Turri, Gianni Dei e Jimmy il Fenomeno.
MEMORABILE: Tutte le scene con Tenco (nella sua purtroppo unica esperienza cinematografica); Lo scrittore con la fiatella; Le apparizioni di Tognazzi e Salce.
Durante le prime scene, frenetiche e jazzate, a simboleggiare un'Italia in ascesa, allegra, sfrontata e cialtrona, Salce segue la bellissima protagonista al ritmo di una colonna sonora "dattilografica": un vero capolavoro di sintesi e verve. Poi il film si frange in una serie di corrosivi bozzetti (ottimo D'Orsi) in cui si svela il rovescio della cuccagna, dove tutto è in vendita: il corpo, la dignità e la giustizia. L'ultima mezz'ora va in calando, anche se qualche stoccata (la stupida famiglia dello yacht), pur facile, va a segno.
Giovane romana in cerca di lavoro passa da una delusione all’altra. Tra le molte commedie sull’Italia del boom quella di Salce è una delle più originali. Il ricorso a uno stile improvvisato con un uso rilevante della camera a mano ricorda gli esperimenti meno estremi e più popolari della nouvelle vague. La narrazione episodica lascia un po' indifferenti ma accumula un bel gruppo di simpatiche e azzeccate macchiette. Bella la Turri, mentre Tenco è mediamente inespressivo. Comunque resta un robusto attacco al fasullo mito del capitalismo.
MEMORABILE: Il cameo di Tognazzi; Il fratello gay; L’industriale sconclusionato e truffaldino; Il professore dall’alito pestilenziale; Il servizio fotografico.
Poderosa commedia di Salce che dipinge con rara maestria tre esemplari antieroi del boom economico, alternando momenti leggeri (ma mai troppo) con echi di un Neorealismo in controtendenza e anticipatore di una contestazione ancora lontana. Le maschere dei protagonisti funzionano alla grande, ma l'unico di cui si possa lodare la recitazione è un inarrestabile D'Orsi. Buona confezione curata anche nei dettagli. Uno dei figli più belli di una grande stagione del nostro cinema, di cui andrebbe riscoperta la grande attualità, nonostante gli anni passati. Grande cinema d'autore.
MEMORABILE: "Non contentarti mai nella vita, se no ti fregano. Chiedi sempre di più!" (Tenco); Luigi Tenco che parla del proprio suicidio.
Infonde una tenera inquietudine rivedere, a quasi sessant'anni di distanza, la galleria di tipi umani che infestano l'Italia di fine boom economico; parolai, piazzisti, sognatori utopici e pragmatici doppiogiochisti. Sembra lontanissima nel tempo, ma in verità poco o nulla è cambiato. Sebbene la scelta della bellissima coppia Turri-Tenco come protagonisti non sia delle migliori, eccezionali sono molti dei personaggi di contorno: in primis il loquacissimo avvoltoio Visonà (D'Orsi), ritratto del contadinotto veneto losco e rapace. Meravigliosi colonna sonora e finale grottesco.
MEMORABILE: Riunione di lavoro dei pubblicitari; La corsa all'oro di Visonà; Il finale, di un grottesco quasi ferreriano.
Giovane ragazza inizia a lavorare per ottenere l’indipendenza dai suoi genitori. Il periodo del boom economico viene visto dall’ottica di chi subisce dai ciarlatani e da chi si approfitta della propria posizione. La Turri è fresca e Tenco le si affianca col suo sguardo tormentato e disilluso. Ottima la regia di Salce, che sembra riprendere lo stile di Truffaut: inquadrature non banali in cui il montaggio ritmato rende scorrevole la visione rendendo quasi comiche le varie vicende. Incisivo quando inserisce il tema dell’omosessualità mentre i missini guardano insieme Carosello.
MEMORABILE: I pubblicitari che fanno il bagno; Le foto scattate col flash di nascosto; La dettatura della lettera disperata dell’avvocato; La morte atomica.
Ottimo quadro dell'Italia del boom economico, con le sue luci e le sue (tante) ombre. Il tutto attraverso gli occhi di una ragazza che vuole rendersi indipendente ma verrà presto disillusa. La trama è piuttosto semplice, composta fondamentalmente da piccoli episodi, talvolta ripetitivi, ma prende una piega più interessante nella seconda parte del film con l'apparizione di Luigi Tenco, che mostra di cavarsela più con la chitarra. Donatella Turri, oltre che splendida, è brava a reggere il film quasi da sola, pur attorniata da personaggi secondari interessanti. Un buon lavoro.
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Liù Bosisio interpreta la suora che entra in un ufficio a chiedere un'offerta. Ma in un'altra breve scena si vede Milena Vukotic passeggiare di sera tra due signore. Insomma, in questo film recitano entrambe le future mogli di Fantozzi (e non è l'unico caso)...
DiscussioneZender • 9/05/12 10:08 Capo scrivano - 48908 interventi
Roger ebbe a dire: Liù Bosisio interpreta la suora che entra in un ufficio a chiedere un'offerta. Ma in un'altra breve scena si vede Milena Vukotic passeggiare di sera tra due signore. Insomma, in questo film recitano entrambe le future mogli di Fantozzi... E non è l'unico caso :)
MusicheMatalo! • 11/06/12 20:44 Call center Davinotti - 613 interventi
La canzone "Quello che conta" presente in questo film e cantata da Tenco verrà riciclata ne Il mio nome è nessuno per il tema delle Valkirie che accompagna la carica del Mucchio Selvaggio.
In una scena la famiglia Rubinace è davanti alla TV per assistere a una trasmissione di Mike Bongiorno. Si tratta di CAMPANILE SERA, e precisamente della messa in onda del 31/7/62, in cui gareggiavano le città di Chivasso e Torre Annunziata
DiscussioneAlex75 • 6/06/16 17:35 Call center Davinotti - 710 interventi
Zender ebbe a dire: Roger ebbe a dire: Liù Bosisio interpreta la suora che entra in un ufficio a chiedere un'offerta. Ma in un'altra breve scena si vede Milena Vukotic passeggiare di sera tra due signore. Insomma, in questo film recitano entrambe le future mogli di Fantozzi... E non è l'unico caso :)
E a dirigerle c'è il futuro regista di "Fantozzi"...
MusicheAlex75 • 6/06/16 17:43 Call center Davinotti - 710 interventi
Oltre a "Quello che conta", compare anche "Tra tanta gente". I testi sono firmati da Luciano Salce (che per il secondo brano usa lo pseudonimo Pilantra).
https://www.youtube.com/watch?v=c8lB7QXKtew
HomevideoRocchiola • 4/02/20 09:21 Call center Davinotti - 1318 interventi
Da sempre di difficile reperimento e poco trasmesso anche in TV, questo film è attualmente disponibile in DVD grazie alla benemerita Raro Video. Ma gli entusiasmi si fermano qui, perché anche se non accade spesso con questa casa editrice, la qualità del prodotto è davvero scarsa. Il video pur con qualche spuntinatura è mediamente pulito, ma presenta una definzione degna di un VHS con immagini appannate in un bianco-nero opaco e poco contrastato. L’originale audio monofonico è un pò chiuso ma nel complesso funziona discretamente. Allegato al DVD c'è al solito un bel libretto sul film e sul suo regista le cui foto sono sfocate come le immagini del film. Probabilmente quelli della Raro non sono riusciti a reperire un master di qualità accettabile, ma allora perché sputtanare il buon nome di questa casa editrice pubblicando a tutti i costi un titolo anche quando la qualità è evidentemente di basso livello !!!
A proposito della canzone "La ballata dell'eroe" di Fabrizio De Andrè, che Tenco in questo film interpreta accompagnandosi con la chitarra, segnalo che fu lo stesso Tenco a pretendere di interpretarla nel film, arrivando anche ad un duro scontro con il regista Salce che alla fine dovette capitolare. De Andrè, allora semisconosciuto, fu molto felice della scelta del suo amico Tenco di interpretare un suo pezzo, come si evince da una sua dichiarazione: «Più che cercare di aiutarmi mi stimava. Gli serviva una canzone e, mentre avrebbe potuto prendersela tranquillamente (una volta depositato un pezzo chiunque lo può utilizzare) fu così delicato da telefonarmi. «Ti va se ti piglio "La ballata dell'eroe"?», disse. «Ma figurati, Luigi, mi fa piacere»...»