Povero Jerry Calà! Ogniqualvolta si pone dietro la macchina da presa fioccano gli insulti e le accuse di incompetenza. Dispiace davvero, perché in questo GLI INAFFIDABILI (titolo che viene chiarito nel finale amarissimo) l’ex Gatto di Vicolo Miracoli aveva messo insieme un cast da “Mille e una notte”, a cominciare dai suoi ex compagni di ventura riunitisi a lui per la prima volta senza esclusioni per finire con il mitico Giorgio Porcaro, quello che parlava terrunciello come Abatantuono. Purtroppo regia e sceneggiatura latitano e anche il soggetto è evidentemente rubato al Verdone di COMPAGNI DI SCUOLA. Qui Calà fa la parte che...Leggi tutto fu di Nancy Brilli, cioè dell'organizzatore della rimpatriata in una splendida villa super accessoriata, ma dà l’impressione che anche come attore, quando non diretto da un regista in grado di sferzarlo e stimolarlo, Calà fatichi a convincere. Ma diamo uno sguardo al sontuoso parco invitati e alle loro microstorie personali: detto del padrone di casa, che approfitta del viaggio a Lourdes della moglie e del suocero (Novello Novelli, simpatico come sempre) per chiamare a rapporto i vecchi amici, troviamo il trio composto da Franco Oppini/Armando De Razza (guastafeste nati) e Ninì Salerno (loro vittima prediletta, ginecologo incapace di trovar donne dopo la morte dell'adorata moglie): il duo di “rompipalle” funziona a meraviglia, è ben assortito e soprattutto Oppini sa ancora far ridere, mentre Salerno, pedante e noioso come gli capitava nei Gatti, interpreta il suo ruolo correttamente. Ecco poi il quarto Gatto, Umberto Smaila, nei panni di un nostalgico fascista alle prese con i problemi del figlio incapace di socializzare (ma poi si porterà a letto la giovane Alessia Merz): nonostante la banalità del personaggio, Smaila riesce a mettersi in luce grazie alla sua collaudata macchietta. Ancora: Gigi Sabani (è un presentatore TV con problemi di iperattività sessuale), misurato e sorprendentemente a suo agio, si confronta con l'argento vivo Leo Gullotta in alcuni tra i siparietti più simpatici del film (Gullotta è l'ex compagno inseparabile appiccicaticcio, che si vanta con la moglie Gegia di conoscere il famoso presentatore). E poi la doppia coppia tra cui spiccano un invecchiato Mauro Di Francesco, l'amico storico di Abatantuono Ugo Conti e la desaparecida Serena Grandi (poco spazio, per loro). Andrea Roncato (immancabile in operazioni del genere), è il solito vitellone che porta alla villa la figlia Alessia Merz ma cerca di trovare un po' d'intimità con una bella e giovanissima russa senza farlo capire alla figlia) riprende un po' il personaggio che in COMPAGNI DI SCUOLA era stato di Verdone. Ci sono anche Gian (senza Ric ma con la Kanakis, entrambi in un ruolo marginale), Fanny Cadeo e Nadia Bengala, Antonio Covatta (è Walter), addirittura il Maestro Mazza di “Domenica in” e, dulcis in fundo, come detto, il redivivo Giorgio Porcaro, prigioniero però del ruolo più stupido del film (un notaio che, fatto di hashish, si crede il Messia e spara cretinaggini, quasi mai divertenti, in serie). Qualche momento c'è (merito degli attori, soprattutto), tuttavia la storia non regge, lo studio psicologico dei personaggi è superficiale e mal condotto. Comunque, a conti fatti, GLI INAFFIDABILI è un film modesto ma sincero, con un messaggio finale che fa rabbrividire: la vera amicizia non esiste! Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Curiossima operazione che emana uno strambo fascino, dovuto al fatto di trovare tanti volti noti insieme, pure palesandosi ben presto come un'operazione obiettivamente mediocrina. La simpatìa di molti, alla fine dei conti, salva, almeno parzialmente, la pochezza della vicenda. Spicca su tutti il nostalgico Umberto Smaila che, "cognomen omen", ci fa spesso sorridere.
L'idea è rubata a piene mani da Compagni di scuola (anche se rispetto al film di Verdone il cast è più ricco, ma diretto decisamente peggio). Jerry Calà regista continua a non convincere e stavolta si riserva una parte piuttosto defilata anche come attore. Le gag più divertenti sono quelle dell'inedita coppia Gullotta/Sabani, con quest'ultimo sorprendente in positivo, alle prese con un personaggio dagli evidenti riferimenti auotobiografici. Peccato che si veda poco una imperdibile Kanakis in versione mangia-uomini. In generale, però, una mezza incompiuta.
Patetico tentativo di Jerry Calà di tornare in auge con gli amici della vecchia brigata più qualche infiltrato speciale frullato a casaccio nel mischione dei Gatti. Affidarsi ai leoni spelacchiati non riporta ai trionfi del passato, soprattutto se Oppini, Salerno e Smaila non hanno mai fatto ridere nemmeno quando erano al top. E questo ve lo dice un interista che morirebbe pur di vincere una Champions ma non crede alla possibilità di affidarsi a Mazzola, Suarez e Corso (per quanto, loro sì, siano stati davvero dei fuoriclasse).
MEMORABILE: Per dirla alla sicula rendendole tributo, la Kanakis è un gran esemplare di femmina, anche un ventennio dopo Miss Italia.
Impresentabile pellicola (come il suo regista, se è giusto chiamarlo così) in cui Calà e company scorazzano avanti e indietro senza alcun costrutto e senza alcuna idea. La sceneggiatura non esiste, si va avanti così, si naviga (o si naufraga) a vista. Comicità da ragazzi di prima media, spesso sguaiata e volgare così come lo sono i suoi protagonisti. Meglio un cinepanettone: e ho detto tutto.
Già mediocre attore, Gerry Calà si rivela regista ancor più limitato dirigendo una commedia che vorrebbe fare il verso (in senso positivo) a Compagni di scuola di Verdone o ancora di più osando ad Amici miei di Monicelli. Meglio stendere un velo pietoso sul risultato, una bieca rassegna dei luoghi comuni della (peggiore) commedia all'italiana con attori di livello molto scarso.
Sarò blasfemo ma a me questo film di Jerry Calà piace molto, soprattutto dopo aver visto i pessimi precedenti di Chicken Park e Ragazzi della notte, ed è tutto sommato un film ben riuscito. Il cast è simpatico (quasi quanto quello del modello Compagni di scuola) e le storie abbastanza divertenti. Piacevole ritrovare alcuni attori come Porcaro o Di Francesco a distanza di anni dalle loro ultime apparizioni. Finale amarissimo che fa di Calà tutt'altro che un regista banale (e lo dimostrerà ancora con Torno a vivere da solo).
Rispetto agli agghiaccianti Chicken Park e Ragazzi della notte, Calà regista qui aggiusta il tiro e chiama a raduno la vecchia squadra dei "Gatti", più molte altre facce note della commedia all'italiana anni '80. Il risultato è un film corale (passatemi il termine) dove le vicende dei protagonisti si intrecciano, ognuno con i suoi problemi e le sue manie. Soggetto e sceneggiatura non brillano per originalità, ma tutto sommato il messaggio del film è sincero, amaro e realistico nel rappresentare certa ipocrisia medio-borghese italiana.
MEMORABILE: Calà con occhiali, codino e basette (assomiglia a Ian Paice dei Deep Purple); Smaila nostalgico fascista.
Calà ormai è finito da anni e quando prova a fare se stesso appare assai stanco. Simpatica comunque questa commediola corale, anche se vederne il cast sembra un cimitero degli elefanti, con artisti ormai già sul viale del tramonto o semplicemente dimenticati. A tener su la pellicola sono Smaila e Roncato; ricorda per alcuni tratti Compagni di scuola (soprattutto Renato dei Blu Moon ovvero Calà che chiede i soldi ai suoi vecchi compagni di scuola invitati nella villa mi ricorda un De Sica, caduto in disgrazia nel film Verdoniano). Salvabile.
MEMORABILE: Smaila che felice batte la mano sulla spalla del figlio e piangendo di felicità dice: "Ha scopato!".
Un vero e proprio cimitero di elefanti: solo Calà (in pieno delirio da regia e dopo averci regalato capolavori quali I ragazzi della notte) poteva riunire tanti attoruncoli falliti e ormai scomparsi da tempo dal mondo dello spettacolo. Eloquente definire Sabani il più convincente, ma è così. Il richiamo a Compagni di scuola di Verdone è evidente, ma la messa in scena qua è approssimativa e ha l'aspetto più di un raduno di vecchi amici ingrigiti, calvi e con la pancetta che cantano canzonette anni '60... Tutto sommato ci piace per questo!
Dopo due tremendi flop, Calà prova a tornare a galla chiamando a raccolta tutti i vecchi amici del cabaret e della commedia anni 70-80. Peccato che il risultato sia il solito mezzo disastro. Una sequela di scherzi, canzoni e volgarità assortite senza soluzione di continuità e quasi mai divertenti. Nello stuolo di "bolliti misti" che costituisce il cast, i peggiori si rivelano gli ex-Gatti, ormai a dir poco alla frutta in quanto a verve comica. Il migliore di tutti è invece forse Gullotta, che qualche (amaro) sorriso almeno lo strappa.
Due elementi ancorano il film alla mediocrità: lo squallore della confezione (ma dubito il budget fosse da blockbuster) e la somiglianza, a tratti ai limiti del plagio, con Compagni di scuola. Ma Calà a suo modo si spinge oltre, distruggendo le (flebili) speranze di Verdone e proponendo uno scenario umano tanto vuoto, volgare e privo di valori da sfiorare la misantropia. Come a suo tempo L'ingorgo, la pietra tombale di una commedia durata un ventennio, coi suoi Mostri, le sue gag e la sua desolazione. L'involucro repelle, ma il messaggio c'è.
All'interno della carriera da regista di Calà Gli inaffidabili spicca come una sorta di Quarto potere: quanto meno siamo di fronte a qualcosa che si avvicina molto all'essere un film. Rilucidando vecchi arnesi del sottobosco cinematografico e televisivo italiano, Jerry plasma il suo Grande freddo che oscilla tra giochini da quinta elementare ("Tocca mano tocca"), pulsioni erotiche da regressione alla freudiana fase anale e residui tossici dello yuppismo anni '80 più truce. Si guarda fino in fondo ma forse è il fascino potente dell'orrido, chissà.
Probabilmente il progetto più personale di Calà, che torna alle sue ambizioni registiche mischiandole con un cast di amici e con le sue (mai sopite) velleità musicali (ma la canzone tormentone del suo complesso di gioventù, oltre ad essere bruttina, è di stile sbagliato per fingere di risalire al Cantagiro del '71). La graffiante cattiveria cui la sceneggiatura ambisce resta un intento solo abbozzato; si sorride, ma a Calà manca ciò che avrebbe potuto veramente dare un senso all'operazione: il coraggio della sincerità.
MEMORABILE: Sabani in ansia per i risultati del test HIV (ma non è inutile farlo prima di sei mesi?)
La simpatia di alcuni attori e la "bontà" di alcune attrici salvano la baracca, che poi tanto baracca non è vista la location scelta per le riprese (anche se la stessa poteva essere valorizzata meglio). Calà regista non sarà il massimo ma non fa nemmeno chissà quali danni, la storia pur ricca di personaggi è semplice da gestire e fila via senza particolari intoppi. Una rimpatriata tra vecchi amici (i Gatti, Di Francesco, Gullotta e Porcaro, tra gli altri) innocua e tutto sommato godibile.
MEMORABILE: Qualche lato A e lato B memorabili tra Serena Grandi, Anna Kanakis, Nadia Bengala, Fanny Cadeo, Alessia Merz e qualche altra meno nota.
L'idea della rimpatriata, sebbene ampiamente sfruttata, funziona sempre perché riunisce caratteri eterogenei. Ma al film di Calà sono proprio questi caratteri, talvolta appena abbozzati, che mancano a causa di una sceneggiatura spesso piuttosto banale. Il dubbio è che la pochezza delle avventure dei protagonisti rifletta solo le loro miserie quotidiane, e da questo punto di vista il film è tutt'altro che irrisolto. Un Grande freddo de noantri, insomma, dove il cast in fondo funziona e gli spettatori potrebbero trovare più di un'occasione per guardarsi dentro. Tutto sommato promosso.
Quando si mette troppa carne al fuoco coinvolgendo un cast sterminato, c’è sempre il rischio di fare una gran confusione ma, perlomeno sotto questo aspetto, Calà si disimpegna tecnicamente abbastanza bene. Purtroppo è la vicenda che non decolla, rimane sempre a un livello superficiale; è una chiatta che scivola lenta in acque basse con la percezione continua che si possa insabbiare. E, mentre tu sei lì che aspetti la svolta, ti accorgi che sei arrivato alla fine. Certo non si pretendeva lo spessore di Scola, o la brillantezza di Verdone, ma forse poteva osare di più.
MEMORABILE: Jerry Calà versione Yari Carrisi; La ritrita storia del fascio omofobo che poi va con il trans; Gigi Sabani: un non-attore risulta uno dei migliori.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
HomevideoZender • 15/08/10 13:26 Pianificazione e progetti - 46925 interventi
Uscito il dvd CDI.
Diciamo che la CDI sta raccogliendo la triste eredità della Legocart, un piano più sotto (il quarto) della pessima Quintopiano.
Video: 2.35:1 con bande una più alta e una più bassa. Qualità quasi decente, nonostante alcune solarizzazioni improvvise...
Audio: terribilmente basso. Ho dovuto alzare la tv al massimo per sentire qualcosa... E anche alzando l'audio ci sono degli sbalzi terrificanti che costringono ad agire molto spesso sul telecomando.
E dire che è anche uno dei loro dvd meglio riusciti, questo...