Modernizzazione dell'Esorcista quasi in chiave Marvel, con un Russell Crowe che, nei panni del realmente esistito padre Gabriele Amorth, gigioneggia come se stesse interpretando tutt'altro personaggio lasciandosi pure scappare qualche imprecazione. Lo seguiamo subito durante un primo supposto esorcismo a Tropea, dove è alle prese con un ragazzo il quale, posseduto, s'è messo a parlare solo inglese (senza averne mai compreso precedentemente una sillaba). Amorth si è portato dietro un porcello nero e immediatamente comincia un botta e risposta col diavolo a colpi di insulti e grida, concluso con un bel "possiedi...Leggi tutto questo maiale, se sei capace!". Il demonio ci casca, si tuffa nel maiale (si cita qui un episodio dei Vangeli) e un tizio presente al rito spara all'animale chiudendo velocemente la pratica.
La Congregazione in Vaticano lo accusa di pratica abusiva, ma lui spiega agli alti porporati che quello non era affatto un esorcismo (non aveva chiesto il permesso a nessuno per compierlo, in effetti) ma una terapia risolta in chiave psicologica. Non molto convincente, come giustificazione, ma Amorth se ne frega e saluta tutti, tanto lui conosce il Papa (Nero) che lo porta in palmo di mano e lo spedisce poco dopo in Castiglia, a San Sebastian, dove c'è da esorcizzare un ragazzino in una vecchia abbazia sede di antiche storie maledette risalenti ai tempi dell'Inquisizione. Ci abitano provvisoriamente una madre (Essoe) con la figlia (Marsden) e il fratellino (De Souza-Feighoney), per l'appunto l'indemoniato di turno.
Siamo nel 1987. Aiutato dal mite Padre Esquibel (Zovatto), Amorth ci si metterà di buzzo buono scontrandosi con le prevedibili evoluzioni del bimbetto satanico, che parla con voce cavernosa e insulta lui, Esquibel, la Madonna e tutti i santi senza troppa fantasia. D'altra parte è evidente come il film punti tutto sull'apparato visivo scenografico a cominciare da una scintillante fotografia dai contrasti fortissimi e i colori baviani che sfrutta i gotici interni dell'abbazia per dare forma a un horror d'impianto tradizionale. L'intenzione è tuttavia quella di mescolare la spettacolarità e un gusto ai confini con la parodia, confermato da un Russell Crowe (doppiato dalla caldissima, profonda voce di Luca Ward) che si atteggia più da supereroe che da prete, con risposte che lasciano decisamente allibiti: "Il mio nome è incubo!" lo minaccia il diavolo. "Il mio incubo è che la Francia vinca la Coppa del Mondo", risponde lui spiazzandoci.
Arriva da Roma a San Sebastian in Vespa (su cui ha piazzato l'adesivo della Ferrari), ostenta una sicurezza debordante, istruisce tutti sui loro compiti, sfoggia la sua cultura, parla in latino, stupisce con intuizioni inspiegabili (la scoperta nel pozzo) e si appresta a uno scontro tuoni e fulmini col demonio, compreso di spiderwalk della sorella, visioni sexy di una donna che non era riuscito a impedire si suicidasse, levitazioni a grappolo, pelle sul viso che s'incartapecorisce di colpo, gente che vola sbattuta sui muri, cerchi di fuoco e chi più ne ha più ne metta. Naturalmente di tensione e orrore non se ne parla, siamo più dalle parti dell'action smargiasso confezionato elegantemente che lascia ahinoi il tempo che trova. Fa più che altro sorridere, sia per la divertita performance di Crowe che per quella tragicamente seriosa di Nero...
Uno dei maggiori sculti annunciati dell'anno, non tradisce minimamente le attese; talmente grottesco e ridicolo che non ci si crede, anzi, da poter essere solamente parto di certo cinema americano di ideologia ed estetica supereroistica. Grossa battuta di arresto per Avery, in confronto al quale persino i precedenti Overlord e Samaritan paiono dei semi-capolavori. Impagabile Crowe che parla nella versione in originale in lingua italiana, stentatamente, e con accento australiano. Ma è tutta la riduzione di Amorth a icona pop digitale che suscita sguaiate risate.
MEMORABILE: Amorth che gira per Roma in Lambretta bicolore bianco rossa; Amorth che rifiuta il cappuccino perché "fuori orario"; Il cardinale modello patinato.
Lodevoli trama, ambientazioni, lavoro di Crowe sul personaggio e gli effetti speciali, ma una pellicola derivativa come questa con rimandi al capostipite e perfino a Nightmare richiedeva un'atmosfera più stratificata. Il male non si ciba di parole ma vive nell'ombra. La colonna sonora non contribuisce a creare le giuste atmosfere ma il cast si impegna e la location centrale è indovinata. E laddove Zovatto fallisce in tutto, De Souza-Feighoney arriva quasi a surclassare Linda Blair. Appassionante nel suo incedere, assordante nel suo déjà vu.
Arduo, anche per un profano, credere che il vero Amorth fosse questo buontempone (e la scelta di Crowe è miscasting). Il film parte come una copia dalle atmosfere molto curate, sebbene ambientata nel convento più inverosimile che ci sia, ma è dopo che erompe il peggio. Ci sono il solito demone più chiassoso che astuto, i soliti "duelli" roboanti che non spaventano più, dialoghi poveri, Wes Craven di passaggio, pure archeologia spicciola con lezione di storia/teologia incorporata, perché sì. Qualche sequenza volutamente ironica, diverse altre involontariamente comiche. Pasticciato.
MEMORABILE: L'abbazia (sembra una villa stile Del Toro); Viaggio Roma - Spagna in Lambretta; Il prete spagnolo che spappola l'allucinazione urlando (spassoso).
Un insieme di presunte "sensazioni forti" offerte a un pubblico che deve più volte stare attento a non scoppiare a ridere di fronte a certi dialoghi e a certe situazioni. L'esorcismo ridotto a una sorta di rito pagano fortemente cafone, gli interpreti tutti fuori parte (a partire dal protagonista, appesantito e impacciato nella recitazione). Ogni tanto per fortuna si ride, anche se le intenzioni erano diverse.
Baracconata che trasforma il già discutibile Padre Amorth in una sorta di supereroe dell'esorcismo; completamente distaccato dalla realtà, il film segue la via dei più spettacolari epigoni sul tema in un tripudio di CGI e scontri all'ultimo sangue più dalle parti di Raimi che di L'esorcista. Neanche la rappresentazione del protagonista ci azzecca: Crowe non gli assomiglia, le parti recitate in italiano fanno sorridere e i tentativi di farlo passare per un simpaticone sono solo patetici. Avrebbero fatto miglior figura a non tirare in ballo Amorth o presunti "fatti reali".
Chi ha prodotto, scritto, girato questo film, era interessato a due cose: un nome altisonante e ciò che di straordinario faceva. Per il resto, ricostruzione dei fatti, zero; non una parola sul cardinal Poletti, né su Candido Amantini, solo un piccolo accenno alla Resistenza. Lo stesso protagonista (non meno del pontefice) non assomiglia affatto all'anziano esorcista. Bisogna perciò intendersi su cosa si cerca: come horror non c'è male, a patto che nasca e muoia lì, senza scomodare chi, molto probabilmente, non avrebbe affatto gradito essere tirato in ballo in siffatta maniera.
Un buon Crowe nei panni del noto esorcista padre Amorth per l'ennesima pellicola esorcistica, con i soliti cliché e allestita con confezione in pompa magna e cast d'eccezione (perfino Franco Nero nei panni del papa). La maniera è quella di Hollywood, con battutine per sdrammatizzare, tanta CGI per stupire, ma di sostanza e arte non ne troviamo molta. Interessanti l'abbazia con i sotterranei (reminiscenze di Amityville), le parti della sceneggiatura sull'inquisizione e il tema della possessione nel sacro (The nun, anche nelle atmosfere gotiche e negli eccessi di SPFX digitali).
Nulla di più distante dagli scritti e dalla persona di Gabriele Amorth. Crowe è un esorcista spaccone che si trova di fronte a possessioni eccessivamente cinematografate che non hanno molto da aggiungere al filone esorcistico. Non mancano scivoloni che generano l’effetto contrario, riconducibili al papa interpretato da Franco Nero. Da segnalare soltanto Peter DeSouza-Feighoney, convincente nel ruolo del posseduto. Si ha la sensazione che gli autori abbiano prestato maggiore attenzione alla forma più che ai contenuti. A tratti sembra un cinefumetto e, in questo caso, non è un bene.
Folle e stracult biopic/horror-exploitation dallo spirito d'antan, con un Padre Amorth cinematografico che nulla ha a che vedere (a parte il nome) con il vero e famoso esorcista, interpretato da un simpatico (forse anche troppo) Crowe. Ovviamente il capolavoro di Friedkin è lontano anni luce: qui siamo tra il fumettone avventuroso di stampo horror con alcune trovate (soprattutto nel finale) mica male e il buddy-movie quasi alla Spencer e Hill dell'esorcismo, con tocchi da cinecomic. Anche grazie all'assurdità del tutto, ci si diverte eccome ricordando il folle cinema anni '70.
E se fosse davvero una parodia alla Scary movie? (Amorth che fa il simpatico: "cucù", sperando che la Francia non vinca i mondiali, il demone che non vuol passare per cogli**e) in un guazzabuglio disastroso che sembra un prodotto della Asylum con molti più soldi. Tutte le baracconate possibili e cafonate a profusione (si va da Indiana Jones per arrivare al cinecomics tutto botti e fracassonate in CG), con "raffinatezze" citazionistiche (la telefonata dall'aldilà) e un bimbetto indemoniato, dalle pulsioni incestuose, tanto brutto quanto esilarante da far impallidire pure Peter Bark.
MEMORABILE: Il demone rimprovera al pretino di annusare le mutandine; Il bimbetto posseduto tasta il seno alla mamma; I flashback di guerra; L'uccellino vomitato.
Il titolo altisonante incuriosiva parecchio, anche considerando il fatto che veniva messa in luce la figura del mitico Padre Amorth esorcista della Diocesi di Roma. Il risultato finale però è veramente deludente in quanto il personaggio principale interpretato da Russell Crowe è stato trasformato in una macchietta sempre in vena di scherzare anche di fronte a situazioni assurde. Per il resto è il classico film del filone esorcistico, qui rinforzato con possessioni multiple e un demone capace di far volare cose e persone. In definitiva la solita minestra riscaldata e noiosa.
Il film non vive nemmeno mezzo momento di vera paura. Il protagonista, oltre a non somigliare fisicamente al vero Amorth (ma questo interessa poco), sembra più un supereroe che un prete, Franco Nero non pare granché credibile nel ruolo di papa Wojtyla, le situazioni sono scontate e scopiazzate dal capolavoro di Friedkin per cui, a meno di non aver mai visto quest'ultimo, la storia proposta da Avery è fin troppo prevedibile. Resta la buona prova di Crowe (coi limiti di cui si è detto) e soprattutto di DeSouza-Feighoney. Discreto il comparto tecnico.
MEMORABILE: Il primo approccio tra il protagonista e il piccolo posseduto, che finisce con il primo che se la dà a gambe levate.
Non certo un capolavoro ma neanche troppo male. Come tanti suoi simili del filone esorcistico cerca di inseguire il capolavoro capostipite senza lontanamente avvicinarsi (basti un confronto tra Linda Blair e il piccolo indemoniato, al limite del ridicolo). Nonostante scempiaggini à go go (straordinaria quella di Amorth che arriva in Spagna in Vespa dall'Italia), ha dalla sua Crowe che poco c'entra con il reale Padre Amorth ma col suo carisma salva il salvabile. Trash, con brutti effetti speciali ma con un buon ritmo e qualche buona ideuzza (l'Inquisizione creata dal Diavolo).
MEMORABILE: L'esorcismo col maiale; Crowe in Vaticano a processo; Il Woytjla di Franco Nero che vomita sangue stile Linda Blair sul cardinale progressista.
Anche a non volerlo prendere sul serio (e come si potrebbe?) non si può far finta che non sia una incredibile trashata, non solo dal punto di vista dei dialoghi - che fanno cadere le braccia - ma anche per la costruzione delle scene. Calando un velo ultra pietoso circa il fatto che sarebbe ispirato alla vera figura di padre Amorth (qui ridotto a una ridicolissima macchietta), il film non fa altro che cavalcare nel modo peggiore il filone esorcistico, inanellando una sciocchezza dietro l'altra e scopiazzando il peggio ora da una pellicola ora da un'altra. Terribile.
MEMORABILE: Amorth a un indemoniato: "Il mio incubo è che la Francia vinca il mondiale di calcio"; Le farneticante teoria sulla nascita dell'Inquisizione.
Pasticcio incerto tra cosa seria e parodia (e funzionerebbe di più in tal caso): plot delirante e sgangherato oltre ogni immaginazione che rende arduo trattenere lo sghignazzo. Crowe monopolizza la scena gigioneggiando senza freni e pare divertirsi molto, appagato dal cachet e dalla tonaca nera che sfina: gli altri sono anonimi, eccezion fatta per il papa Nero, che offre una prestazione seriosa totalmente fuori contesto. La regia è incapace di creare tensione, spreca il buon budget ed è affossata anche da un'invadente Cgi, per un film destinato allo status di scult naturale.
MEMORABILE: Roma- San Sebastian in lambretta; Lo spirito da cabaret di terz'ordine di Amorth; Il delirio sulla nascita dell'Inquisizione; Gabri.
Tratto liberamente dalla vita di Padre Amorth, esorcista del Vaticano. Tralasciando certi prevedibili interrogativi (le dinamiche sono inventate di sana pianta o no?), il film risulta abbastanza fiacco. La storia ha troppi alti e bassi. Il bambino posseduto è quello che convince di più. Russell Crowe rende il personaggio del prete eccessivamente simpatico. Regia piuttosto efficace di Julius Avery.
Impossibile pensare, nonostante il packaging primario, si volesse prendere sul serio: il Papa che rigurgita neanche fosse Linda Blair, la Vergine Maria, occhi strabuzzati e ghigni sardonici sgraffignati agli ultimi film della Casa, padre Amorth (che dal vivo metteva i brividi solo al passaggio) che fa il fanfarone in Vespa e il guascone con Belzebù. Tutto molto brutto ma, come ogni B-Movie che si comandi, tutto molto divertente. Più che Crowe, sul cui stomaco è ormai cresciuta una foresta di pelo, dispiace veder qui impelagata la brava Essoe. Meglio, almeno, dell’ultimo Esorcista.
Ispirato alla figura dell’esorcista Amorth e a L’esorcista (ma il demone ricorda quello incontrato ne Il tocco del male), film dal quale si discosta in meglio per la notevole efficacia nei dialoghi e per l’interpretazione di Crowe, appesantito ma sempre carismatico. Il finale si concede al solito cinema fracassone d’oltreoceano, forse per compiacere una parte di pubblico che questo cerca, il che è comprensibile e comunque dura poco e non inficia quanto di buono visto prima.
MEMORABILE: L’amore di una madre si avvicina a quello di Dio.
Un horror ispirato alle gesta di Gabriele Amorth? Diciamo che del famoso (o famigerato) esorcista, lo scanzonato e supereroistico Crowe eredita solo il nome e il mestiere, operando in un contesto narrativo che nulla di inedito ha da offrire nel saturo panorama di possession-movie e thriller demoniaci. La linea investigativa che tira fantasiosamente in ballo oscuri segreti vaticani, tra inquisitori indiavolati e riferimenti biblici, fomenta il ritmo in senso avventuroso, ma a furia di effetti visivi esagitati, vomitate, blasfemie e via elencando, la pazienza va esaurendosi. Mediocre.
MEMORABILE: L'esorcismo calabro con sacrificio del maiale; Franco Nero in vesti papali; La performance da baby-indemoniato di DeSouza-Feighoney; Nelle catacombe.
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Visto ieri sera. Non mi è sembrato affatto male. Soprattutto perché partendo da un personaggio come quello reale sul quale qui ci si inerpica cinematograficamente in qualcosa di più godibile e appassionante, non si può che concordare sulla linea interpretativa cine-horror: non ho mai sopportato le interviste al noto esorcista superesperto di demonologia, con quelle continue derive da catechismo elementare, come se questi personaggi della chiesa romana si rivolgessero sempre a poveri analfabeti suggestionabili. La storia della demonologia e delle sue implicazioni psicoanalitiche oltre che teologiche è vasta. Non siamo più al tempo del babau...
Ecco dunque che un film che spettacolarizza una realtà spesso imbarazzante a livello intellettuale ci lascia almeno fantasticare sulla possibile serietà di un approccio a una materia così controversa. In ogni caso il copione è rodato: due preti, una madre, poi qui bimbo e ragazzina adolescente; la cosa che ho apprezzato di più è stata la presenza di una figura simbolica (femminile) che a mio giudizio ci rimanda a un caso di cronaca vaticana di 40 anni fa ritornato alla ribalta di recente...