Kwaidan - Storie di fantasmi - Film (1964)

Kwaidan - Storie di fantasmi
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Kaidan
Anno: 1964
Genere: horror (colore)
Regia: [4e] Masaki Kobayashi
Note: Titolo internazionale: "Ghost stories" o "Kwaidan". Episodi: "I capelli neri" (Kurokami), "La donna della neve" (Yuki-onna), "Hoichi senza orecchie" (Miminashi Hoichi no hanashi), "In una tazza di tè" (Chawan no naka).

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

In quattro episodi ambientati in epoche diverse tutta la magnifica arte di un film che almeno agli occhi non può passare inosservato: la sontuosità delle carrellate, l'attenzione maniacale con cui sono studiate le inquadrature, la ricchezza delle scenografie e una fotografia straordinaria impreziosiscono ogni singolo fotogramma, vero trionfo della superba inclinazione orientale per il cinema dall'impatto visivo più stordente. Quattro episodi che si agganciano ad antichi racconti in cui la presenza di uno o più fantasmi o di eventi misteriosi e inspiegabili è sempre discreta, mai invadente, lontana dalla facile spettacolarizzazione cui Hollywood da anni ci ha abituato. Ad aprire, con I CAPELLI NERI,...Leggi tutto la storia di un samurai che nella Kyoto medievale abbandona la moglie per sposare la figlia di un ricco signore che l'ha chiamato a prendere servizio da lui. Stancatosi della futilità di lei, il samurai tornerà dall'ex moglie, ma nella notte avrà una brutta sorpresa. Come per gli altri episodi la storia diventa un pretesto per mettere in scena ambienti e scenografie di rara suggestione ripresi spesso in campo lungo (fondamentale la visione nel corretto formato panoramico). I lunghi silenzi, le musiche spesso assenti, i dialoghi frammentati oggi potranno sicuramente indisporre qualcuno, ma anche questo è difetto comune ad ogni episodio. Si continua con LA DONNA DELLA NEVE, dove in una foresta innevata completamente ricostruita in studio con risultati strabilianti un falegname diciottenne e uno anziano vengono sorpresi da una tormenta. Li raggiunge lì un demone donna, bianco e seducente, che fa defluire il sangue dal corpo dell'anziano ammonendo il giovane a non parlare mai di ciò che ha visto. Qualche anno dopo questi incontrerà una ragazza che pare non invecchiare mai e che sposerà; ma una notte, in vena di confessioni... Forse l'episodio in cui gli scenari colpiscono di più: non solo quelli invernali, con la casa e il laghetto sotto la neve, ma anche quelli estivi, con i tramonti tra l'erba e lo strano sole a forma di occhio che domina la scena. Impressionanti i repentini cambi di colore nella fotografia, dal giorno alla notte in pochi secondi. HOICHI SENZA ORECCHIE è l'episodio più lungo, che apre su una coloratissima battaglia navale la storia di Hoichi, un adolescente cieco che suona il wibi e racconta le gesta di quelle lotte cantandole come un aedo. Convocato da quelli che si riveleranno essere i fantasmi degli antichi combattenti, verrà protetto (da quegli spiriti) dagli amici, che lo tatueranno di ideogrammi su tutto il corpo tranne che sulle orecchie, con tragiche conseguenze. Inframezzato dai lunghi canti di Hoichi, strega per certe immagini di torce che volteggiano da sole nell'aria, per la sala che si trasforma in tempio all'aperto rivelando la prosaica realtà che gli occhi di Hoichi non possono vedere. L'episodio più duro da digerire, nel complesso. Chiusura con IN UNA TAZZA DI TE, esempio di racconto interrotto (come viene spiegato nell'incipit). Nel Giappone dei primi del Novecento un uomo viene perseguitato da un fantasma che aveva mostrato il suo volto in una tazza di tè. Sfuggito quello, a farne le veci ne arrivano altri tre, armati fino ai denti. Curioso il finale, ma ancora una volta non è certo la storia ad affascinare. E questo è il chiaro limite di un'operazione apprezzabilissima dal punto di vista visivo, meno da quello della godibilità, penalizzata da sceneggiature minimali che fanno pesare non poco le tre ore di durata. D'altra parte difficile che chi lo guarda non sappia a cosa va incontro.

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Cotola 28/01/10 23:29 - 9043 commenti

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4 storie di fantasmi che mescolano avventura, amore e morte, per un horror giapponese atipico caratterizzato da uno stile formale elegantissimo, raffinato e visivamente splendido e ricco di trovate a tratti geniali. Nonostante le storie su cui si reggono gli episodi, fatta eccezione per il secondo che è davvero bello sotto tutti i punti di vista, non siano niente di eccezionale, il film rappresenta un esperienza filmica più unica che rara, da non perdere. Il linguaggio è tipicamente orientale: pochi dialoghi e ritmi dilatati.

Greymouser 17/05/11 00:32 - 1458 commenti

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Stilisticamente sfavillante, di rara eleganza formale, questo film ad episodi del 1964 è una vera delizia per gli occhi del cinefilo, e regala qualche sano brivido di vecchio stampo, senza naturalmente ricorrere ad effetti truculenti. Da apprezzare le scenografie quasi surrealiste, il gusto del particolare cesellato fino al dettaglio. Non tutti invece apprezzeranno il ritmo lento ed ipnotico, i silenzi e i tempi dilatati, che rendono questo film un po' datato, ma fascinosamente datato, come un bellissimo oggetto di antiquariato.

Rebis 25/08/11 17:12 - 2337 commenti

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Girato interamente in studio con poderose scenografie che ricostruiscono tramonti e valli, boschi innevati e acquitrini, templi e magioni fatiscenti, il film di Kobayashi evoca la forza prorompente degli elementi spirituali generando al contempo un'esperienza visiva di grande intensità. Archetipo cinematografico della concezione orrifica giapponese - per l'uso circostanziato del sonoro e del silenzio, la geometrizzazione degli spazi, la narrazione sospesa che precipita in retroscena passionali - sviluppa ogni racconto nel rispetto della sua specifica cifra emozionale. Folgorante e pittorico.

Mickes2 17/04/12 12:22 - 1670 commenti

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Sguardo solenne, allucinato, gelido ed ellittico sulle paure ancestrali dell'uomo, i sentimenti, la famiglia, la dignità, la forza delle tradizioni. Kobayashi stende un tappeto avvolgente di atmosfere fiabesche e fantastiche con un'imponente messinscena scardinando tempi e sintassi narrativa, contaminando il tutto con echi horror sublimati da un commento sonoro che scandisce nel migliore dei modi i toni del racconto e il susseguirsi degli eventi. Montaggio totalmente piegato alle atmosfere irreali, la tragedia si dischiude lenta e rarefatta.

Saintgifts 13/05/14 08:21 - 4098 commenti

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Già il titolo dice di cosa si tratta: di fantasmi si parla, quindi di morte, ma soprattutto di vita, una vita ricostruita magnificamente in grandi studi. Rifatte le stagioni, i luoghi e i cieli, fantastici cieli con pianeti come occhi che tutto osservano. Il merito di Kobayashi è quello di far apprezzare, anzi amare, lo stile dello spettacolo tradizionale giapponese, non sempre facile per gli occidentali, i suoi tempi, i suoni, la "semplicità" di pensiero. Donne e uomini protagonisti alla pari. Straordinario.
MEMORABILE: Le esibizioni di Hoichi (terzo episodio).

Buiomega71 30/05/15 01:18 - 2910 commenti

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Visivamente ammaliante, narrativamente ipnotico, forse oggi un po' ingenuo ma di un fascino che non ha perso smalto con gli anni. "I capelli neri" forse l'episodio migliore, con un finale che sfocia in follia. "La donna della neve" suadente e pervaso da un'atmosfera fiabesco/orrorifica, spudoratamente remakato nell'episodio del gargoyle ne I delitti del gatto nero. "Hoichi senza orecchie" forse quello più tedioso, ma visivamente fiammeggiante (la battaglia navale) e con un prefinale violento (le orecchie strappate). "Una tazza di tè" suggestivo e incubotico con terrifica chiusa finale dentro il vaso. Una dimensione fiabesca e fantastica ormai perduta nel tempo.
MEMORABILE: I capelli svolazzanti della moglie; Il sorriso oscuro e dai denti neri dello spirito della neve; Il corpo di Hoichi scritto in ogni centimetro di pelle (escluse le orecchie).

Rufus68 9/02/16 23:41 - 3842 commenti

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Kobayashi mostra davvero cos'è il sovrannaturale; senza stolidi sussulti meccanici, effetti speciali e pupazzi orrifici. Il regista rigetta completamente ogni minima concessione al naturalismo ricreando tutto in studio: in tal modo riesce ad amplificare la forza simbolica delle immagini e l'atmosfera sospesa propria ai silenzi. Le musiche stranianti di Tôru Takemitsu perfezionano questa scelta di campo infondendo un tocco ominoso alle quattro storie presentate.
MEMORABILE: La battaglia navale del terzo episodio; Il sorriso enigmatico della donna di neve.

Anthonyvm 11/04/21 01:47 - 5686 commenti

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Impressionante horror antologico d'autore, non tanto per le storie narrate, quanto per l'impatto visivo della messinscena, fra set grandiosi (tutti ricreati in studio, con effetto teatrale fascinosissimo), colori perfetti e composizione geometrica delle inquadrature. Il primo episodio è un macabro romance dal finale notevole (ottimo il montaggio sonoro); il secondo (e forse migliore) sarà ripreso ne I delitti del gatto nero; il terzo è pomposo, ma la solennità della regia e delle scenografie incanta; l'ultimo vale più per la cornice (il racconto interrotto) che per la vicenda in sé.
MEMORABILE: Il cielo con occhi dipinti (seconda storia); La battaglia navale e la formula scritta sull'intero corpo (terza); La sorte dello scrittore (quarta).

Von Leppe 17/04/21 23:03 - 1262 commenti

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Quattro storie di fantasmi ambientate nel Giappone antico ottimamente ricostruito nelle scenografie, nei costumi e nei colori. Le trame sono surreali e convincono. Il primo racconto ha una buona atmosfera decadente. Il secondo è forse il più affascinante: racconta di una donna della neve e una promessa fattale. Nel terzo sono narrate battaglie con tipiche canzoni giapponesi e il quarto segmento diverte con un fantasma che appare in una tazza di tè. Molto orientale nella narrazione e con dei tempi dilatati, riesce a non annoiare e appassiona nella visione.

Mco 5/06/22 17:47 - 2327 commenti

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La poetica del peccato, del pentimento e del giudizio post mortem nella teatrale messinscena di Kobayashi, che omaggia le pagine di Lafcadio Hearn. Le sfavillanti scenografie appaiono come quinte di un palco su cui va in scena uno spettacolo che potrebbe anche esser soltanto verbale, data la potenza delle stesse. Visto oggidì cede in lentezza e spesso può risultare faticoso nella sua delibazione. Ciononostante conserva un fascino sui generis, in particolar modo quando racconta l'amore sotto la neve tra due entità appartenenti a mondi completamente differenti. Immarcescibile.
MEMORABILE: Le ciabattine cucite a mano; La rappresentazione cantata della battaglia tra clan.

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Teddy 2/01/24 02:21 - 825 commenti

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In mezzo a foreste innevate, lugubri paesaggi e templi antichi, la regia di Kobayashi domina in tutto il suo stile sfacciatamente ornamentale, caratterizzata sia da un meraviglioso senso dell’irreale che da un’intensa forza spirituale. Una rivisitazione del folklore giapponese che ancora oggi pare un mondo a parte, mistico e insidioso, doloroso come un’amore decadente, famelico come un’ossessione divina.
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  • Discussione Rebis • 25/08/11 17:32
    Compilatore d’emergenza - 4420 interventi
    Caro Zender, forse sarebbe meglio schedarlo come Kwaidan - Storie di fantasmi perché a discapito di quanto detto più sopra, vedo che il film da noi circola dappertutto con il titolo Kwaidan: il dvd proposto da Raro Video, i vari dizionari e siti di cinema horror ecc. Non m pronuncio invece sul titolo originale effettivo segnalato da R. f. e.
    Storie di Fantasmi è la traduzione letterale del termine Kwaidan e così è stato segnalato per la sua messa in onda su Rai 3 in lingua originale con sottotitoli senza che però gli stessi lo adattassero in italiano...
  • Curiosità Rebis • 25/08/11 17:40
    Compilatore d’emergenza - 4420 interventi
    - Kwaidan in giapponese significa "storia di fantasmi".

    - Premio speciale della giuria al festival di Cannes 1965.

    - Nominaton al Premio Oscar nel 1966 miglior film straniero.

    - Il film si ispira ai racconti di Lafcadio Hearn (1850-1904) scrittore greco di origine irlandese naturalizzato in Giappone con il nome in Yakumo Koizumi.

    - Titoli dei quattro racconti: I capelli neri, La donna della neve, Hoichi senza orecchie, Una tazza di tè.

    - Dalla versione inglese e da alcune copie di quella italiana è stato eliminato un episodio per restringere la durata a 125 minuti (contro i 183 dell'originale).
  • Homevideo Rebis • 25/08/11 17:48
    Compilatore d’emergenza - 4420 interventi
    Da noi la versione integrale di Kwaidan (183 minuti) è stata editata dalla Raro Video. Audio originale giapponese in formato dual mono 2.0 con sottotitoli in italiano, video 2.35:1 (16:9) e due extra:
    - Trailer originale
    - Presentazione/intervista a Daniela Raddi, studiosa di Cinema Giapponese.
    Ultima modifica: 25/08/11 17:49 da Rebis
  • Discussione Zender • 25/08/11 18:29
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Agli ordini, fatto, grazie!
  • Discussione Buiomega71 • 30/05/15 09:48
    Consigliere - 25998 interventi
    NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE

    Ah, che meraviglia Kwaidan

    Un viaggio nel puro fantasy, così fiammeggiante, così pittorico, così visivamente avvolgente (che gioia per gli occhi quei fondali dipinti con gli occhi che si stampano nel cielo disegnato e fissano i protagonisti ne La donna della neve, che bellezza la natura morta e la casa diroccata nella foresta nei pressi di Kyoto ne I capelli neri, che sbalorditiva e visionaria che e la battaglia navale ne Hoichi senza orecchie, con il mare che si fà rosso sangue, che mi ha ricordato certo cinema di Kurosawa (che lo omaggerà in Sogni), che rigore formale e che inquietudine che ha Una tazza di tè, con quel finale terrifico-il vaso-quasi metacinematografico e così avanti con i tempi)

    In certi passaggi pare girato ieri e non ha perso smalto in tutti questi 50 anni, che sembrava così fuori dal tempo e dallo spazio, senza un epoca precisa, ancora emozionante e avvolgente, stilisticamente dalle parti del capolavoro.

    Le ragazzine maledette lungocrinite vengono tutte da I capelli neri, spudoratamente e scelleratamente Michael McDowell copierà da La donna della neve il segmento del gargoyle nell'omnibus I Delitti del Gatto Nero (che fù il mio episodio preferito di quel film), facendone un vile (non credo citi la fonte di Kwaidan) remake, anche se con finale più crudele di quello di Kobayashi, Peter Greenaway studierà a memoria Hoichi senza orecchie, mentre Una tazza di tè segnerà quasi tutto l'horror a venire sul tema "finzione/realtà" e certi temi cari a Stephen King

    I Capelli Neri

    Forse l'episodio che più mi ha rapito, con quel finale che sfocia il pura follia, quella figlia di casata nobile viziata e con i denti marci, il rimorso, il pensiero costante di una moglie abbandonata che sposarne una più ricca e non amata, quei capelli che svolazzano e portano l'uomo alla pazzia che pare invecchiare precocemente come il David Bowie di Miriam si sveglia a mezzanotte e quel teschio ghignante lungocrinito, così baviano e terrifico. Sospeso e angosciante. ****

    La Donna Della Neve


    Una canzone popolare recitava: "Madonna delle nevi, sovrana delle valli, una cornice bianca circonda il tuo bel trono..." e mi e venuta in mente mentre l'episodio prendeva forma, con quei cieli occhiuti e innaturali, quella tormenta di neve così fittizia, quel soffio così mortale che prosciuga le vittime da ogni goccia di sangue riducendoli a ghiaccioli, il sorriso della donna della neve (ma sarebbe più opportuno chiamarla demone) dai denti neri e corrosi, quei cieli rosso fuoco, la divinità che si fà carne, quella promessa non mantenuta che regalerà al finale umori e tracce baviane che mettono i brividi. Di una bellezza visiva da mozzare il fiato, spudoratamente remarkato nell'episodio del gargoyle ne I Delitti Del Gatto Nero. Quasi felliniano. ****

    Hoichi senza orecchie


    La battaglia navale tra i due clan di samurai, con il mare che si fà rosso sangue e il suicidio di massa delle donne, il cielo fiammeggiante rosso fuoco, mi hanno portato alla mente il Kurosawa di Ran. La narrazione, poi, si fà più lenta, quasi narcolettica (ad un certo punto stavo per addormentarmi), ma di un fascino visivo abbagliante (il tempio dei morti mentre Hoichi narra le gesta del clan con la sua Biwa, il cimitero avvolto nella nebbia). Sfiancante (il narrato cantato da Hoichi) con intermezzi comici di puro-e idiota-umorismo giapponese (i due inservienti deficienti). Ma il corpo di Hoichi scritto su ogni centimetro di pelle per proteggerlo dai fantasmi rendendolo invisibile agli occhi di essi (Greenaway lo replicherà nei Racconti del Cuscino e pure John Milius in Conan Il Barbaro), dimenticandosi di salvaguardarle le orecchie (e sarà fatale per il povero ragazzo) e il pre finale decisamente violento (le orecchie strappate) risvegliano dal torpore e donano all'episodio (forse il meno riuscito dei quattro) un certo fascino ipnotico. **!

    Una tazza di tè


    Un samurai vede riflesso nella ciotola dell'acqua un viso spettrale che le sorride. Sembrerebbe un fantasma che lo perseguita (con tanto di visita notturna), così come sembrano dei fantasmi i suoi sgherri...Il samurai impazzisce fendendo colpi a destra e a manca, forse perchè bevendo l'acqua dalla ciotola ne ha assorbito lo spirito...Ma lo scrittore di questa storia, che non sà come chiudere il suo racconto, chiuderà queste storie di fantasmi giapponesi nella maniera più terrificante possibile (il vaso pieno d'acqua) facendo gridare di raccapriccio il suo editore. Narrativamente moderno, incubotico e angosciante, quasi pre-kinghiano nell'assunto. ***

    Forse agli occhi dello spettatore di oggi può sembrare un pò ingenuo, teatrale e datato, ma Kwaidan e pura gioia per lo spirito, gli occhi e l'encefalo. Una dimensione fiabesca e fantastica ormai perduta nel tempo.

    Note a margine: Dopo aver scritto il mio commento, ho letto un pò di recensioni e leggendo quella scritta da Rudy Salvagnini in Dizionario dei film horror, con sorpresa, leggo che e molto simile a quello che ho scritto riguardante La Donna della Neve. Questo per sgomberare il campo da possibili "ricopiamenti". Nell'episodio La Donna Della Neve il marito costruisce per l'adorata moglie un paio di infradito di paglia con i lacci rossi, ammirando e incensando le delicate e suadenti estremità della donna.
    Ultima modifica: 31/05/15 21:03 da Buiomega71
  • Curiosità Buiomega71 • 30/05/15 09:55
    Consigliere - 25998 interventi
    * Il film, in Giappone, segna la rovina economica di Kobayashi, costretto a ipotecare la casa prima di girare un altro film. Nel 1980 venne rinserito l'episodio La Donna della Neve, tolto nelle edizioni occidentali perchè giudicato troppo lungo.

    Fonte: Dizionario universale del cinema. I Film. di Fernaldo Di Giammatteo. Editori Riuniti. Pg. 547 scheda del film
  • Discussione Cotola • 30/05/15 11:34
    Consigliere avanzato - 3844 interventi
    In realtà poi Il Mereghetti lo recensito negli anni successivi, dandogli ben tre palle e mezzo.
  • Discussione Buiomega71 • 30/05/15 11:39
    Consigliere - 25998 interventi
    Cotola ebbe a dire:
    In realtà poi Il Mereghetti lo recensito negli anni successivi, dandogli ben tre palle e mezzo.

    Ah, ok, grazie Coty per la info. Io ho Il Mereghetti fino all'anno 2008 e non c'è traccia di Kwaidan e mi e parso strano che l'occhialuto criticatutto non avesse inserito un film di tale portata e importanza
  • Discussione Zender • 30/05/15 17:19
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Ad ogni modo non può essere una curiosità il fatto che un qualsiasi dizionario non inserisca un film. Ci sono sempre delle dimenticanze, è impensabile pensare di recensire realmente TUTTI i film importanti, qualche grossa lacuna esiste sempre.
  • Homevideo Mortician • 9/05/22 10:49
    Galoppino - 164 interventi
    DVD A&R
    durata effettiva 3:02:42
    audio: giapponese (sottotitolato in italiano)
    formato video: 2.35:1
    extra: galleria fotografica, locandine e poster
    Qualità video ed audio pressocchè ottima.

    (minutaggio screenshot 2.23.33)