NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE
Ah, che meraviglia
Kwaidan
Un viaggio nel puro fantasy, così fiammeggiante, così pittorico, così visivamente avvolgente (che gioia per gli occhi quei fondali dipinti con gli occhi che si stampano nel cielo disegnato e fissano i protagonisti ne
La donna della neve, che bellezza la natura morta e la casa diroccata nella foresta nei pressi di Kyoto ne
I capelli neri, che sbalorditiva e visionaria che e la battaglia navale ne
Hoichi senza orecchie, con il mare che si fà rosso sangue, che mi ha ricordato certo cinema di Kurosawa (che lo omaggerà in
Sogni), che rigore formale e che inquietudine che ha
Una tazza di tè, con quel finale terrifico-il vaso-quasi metacinematografico e così avanti con i tempi)
In certi passaggi pare girato ieri e non ha perso smalto in tutti questi 50 anni, che sembrava così fuori dal tempo e dallo spazio, senza un epoca precisa, ancora emozionante e avvolgente, stilisticamente dalle parti del capolavoro.
Le ragazzine maledette lungocrinite vengono tutte da
I capelli neri, spudoratamente e scelleratamente Michael McDowell copierà da
La donna della neve il segmento del gargoyle nell'omnibus
I Delitti del Gatto Nero (che fù il mio episodio preferito di quel film), facendone un vile (non credo citi la fonte di
Kwaidan) remake, anche se con finale più crudele di quello di Kobayashi, Peter Greenaway studierà a memoria
Hoichi senza orecchie, mentre
Una tazza di tè segnerà quasi tutto l'horror a venire sul tema "finzione/realtà" e certi temi cari a Stephen King
I Capelli Neri
Forse l'episodio che più mi ha rapito, con quel finale che sfocia il pura follia, quella figlia di casata nobile viziata e con i denti marci, il rimorso, il pensiero costante di una moglie abbandonata che sposarne una più ricca e non amata, quei capelli che svolazzano e portano l'uomo alla pazzia che pare invecchiare precocemente come il David Bowie di
Miriam si sveglia a mezzanotte e quel teschio ghignante lungocrinito, così baviano e terrifico. Sospeso e angosciante. ****
La Donna Della Neve
Una canzone popolare recitava: "
Madonna delle nevi, sovrana delle valli, una cornice bianca circonda il tuo bel trono..." e mi e venuta in mente mentre l'episodio prendeva forma, con quei cieli occhiuti e innaturali, quella tormenta di neve così fittizia, quel soffio così mortale che prosciuga le vittime da ogni goccia di sangue riducendoli a ghiaccioli, il sorriso della donna della neve (ma sarebbe più opportuno chiamarla
demone) dai denti neri e corrosi, quei cieli rosso fuoco, la divinità che si fà carne, quella promessa non mantenuta che regalerà al finale umori e tracce baviane che mettono i brividi. Di una bellezza visiva da mozzare il fiato, spudoratamente remarkato nell'episodio del gargoyle ne
I Delitti Del Gatto Nero. Quasi felliniano. ****
Hoichi senza orecchie
La battaglia navale tra i due clan di samurai, con il mare che si fà rosso sangue e il suicidio di massa delle donne, il cielo fiammeggiante rosso fuoco, mi hanno portato alla mente il Kurosawa di
Ran. La narrazione, poi, si fà più lenta, quasi narcolettica (ad un certo punto stavo per addormentarmi), ma di un fascino visivo abbagliante (il tempio dei morti mentre Hoichi narra le gesta del clan con la sua Biwa, il cimitero avvolto nella nebbia). Sfiancante (il narrato cantato da Hoichi) con intermezzi comici di puro-e idiota-umorismo giapponese (i due inservienti deficienti). Ma il corpo di Hoichi scritto su ogni centimetro di pelle per proteggerlo dai fantasmi rendendolo invisibile agli occhi di essi (Greenaway lo replicherà nei
Racconti del Cuscino e pure John Milius in
Conan Il Barbaro), dimenticandosi di salvaguardarle le orecchie (e sarà fatale per il povero ragazzo) e il pre finale decisamente violento (le orecchie strappate) risvegliano dal torpore e donano all'episodio (forse il meno riuscito dei quattro) un certo fascino ipnotico. **!
Una tazza di tè
Un samurai vede riflesso nella ciotola dell'acqua un viso spettrale che le sorride. Sembrerebbe un fantasma che lo perseguita (con tanto di visita notturna), così come sembrano dei fantasmi i suoi sgherri...Il samurai impazzisce fendendo colpi a destra e a manca, forse perchè bevendo l'acqua dalla ciotola ne ha assorbito lo spirito...Ma lo scrittore di questa storia, che non sà come chiudere il suo racconto, chiuderà queste
storie di fantasmi giapponesi nella maniera più terrificante possibile (il vaso pieno d'acqua) facendo gridare di raccapriccio il suo editore. Narrativamente moderno, incubotico e angosciante, quasi pre-kinghiano nell'assunto. ***
Forse agli occhi dello spettatore di oggi può sembrare un pò ingenuo, teatrale e datato, ma
Kwaidan e pura gioia per lo spirito, gli occhi e l'encefalo. Una dimensione fiabesca e fantastica ormai perduta nel tempo.
Note a margine: Dopo aver scritto il mio commento, ho letto un pò di recensioni e leggendo quella scritta da Rudy Salvagnini in
Dizionario dei film horror, con sorpresa, leggo che e molto simile a quello che ho scritto riguardante
La Donna della Neve. Questo per sgomberare il campo da possibili "ricopiamenti". Nell'episodio
La Donna Della Neve il marito costruisce per l'adorata moglie un paio di infradito di paglia con i lacci rossi, ammirando e incensando le delicate e suadenti estremità della donna.