E' ormai assodato che il favoloso trio di una volta è scomparso d'improvviso con IL COSMO SUL COMO' per non tornare più. Da quel film spartiacque, il tentativo di risalire la china ha prodotto commedie mediocri, accettabili ma imparagonabili ai primi fasti. Il film del Natale 2014 non inverte il trend, semplicemente s'inserisce nel solco dei precedenti senza brillare, ritrovando tuttavia qualche buon momento soprattutto durante la fase del travestimento di Aldo in uomo d'affari azero. E' qui che i tre ci ricordano quanto riuscissero a divertire in modo personale. Se però un tempo la risata scaturiva...Leggi tutto dall'interazione tra le tre diverse (e contrastanti) personalità, in questo caso essa scaturisce quasi esclusivamente per merito di Aldo, esilarante per esempio quando si lancia nell'interpretazione a richiesta di una canzone del suo supposto paese. A mancare, considerato quanto fosse un tempo lui la vera chiave di volta di molte gag, è soprattutto Giovanni, costretto nel ruolo poco felice di maggiordomo del ricco (e poi povero) Giacomo. Innamorato della bella "collega" con cui lavora nella casa del suo principale, non può soddisfare le di lei ambizioni matrimoniali causa mancanza di liquidità del suo capo (e conseguentemente sua); riceve regolarmente gli insulti di tutti in silenzio, ma anche quando potrebbe reagire non si prende troppe rivincite. Detto quindi di un Aldo sulle cui spalle pesano le maggiori responsabilità comiche del film, non si può che prendere atto di un Giacomo non troppo divertente causa un personaggio molto posato, quello del ricco agiato dotato di self-control. Ciò che penalizza maggiormente l'opera è comunque la regia, troppo frammentaria, incapace di dare al film la necessaria omogeneità per renderlo godibile pur senza poter ambire a vette umoristiche eccelse. Siamo nella perfetta media post-comò, quella di prodotti che non si può dire deludano completamente i fan grazie alla professionalità e alla sopravvissuta vena comica dei tre, ma che certo lasciano piuttosto interdetti per le tante scene inserite forzatamente per allungare il brodo (tutta la parte al matrimonio finale, per esempio). Ancora buona la scelta di alcuni brani musicali, convenzionali le location milanesi (costruite come ormai spesso capita attorno alla zona in cui spiccano i nuovi grattacieli della Regione), classicamente associabile al trio la sfida a calcio all'interno del chiostro sui cui si avviano i titoli di coda. Zoppicante, largamente imperfetto ma non del tutto disprezzabile.
Le ho contate: mi sono cascate le braccia nove volte nel vedere questo film. Ma cosa è successo a questo trio che in passato ci ha regalato degli autentici capolavori di comicità? Consideravo il ritorno dei tre alla regia l'ultima spiaggia per una ricomparsa di stile, invece quello che resta a fine visione è la triste realizzazione che ormai a loro non interessa più neanche di deludere i fan di quella meravigliosa malinconia di fondo che pervadeva le loro opere passate, ora sostituita da un costante senso di irrealismo e forzatura. Desolante.
Il nuovo film del trio vede in azione un ricco che poi cade in disgrazia (Giacomo), un maggiordomo innamorato di una cameriera brasiliana (Giovanni) e un povero il cui sogno è farsi la bancarella al mercato (Aldo). Le simpatie vanno ad Aldo e a Giovanni, che improvvisano situazioni e battute a profusione (vedi il sonnambulismo "particolare" di Aldo e le arti marziali di Giovanni). Ispirata Giuliana Lojodice nel ruolo della mamma di Aldo, auto-ironico Massimo Popolizio come sacerdote severo. Film discreto, ma Tre uomini e una gamba era un'altra cosa.
MEMORABILE: Aldo travestito da ricco arabo per sedurre la bella Francesca Neri, per conto di Giacomo; La squadra di calcetto di bambini di Aldo che perde sempre.
Dopo quattro anni il trio torna e realizza un film altalenante, che tutto sommato mette allegria ma è lontano anni luce dalle prove migliori. La prima parte è un po' lenta; quando poi finalmente i tre si trovano a dover convivere il ritmo decolla e si inizia a ridere. Anche qui non tutto fila liscio, con gag slapstick inserite forzatamente e qualche ripetitività, ma almeno ci si diverte. Ottimo il cast di contorno, simpatico (anche se prevedibile) il finale.
Chi ha consigliato ai tre di adeguare il loro livello ai cinepanettoni medi dovrebbe essere denunciato (i pietosi siparietti con le varie figure femminili, battute e gag da quattro soldi, persino il blabla al cellulare...). Ma se l'involuzione è avvenuta spontaneamente, allora è ancora più grave, visto il talento dei protagonisti. Persino la scelta dei brani musicali indica un modello decisamente base e discutibile di tentativo di comicità, che difficilmente può strappare sorrisi. Qua e là c'è qualche lampo dei loro, ma nel complesso resta un filmaccio.
MEMORABILE: Il "progetto" disegnato da Aldo (non male); Domanda a Aldo: "Il sesto comandamento?". E lui "Ma non erano cinque?"; La bara di cartone.
Aldo, Giovanni e Giacomo tornano sul grande schermo dopo qualche anno e realizzano un film niente male, ma imparagonabile ai primi "capolavori" di fine anni 90. La trama è abbastanza scontata, finale compreso, ma la bravura dei protagonisti è indiscutibile e quando i tre entrano in confidenza lasciano trapelare qua e là il profumo degli antichi fasti. Due pallini al film, tre alla bravura e affiatamento del trio. Nel cast anche Sara D'amario (noiosa) e Francesca Neri (più in parte). Non male.
MEMORABILE: Aldo che cerca, con scarso successo, di fare l'allenatore.
Eh no, questa non me la dovevate fare: piegare la comicità di un grande trio ai cinepanettoni... Qualche buona idea si trova (la bara di cartone, il finto azero), ma ormai tutto sa di risaputo e ripetitivo. Dei tre il migliore è Aldo; anche la D'Amario e la Lojodice s'impegnano ma... Non metto di meno perché si tratta pur sempre di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Aldo, Giovanni e Giacomo sono i protagonisti di questa commedia buonista e priva di volgarità che purtroppo riesce a strappare poche risate, soprattutto concentrate nell'ultima mezz'ora. Ci sono comunque una bravissima Giuliana Lojodice e un ottimo Massimo Popolizio, forse poco utilizzato. Come di consueto le parti più divertenti sono appannaggio di Aldo. Un passo indietro rispetto alla Banda dei Babbi Natale.
Va tutto bene finché il trio si limita a fare quello che sa far meglio, proponendo più o meno i soliti personaggi già visti in molti film ma di sicurissima presa. Non male anche la storia e la regia. Quello che proprio non funziona sono i siparietti proto-sexy, davvero fuori dalle corde del trio milanese, oltre alle inutili gag slapstick (la pallina in testa era già vecchia ai tempi di Fantozzi). Ottimo come sempre l'utilizzo delle location milanesi. Niente di memorabile, ma si può vedere...
Il ritorno alla regia del trio (e non solo come interpreti) faceva ben sperare anche a un ritorno della comicità brillante presente nei loro primi tre film. Operazione quasi riuscita: non è un film scadente come Il cosmo sul comò o banale come La banda dei babbi natale, ma contiene una punta di comicità forse più adatta a un cartone animato, più che a un film. Alcune trovate sono persino di cattivo gusto, oltre che nonsense, ma tuttavia c'è un buon ritmo e a volte si ride. Aldo è il migliore, Giacomo meglio da metà film in poi, Giacomo è sempre in bilico fra l'irritante e il fuori luogo.
MEMORABILE: La vestaglia di Calcedonia appesa al filo con Aldo che legge la lettera; Giacomo fa conoscere il tablet a Aldo e mamma; Il prete in tutte le sue scene.
A quattro anni di distanza dal buon La banda dei babbi Natale, il ritorno sul grande schermo del trio comico italiano più celebre. Dopo una prima mezz'ora piuttosto transitoria e dimenticabile, la pellicola migliora con il passare dei minuti e le gag diventano più convincenti. Non è semplice riproporsi sempre ad altissimi livelli ma, nonostante qualche forzatura, il film funziona e il divertimento non manca. Ottime, come sempre, le interpretazioni minori e la colonna sonora.
Con rammarico si evidenziano i limiti che ha raggiunto il trio. Oltre ad avere pochissime frecce che colpiscono il bersaglio, manca la coesione nel legare i diversi personaggi. Aldo si sobbarca sia il lato comico che drammatico mentre in Giovanni latita l'incisività. Nelle parti domestiche i dialoghi assumono vesti teatrali anche grazie alla Lojodice, al di là di esse (la famiglia di Giacomo, la venezuelana, una morale finale) manca in toto la struttura. La scelta azzardata del funerale+matrimonio lascia perplessi.
Gratificato da un indubbio talento comico, il trio Aldo, Giovanni e Giacomo lo ha progressivamente dissipato nel corso degli anni. Questa commedia è davvero poca cosa e denota una notevole sciatteria nella realizzazione. Il soggetto potrebbe anche andare ma la sceneggiatura è poco più che abbozzata con il ricorso continuo a stereotipi narrativi ormai abusati, tipo l'inevitabile partita di calcio ormai simbolo del cinema italiano con poche idee. Con questo film i nostri peraltro sembrano segnare il passa anche come attori. Pessimo.
Visto per caso, il film mi ha riconciliato coi tre, che da tempo consideravo persi alla causa. Questa commedia abbandona inutili pretese e vezzi autoriali. Si limita a fare ridere con garbo e simpatia; certo ripete situazioni note, ma mescola un po' le carte coi personaggi. Giacomo è un inedito "cattivo", Giovanni fa il timido mentre Aldo fa Aldo e fa bene, gli viene evidentemente naturale. Manca sempre la spruzzata di (innocuo) cinismo dei corti e della gamba, che ravvivava un minimo le gag, ma sono tornato a divertirmi. Bene così.
Commedia di una pochezza disarmante che mostra la notevole decadenza del trio comico, sviluppo narrativo imbarazzante e gag ripetitive che tentano, con poca fortuna, di strappare il sorriso. I tre protagonisti annaspano e il cast di contorno, eccezion fatta per la Lojodice, non è da meno. Da evitare.
Accantonate le funamboliche velleità goliardiche di un tempo, così come quelle dello zuppone metafisico, al trio di Mai Dire Gol non resta che una via: quella della commedia dei buoni sentimenti, gradevole quanto insapore, un po' come un bicchier d'acqua. Il rischio è minimo, la scommessa in comicità pure, tra scenette costruite per moduli (penosi gli intermezzi "mimati"), risibili richiami a un'ottimistica coesione sociale e i tre che persistono in un ars dramatica decisamente al di là delle loro corde. Aldo superstar (quando c'è lui si ride).
MEMORABILE: Aldo camuffato da petroliere azerbaijano.
Sic transit gloria mundi: da troppo tempo ormai il trio ha perso quella brillantezza e originalità che ci aveva fatto tanto ridere alcuni anni or sono. Poche idee, in fondo sempre quelle, unite a una evidente scarsa partecipazione attoriale rendono il film un brodino riscaldato che suscita solo qualche sorriso e un forte rimpianto per i tempi migliori.
Ho visto il film più che altro per capire a che livello è attualmente il trio. E' una commedia godibile, anche se gli atteggiamenti dei tre sono i medesimi visti e rivisti parecchie volte. Lo svolgimento è piuttosto scontato e si ride prettamente appunto per i cliché che hanno caratterizzato il trio. Sprecata Francesca Neri, discreto Popolizio. Nulla di che. Bisogna amaramente constatare che i tre mostrano il fiato corto.
C'erano una volta Aldo, Giovanni e Giacomo, ovvero un trio comico dalle geniali gag che ha fatto ridere milioni di italiani. Dopo i primi tre films, molto ben fatti, il lento ma progressivo oblìo ha preso il sopravvento e c'è da chiedersi se tutto ciò sia davvero farina del loro sacco; se sì, allora c'è di che intristirsi per la scomparsa di tre piccoli geni della comicità, il cui epitaffio artistico è rappresentato da questo scialbo e stanco filmetto, recitato in maniera imbarazzante. Salvo solo la Lojodice e la procacità della Neri. Orrido.
A 17 anni dall'esordio cinematografico e a distanza di 4 dall'ultimo film "vero", il trio ritorna al grande schermo con un lavoro che ancora una volta dimostra i limiti di sempre nella sceneggiatura e nella realizzazione. Senza contare la stanchezza e la ripetitività che ormai pervade le loro gag (anche perchè i personaggi proposti si somigliano troppo tra di loro). A poco servono gli inserimenti della Neri e di Popolizio, che fungono più da camei che da caratteristi. Pensare di continuare a campare di rendita è un vero e proprio suicidio artistico.
Cercansi vero cinema del trio comico. Questo film conferma ancora una volta il pieno declino del terzetto, che non riesce più a imboccarne una al cinema. La colpa questa volta è anche da attribuire a una sceneggiatura debolissima, che si vuole agganciare in un certo senso all'attuale precarietà economica (oggi abbiamo e domani chissà) e dei rapporti senza però avere alcun tipo di mordente. Ne esce un film fiacco che non fa ridere e che lascia invece tanta amarezza per il risultato finale.
Siamo distanti dalle esilaranti gag con la gamba e anche dalla poesia di Chiedimi se sono felice, siamo piuttosto di fronte a una delle tante commedie italiane prive di qualsiasi guizzo di originalità. Fortunatamente i tre sono ancora in gran forma come attori e qualche risata riescono a strapparla, nonostante la pochezza dello script. Non male anche il cast di contorno, specialmente la caliente Lancho e l'austera Lojodice, Francesca Neri è poco più d'un effetto speciale. Tremendo il finale con metafora calcistica. Perdibile senza rimorso.
Si parta dal presupposto che la freschezza dei film "storici" del trio non c'è più e che le situazioni, sia pur divertenti, vanno a rincorrere spesso proprio quei momenti (Ajeje Brazorf...). Ma si aggiunga che in alcuni momenti il divertimento non manca, soprattutto grazie alla verve di Baglio, incontenibile nella parte dello sgraziato petroliere. Nel mezzo sta la virtù, quindi si rida di qualche gag, si giochi a rapportare le battute ai vecchi palinsesti tetrali e ci si bei della parentesi sexy regalataci dalla Neri. Di più chieder non si può.
MEMORABILE: Aldo buttato sul letto da una Neri dominatrix, che gli stanmpa il piede nudo sul petto; La canzone cantata a squarciagola sul campo da golf.
Film senza troppe pretese del famoso trio comico che però, dopo un un certo declino, con questo film risollevano leggermente le loro sorti. Sicuramente non siamo al livello delle pellicole del loro periodo d'oro, però i tre divertono molto con le loro tipiche gag e la storia è comunque attuale poiché i fallimenti economici sono all'ordine del giorno. Aldo Baglio è decisamente la punta di diamante.
Nonostante il talento, la parabola del trio è in fase decisamente calante e indubbiamente l'assenza di Venier si fa sentire. La trama non ha alcun sussulto e il suo piattume viene sollevato da Aldo, cui si lasciano le gag migliori, mentre gli altri due sembrano recitare col pilota automatico, poco volitivi. Non si grida allo scandalo, come si potrà fare in seguito, ma si resta con una buona dose di delusione addosso.
Commedia non del tutto riuscita, anche se al suo interno qualche momento piacevole lo si può trovare, soprattutto nella seconda parte, quando entra nel vivo della storia. Manca quel dinamismo che aveva reso celebre il trio, in questo episodio visibilmente troppo compassato e poco frizzante. Il soggetto, per quanto non originale, poteva avere un respiro più ampio, invece di imbrigliare Giovanni e Giacomo in ruoli poco incisivi. Qualche timido segnale arriva dai comprimari, Lojodice in primis, per quanto non basti a convincere appieno.
Dopo un incontro avvenuto incidentalmente un broker, un maggiordomo e un venditore ambulante stringono una sorta di amicizia forzata. Commedia ben riuscita, seppur non manchino i soliti stereotipi italiani del genere. Molto ironico e, merito più grande, non cade mai nel banale o nella volgarità. Fra i meno peggio del trio cabarettistico. Intrattiene discretamente.
Rieccoli Aldo, Giovanni e Giacomo, che confezionano il film natalizio come peggio era difficile fare. Una persona ricca, una povera e il maggiordomo del ricco falliscono nei loro obiettivi e sono costretti a unire le loro forze per cercare di lenire gli effetti di questi fallimenti. Ma il fallimento principale è quello del trio con un film che manca di una sceneggiatura che si possa considerare tale. Ridere risulta quasi impossibile. E' un susseguirsi di scene banali senza capo né coda. L'unica nota positiva la si può attribuire a Giuliana Lojodice, nei panni della mamma di Aldo.
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Il nuovo film del trio parla di un'amicizia fra un ricco, un povero e un maggiordomo. Fra le cose più riuscite, la colonna sonora che rispolvera classici come Se mi lasci non vale, di Julio Iglesias, e Mondo difficile, di Tonino Carotone. Insomma, una commedia divertente, ma che mi aspettavo meglio. Francesca Neri è hot, come l'attrice brasiliana!
DiscussioneRaremirko • 26/12/21 17:16 Call center Davinotti - 3863 interventi
Senza particolari pretese è un film godibilissimo, e quoto chi dice che il trio non stanca mai, a prescindere. Discreta presenza per la Neri, in un riuscito e divertente film tutto basato sugli scontri che avvengono tra personaggi appartenenti a regioni e categorie sociali diverse. Sempre sobri i comici.
In numerosi film di Aldo, Giovanni e Giacomo recita in piccole parti Giorgio Centamore. Lo schema è sempre lo stesso (e discende da quello che Centamore ricopriva nei corti sugli Svizzeri, in cui veniva sempre colpito da uno sparo di Aldo, quest'ultimo nei panni del poliziotto ticinese): fa piccole apparizioni prima di cadere per mano di uno dei componenti del trio. In questo film ha la sfortuna di essere colpito per ben due volte su un campo da golf. La prima volta viene steso da un lungo tiro di Giacomo: