Estranei - Film (2023)

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Estranei
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: All of us strangers
Anno: 2023
Genere: drammatico (colore)
Note: Liberamente tratto dal romanzo "Estranei" di Taichi Yamada, già portato sullo schermo in "The Discarnates" (1988).
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Un tema profondo e importante come la solitudine viene affrontato da Andrew Haigh (che l'ha sceneggiato partendo dal romanzo omonimo di Taichi Yamada) mescolato ad altri: l'omosessualità, il ricordo del passato, il rapporto difficile con un mondo che tende a spingerti ai margini... Il centro di tutto, il punto di vista unico, è Adam (Scott), che vive in un appartamento all'interno di un grattacielo a nord di Londra ancora pressoché disabitato. L'unico altro inquilino con cui viene in contatto è Harry (Mescal), che una sera si fa trovare alla porta del suo appartamento esplicitando senza mezzi termini le proprie preferenze (omo)sessuali; d'altra parte anche...Leggi tutto Adam è gay (o "queer", come preferisce definirsi Harry) e l'intesa esiste. Non immediata tuttavia: Adam inizialmente respinge Harry per rituffarsi nella propria malinconia.

In cerca di ispirazione (lavora come sceneggiatore per cinema e tv), il protagonista torna nella casa dei suoi genitori, morti in un incidente d'auto quando aveva dodici anni, e sorprendentemente ve li ritrova all'interno. Giovani come li può ricordare lui, lo accolgono felici e conversano fino a toccare, durante una delle ripetute visite, anche il tema dell'omosessualità del figlio, che fa coming out alla madre (Foy) lasciandola interdetta ma facendole capire quanto i tempi siano cambiati, quanto esista oggi una visione meno ristretta e ghettizzante per chi ha gusti sessuali diversi.

Nel frattempo a Londra la relazione con Harry si è evoluta e i due si incontrano regolarmente, fanno sesso fino a quando Adam invita l'amico ad accompagnarlo dai genitori, scoprendo quando suona alla porta che quelli non sembrano più essere in casa. Harry non se ne stupisce, ma attraverso i vetri pare intravederli pure lui.

Sospeso in una terra di mezzo posta tra il reale e l'onirico ma privo di espedienti che visivamente in tal modo lo connotino, il film lavora in questa direzione più attraverso musiche di matrice "ambient" che collegano le scene utilizzando suoni quasi monotonali. Dialoghi ragionati e lunghi silenzi mostrano l'importanza che alcuni concetti rivestono all'interno della storia mentre minuto dopo minuto Adam (e noi con lui) sembra sempre più sprofondare in un'avventura surreale a cui fanno da contraltare scambi verbali improntati al contrario a uno stringente realismo. L'ottima prova di Andrew Scott, che comunica un costante senso di spaesamento, inadeguatezza, indecisione, sbigottimento, è sicuramente da annoverare tra i punti di forza di un'opera che comunque propone un approccio maturo e autoriale (lungaggini comprese, con innesti talvolta soporiferi) e si avvia verso una soluzione che richiama alla mente altre produzioni magari meno ricercate e mature ma che seppero giocare con successo con entità di natura apparentemente inspiegabile.

Evidente lo sforzo d'immergere l'intera vicenda in un clima indecifrabile, confortato da belle scelte d'ambiente (l'appartamento moderno e quasi sempre al buio di Adam) e da canzoni "queers" di ottima qualità: Housemartins, Pet Shop Boys e il capolavoro dei Frankie Goes to Hollywood "The Power of Love" ("Keep the Vampires From Your Door", la frase chiave nel testo) come brano dominante a chiudere poeticamente. Intimista nella più profonda accezione del termine, delicato, a tratti sorprendente, per quanto sconti una certa piattezza e qualche intermezzo interlocutorio non necessario negli incontri tra i due uomini. Finale da interpretare.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/03/24 DAL BENEMERITO REBIS POI DAVINOTTATO IL GIORNO 7/05/24
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Rebis 14/03/24 11:17 - 2404 commenti

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Ci hanno insegnato che il tempo è irreversibile. Che il peso dei corpi e la distanza che li separa può cambiare. Ma il tempo no, può solo essere perduto. Dipende dove. In quale luogo. Negli spazi interiori il tempo è circolare e tra i battiti del cuore è sospeso. Adam e Harry abitano questi luoghi ubiqui, eternità spettrali il cui dolore attende di schiudersi in nuovi universi. Con una ritmica febbrile che trascende in un finale al calor bianco, Haigh conduce Scott e Mescal nella zona del crepuscolo e la esplorano con le viscere in mano. Capolavoro melò del ventunesimo secolo.

Galbo 26/04/24 19:31 - 12510 commenti

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Flusso di coscienza ininterrotto al centro del quale si trova uno scrittore in crisi professionale ed esistenziale, segnato da un trauma indelebile. Sebbene tratto da un romanzo e non da un soggetto originale, forse il film più personale di Andrew Haigh, che introduce elementi autobiografici riguardanti probabilmente la sofferta accettazione di sé. Il regista colloca la storia in una "cornice" suggestiva ponendo molta cura alla colonna sonora, alla fotografia e all'ambientazione. Magnifici i quattro attori protagonisti. Da vedere.

Grada 28/04/24 10:31 - 28 commenti

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Due uomini soli si incontrano nel caseggiato deserto ove abitano. Uno dei due si avvicina ma la timidezza frena l’altro (Scott). Quest’ultimo ricorda il rapporto coi genitori interrotto dalla loro morte precoce e li cerca nella casa dove insieme risiedevano. Nel rapporto con l’amico emergono le sopravvenute carenze affettive e la sua omosessualità. L’irreale e ripetuto incontro con i genitori ancora quarantenni si intreccia con il presente e, grazie alla magistrale interpretazione di Scott, appare incredibilmente palpabile e vivo. Regia impeccabile per un assoluto capolavoro.

Pigro 1/05/24 09:09 - 9886 commenti

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Il dialogo con i fantasmi, così concreti, dei genitori morti quando era dodicenne, coltiva la memoria e restituisce al protagonista un’identità e forse il superamento d’una solitudine assoluta. Un’immersione di rarefatta delicatezza e dolente umanità che avvolge con canzoni anni 80 da album dei ricordi che rifulgono qui come illuminazioni poetiche, accanto a un suggestivo tappeto musicale onirico. Realtà e fantasia, corpi e parole, desiderio gay e amore universale: poli strazianti d’un poema cinematografico di straordinaria e commovente bellezza.

Kinodrop 1/05/24 19:19 - 3125 commenti

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Haigh, sulla scia del romanzo di Yamada, riesce a dare forma visiva al rovello autoanalitico dettato da una solitudine estrema che gradualmente prende vita autonoma e si impone al protagonista come una realtà tra l'evocativo e il consolatorio, una sorta di via della memoria che è solo ripercorribile ma non modificabile, nel tentativo di essere compreso e accettato. Un'opera delicata la cui forza emotiva si mantiene sempre in quella zona liminale della psiche dove si confondono desideri e senso di perdita, un po' come nella musica che, come qui, impreziosisce e avvolge i ricordi di Adam.
MEMORABILE: I genitori così come li ha "lasciati"; Il coming out; L'amico del sesto piano; Mano alla tempia: scotti; L'epilogo.

Daniela 11/05/24 11:58 - 12916 commenti

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Uno sceneggiatore segnato da un trauma infantile che ha lasciato tracce indelebili, due genitori morti troppo presto, un vicino di casa che cerca compagnia in una serata in cui si sente depresso: sono i protagonisti di questo splendido film sospeso nel tempo dei ricordi, delle parole non dette, dei gesti non compiuti, in grado di toccare le corde più profonde del nostro vissuto anche se la nostra sorte non è stata triste come quella del protagonista. Belle prove del cast con Scott che, interpretando due personaggi antitetici in questo film e in Ripley, conferma il proprio talento.

Giùan 12/05/24 09:12 - 4752 commenti

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Come l'adattamento che ne aveva fatto Obayashi, anche Haigh vira il romanzo di Yamada verso un Mood crepuscolare talora eccessivo, dando continuità però, al contrario dell'estroso regista giapponese, a una parabola conciliatoria dissonante, in cui convivono una dolorosa malinconia perturbante e una volontà di riconoscimento e accettazione del proprio sé che unisce passato e presente con una dolcezza che non ha paura di suscitare disagio. Diretto e fotografato perfettamente, con una sussultante interpretazione di Andrew Scott che vibra soprattutto nei duetti coi genitori Foy e Bell.
MEMORABILE: "You Were Always On My Mind" dei Pet shop Boys cantata in famiglia.

Deepred89 26/08/24 11:35 - 3783 commenti

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Cupo ed emozionalmente densissimo dramma su vecchie ferite non rimarginabili in cui, come saggiamente intuirono Araki e Aster, l'evento traumatico genera non soltanto afflizione e sofferenza a lungo termine, ma anche delirio e allucinazione, in questo caso tremendamente tangibili. Regia perfetta (bello il tema ricorrente delle inquadrature attraverso vetrate e finestre), una performance attoriale principale straordinariamente empatica, scrittura viscerale ma mai stucchevole. Imperfetto (non mancano qualche stereotipo e un paio di conti che non tornano) ma tocca nel profondo.
MEMORABILE: La terribile scena natalizia, che deforma i ricordi infantili dello spettatore informandolo che quel Natale sarà il suo ultimo Natale felice.

Paulaster 16/09/24 18:05 - 4622 commenti

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Un uomo vive una nuova storia d’amore nel ricordo dei genitori scomparsi. Analizzato il tema dei traumi infantili che lasciano tracce profonde e che da adulti si cercano di accettare. Straordinario il protagonista nella sua timidezza che denota un latente malessere e delicato ogni riferimento alla vita passata coi genitori. La questione omosessuale intavola altre paure sotterranee (il rischio contagio), anche se è meno efficace di quanto dovrebbe. Discreti i movimenti di macchina e l’uso non banale della fotografia. Scelta dei brani piuttosto conosciuta e con la giusta enfasi.
MEMORABILE: La foto del Natale in mezzo ai genitori; Il ritrovamento del fidanzato.

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