Non è facile l'avvio del film: dopo un incipit in Etiopia nel quale ci vengono mostrati due minatori locali estrarre diamanti da una miniera, veniamo trasportati attraverso un non molto elegante viaggio virtuale (dall'interno della gemma fino alle viscere del protagonista riprese durante una visita medica) a New York, dove vive l'ebreo Howard Ratner (Sandler). Lo stile scelto da qui in avanti è di quelli che sulle prime spiazza, con le musiche che si sovrappongono alle parole e le parole che si sovrappongono ad altre parole in un caos di faticosa comprensione e piuttosto urticante, per chi ascolta. Non si procederà sempre così, almeno per quanto riguarda la colonna sonora che si farà in seguito...Leggi tutto meno indisponente (mentre invece il caratteristico sovrapporsi di voci lo sentiremo anche in altre occasioni), ma è evidente quanto l'obiettivo sia quello di rendere tangibile quanto più possibile la frenesia della vita concitata di Howard, gioielliere roso dal vizio delle scommesse che cerca di pagare i propri debiti con la vendita di un prezioso opale comprato di contrabbando dagli etiopi che avevamo osservato nel prologo. Un guadagno enorme, considerato che a suo dire la gemma grezza vale oltre un milione di dollari. Soddisfatissimo dell'acquisto Howard la mostra al celebre cestista Kevin Garnett (nella parte di se stesso!), il quale crede di entrarci in sintonia al punto di avvertirne i forti poteri magici; se la fa così prestare prima di giocare un'importante partita. Howard accetta e come pegno si fa lasciare un prezioso anello celebrativo, che subito tenterà di impegnare per poter scommettere i soldi sul match dell'amico e pagare prima del previsto il cognato che lo fa perseguitare da due scagnozzi. I fratelli Safdie, che oltre alla regia hanno curato anche la sceneggiatura assieme a Ronald Bronstein, imbastiscono una storia non particolarmente originale puntando tutto sullo stile e affidandosi comunque alla bravura di Adam Sandler, che aveva già dimostrato in precedenza di potersi abilmente disimpegnare in ruoli drammatici. E' nella sua performance che il film riesce a trovare gli spunti migliori, affondandolo in un meccanismo giocato sull'orlo di una perenne crisi di nervi dalla quale si emerge solo di rado, magari in corrispondenza degli incontri femminili con l'ex moglie che lo disprezza (Ratner) o con la sua commessa in gioielleria Julia (Fox), con cui flirta. Ma la maggior parte del tempo Howard lo trascorre sotto pressione, perseguitato da chi esige paghi i suoi debiti o impegnato a riprendersi l'opale prestato, mentre la regia fa di tutto per accompagnare le sue avventure spesso notturne con rumori e suoni (telefoni che squillano, voci sovrapposte) che si uniscono a un montaggio studiato per disorientare chi guarda e proiettarlo nella stessa dimensione del protagonista. Prima di un finale prevedibile c'è di che divertirsi ma non sempre, perché lo stile scelto a lungo andare può anche causare disinteresse e disaffezione, in chi non è disposto a stare al gioco. E in fondo intorno a un monumentale Sandler non tutto il cast sembra alla sua altezza.
Un'opera dallo stile estremamente respingente, un'osmosi fra il caotico vivere quotidiano del protagonista e una forma che sovrappone spesso parole e musica. Una cacofonia dal risultato sgradevole che però riesce a catturare per qualche sviluppo narrativo ben centrato e per un Sandler di immensa bravura (cosa che non si scopre certo oggi). Peccato per un cast di contorno non all'altezza, nonostante la prova curiosa di Garnett (per i supporter dei Celtics un mito assoluto). Finale dotato di una certa prevedibilità, ma che risolleva la pellicola dalla mediocrità.
MEMORABILE: Le continue intimidazioni; La cena di famiglia; La pietra e Garnett.
Il vero giocatore è un uomo destinato a perdere sempre perché non è in grado di fermarsi mai. Sandler interpreta splendidamente questo personaggio che si muove in un mondo popolato da star (non male anche il cestista Kevin Garnett) e di denaro, sempre alla ricerca di qualcosa che gli sfugge continuamente (la vita). I debiti economici che non riesce a estinguere sono gli stessi che deve in termini affettivi alla sua famiglia. Il film è una corsa continua contro il tempo che non smette mai di appassionare e di sorprendere.
Vita quotidiana e vicende di Howard Ratner gioielliere newyorchese oppresso dai debiti e inseguito dai creditori. Dai registi di Good Time, una film iper cinetico e dal montaggio frenetico, totalmente empatico verso il personaggio principale, simpatico e fragile cialtrone che cerca una via d’uscita e finisce per complicarsi irrimediabilmente l’esistenza, magistralmente interpretato da Sandler che al netto di tutte le commedie leggere e inconsistenti interpretate si conferma come in altre occasioni ottimo attore.
Gioielliere pieno di debiti pensa di poter dare una svolta alla sua vita disastrata grazie ad un opale nero comprato di contrabbando, ma i guai invece si moltiplicano a livello esponenziale... Una cacofonia quasi ininterrotta di voci, suoni e musica moltiplica la sensazione d'ansia con cui seguiamo le mosse frenetiche ed insensate di un protagonista intossicato dal gioco d'azzardo, interpretato da Sandler con febbrile intensità: per lui la migliore interpretazione in carriera, per i registi una patente d'autorialità, per lo spettatore un film che non lascia un attimo di respiro.
MEMORABILE: L'ultima mezz'ora, culminante in un epilogo secco ed inaspettato che lascia attoniti.
Vita sul filo del rasoio di un commerciante in pietre preziose incapace di porsi un limite, schifato dalla famiglia e inseguito da personaggi poco raccomandabili. I Safdie tengono un buon ritmo e scandagliano le nevrosi umane senza remore e con uno stile personale, per le strade di una New York che può celebrarti o inghiottire con la stessa facilità. Con una serie di personaggi e lacchè che ben rappresentano il glamour trash dei moderni vip. Sandler primeggia ma anche il resto del cast carbura a meraviglia.
In un frenetico ambiente ebraico di commercianti coi loro traffici, Howard, spinto da un irrefrenabile e sgangherato impulso di accumulare, deve far fronte alle conseguenze di questi eccessi. Una centrifuga di azioni e reazioni esaltata da uno strabordante sonoro (quasi insostenibile) intorno all'onnipresente gioelliere, egocentrico e dalla morale zigzagante (un sorprendente Sandler in un ruolo inconsueto). L'eccesso di dinamismo e il ritmo convulso non hanno però quel contrappeso psicologico che avrebbe giovato alla dialettica espressiva del dramma.
MEMORABILE: L'opale di mano in mano; Il cognato Aron; La borsa coi soldi da una finestra all'altra; La sfiancante partita di basket minuto per minuto; Il finale.
I magheggi di un cialtronesco venditore di gioielli, tra scommesse e debiti, in una sceneggiatura che da subito avvolge lo spettatore e lo coinvolge negli interminabili giri del protagonista. La cinepresa non sta mai ferma e aiuta a rendere il ritmo vorticoso, così come gli eventi narrati, mentre Sandler offre una delle performance più interessanti della sua carriera, smarcandosi (così come in altre occasioni) dalla solita immagine buffonesca. Notevole.
Gioielliere tenta di smerciare un opale per giocare alle scommesse. Regìa che gioca sulle tragicomiche vicende del protagonista con un ritmo troppo serrato non sempre giustificato. Ciò va a discapito della descrizione delle figure di contorno (moglie e cognato), che risultano non ben definite. Sandler è in un buon ruolo fino a quando non si esagita. Buon finale, per niente scontato.
MEMORABILE: Lo scambio degli anelli NBA; L'asta al rialzo andata male; Il passaggio dei soldi dalla finestra.
Storia di un gioielliere ebreo che vive sul filo della legalità tra merce più o meno pulita e tanti debiti dovuti alla passione per le scommesse. Adam Sandler, dopo una carriera costellata da commedie (e interpretazioni) spesso mediocri, si scopre essere attore di notevole talento, capace di reggere sulle spalle un film dalla trama complessa e per nulla banale. Tanti, anzi tantissimi, i dialoghi quasi sempre molto veloci e urlati. Si resta letteralmente incollati alla poltrona come se a scommettere fossimo stati noi. Notevole!
Un po' troppo ipercinetico e disturbante, con le voci sovrapposte, il linguaggio urlato e volgare, la musica invadente. Bisogna comunque ammettere che il film dei Safdie restituisce con efficacia un quadro della New York corrotta e violenta, con al centro un personaggio che conduce una vita ai limiti della resistenza umana tra scommesse, prestiti, ricatti, tradimenti. Eccessivo.
In progressione rispetto al precedente, pur ribadendone le stesse pecche (la concitazione tonitruante, la messa in "pista" di suoni e voci non sempre appropriata) e buona parte delle virtù (la capacità di regalare spazio al contesto e di "perdersi" dentro la narrazione). E se certo aggiornamento dell'iperrealismo "scorsesiano" continua a non esaltare, qui il collante di Sandler (fantastico) e del suo maneggione fantozziano hanno una coerenza e una verità interna cortocircuitanti. Benissimo scritti e ancor meglio diretti i numerosi "characters" del cast.
MEMORABILE: La sontuosa burrosità di Julia Fox; Judd Hirsch coinvolto nella gara d'asta con K. G.; Lo sguardo appuntito della moglie.
La storia è di estrema semplicità, eppure...Eppure è impacchettata e servita allo spettatore con magistrale abilità dai fratelli Safdie che mettono in piedi un oliatissimo meccanismo narrativo che fonde alla perfezione immagini, suoni e musiche. E così 135 minuti ipertrofici, ipercinetici e tonitruanti passano via in un amen, riuscendo a coinvolgere come accade sempre più di rado, senza lasciare un attimo di respiro. Gli ultimi 25-30 minuti poi sono al fulmicotone. Notevolissima la prova di un Sandler mostruosamente bravo nel cesellare un personaggio respingente. Da applausi.
I fratelli Safdie prendono l'ultima mezz'ora dei Bravi ragazzi e la ficcano dentro un frullatore: quello che ne esce è una elegia sincopata del sottobosco metropolitano a stelle e strisce che si barcamena tra orologi rubati, diamanti grezzi, dipendenza dal gioco e pietre millenarie. Tiratissimo dal primo all'ultimo minuto, pone lo spettatore sulla china sdrucciolevole presa dalla vita di un sorridente, fantastico, Sandler: scivolando scivolando si resta a guardare avvertendo sulla schiena i brividi freddi di un vorticoso "tutto andrà male" che sembra non avere fine. Travolgente.
Adam Sandler (in uno dei suoi rari ma apprezzatissimi ruoli non comici) interpreta un gioielliere intrallazzone che, fra debiti, prestiti, scommesse e grane familiari, si ritrova invischiato in un bailamme non-stop di peripezie e imprevisti. Film ipertrofico e iperattivo come i protagonisti che lo popolano, quasi scombussolante nei suoi crescendo cromatici neo-kitsch e nell'affastellamento sonoro di dialoghi e musiche sovrabbondanti (per quanto ottime). Entrati nel vivo della storia, comunque, è facile lasciarsi ipnotizzare dal dinamismo tensivo e dal black humour. Finale da dieci.
MEMORABILE: Dall'opale all'universo al colon di Sandler; I Furby ingioiellati; Chiuso nudo nel bagagliaio; La cena ebraica; I rilanci all'asta; La porta bloccata.
Incastrato in un intrico di debiti, voci e persone, il protagonista, indubbiamente dotato di una certa intelligenza, riesce a faticosamente a muoversi, anche se le sabbie mobili che si è costruito attorno sono sempre più incombenti. Un personaggio che rimane impresso, ancora di più quando l'interprete un Sandler inedito, perfettamente calato nel ruolo. La regia riesce a restituire perfettamente l'incedere della vita del gioielliere, anche se nella parte centrale si sente un po' di stanchezza, riprendendo quota nel riuscito finale. Sorprendente "L'amour toujours" sui titoli di coda.
I fratelli Safdie salgono in cattedra mostrando al mondo la faticosa ed elettrizzante vita di un gioielliere di New York, patito di soldi e gioco, interpretato alla stragrande da un Adam Sandler nella sua prova migliore della carriera. La regia è stupenda, così come la fotografia; la durata non si sente per nulla grazie a una sceneggiatura fatta di dialoghi brillanti ed efficaci e a un montaggio incalzante. Ottimo anche tutto il cast, composto da facce facilmente riconoscibili e star di ogni genere di intrattenimento, dalla musica al basket, fino ad arrivare al cinema stesso.
Apoteosi del perdente, purché ostinato e in grande: il mercante di diamanti (grande Sandler) motore e succube di un vortice di sfighe manco fosse una novella boccaccesca. Ottima cucitura dei tanti fili narrativi caoticamente intrecciati nella scombinata vita del protagonista, tra famiglia, lavoro e scommesse, praticamente solo problemi affrontati con inopportuno ottimismo. Come il suo anti-eroe il film è altrettanto sopra le righe, esagitato, urlato a tutti decibel: si entra in un frullatore e se ne esce rintronati, ma ne è valsa la pena.
Nella vita disordinata, anche a livello familiare e sentimentale, di un gioielliere indebitato per il gioco con cattivissimi esattori alle calcagna, si presentano due grandi opportunità: un opale di enorme valore proveniente dall"Etiopia e la visita nel suo negozio di una star NBA. Le due vicende si intrecciano dando origine a un plot caotico e logorroico, quasi una sorta di nuovo After hours in una New York sempre più sregolata e pericolosa. Non a caso c'è Scorsese a produrre il film. Che è schizofrenico, ma anche brillante, ben diretto e interpretato da un sorprendente Sandler.
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Disponibile su Netflix, un film sorprendente con un gigantesco Adam Sandler
DiscussioneDaniela • 1/02/20 09:35 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Galbo ebbe a dire: Disponibile su Netflix, un film sorprendente con un gigantesco Adam Sandler
Grazie del consiglio Galbo, come attore comico Sandler mi provoca quasi sempre l'orticaria, ma le rare volte in cui ha fatto il serio o il semi/serio l'ho molto apprezzato.
DiscussioneDaniela • 2/02/20 23:49 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Sandler straordinario, ritmo per non perde un colpo, colonna sonora perfetta nel trasmettere una sensazione fisica di ansia: una splendida sorpresa, da non perdere.