Un prodotto televisivo di elevata qualità, specie se rapportato alla mediocrità delle produzioni odierne. Il merito della riuscita del programma dipende in gran parte dalla buona resa delle sceneggiature tratte dai piacevoli romanzi di Camilleri; discreti polizieschi quasi sempre "agganciati" alla reale cronaca italiana; ottima la scelta delle location, che risultano tra i luoghi più suggestivi della Sicilia. Vincente infine la scelta del protagonista, un particolarmente ispirato Luca Zingaretti, circondato da attori bravi e credibili.
Un commissario di polizia amante della lettura, della buona cucina e del mare, indaga in una remota provincia siciliana su vari delitti, servendosi di acume e conoscenza della natura umana. Girate in prevalenza nella provincia di Ragusa, le puntate consacrano al successo il bravo Luca Zingaretti, che però sembra avviato allo stesso destino di Ubaldo Lay, Tenente Sheridan per sempre. Ottime anche le musiche e le ambientazioni, che hanno generato del turismo televisivo sui luoghi mostrati.
MEMORABILE: La sigla con le riprese aeree di Ragusa e dei paesi vicini (Donnalucata, Scicli, Marina di Ragusa); "Montalbano sono!"
Senz'altro una delle cose migliori della televisione italiana a cavallo dei due millenni. Personaggi credibili e simpatici, che rendono credibili anche le vicende più complesse, più fantasiose, perché condite con tante cose "normali". Interventi di grandi attori siciliani (e non). Non mancano neppure alcuni ex c.s.c. (Stracuzzi, la Rigàno...). Davvero molto notevole.
Oltre a una fattura complessivamente buona, e all'indubbia efficacia del protagonista Zingaretti, le versioni televisive hanno il merito di rendere sopportabile, e anzi godibile, quanto è fastidioso e posticcio sulla pagina, ovvero quella sicilitudine oleografico-folkloristica a uso e consumo del lettore peninsulare che ha fatto l'inspiegabile fortuna di Camilleri, assurto poi per le politiche furbizie a un olimpo che gli sta larghissimo. Fischi ai libercoli, applausi alla serie tv. Locations strepitose.
Tanto di cappello ad un personaggio che ha fatto (giustamente) epoca. Le riduzioni cinematografiche sono curatissime, ma hanno la fortuna di basarsi su storie che risultano pressochè già sceneggiate (Camilleri vanta importantissimi trascorsi da autore di cinema). Eccellente il cast, senza esclusioni. Menzione particolare per Catarella (Angelo Russo). Non è affatto un prodotto commerciale. La Sicilia di Camilleri è la proiezione esteriore di un mondo a cavallo tra realtà e finzione, parto della fantasia di un autore che abita da decenni a Roma.
Un'ottima serie tv, basata sui romanzi polizieschi di Andrea Camilleri. Montalbano, interpretato da un eccellente Luca Zingaretti, è un personaggio a tutto tondo, che si muove con altrettanta spigliatezza fra i casi più complessi e gli ambienti antropologici che fanno loro da sfondo. E' proprio l'immagine complessa della Sicilia, al di là degli stereotipi ma sapendo dialogare con essi, una delle sorprese più piacevoli, come anche le belle location. Le storie stesse, ben sceneggiate e realizzate, sono decisamente avvincenti.
Buono, davvero molto buono. Camilleri è un po' lo Ian Fleming (il padre di 'Bond') italiano: il suo valore artistico non è molto superiore a quello dei romanzieri d'appendice, ma la forza del personaggio da lui creato e il suo stile sono fuori dal comune: inevitabile che lo sia anche la trasposizione tv, decisamente fedele se non addirittura superiore all'originale.
Una Sicilia fasulla, folkloristica, tutta edifici barocchi, palme e fichi d'india, dove la mafia c'è ma non si vede e la malavita organizzata non tocca Montalbano, anzi spesso lo aiuta (sic!). Una serie dove conformismo e perbenismo ipocrita vanno a braccetto, poco abilmente celati da una falsa rudezza (i "cabbasisi", il burbero bonario pratagonista, ecc.). Per tacere del personaggio Catarella: a ben guardare, l'attore Angelo Russo non fa altro che imitare, almeno in parte, Franco Franchi. Ma Camilleri chi crede di prendere per i fondelli?
Vista la concorrenza scacia e cialtrona, le avventure di Montalbano hanno gioco facile ad affermarsi fra i migliori prodotti della recente fiction nostrana, grazie ad una confezione accurata, la prestazione professionale del cast, le belle ambientazioni. A patto di considerarle per quello che sono: gialli gradevoli e passatempisti ambientati in una Sicilia inesistente, come è di fantasia il simil dialetto o la barocca Vigata, dove la mafia c'è ma è discreta e non turba più di tanto, e tutto è luminoso e tinto di un colore locale cartolinesco.
Serie tv abbastanza buona basata sui racconti di Camilleri. Zingaretti è un buon attore e riesce a far appassionare alla serie grazie soprattutto al suo noto accento siciliano e alla sua celebre frase: "Montalbano sono!". Le storie sono più che sufficienti e anche le immagini della Sicilia non deludono, anche se forse bisognava parlare non solo del positivo di questa regione, ma anche della mafia che viene solamente appena accennata facendo diventare tutta la serie più film e meno realtà. Peccato.
Ha un grosso equivoco/difetto: la criminalità organizzata non è composta da singoli individui malvagi e pericolosi che il nostro eroe riesce puntualmente ad arrestare ma è ben altra cosa e nella realtà siciliana anche per uno fichissimo come Montalbano non sarebbe possibile essere così puro ed "efficace". Per il resto sono anch'io dell'avviso che si tratti di un ottimo prodotto; splendide location, trame avvincenti ed un'ottima interpretazione di Zingaretti. Piacevole.
Una serie Tv di discreto impatto visivo che si avvale di splendide location e di uno Zingaretti totalmente a suo agio nella parte. Certo alcune vicende sono puerili e facilmente risolvibili ed al tempo stesso il buonismo patinato regna sovrano; tuttavia, ispirandosi ai racconti di Camilleri, le narrazioni sono ben riprodotte.
Alla fine degli anni Novanta e l’inizio degli Zero, Montalbano è stata una ventata d’aria fresca nella produzione di fiction nostrane. Il prodotto (tratto dai romanzi di Camilleri) è curato nei dialoghi, eccellente nelle ambientazioni e si avvantaggia di un azzeccato commissario dotato di simpatia e fascino un po' virile. Merito e virtù della serie è la personificazione (nei panni del commissario) di Luca Zingaretti, che qua ha trovato fama e soddisfazione ma anche il limite di un cliché (è rimasto imprigionato nel personaggio).
L’opera letteraria è fondamentalmente teatrale, basata su ruoli molto delimitati e su una comicità con ripetitività di situazioni. La trasposizione cinematografica richiama, mutatis mutandis, il Maigret di Cervi e il Nero Wolfe di Buazzelli ma quei ritmi, per i tempi attuali, sono troppo lenti, per cui se il Montalbano di carta merita il successo, quello televisivo, nonostante le affascinanti location e l’ottimo mestiere degli interpreti, è noiosetto. Insopportabile la figura della fidanzata in Liguria.
MEMORABILE: I caratteristi in lingua locale; Il palazzo del commissariato; La casa sulla spiaggia.
Serie tv fra le più apprezzabili: mai banale e sempre in bilico fra cronaca e commedia, tutta incentrata su uno Zingaretti che qui dimostra tutta la sua bravura nel calarsi in un personaggio cucito apposta per lui; ma tutto il cast è notevole (il "fido" Fazio e l"esagitato" Catarella, solo per fare due esempi). La fiction ritrae una Sicilia d'altri tempi, quella dei piccoli centri alle prese con una "mafia" ben presente ma molto lontana da come la avvertiamo noi oggi. Fantastici i luoghi.
MEMORABILE: I siparietti fra Montalbano e i suoi colleghi Augello, Galluzzo e Catarella.
Uno dei pochi motivi per guardare ancora la tv di stato e che ne giustificano l'esistenza. Da decenni lo stesso regista e lo stesso cast assicurano una buona resa televisiva dei gialli di Camilleri. Molto dell'opera è dovuta alle strepitose ambientazioni nel sud della Sicilia dove il barocco si unisce a veri paradisi naturali. Inevitabili i successi anche delle repliche.
Una bella fiction tutta italiana, incentrata sulle avventure del commissario più famoso del terzo millennio, nato dalla penna di Andrea Camilleri. Zingaretti è magnifico, sontuoso ed estremamente in parte, tanto da essere spesso identificato nell'immaginario collettivo con Salvo Montalbano. Belli e affascinanti i luoghi delle riprese: una Sicilia arida, afosa, ma contemporaneamente spontanea, come piace al buon Camilleri. Consigliato.
MEMORABILE: Montalbano si arrabbia con il povero Catarella, reo di non aver capito il nome del personaggio di turno....
Nel desolato panorama della fiction made in Italy è sufficiente un lavoro di onesta e normale professionalità per assurgere allo stato di Cult Product, calamita per il mercato internazionale e terra promessa per gli investimenti pubblicitari. È accaduto questo alla oramai pluridecennale saga del fin troppo politically correct Commissario Montalbano, character progressista ma rassicurante. Zingaretti attore superbo, temo destinato a rimanere imprigionato nel personaggio.
Sarò una voce fuori dal coro ma sinceramente questa serie non mi ha mai convinto fino in fondo e soprattutto nom mi ha mai appassionato. Trovo sopravvalutate le performance di Zingaretti e trovo le storie sempre un tantino stonate, visto anche il contesto geografico. Questione di gusti ovviamente. Do due pallini e mezzo in quanto non solo è innegabile una certa cifra nella confezione e inoltre, a differenza di tante altre serie, trovo il resto del cast discretamente convincente.
Tolti il soggetto e la cosceneggiatura del Maestro Camilleri e il convincente sforzo di Zingaretti, non rimane molto di questi telefilm diventati col tempo dei tormentoni Rai. Belle le immagini della splendida Sicilia mentre il resto del cast si muove fra l'artigianale e l'amatoriale. La cosa più triste è che, data la qualità dell'attuale produzione televisiva, a volte vale la pena anche la rivisione. La figura di Livia è insopportabile, molto meglio la "svidisa" di turno e il dott. Pasquano. Le continue repliche lo rendono sfiancante.
Trasferire in sede televisiva le parole di un autore come Camilleri non è certamente compito agevole, ma va detto che l'operazione può dirsi riuscita. Il ritmo è quello tipico dei racconti, che si culla tra bellezze sicule e intermezzi di vita privata quando non deve accelerare per l'approssimarsi delle indagini. Zingaretti non corrisponde esattamente all'omonimo collega cartaceo ma in tv funziona alla perfezione, con tutta la panoplia di espressioni che lo ha reso famoso presso il pubblico di massa. Gradevole, con alcuni picchi.
Fiction Rai tra le più amate dal pubblico, ma non così immune da difetti come qualcuno vorrebbe far credere. Zingaretti si è rivelato un Montalbano perfetto, il cast di contorno in linea di massima funziona, le location siciliane sono molto suggestive e c'è una cura innegabile nella confezione, mentre il livello delle storie fa registrare alcuni picchi ma anche qualche inevitabile passo falso. A non funzionare è la rappresentazione di una mafia troppo discreta, a volte persino alleata del protagonista. Azzeccate le musiche di Franco Piersanti.
Il grande mestiere di Camilleri ha prodotto un buon formato di poliziesco siciliano, introducendo, dapprima casualmente, poi sistematicamente, il dialetto nei suoi libri. I quali sono stati trasposti con molta professionalità nella serie televisiva, segno anche del fatto che i «gialli» di Camilleri (che lavorò per la televisione per molti anni) sono ben trasportabili nel formato video. Eccezionale è la qualità dei caratteri secondari, che spesso finiscono per riuscire più intriganti (e spesso più simpatici) del protagonista similsiciliano.
Discreta serie-tv, baciata da un clamoroso successo che a me pare inspiegabile pur ammettendo che le cose buone non mancano: in primis il personaggio principale (ottimo Zingaretti) ma anche alcuni secondari nonché i numerosi caratteristi che impreziosiscono ogni episodio. Le storie invece sono così così, specie per chi ama il giallo classico, quello puro. Non va trascurata poi la cura con cui è girato, nonché la ricostruzione ambientale che lo pone sicuramente lontano anni luce da prodotti simili che spesso sono a dir poco sciatti. Ciò lo eleva rispetto alla media e lo rende più che vedibile.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DiscussioneGraf • 9/03/21 00:51 Call center Davinotti - 910 interventi
14.3 IL METODO CATALANOTTI
** L'episodio inizia con i tragicomici traffici notturni del vice-commissario Augello tra la casa dell’amante, la fuga precipitosa nell’appartamento sottostante dove trova un morto ammazzato e la casa di Montalbano dove si rifugia impaurito e confuso...Il commiato del commissario Montalbano, non è precisamente memorabile. L’episodio, dal ritmo statico e privo di impennate, si consuma tra una trama gialla sfornita di connessioni logiche, una confusa attestazione del teatro come strumento di manipolazione della psiche e una palpitante storia d’amore che sboccia fulminea tra Montalbano e Greta Scarano, il nuovo capo della scientifica. Un episodio dolente ed amaro, privo del controcanto comico dei personaggi di contorno.
14.3 Il metodo Catalanotti ** Un episodio incentrato sulla morte di un regista teatrale. Non è una delle puntate migliori, causa uno sviluppo poco attento alle indagini e non molto credibile ( le sedute psicanalitiche della vittima verso gli aspiranti attori lasciano il tempo che trovano...); ci si concentra maggiormente sui sentimenti di Montalbano verso una giovane collega, interpretata dalla convincente Greta Scarano. La seconda parte, comunque più riuscita della prima, lascia parecchio amaro in bocca, sia nella risoluzione del caso, sia riguardo la situazione sentimentale del commissario. (Ultimo).
DiscussioneNicola81 • 18/03/21 17:08 Contratto a progetto - 653 interventi
14.3 IL METODO CATALANOTTI ** Dovesse risultare l'episodio conclusivo della saga, sarebbe a tutti gli effetti una chiusura in tono minore. L'indagine non è propriamente una delle migliori, e comunque viene relegata in secondo piano rispetto allo spiazzante risvolto relativo alla vita privata del commissario, che perde letteralmente e improvvisamente la testa per una giovane ispettrice della scientifica (una convincente Greta Scarano), al punto da scaricare la povera Livia con una sbrigativa telefonata. Un comportamento che cozza con l'immagine storica di Montalbano, che magari lo rende più realistico, ma di sicuro molto meno simpatico ai nostri occhi. (NIcola81)
DiscussioneZender • 19/03/21 07:56 Pianificazione e progetti - 46941 interventi
Grazie Ultimo e Nicola, aggunti.
DiscussioneNicola81 • 19/05/21 11:40 Contratto a progetto - 653 interventi
8.2 LA DANZA DEL GABBIANO ***! Puntata da annoverare tra le migliori del lotto. Dalla misteriosa scomparsa dell'ispettore Fazio prende piede un'indagine complessa che conduce a sporchi traffici mafiosi e in cui affiorano risvolti sorprendentemente torbidi (un ruolo importante lo riveste il personaggio di una transessuale). Si respira a tratti un'aria molto cupa, accentuata dall'insolita asprezza delle ambientazioni, in cui però Montalbano (e qui Zingaretti è impeccabile) riesce a districarsi benissimo, non abboccando neppure di fronte all'improvvisa disponibilità di una bella ragazza, intuendo anzi che gatta ci cova e trovando i tasselli decisivi. (Nicola81)
DiscussioneZender • 19/05/21 14:20 Pianificazione e progetti - 46941 interventi
Grazie Nicola, aggunto.
DiscussioneRuber • 6/10/22 09:19 Contratto a progetto - 9207 interventi
Ci sarebbe in ballo uno spiraglio per far ripartire la serie, dopo la morte di Camilleri, e quindi la fine dei racconti tratti dai libri. L’idea sarebbe quella (almeno stando ai rumors) di fare una cosa tipo quella che si fa con “i delitti del barlume” ossia accostare alle puntate tratte per intero dai libri a episodi con storie originali non presenti nei racconti ma scritte dagli autori. Se sia possibile farlo con una serie come Montalbano, non lo so,ma magari scriverle con la supervisione della figlia di Camilleri o dei suoi stretti collaboratori, potrebbe essere la via d’uscita.
DiscussioneXtron • 28/11/22 18:13 Servizio caffè - 2058 interventi
Per quale motivo questa serie non è presente su Raiplay? Forse perchè la Rai la replica spesso?