Fuori dalla Hammer quel che rimane è la paura Piccolo gioiellino di tensione e follia giustamente entrato nella schiera dei classici (e non solo per il fischiettio bernardherrmanniano),
Boulting (che come farà, poi, Pete Walker, mette alla berlina le rigorose istituzioni inglesi in chiave parodica) mostra un'abilità, un eleganza e una raffinatezza registica parecchio british e notevoli movimenti di macchina all'interno della casa/pensione di Susan (la MDP che dalle scale passa , senza stacchi, dalle scale al campo lungo del capanno visto dal corridoio), che è quasi un peccato che , nel corso della sua carriera,
Twisted nerve rimanga un caso isolato nel cinema di "genere"
Merito anche di uno stupefacente Hywell Bennett, psicopatico tra i più credibili e insinuanti che il cinema thrilling abbia messo in scena, che passa da ritardato col cervello di un seienne a genio del crimine (e viene in mente il Cliff Robertson dei
Due mondi di Charly, anche se, qui, Georgie/Martin si finge .infantilmente tarato per conquistarsi la fiducia delle persone, nel caso specifico la bellissima Susan), passando dai fumetti a Psychopathia sexualis, giocando col cavallino a dondolo mentre pianifica l'omicidio dell'odiato patrigno, infilandosi nel letto della madre di Susan per cercare protezione, e rodendosi dalla gelosia nei confronti del ragazzo di Susan (cultissima la sequenza del party , dove Georgie/Martin fa cadere a terra il giradischi), cercando di sedurla alla sua maniera (al laghetto a nuotare, Georgie/Martin che fa di tutto per mostrarsi nudo agli occhi della ragazza, con totale imbarazzo di quest'ultima).
E la tensione va in crescendo , fino al finale che si macchia di chiaroscuri horror (Georgie/Martin nel capanno, la ferita alla mano con la sega, il mortale colpo di accetta in testa, la follia che esplode, le "nozze" costrette, l'uccisione del "doppio" a colpi di pistola davanti allo specchio, le visioni delle sue vittime insanguinate, e Susan che si stringe, terrorizzata alla parete dopo essere stata spupazzata da Georgie/Martin, che Brian De Palma omaggerà, sempre alla fine, e nella stanzetta da letto, con Amy Irving in
Fury), e quel "Susan...Susan...Susan" che chiude il film ha qualcosa di struggente e tristissimo.
Qualche tocco morboso nella figura della madre di Susan, che mostra l'aria dell'integerrima donna inglese, ma in realtà ha voglia di maschio, e la sua repressione si libera nella seduzione di Georgie/Martin (a torso nudo nel capanno) estraendole il fazzoletto dalla tasca (più o meno all'altezza del pacco) e carezzandole il corpo sudato, non disdegnando riverberi incestuosi (Georgie/Martin chiama la donna mamma)
C'è qualche lungaggine (i discorsi tra la madre e il patrigno di Martin) e alcune gag da commedia francamente evitabili (le pantomime investigative dei poliziotti nel garage dove è stato ucciso il patrigno di Martin, la visita medica all'ospedale ad una paziente anziana, le ciance di Barry Foster sul cinema della violenza e le sue battute a tavola su Batman e Tarzan), ma Boulting l'humor l'ha nel sangue, e sono peccati veniali.
Cultissima la sequenza del furto della paperella al negozio di giocattoli, dove Georgie/Martin si spaccia per scemo attirando a sè le simpatie di Susan (all'inizio creduta complice del furto), il tampinamento di Susan per strada con il fischiettio e un bellissimo piano sequenza, nascosto nel ripostiglietto della cucina e i biscotti, Martin ossessionato dalla perfezione del corpo che infrange lo specchio, l'eiaculazione precoce che determina la sua impotenza sessuale (quando si avventa famelico su Susan cercando di baciarla tutta e le le graffia il volto) e tutto il diabolico piano della lettera, di Parigi, di farsi passare per il padre nella cabina telefonica contraffacendo la voce.
Non è poi un caso che Romero dia il nome Martin al suo serial killer vampirico, che ha diversi punti in comune (la bellezza quasi efebica, la telefonata, le donne più grandi che ne vengono conquistate, l'irruzione nel garage come le uscite notturne del Martin Romeriano per andare a caccia, ospitato in casa d'altri) con il "collega" inglese.
Da segnalre i due ragazzini in biblioteca, che con la scusa che Susan e sulla scala (pre
Malizia) a cercare un libro, le sbirciano sotto le gonne il bendidio sghignazzando.
Cult movie a ragionissima, che regala, in dirittura di arrivo, tra le migliori battute psycho del periodo, con Georgie/Martin ormai risucchiato dal baratro della follia.
Herrmann sugli scudi , titoli di testa squisitamente saulbassiani con i miscosomi, grande apporto all'immagine da parte di Harry Waxman e battute cattivissime (Martin che, una volta riagganciato il telefono, nella stanza d'albergo, dopo aver parlato con la madre, la appella con un "
Stupida vacca").
Interessante, infine, come Culturagay.it ne sottolinei l'aspetto represso omosessuale di Martin (difatto le riviste sui bodybuilding macheschi, il toccarsi, completamente nudo davanti allo specchio, il rompere lo specchio proprio all'altezza dei genitali) che, francamente, non avevo preso in considerazione. Mentre il lato infantilistico (dormire con l'orsetto peluche del pandino, l'orsacchiottino bendato e malmesso che Martin tira fuori dalla tasca davanti al direttore del negozio di giocattoli) è ben reso, e dona altre sfaccettature inquietanti sulla figura complessa e schizoide di Martin.
Si auspica che qualche label nostrana si affretti a editarlo in dvd
Per la cronaca il dvd spagnolo della
Nacadih Video (ovviamente con audio inglese e spagnolo e sub spagnoli) ha un ottima qualità audio/video e presenta la versione integrale di
1h, 52m e 05sSusan...Susan...Susan