Ormai coi bambini abbiamo capito come deve andare: se non è zuppa serradoriana o panbagnato omeniano, sono comunque il nemico pubblico numero uno e tutt'altro che creature angeliche. Anche Hurt, non dissimilmente dal resto dei pargoletti ammazzatutti, si pone come cartina al tornasole dell'avanzata di gigli più neri di una notte senza stelle, e rimarca la totale sfiducia e il disincanto che le vecchie generazioni ripongono su quelle a venire, proprio dalle vecchie tradite, violentate e private di ogni innocenza. Nulla che abbacini per originalità, ma nel rilanciare la Stepansky dimostra sangue blu
La bimba adottata dall'orfanotrofio c'è. La casa isolata (questa volta un deposito di ferraglie nel deserto) pure. I fratelli che s'accorgono delle malefatte della nuova venuta non potevano mancare. Sottinteso sessuale? Eccolo. L'assitente sociale che è l'equivalente della suora poco lungimirante del film di Collet-Serra c'è. Potrei copiare ed incollare la mia (o qualsiasi altra) recensione di Orphan per raccontarvi questo film. Le somiglianze della sceneggiatura sono davvero troppe per non far risuonare la sinistra campanella del plagio.
Orrori e terrori cagionati dalla carenza di affetti e, costante dei nostri tempi, dalle famiglie "allargate". Sarah (Sofia Vassilieva) è la bimba tradita nella parentale più importante: un padre assente, rapito da altra moglie e, cosa non da meno, da due fratellastri. Hurt rifugge il cattivo gusto pertanto effetti splatter e gore sono, rigorosamente, banditi. Ma il tocco femminile (in regia sta appostata Barbara Stepansky) dona ai protagonisti una profondità psicologica di rara efficacia. La perfidia infantile sovrasta una pellicola bigotta ma al tempo stesso profonda(mente), malinconica.
Orfanella bionda dall'aria triste viene affidata (con incredibile disinvoltura) a famiglia disastrata (madre fresca vedova e figli adolescenti inquieti) che si è appena trasferita presso uno sfasciacarrozze in pieno deserto. Fra incomprensioni familiari e lamiere arrugginite, amori taciuti e paperi ammazzati, la figlia si improvvisa detective e scopre la verità. Una certa cura formale non basta a rendere interessante una storia banale e stravista con snodi narrativi tirati via. E poi irrita la faciloneria con cui vengono svelati i retroscena
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Il "fratellastro" incaricato di fare da baby-sitter alla piccola Sarah (Sofia Vassilieva) la mette davanti al televisore per poi potersi imboscare con la fidanzata e passare "ore liete".
Il film che scorre sullo schermo è La notte dei morti-viventi (George A. Romero, 1968): decisamente inadatto per una bambina di quella età, anche se... come si suol dire "le apparenze ingannano".