Film notevole sotto tutti i punti di vista. L'unico appunto che gli si può fare è che vengono seguiti un po' troppi personaggi (dai tre principali, ai secondari). Ma il ritmo è costante, la narrazione non ti permette distrazioni e l'interesse resta vivo fino alla fine. Qui si vede tutto il marciume, ma non solo, della favela di Rio. Ma la polizia non sta certo meglio (corruzione, traffico d'armi, droga). E poi c'è la squadra d'elite (il BOPE), che spaventa persino i capifavelas (bello l'addestramento). P.S. Alla fine sono i benestanti a foraggiare i trafficanti, acquistando grossi quantitativi di droga. Siamo nel 1997, poco prima della visita del papa.
MEMORABILE: Gli agenti spostano i cadaveri in altri distretti perchè nel computo totale non risultino, alla fine dell'anno, troppi morti.
Spaccio, vedette minorenni, quartieri come roccaforte, polizia corrotta. Sembra Gomorra. E' Rio De Janeiro. Discutibilissimo blockbuster carioca che guarda stilisticamente a The Shield, ma contenutisticamente è più fascio di Berretti verdi. I personaggi sono tagliati con l'accetta e si finisce con lo sprecare anche l'unico spunto interessante (la connivenza delle ONG: chi scrive lo dice per esperienza) generalizzando ("tutti" i borghesi ricchi che si occupano di sociale non capiscono un cazzo!) e spazzando via ogni problematicità.
Grande successo in Brasile, il film dipinge un quadro parecchio sconfortante della realtà metropolitana delle favelas del paese sudamericano, un ambiente miserabile dove dominano spacciatori e delinquenti comuni e lo stesso corpo di polizia è corrotto e complice. Girato con piglio documentaristico (anche tecnicamente parlando) è un film assolutamente realistico, nel quale emergono personaggi di cui appare molto curata la caratterizzazione psicologica, interpretati da un buon gruppo di attori.
Un film controverso e contraddittorio, facile nell'impianto visivo ma furbo abbastanza per coinvolgere lo spettatore con tecniche degne di miglior causa e che nel raccontare un mondo senza sfumature sceglie un ambiguità voluta e acritica, che la violenza compiaciuta, la struttura narrativa, i buchi ideologici, trasformano in banalità e in giustificazioni fastidiose (la squadra come male minore). Lo spettacolo funziona, ma Padilha usa il coinvolgimento come grimaldello ideologico anzichè come denuncia e riflessione.
Wow che bomba! Fantastico film brasiliano e sorpresa a dir poco entusiasmante. Le vicende della squadra d'elite del BOPE si snodano in una sceneggiatura dal ritmo frenetico che invita lo spettatore ad uno sguardo sulla corruzione e sulla violenza all'interno delle favelas di Rio. Non c'è Gomorra che tenga e chi lo paragona al film di Garrone non ha capito pressochè nulla. Azione a mille, delirio della mdp, recitazioni più che credibili e soprattutto violenza a più non posso in un film che mostra gli attributi e non se ne vergogna affatto. Bellissimo.
MEMORABILE: Bang!... Questo mettilo sul conto del Papa!
Dopo Cidade De Deus ecco un altro bel film brasiliano che racconta gli orrori delle favelas. Lo stile, come nel lavoro di Meirelles & lund, tende ad essere molto occidentale anche se Padilha, spesso, spinge verso lidi documentaristici dal piglio secco e brutale. Il punto di vista è controverso ma il film ha il coraggio di portare avanti una tesi dall'inizio alla fine, senza compromessi. Gl interpreti sono tutti di buona caratura e il ritmo è davvero frentico. Ottimo l'utilizzo della voce-off. Consigliato.
Girato da un documentarista, film d'impatto che crea angoscia, moralmente ambiguo dato che fine, una volta scontata la corruzione della polizia e la connivenza borghese (vedi universitari e ONG), l'unica alternativa sembra essere quella di affrontare la criminalità con metodi criminali. Il protagonista, sull'orlo di una crisi di nervi, cerca di forgiare un altro se stesso, attraverso un percorso di formazione di ributtante violenza, che rischia di far sembrare quello dei marines roba da boyscout. Film discusso e discutibile, comunque da vedere, magari insieme a La zona, per un confronto
MEMORABILE: Le "reclute" mangiano per terra, cibo misto a vomito
Sei mesi di guerra a Rio, con gli uomini del reparto speciale BOPE, soldati in nero con licenza di torturare e ammazzare senza processo nelle favelas della metropoli brasiliana. Un ufficiale vuole lasciare, ma deve trovare un sostituto. Con l'addestramento, trasforma due reclute in macchine da guerra e uno di loro, idealista studente di legge, in uno spietato esecutore, manipolandone il senso di giustizia. Visivamente spettacolare, moralmente ambiguo, con un taglio documentaristico che non spiega e mette in un mucchio buoni, cattivi, corrotti e indifferenti.
Quanto ci sia di vero e quanto sia finzione non è dato sapere, ma il film merita sicuramente una visione, se non altro per l'ottima tecnica con cui è girato, a metà tra documentario e moderno action-movie. Il ritmo è frenetico, molto coinvolgente nelle scene di guerriglia urbana, tuttavia non manca una buona analisi psicologica dei personaggi, resa credibile da un cast adeguato. Abbonda la violenza ma senza troppo compiacimento, diciamo che è al servizio della storia, di per sè cruda e (probabilmente) realistica. Decisamente buono. ***
Un action movie che non lascia fiato, un documento iperrealista, un poema sulla fine dell'umanità e della pietà. Ci sono tante cose dentro questo bel film che racconta le modalità di lavoro del corpo speciale di polizia incaricato di fare pulizia nelle favelas senza tanti scrupoli, ma c'è soprattutto il cinismo del disincanto, quello che mescola le ragioni del Papa con le stragi impunite, un bimbo che nasce con i massacri, le anime belle di studenti borghesi e ong con i narcotrafficanti. Impressionante e implacabile.
Il film narra le vicende di uno dei corpi speciali più cazzuti dell'intero globo: il BOPE. Il taglio è cinico e spietato, mette in risalto tutti gli aspetti marci e corrotti del sottobosco brasiliano in modo assolutamente non superficiale. Un ottimo film, mix d'azione e drammaticità. Sconsigliato a chi si aspetta un film dal ricamo americano: non ci sono buonismi di alcun tipo.
Tropa de Elite è come un pugno nello stomaco, ti toglie il fiato e la speranza per il suo realismo, l'apparente spietatezza e la mancanza di futuro. Il film ha un profondo insegnamento, spiega la realtà delle favelas di Rio con tre personaggi protagonisti (tutti azzeccatissimi) che hanno ruoli "veri", senza fronzoli, senza un messaggio buonista che qui farebbe ridere amaramente. Corruzione, droga, speranze, violenza, azione, armi, eroi e politica, se queste parole vi piacciono accomodatevi, non avrete certo carezze o finali rassicuranti. Bang!
MEMORABILE: L'addestramento degli agenti speciali del BOPE e il loro "pasto". Le scene notturne nelle favelas e il contrasto con i film d'azione made in USA.
Se nella Ciudad de Deus erano i giovani ninos a parlarci della loro educazione criminale, questa volta la Rio degli emarginati e degli ultimi ci è raccontata invece da un agente dei corpi speciali. Il film è ben fatto, con molto ritmo, la storia è credibile, i personaggi sono ben svilupati ed anche tecnicamente c'è poco da dire. Qaulche dubbio volendo si potrebbe avanzare sul concetto del quale il film si fa portatore (la violenza del corpo è giustificata in qualche modo dalle situazioni estreme con le quali si trovano a fare i conti ogni giorno).
Un film che si mantiene, ideologicamente, sul filo del rasoio. La rappresentazione della realtà sociale brasiliana è il feticcio al quale affidarsi per una globale giustificazione della violenza. Ma se la visione di fondo può essere, ed è, discutibile, non si possono neppure negare i meriti squisitamente filmici dell'opera, che consistono soprattutto in una regia tesa e sapiente, essenziale e diretta, che inchioda lo spettatore senza se e senza ma.
Film d'azione che guarda alle superproduzioni adrenaliniche di Hollywood e le supera non essendo condizionato dalla necessità di un happy end. Qui vincitori non ce ne sono e la realtà è cruda, ma come un documentario più che come fiction. Un film che ha qualcosa da dire e non si limita all'aspetto spettacolare. Una sceneggiatura intelligente, ben recitato, ottimamente diretto. Padilha fortunatamente non è Luc Besson: non una copia del cinema statunitense ambientato in Francia, ma reinterpretato secondo le peculiarità del suo Brasile. Lodevole.
Con ancora ben impressa nella carne la furiosa epopea criminale di City of God, un altro autore varca nuovamente la soglia delle infernali favelas carioca, zone di coprifuoco al cui cospetto le vele di Scampia diventano splendidi paradisi vacanzieri. Di scena l'addestramento e la guerra al narcotraffico degli spregiudicati squadroni della morte, tallonati passo passo da uno sconquassante gioco di riprese a braccio e da una fotografia nera, accesa, logora e contrastatissima. Niente buoni né cattivi ma una cornucopia di atroci efferatezze da ambo le barricate. Senza un attimo di respiro.
MEMORABILE: Le torture inflitte dai reparti specializzati durante le violentissime retate poliziesche.
Un film davvero durissimo che in circa 100' travolge lo spettatore con uno spettacolo che mina qualsiasi coscienza. La tragica realtà delle favelas brasiliane viene raccontata dal punto di vista del BOPE (Batalhão de Operações Policiais Especiais). Un susseguirsi continuo di incursioni, sparatorie, morti e torture dove la violenza genera la violenza in maniera ineluttabile. Difficile rimanere indifferenti dopo averlo visto.
MEMORABILE: "Che ne facciamo di questo? " "Mettilo in conto al Papa..."
Il degrado delle vergognose favelas carioca narrate in questa pellicola dotata di un ritmo semi-documentaristico in cui il senso di realtà emerge in modo preponderante. Tutte le brutture si mostrano in modo drastico e la violenza belluinamente la fa da padrone sia tra i buoni, quali essi siano, che tra i cattivi.
Ben presto l'oggettività si dirada, le (re)azioni del Bope pur se ingiustificabili, divengono necessarie e uniche risposte ad un potere costituito da mercanti di morte e assassini. Tutto diviene relativo, dunque tutto legittimo, persino il ritratto delle favelas come covo esclusivo della feccia "brasiliana", senza alcuna distinzione tra povertà e illegalità. Alle favelas è lasciato il ruolo di campo di battaglia, della situazione di molte povere famiglie dimenticate dallo Stato non si fa menzione.
Cugino del capolavoro City of god, si presenta come un necessario ed efficace film di denuncia riguardante la scabrose dinamiche all'interno delle favelas brasiliane. Tutti devono presentare il conto. Diversamente da Mereilles, Padilha filtra tutto attraverso lo sguardo delle squadre speciali del Bope, sottolineando il degrado, l'incessante amoralità, l'ambiguità, il cinismo e la crudeltà di certe cariche: i primi fautori della legge sono anche i primi a non rispettarla, la sfondano senza soluzione di continuità innestando un vortice senza risalita.
Dopo City of God un altro film quasi in stile documentaristico sulle favelas di Rio e sul degrado morale e ambientale. Stesso sceneggiatore e stesse peculiarità. Ma attenzione, perché non esiste il punto di vista del delinquente o del poliziotto; sono tutti sbandati sotto lo stesso tetto e per le stesse strade. La cosa che lascia a bocca aperta è che non c'è buono o cattivo e i ruoli sono intercambiabili. Tutti figli della stessa povertà e della stessa mentalità o quasi. Prove attoriali a buoni livelli e regia quasi impeccabile.
Il BOPE è un team di uomini selezionati "più duramente che nell'esercito israeliano": arrivano silenziosamente nelle favelas di Rio e ripuliscono ciò che devono ripulire per poi andarsene. Forse l'unico organismo ancora non toccato dalla corruzione in un sistema dove la polizia è la mafia e la droga tocca tanto i poveri quanto i ricchi. Padilha segue diversi personaggi in un ritmo frenetico e trascinante, con una recitazione estremamente sentita e una sceneggiatura ben strutturata. Estremamente adrenalinico.
Molto deludente. Qual è la tesi del film? Che si combatte il crimine con la violenza estrema? Bah! Sceneggiatura che si avvita su se stessa; un qualsiasi nostro poliziottesco è migliore e scritto in modo più coerente di questa sagra nazi-fracassona. City of God dovrebbe essere la pietra di paragone? Beh, Tropa esce sconfitto 6-0 6-0. Lì c'era una storia di formazione e dolore, qui urla e spari nel calderone che livella bene e male in un piattume indistinguibile. Malriuscito.
Accusato ingiustamente di filofascismo, è in realtà un grido disperato che viene fuori dal profondo delle favelas brasiliane. Violenza, brutalità, corruzione, droga, rabbia sono presenti in ogni inquadratura, si respirano in ogni ambiente, senza via di scampo. Tra bande di spacciatori senza pietà, una polizia militare ancor più agguerrita e una sinistra sempre troppo buonista e inconcludente, non c'è possibilità di fuga. Grande regia "realista" di Padilha e interpreti perfetti.
Carico all'occhio di cromìe sature ipercontrastate, spastico nel montaggio delle sequenze concitate, con la macchina a mano che si sposta da un viso all'altro in quelle statiche; non bissa il miracolo che avvenne nella Città di Dio di Meirelles e Lund. La volontà espositiva dei problemi civili della corruzione della polizia ordinaria e l'eccesso sanguinario del BOPE (che fa sembrare i narcos non così male) a Rio de Janeiro finisce per fagocitare i personaggi facendoli diventare argomentazioni più che esseri umani. Fa storcere il naso il tono fascista di alcune pronunciazioni.
MEMORABILE: L'addestramento per diventare membri del BOPE (Batalhão de Operações Policiais Especiais).
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