Note: Aka "10 piccoli indiani" o "10 little indians". Una delle tante versioni dal celebre romanzo "Dieci piccoli indiani" ("Ten Little Niggers") di Agatha Christie (1939).
Seconda versione del classico immortale di Agatha Christie. Il cast di attori è eccellente (su tutti Hyde-White nella parte del giudice). C'è una buona dose di tensione e l'ambientazione montana funziona (creando buoni delitti, come quello con la funivia della Hoppe), ma per quanto riguarda la villa, facendo il confronto con ...E poi non ne rimase nessuno, vince la seconda. Leggermente inferiore rispetto alla versione del '75. Il finale non rispetta il libro, ma il movente dell'omicida è più fedele.
Curiosa trasposizione in zona innevata del classico di Agatha Christie (Dieci piccoli indiani - ... e poi non ne rimase nessuno), più volte portato sullo schermo e ancora più volte imitato da miriadi di epigoni di scarsa creatività, qualcuno anche tricolore. Dirige un abbonato alle trame della Christie. Interessante l'ambientazione, ma il risultato è solo medio. Non rispettato neppure qui il finale originale, peraltro di difficile resa sullo schermo.
George Pollock dirige con mestiere ma senza eccessivi guizzi la trasposizione cinematografica del celebre romanzo di Agatha Christie. Buona prova degli attori e curiosa l'ambientazione alpina della vicenda. Visto in tv con presenza delle parti eliminate originariamente dalla versione italiana (quindi con lingua originale e sottotitoli in italiano). Discreto e nulla più.
Pur non potendo, ovviamente, competere col capolavoro della Christie da cui è tratto, questa seconda versione del film è piuttosto riuscita grazie ad un ritmo agile e veloce che lo rende davvero interessante e coinvolgente, soprattutto se non si conosce il libro. Peccato però che il finale sia stato cambiato tradendo così l'assoluta originalità del libro. In ogni caso godibilissimo e consigliato agli amanti del genere.
Dieci sconosciuti in una villa isolata, uccisi uno a uno da qualcuno. Uno dei più bei romanzi di Agatha Christie in una versione cinematografica piuttosto attenta e ben strutturata, con la giusta dose di mistero, come già la precedente di Clair da cui mutua il finale della versione teatrale, con una zuccherosa virata accomodante rispetto allo spietato meccanismo del romanzo. Notevole il minuto di sospensione lasciato esplicitamente allo spettatore perché provi a indovinare chi è l’assassino.
Premesso che non ho letto il romanzo originale, ho trovato questa trasposizione asciutta e senza fronzoli, rovinata solo dall'incombente colonna sonora sixtie e da alcuni spezzoni in lingua originale, come se qualcuno si fosse divertito a cambiare talvolta la lingua al dvd utilizzato per la proiezione. Abbastanza interessante il soggetto e inusuale l'idea di far ragionare per un minuto lo spettatore sull'assassino prima del disvelamento finale. Alcune forti incongruenze (dove finiscono i cadaveri?).
Compassata trasposizione (ennesima) del celebratissimo ingranaggio criminale di Agatha Christie, con cast di veterani di seconda o terza linea (notevole l'habituè di Jess Franco Dennis Price), qualche deliberata grinza nella sceneggiatura per far tornare conti altrimenti discutibili, e una bizzarra interruzione alla Ellery Queen (o Batman?). Se ne può tranquillamente fare a meno.
Il classico dei classici riproposto con stile scorrevole, ben diretto e interpretato da validi attori televisivi e caratteristi promossi al rango di comprimari. Rispetto alla versione di René Clair - di cui conserva il medesimo finale, diverso dal romanzo - il set si sposta da un'isola ad una cima innevata e concede più spazio al ritmo, all'azione e all'impatto scenografico dei delitti. Buono.
MEMORABILE: La morte nella cabina teleferica; il minuto di sospensione.
Pur non avendo lo stesso livello di black humour della versione del 1945, questa trasposizione ambientata in una baita non è da buttar via. Il cast, in pieno stile Swingin' Sixties, è funzionale allo scopo e gli omicidi mostrano un certo talento creativo. Tuttavia vengono tralasciati alcuni elementi e la seconda parte ne risente. In certi punti il doppiaggio italiano è tirato per i capelli. Interessante l'idea di inserire il minuto di pausa per far riflettere sull'identità dell'assassino.
Non il migliore adattamento da Agatha Christie, ma neppure disprezzabile, per la bella ambientazione in mezzo ai monti, l'elusività dei delitti e soprattutto la presenza, fra le vittime designate, di caratteristi di classe come Wilfrid Hyde-White, Leo Genn, Dennis Price. Non ho invece apprezzato il finale troppo conciliatorio, che ricalca il precedente film di Clair ed è completamente diverso da quello letterario, ed anche il famoso minuto di sospensione, per quanto originale, sa di espediente dilettantesco.
Seconda insipida versione del romanzo della Christie. Con una trama del genere alle spalle è difficile fare un brutto film, ma questa pellicola di Pollock riesce ad andarci vicino, con una mediocre caratterizzazione dei personaggi, una confezione datata edun cast anonimo (spicca solo Mario Adorf nei panni del cameriere). Il finale, pur tradendo quello del romanzo, non è malaccio, ma è proprio il film in generale a funzionare poco. Non malvagio, ma nel complesso trascurabile.
Remake del film di Clair e trasposizione del celeberrimo romanzo gialli di Agata Christie. La suspence c'è, gli attori anche (bravo Adorf), quello che mi ha deluso è il finale, che appare un po' troppo buonista. Non all'altezza del primo, ma non eccessivamente scadente...
Considerando che abbiamo a che fare con un film tratto dal più importante romanzo giallo di tutti i tempi, verrebbe voglia di essere assai critici. In realtà questa versione del 1965 non è poi tanto male, con un buon cast e un giusto mix di mistero, suspence ed erotismo (censurato nella versione italiana ma per fortuna oggi recuperato con inserti della versione originale sottotitolati). Il "minuto di sospensione" lascia sbigottiti ed è incomprensibile, chissà se all'epoca era piaciuto. Bella la fotografia in b/n.
Il capolavoro di Agatha Christie perfeziona e complica il "meccanismo della stanza chiusa" facendone un congegno ad eliminazione che ha conosciuto infinite varianti. Questa la ricordavo bellissima, invece soddisfa a metà: si discosta decisamente dallo humor nero britannico dell'originale, ma non arriva neanche ad esserne una vera rilettura modernista. Variazioni sul tema a parte, le versioni successive (restringendo il campo a quelle dichiaratamente ispirate al romanzo) hanno convinto ancor meno.
MEMORABILE: Ovviamente il minuto di riflessione-riepilogo. Scorrettissimo, ma geniale.
Le storie tratte dai romanzi di Agatha Christie non possono non affascinare o non intrigare perché sino all'ultimo si rimane sempre sulle spine. Non fa eccezione questa, che vede dieci persone essere invitate con l'inganno in una villa da un personaggio misterioso. Mano a mano che gli omicidi si susseguono l'intrigo diventa sempre più fitto e nella mente dello spettatore aumentano a dismisura le ipotesi possibili per riuscire a venire a capo del mistero. Nel cast da segnalare la presenza di Mario Adorf.
MEMORABILE: Il minuto di tempo lasciato allo spettatore, con tanto di riassunto dei fatti, per poter arrivare alla soluzione del mistero.
Diligente e gradevole rappresentazione del classico di Agatha Christie, probabilmente il più rappresentato al cinema. Buone le caratterizzazioni dei personaggi, l'ambientazione montana e le soluzioni narrative adottate. Intrigante e sorprendente il minuto lasciato allo spettatore per farsi un'idea sull'assassino. Terribile invece il minuto finale, che discostandosi dalla storia originale regala un happy end fuori luogo.
Delizioso. Gli ospiti vengono decimati uno dopo l’altro senza tanti preamboli e nel giro di poco più di un’ora i sopravvissuti sono davvero pochi. Pochissimi. Originale la trovata di lasciare allo spettatore un minuto di confronto per indovinare chi dei tre sia l’assassino. Certo, nel complesso non un capolavoro, ma è consigliato per la sua leggerezza e lo svago d’altri tempi. Ancora in bianco e nero.
Senza infamia e senza lodo questa trasposizione del celebre romanzo della Christie, la seconda in ordine cronologico nella storia del cinema. Nel complesso l'opera sembra scorrevole, fluida, ma delle scenografie più standard e un lotto di attori non tutto allo stesso livello lo piazza notevolmente dietro al capolavoro del 1974. La caratterizzazione dei personaggi risulta un po' superficiale e alcuni sembrano proprio macchiette, se vogliamo dirla tutta. Interessanti le atipiche location in alta montagna, ma purtroppo poco sfruttate.
Vivace versione del celeberrimo romanzo, non elegante quanto quella del '45 ma godibile nella sua quasi necessaria impostazione proto-slasher (meno delitti fuori campo e più attenzione al building della suspense). Ottima la fotografia e suggestiva l'inedita ambientazione montana, perfetta per inquadrare il dovuto senso di isolamento. Cast di difficile valutazione, dal momento che accanto a un buon numero di grandi professionisti quali Holloway e Hyde-White troviamo la bella ma poco convincente Eaton, che affossa la media. Classico il finale "lieto" ripreso dalla versione teatrale.
MEMORABILE: "Incidente" sulla funivia; La Eaton gratuitamente in biancheria intima; Il giudice e il dottore si alleano al lume dei fiammiferi; "Whodunit break".
Una buona versione del capolavoro di Agatha Christie, la migliore delle tre più note. Stavolta l'ambientazione è una villa isolata nelle montagne, claustrofobica al punto giusto e ben realizzata. Il finale delude un po' ma per il resto la vicenda si svolge in maniera avvincente, e l'attenzione non cala mai. Buono il cast, tra cui spicca il "nostro" Mario Adorf; ma molto bravo anche George Pollock, la cui regia asciutta regala una bella visione e mostra come il regista inglese si trovasse a suo agio con i testi della Christie. Merita una visione, perché può piacere a tutti.
George Pollock HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneZender • 23/10/10 21:06 Capo scrivano - 48839 interventi
Dici che ci vuole il simbolo per questo film o per cinque bambole, Dandi? Per 5 bambole non credo, se è di questo mi dovresti dire anche il titolo del film di cui è il "remake" (se vogliamo chiamarlo così, anche se poi il libro è talmente famoso che...)
Zender ebbe a dire: Dici che ci vuole il simbolo per questo film o per cinque bambole, Dandi? Per 5 bambole non credo, se è di questo mi dovresti dire anche il titolo del film di cui è il "remake" (se vogliamo chiamarlo così, anche se poi il libro è talmente famoso che...)
Questo è un caso un po' particolare, perché è tratto dalla medesima opera, ma è declinato in maniera assai diversa, a partire dall'ambientazione, rispetto al film di Clair, che è abbastanza fedele al testo della Christie. Stesso discorso vale per "... E POI NON NE RIMASE NESSUNO".
Il Dandi ebbe a dire: Gugly ebbe a commentare: Alcune forti incongruenze (dove finiscono i cadaveri?)
In effetti questo è un aspetto importantissimo nel bellissimo romanzo di Agatha Christie. Anzi, tutto il gioco diabolico della scrittrice si basa proprio sul fatto che alla fine chi arriva sull'isola trova tutti i cadaveri ciascuno ricomposto nel letto della propria stanza! Praticamente, ogni ucciso è stato rimesso nella sua stanza: ma da chi se sono tutti morti? Il libro finisce così, dopodiché c'è la rivelazione in cui si racconta tutto dal punto di vista dell'assassino, spiegando anche l'inspiegabile collocazione dei cadaveri.
Questo film, come altri, altera pesantemente il finale, prima di tutto distruggendo l'idea stessa dei 10 piccoli indiani (visto che qualcuno rimane!) e poi portando a una sorta di lieto fine o svelamento anticipato che sottrae proprio la chiave diabolica che lascia sbalordito il lettore alla fine del romanzo.
Pigro ebbe a dire: Il Dandi ebbe a dire: Gugly ebbe a commentare: Alcune forti incongruenze (dove finiscono i cadaveri?)
In effetti questo è un aspetto importantissimo nel bellissimo romanzo di Agatha Christie. Anzi, tutto il gioco diabolico della scrittrice si basa proprio sul fatto che alla fine chi arriva sull'isola trova tutti i cadaveri ciascuno ricomposto nel letto della propria stanza! Praticamente, ogni ucciso è stato rimesso nella sua stanza: ma da chi se sono tutti morti? Il libro finisce così, dopodiché c'è la rivelazione in cui si racconta tutto dal punto di vista dell'assassino, spiegando anche l'inspiegabile collocazione dei cadaveri.
Questo film, come altri, altera pesantemente il finale, prima di tutto distruggendo l'idea stessa dei 10 piccoli indiani (visto che qualcuno rimane!) e poi portando a una sorta di lieto fine o svelamento anticipato che sottrae proprio la chiave diabolica che lascia sbalordito il lettore alla fine del romanzo.
Vero, ma se ben ricordo, i film (col finale diverso rispetto al libro) sono tratti non dal romanzo, ma dalla sua riduzione teatrale, che appunto cambia la conclusione.
Zender ebbe a dire: Dici che ci vuole il simbolo per questo film o per cinque bambole, Dandi? Per 5 bambole non credo, se è di questo mi dovresti dire anche il titolo del film di cui è il "remake" (se vogliamo chiamarlo così, anche se poi il libro è talmente famoso che...)
No, naturalmente non penso a 5 bambole (sennò qualsiasi ispirazione....), piuttosto all'omonimo del '45, anche se mi pare di aver capito che già non siamo tutti d'accordo... :)
Comunque in generale, di remake con finale diverso dall'originale ce ne sono tantissimi se ci si pensa. Anzi, spesso è l'unica nota di originalità di queste operazioni.
Gli ultimi titoli che ho commentato sono Il grande sonno e Marlowe indaga: quest'ultimo è più fedele al romanzo, ma nessuno può negare che sia quello con Bogart il classico, e che qualsiasi ripresa ne sarà sempre un remake. no?
DiscussioneZender • 24/10/10 12:33 Capo scrivano - 48839 interventi
Diciamo che l'interpretazione che diamo noi della parola "remake" non è quella "corretta", visto che altrimenti sarebbero remake solo i film tratti da un film e non dallo stesso libro. Direi che questo possiamo considerarlo remake, per lo stesso motivo che consideriamo remake di L'amico americano il film Il gioco di Ripley.
era esattamente quello che volevo dire...
Inoltre credo che l'utilità del simbolo remake sia soprattutto divulgativa per chi ignora altri prodotti simili ;)
B. Legnani ebbe a dire: Vero, ma se ben ricordo, i film (col finale diverso rispetto al libro) sono tratti non dal romanzo, ma dalla sua riduzione teatrale, che appunto cambia la conclusione.
Urca, hai ragione, la versione teatrale cambia il finale! Beh, comunque posso capire che a teatro sia difficile trasferire il finale originario del romanzo (appunto, la collocazione dei cadaveri nelle camere, il fatto che tutto sia svelato in assenza di personaggi vivi...), però al cinema una cosa del genere è assolutamente possibile come dimostra la versione di Govorukhin Desyat Negrityat, che mantiene il finale originario senza però osare fino in fondo con l'effetto di smarrimento sul pubblico.
La Christie cambiò il finale per la versione teatrale per paura che il pubblico non apprezzasse,ma sono d'accordo nel dire che però
almeno al cinema non doveva essere seguita questa versione teatrale..