Sgangheratissimo tv-movie di matrice palesemente argentiana, dura in tutto un'ora scarsa e riunisce le strisce che erano trasmesse all'interno dello show televisivo "Variety". L'idea, che ciclicamente si ripropone (vedere ad esempio certi film con Sordi come il suo episodio nei COMPLESSI), è quella di usare gli studi Rai di via Teulada e i volti celebri che vi lavorano (qui i Gatti con "Verona Beat”, Rascel, le Kessler, un giovane Emilio Fede, Baudo, Nanni Loy e altri) per ambientarvi una storia di non troppe pretese. In questo caso il regista Aldo Lado (non uno qualunque, e si vede) assembla una sceneggiatura...Leggi tutto confusa e di sicuro non ricercata farcendola di topoi argentiani di ogni genere: si va dalla protagonista cieca (Auretta Gai) in stile GATTO A NOVE CODE ai primissimi piani sulle pupille, dall'esplicito omaggio a SUSPIRIA (la scena tra i veli appesi) al solito killer guantato e nerovestito, dall'immancabile flashback (qui solo raccontato) al filmato/testimonianza... Colori, luci, riprese, omicidi (il viso "scottato" è un classico) tipicamente argentiani. Aggiungiamo che le musiche di Frizzi ricalcano i Goblin di ZOMBI in più punti e lo stile tipico del gruppo per dare un'idea di cosa abbiamo di fronte. Lado gira anche con discreto gusto le scene thrilling supportato da una buona fotografia, lasciando intravedere una tecnica non comune, ma certo il film fa acqua da tutte le parti e sembra proprio buttato lì. Pietro Brambilla azzarda un mezzo stupro in cucina proprio come nella CASA di Avati.
Curioso esercizio di stile, realizzato negli studi RAI di via Teulada e caratterizzato dalla presenza di volti noti della TV (Baudo, Pambieri, Smaila, Fede). L'incrocio giallo è molto modico, trattandosi di uno scherzo realizzato con scampoli dello spettacolo Variety, però Lado realizza una bella serie di scene argentiane (inseguimenti, illuminazione, mano guantata del killer). Finale palesemente ispirato a L'uccello dalle piume di cristallo. Fabio Frizzi utilizza lo score musicale di Paura nella città dei morti viventi, Lado appare qua e là sul set. Ci sono pure Auretta Gay e... sì: Branko!
Più che discreta esperienza televisiva di Lado, che inserisce un giallo tipicamente argentiano – serial killer traumatizzato, soggettive, vittime in prevalenza femminili - all’interno di un programma di varietà Rai, commentato dalle incessanti musiche di Frizzi (le stesse di Paura nella città dei morti viventi). La fulciana Gai e l’avatiano Brambilla si elevano a protagonisti, attorniati da altri volti noti del cinema di genere (Duse, Allodi, Sassi) e del piccolo schermo (Baudo, Fede, Binarelli, le Kessler, Bracardi, I Gatti…).
Saccheggiato senza pietà il povero Dario Argento (le orecchie dovevano fischiargli parecchio). Le stesse inquadrature (l'occhio in primo piano, alcuni giochi di ombre, la visuale assassino) sembrano copiate alla buona dai suoi film. Mentre il montaggio, qua e là, è a dir poco approssimativo. Gli attori ci provano, poverini, ma risultano poco credibili. Non mi aspettavo chissà che, ma un qualcosa di più originale e meno approssimativo sicuramente sì. Il finale, con colpetto di scena, è piuttosto difficile da credere. Decisamente mediocre, anche se ha pur sempre il dono di lasciarsi vedere.
MEMORABILE: Quando inseguiva la D'Urso, mi sono immedesimato nell'assassino; La sfilata di nomi: Bracardi, Baudo, Minà, Binarelli, Rascel, i Gatti, Fede, Loy...
Da Lado una cosaccia del genere non me la sarei mai aspettata. Nonostante nel cast vi siano buoni caratteristi (discreta la Gai), la recitazione e il doppiaggio sono davvero pessimi. Le scene "gialle" dei delitti tipicamenti argentiani per ovvie ragioni non sono sanguinose e risultano pure piuttosto noiose. Buone solo le musiche di Frizzi. Da dimenticare.
L'idea, pur certo non di primo pelo, non è malaccio: ambientare un giallo negli studi RAI di via Teulada, sfruttando anche personaggi assai noti della tv dell'epoca (e di oggi). Nella realizzazione si vede la mano di Lado, che non è certo l'ultimo degli arrivati, ma la trama è veramente risibile con una sceneggiatura che fa parecchia acqua e gli attori non sono certo da premio Oscar. È un prodotto televisivo che cerca di rifare Argento senza, ovviamente, esserlo. Curioso ma consigliabile solo agli sfegatati del giallo all'italiana.
Una chicca per appassionati del cinema di genere sommerso. Qui si uniscono frammenti diretti da Lado per la trasmissione VARIETY della Rai, al fine di inscenare un vero e proprio giallo. Musiche di Frizzi che sanno tanto di Goblin, suspence calibrata e inquadrature sui visi dei personaggi con zoomate frequenti. Volti noti passano davanti alla telecamera, tra i quali Baudo, Binarelli e Bracardi. Rarità da disseppellire.
MEMORABILE: L'inseguimento negli studi Rai della bella e conturbante D'Urso.
Ecco una boiata a regola d'arte. Non gli do un pallino solo perché essendo un prodotto televisivo gli vanno concesse le dovute attenuanti. Il cast è buono, ma la storia, oltre a sapere di già sentito, è banale, il ritmo è assente. La tensione? Quale? Un pallino e mezzo dovrebbe andare più che bene.
Non da recuperare per forza: forse le striscie televisive avevano un senso ma non si può parlare di "film" per un giallo così sconclusionato e, su un totale di un'ora, buoni 3/4 sono meramente "documentaristici". A tratti Lado dimostra di saper accordare il suo gusto visivo con le esigenze televisive (buona la scena "de paura" tra gli specchi), ma i limiti (per non parlare di dilettantismo) della messa in scena emergono senza pietà nel finale "d'azione". Da salvare solo i camei della Rai d'epoca.
MEMORABILE: Il set dello sceneggiato "Attentato a Serajevo", dove Giuseppe Pambieri è sé stesso vestito da Francesco Ferdinando.
Un assassino si aggira negli angusti corridoi della sede Rai di Via Teulada. E' La realtà che irrompe tra Pippi Baudi, Binarelli, ballerine, lustrini e pailletes. Lo stile di Aldo Lado è argentiano, come sempre, ma questa volta con grande personalità e molto da dire. Teso e terribilmente affascinante, inquietante, bizzarro, questo "Delitto in via Teulada" è un thriller da non perdere.
La televisione cannibalizzerà il cinema? Di certo gli studi di via Teulada non sono soltanto uno sfondo: l'ABC del thriller argentiano anni '70 viene addomesticato in base alle esigenze tecniche, artistiche e comunicative del mezzo televisivo. L'effetto è, al tempo stesso, straniante e noiosamente rassicurante, come se un giocattolo fosse smontato, ne venisse mostrato il meccanismo e perdesse così gran parte del suo fascino. Un esperimento interessante, ma più per l'idea di fondo che per il risultati finale.
MEMORABILE: In negativo, la terribile recitazione di tutti i giovani attori!
Veramente interessante il modo in cui Lado sa fondere cinema, metacinema, tv e meta-tv, grazie anche alla partecipazione di larga parte dello "star-system" della Rai di fine anni '70. Alcune scene thriller sono un gran bel tributo di Lado alla gloria di Dario Argento. Tra le attrici c'è una giovane Barbara D'Urso. Le musiche sono di Fabio Frizzi (curiosamente le stesse di Paura nella città dei morti viventi... che uscirà l'anno seguente).
Curioso esperimento tra gli studi Rai di via Teulada, in cui Lado ambienta un giallo ispirato chiaramente al miglior Dario Argento. Quanto meno interessante e realizzato con mano sicura, si distingue per la particolarità del suo essere una commistione tra elementi che non hanno nulla a che vedere gli uni con gli altri. Fa un certo effetto vedere una giovanissima Barbara D’Urso in un contesto del genere e con in sottofondo le musiche che Frizzi riutilizzerà in Paura nella città dei morti viventi di Fulci.
Ma davvero la regia è di Aldo Lado?! A parte le musiche "argentiane" che accompagnano i delitti, l'immancabile guanto di pelle e qualche "svolazzamento" di abiti e foulard, in stile Suspiria, non c'è suspence, né stile. Sembra uno scopiazzamento malriuscito di grandi contemporanei. Dialoghi deboli, recitazione debolissima (D'Urso compresa), doppiaggio imbarazzante.
L'idea non è male, ma da Lado ci si aspettava qualcosa di più; gli effetti e la fotografia per una produzione televisiva scimmiottano Argento ma sono più che discreti, gli attori qualcuno funziona (penso a Duse) mentre altri francamente proprio no, ma quello che affossa definitivamente il tutto è il finale, compresa la spiegazione che non sta in piedi (altrimenti i due pallini ci stavano tutti). Simpatici i vari cameo.
Lado fa girare gli attori, perennemente inseguiti, negli studi televisivi, lungo i corridoi, le scale, accompagnati da una musica simil Profondo rosso. Sono probabilmente all'eterno inseguimento di un'idea, che arriva solo alla fine, nel corso dello spiegone. Basta, per quanto ridicola, a dare un senso al tutto? No di certo. Lado lo si giustifica per tutto quanto dato nel passato, non certamente per un film nel quale ha messo ben poco impegno. L'unica giustificazione può esser data dal fatto che era stato pensato non come lungometraggio ma come piccoli, brevi episodi.
Da micro episodi posti all'interno della trasmissione "Variety" a versione compatta. Aldo Lado, su commissione Rai, realizza un giallo dalla chiara connotazione "argentiana" (dai colori alla Suspiria al classico guanto nero di Profondo rosso ), per non parlare dello score di Fabio Frizzi che richiama quello dei Goblin Anni '70. Film scorrevole, con qualche momento più di suggestione che di vera tensione, ma nel complesso - specie per gli appassionati del genere - un'opera dignitosa, figlia di quegli anni e forse già fuori tempo massimo.
Esperimento televisivo di Lado che parte da un'idea riciclata su cui sviluppa uno script confuso basato tutto su tanti (troppi) stereotipi argentiani. Per fortuna Lado è abile nel muovere la macchina da presa nei corridoi degli studi Rai e sfrutta bene le comparsate di chi in quegli anni bazzicava via Teulada, tanto da salvare tutto in corner malgrado un montaggio un po' approssimativo. Eccellenti le musiche di Frizzi (le stesse di un capolavoro fulciano), male il doppiaggio. Non esalta e nel complesso è abbastanza trascurabile, per quanto resti indubbiamente un esperimento curioso.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Una di quelle cose che, appena vista, ti sembra di risvegliarti e ricordare di averla sognata (come direbbe in nostro B.Legnani).
Però non in senso negativo, che Lado è regista di classe.
Ho molti dubbi sulla datazione del telefilm, perché in Delitto in via TeuladaFabio Frizzi utilizza buona parte dello score musicale realizzato per Paura nella città dei morti-viventi, film che è stato realizzato nel 1980.
Comunque si tratta di un curioso esercizio di stile, nobilitato dalla valida regia di Lado e dalle presenze storiche di contorno (Pambieri, Smaila, Baudo ed Emilio Fede al tg!).
Che dire, poi degli attori? Oltre ad una giovanissima D'Urso (vittima del killer) curiosamente si intravede Auretta Gay di Zombi 2 in un ruolo sostanzioso ed il futuro astrologo Branko in un ruolo... fondamentale.
Sì, irriconoscibile per quanto giovane.
Ma è lui, e la conferma arriva dai titoli di coda.
Inserirò qualche immagine, per poter condividere questo insolito sogno ad occhi aperti!
DiscussioneGugly • 2/06/09 14:52 Archivista in seconda - 4712 interventi
Sì, ne abbiamo proprio bisogno!
DiscussioneZender • 7/08/11 19:46 Capo scrivano - 48960 interventi
Scusa Uomomite, potresti dirmi come mai ti sei ravveduto su Lado proprio nei confronti di questo "film" (in realtà una miniserie tv)? Dove l'hai vista, soprattutto rispetto agli altri esperimenti "argentiani" del regista e alla tua già chiarificata idiosincrasia nei confronti dello stesso, la grande personalità di cui parli nel commento? Ovviamente lungi da me contestarti i 4 pallini, ma vorrei capire cosa ci hai trovato di "terribilmente affascinante", nello specifico. Io non penso mai male, ma tu aiutami a non farlo, se possibile.
Zender ebbe a dire: Scusa Uomomite, potresti dirmi come mai ti sei ravveduto su Lado proprio nei confronti di questo "film" (in realtà una miniserie tv)? Dove l'hai vista, soprattutto rispetto agli altri esperimenti "argentiani" del regista e alla tua già chiarificata idiosincrasia nei confronti dello stesso, la grande personalità di cui parli nel commento? Ovviamente lungi da me contestarti i 4 pallini, ma vorrei capire cosa ci hai trovato di "terribilmente affascinante", nello specifico. Io non penso mai male, ma tu aiutami a non farlo, se possibile.
E che ne so? A "La corta notte delle bambole di vetro" ho dato 4 pallini o giù di lì. La regia era più misurata e soprattutto c'è un superbo Ernesto Gastaldi che tira fuori una delle sue storie migliori.
Questo "Delitto in via Teulada" mi ha incredibilmente affascinato, mi prende moltissimo il tema della realtà che irrompe in quella piccola fabbrica dei sogni/incubi che è la tv. Mi hanno incredibilmente affascinato quei movimenti di macchina tra i corridoi, l'idea del palazzo della Rai come un moderno castello gotico. E poi c'è quel tocco di fellinismo così ingenuo e così "commovente", lo spettacolo "popolare" che cerca di sopravvivere, all'interno del castello maledetto. Mi è sembrato che in questo film (poco importa se è girato per la tv) Lado metta il suo virtuosismo argentiano al servizio di una storia davvero affascinante. "Chi l'ha vista morire?", al contrario, mi sembra solo fastidiosamente decorativo, puro sfoggio tecnico, senza un briciolo d'idea.
DiscussioneZender • 7/08/11 21:26 Capo scrivano - 48960 interventi
Benissimo, mi scuso ampiamente in questo caso. Il discorso non fa una grinza ed è perfetto così. Grazie.
Zender ebbe a dire: Benissimo, mi scuso ampiamente in questo caso. Il discorso non fa una grinza ed è perfetto così. Grazie.
Il cinema è la mia vita, lo amo troppo e MAI, per nessuna ragione, cambierei la mia valutazione di un film, per una ripicca personale. Preferirei tagliarmi un dito. Il tuo semplice sospetto mi indigna.
DiscussioneZender • 8/08/11 09:17 Capo scrivano - 48960 interventi
Avresti ottimi motivi per indignarti, se non fosse per la tirata precedente in cui ironizzavi sui fan del cinema e che potevano invece far pensare ad altre idee. Se questo è il tuo pensiero, invece, non posso far altro che scusarmi, come ti dicevo.