Una Isabella Ragonese trasfigurata, sbiancata nella carne, si fonde agli scenari lividi e desaturati di una Roma una volta di più criminale, trattata come una città orfana delle sue bellezze. Le pecore sono due, tra i lupi serbi. Non solo Stefania - o meglio Vera, il suo nome in codice da infiltrata - che pure della pecora poco sembrerebbe avere, ma anche suo fratello Bruno (Arcangeli), che a differenza di lei con la polizia non ha nulla a che fare. Questi ha una figlia, la piccola Marta (Michelangeli), che condivide con una donna alcolizzata sull'orlo del suicidio, Janine (Ponsat).
Bruno vorrebbe fare la svolta accettando quello che gli suggerisce l'amico napoletano Gaetano...Leggi tutto (Di Colandrea): partecipare con lui a un colpo grosso attaccando un furgone portavalori. Insieme ai serbi, brutti ceffi che non promettono niente di buono. E quando va per conoscerli, presentato da Gaetano, chi ti trova lì? Stefania, dentro nello stesso piano ma con l'obiettivo nascosto di farli arrestare, i serbi. E' lì perché ha detto che può procurar loro le armi necessarie per il colpo, ma quando vede il fratello resta di sasso. Lo prende da parte: "Ritirati, molla tutto e partitene per il Brasile!". Lui non sa che fare, alla fine è Stefania a dire che dal colpo si ritirerà lei, non si sente sicura. Ma ci rientrerà naturalmente, perché la tensione creata dalla presenza contemporanea sulla scena criminale dei due fratelli è la benzina del film, l'idea vincente, quella che in qualche modo può distinguerlo dal mare di produzioni simili.
Invece le facce, la fotografia, gli ambienti, gli sguardi, la durezza delle parole, perfino le frasi smozzicate della presa diretta, fanno parte di una formula ormai ampiamente codificata e replicata all'infinito, che senza una variante significativa avrebbe anche poco senso girare. Qui però la variante c'è e a suo modo funziona, retta soprattutto da una Isabella Ragonese che nel ruolo calza alla perfezione: poche parole, sguardo basso, un carattere difficile da leggere se è vero che quando becca il suo ex che fa sesso con un'altra ha reazioni contrastanti chiudendo la scena rabbiosamente con un "ti amo" e un mazzo di fiori. Ma il gioco regge, non si sa chi farà il primo a fare il passo sbagliato (anche se qualche idea c'è) e la piccola storia del padre disperato con la figlia dolce, che sembra accettare tutto senza far uscire una lacrima, non disturba come si sarebbe portati a pensare.
C'è Matteo Rovere in produzione e si sente: il film è confezionato con una certa eleganza, le musiche sono ben scelte e i dialoghi accompagnano discretamente il tutto, pur senza troppo brillare. La violenza non manca, l'assalto davanti alla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo ha il suo accenno di spettacolarità e, per quanto scorra spesso un po' piatto, il film si mantiene su discreti livelli fino alla fine, quando il dramma ha da un po' preso il sopravvento. A volte ottime sequenze, altre molta routine e scarsa inventiva, con una regia non sempre così lesta e qualche brutalità pretestuosa (uomini e cani che precipitano dalle finestre...). Ampio l'uso dei sottotitoli per tradurre le parole dei serbi (con cui Stefania parla fluentemente, conoscendo la lingua).
Un buon esordio quello della regista Patitucci, che realizza un noir dalle tinte cupissime e una vicenda che non pare avere alcuna possibilità di redenzione. Al di là della mera vicenda, neanche troppo originale (un'agente di polizia infiltrata tra un gruppo di malviventi serbi), colpiscono la realizzazione di buona fattura, sia tecnica (fotografia livida, buon commento musicale, anonima e funzionale ambientazione) che per ciò che attiene la convincente recitazione sia della Ragonese che di Arcangeli. Peccato per il finale un po' scontato.
Agente sotto copertura deve fare i conti con il fratello e con il suo passato. Un film originale e un ruolo molto originale per la Ragonese, che comunque se la cava benissimo anche nelle scene action. Una storia tesa, carica di suspense ma con i rapporti tra i personaggi sapientemente approfonditi, opera prima dell'assistente storica di Matteo Rovere. Molto bravo anche Arcangeli, che ha dovuto perdere venti chili per poter essere credibile come tossicodipendente.
Poliziotta infiltrata in una banda di criminali slavi si trova a fronteggiare il fratello minore che, uscito di prigione e con una situazione familiare disastrata, vuol mettere a segno un ultimo colpo... Già rodata come assistente, Lyda Patitucci esordisce alla regia con un noir ruvido come il volto di Ragonese, brava in un ruolo molto diverso da quelli stereotipati delle donne menanti che imperversano nel genere. Ottimo anche lo smagrito Arcangeli e ben scelti gli altri del cast, tensione che conosce poche pause, alcune sequenze che colpiscono duro, un film da promuovere.
MEMORABILE: Il pestaggio in casa; Lo sparo a bruciapelo; Il pianto sull'autobus.
Una poliziotta infiltrata in una gang serba deve condurre un doppio gioco che si fa drammatico quando scopre che di mezzo c'è anche il fratello, ingaggiato per un colpo milionario. Un ottimo esordio della regista che costruisce un poliziesco ben coeso e violento, inframmezzato da situazioni conflittuali familiari che arricchiscono lo stile spesso molto standardizzato del genere, con la Ragonese in un ruolo tosto e cupo che ricorda nell'aspetto Lisbeth Salander. Un po' forzato e poco congruo il finale rispetto alla ruvidezza del personaggio e dell'ambientazione, ma colpisce.
Poliziotta infiltrata e il fratello si ritrovano in mezzo allo stesso colpo. Noir che associa il crimine all'affetto familiare e piazza alcune buone situazioni improvvise. Il clou è l'esecuzione della rapina e, nonostante il tentativo di renderla spettacolare, non produce gli effetti sperati. La chiusura è anonima. La Ragonese riesce nel suo ruolo doppiogiochista e poteva essere coinvolta di più nei momenti action.
MEMORABILE: Il cane che precipita poteva essere evitato; La spartizione dei soldi; Le botte al fratello.
Dopo L'ultima notte di Amore il cinema italiano sforna un altro bel poliziesco. Qui l'approccio al genere è più minimalista (la livida fotografia ne è la prova) e non mancano neppure alcune ingenuità nella sceneggiatura (dall'eccessiva passività della polizia alla frettolosità dell'epilogo), ma la esordiente Patitucci dirige con grinta e un buon equilibrio tra azione e introspezione psicologica. Ottima prova della Ragonese in un personaggio assai distante da quelli abitualmente interpretati, ma anche Arcangeli è credibile come disperato in cerca di una via d'uscita.
I primissimi minuti (troppi personaggi - in apparenza - gratuitamente disagiati e un'ennesima fotografia filtrata in grigio di qualità non sopraffina) promettono male, ma si tratta di un falso allarme: il film della Patitucci è un noir potente, scritto benissimo e senza cali di ritmo o di tensione, non consolatorio ma nemmeno gratuitamente pessimista, con due antagonisti godibilmente minacciosi e un'Isabella Ragonese, con look alla Lisbeth Salander, che funziona oltre ogni aspettativa. E anche i personaggi principali, inizialmente sgradevoli, lentamente finiscono per appassionare.
Buon noir nostrano, recitato bene (Isabella Ragonese è una certezza, il film si regge su di lei), lineare, girato con mezzi adeguati, quindi un gradino superiore rispetto alle fiction televisive ma senza superflua esibizione di pretese autoriali. Un prodotto onesto, che si lascia seguire con interesse dall'inizio sino alla conclusione; non ambisce a ispirarsi o a recuperare l'ormai esaurito genere polar, né decade a banale action sparatutto. Tutto sommato una interessante sorpresa. Anche la durata è adeguata e non si indulge nella moda della proliferazione di sottofinali.
Ci si muove tra problemi de borgata e trame di malavita balcanica; il rischio di non farne una buona sintesi è presente, ma per fortuna questo non accade, grazie soprattutto alla prova della Ragonese, convincente anche se in definitiva come personaggio poteva osare di più. Non si capisce però la funzione del padre evangelico e dispotico (Ragno) o l'insistere su corpi che precipitano dall'alto, siano essi ragazze albanesi punite dai sicari o cani lasciati troppo soli dalle padroni. Promettente ma incompleto.
Isabella Ragonese HA RECITATO ANCHE IN...
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L'attore inserito nel nostro cast come Simone Pezzotti su IMDB è schedato come Elecktrike Diavolo Elettriko (che è poi il nome con il quale è inserito nel nostro cast di "Come può uno scoglio"). Considerato che in quasi tutti i film (con l'esclusione proprio di "Come pecore in mezzo ai lupi") è segnalato come "as Simone Pezzotti" chiedo a Legnani se non sarebbe il caso di modificare la scheda imdb chiamandola "Simone Pezzotti")
L'attore inserito nel nostro cast come Simone Pezzotti su IMDB è schedato come Elecktrike Diavolo Elettriko (che è poi il nome con il quale è inserito nel nostro cast di "Come può uno scoglio"). Considerato che in quasi tutti i film (con l'esclusione proprio di "Come pecore in mezzo ai lupi") è segnalato come "as Simone Pezzotti" chiedo a Legnani se non sarebbe il caso di modificare la scheda imdb chiamandola "Simone Pezzotti")
Zender, quindi - in previsione di un futuro inserimento del volto - andrebbe inserito come Elecktrike Diavolo Elettriko nei nostri cast dei film nel quale è inserito come Simone Pezzotti (lasciando questo nome tra parentesi)
Perchè il nome ufficiale imdb è Elecktrike Diavolo Elettriko e con questo nome è inserito solo nel nostro cast di "Come può uno scoglio", film che tra l'altro sto esaminando in questo momento. Il rischio è che compaia il suo volto solo nel film di Pio e Amedeo e che in futuro qualcuno vada a postare il volto di Simone Pezzotti, preso da uno degli altri film, pensando che si tratti di un altro attore.
DiscussioneZender • 1/12/24 13:48 Capo scrivano - 49334 interventi
Ma questo riguardaerebbe tutti gli attori che hanno doppio nome. La regola dice che usiamo come neome quello di Imdb e in un unico suo film, fuori parentesi, mettiamo anche l'altro nome che usa.
Ma questo riguardaerebbe tutti gli attori che hanno doppio nome. La regola dice che usiamo come neome quello di Imdb e in un unico suo film, fuori parentesi, mettiamo anche l'altro nome che usa.