Certo non il miglior Monicelli, ma non inguardabile (Morandini gli dà *) benché sia assai raffazzonato. Il problema è che, fra le vicende filmate in candid camera, quella che non funziona è proprio quella principale, che si sviluppa anche fuori dalla camera d'albergo, nonostante la bravura della Vitti. Gassman esagera, ma lo si guarda, mentre gli altri, a partire dai tre "cineasti", non sono il massimo dell'espressività.
MEMORABILE: Di culto, per chi ama i minori, il duetto fra il grande Gassmann e la Perego, solitamente non più (benché onnipresente) che comparsa.
Idea non male, ma priva di uno sviluppo intrigante e coinvolgente. I personaggi coinvolti nella candid camera (che pure, nella sua povertà, ha qualcosa di profetico anticipando i vari reality capeggiati dal Grande Fratello) non generano interesse, la comicità è bandita (salvo qualche peto "femminile" colto di sorpresa) e la sensazione predominante è quella di uno spreco incredibile, a cominciare da un Gassman camuffato (forse con naso artefatto!) per proseguire con la mediocre (s)valorizzazione della Vitti e di Montesano. Un Monicelli decisamente sottotono a causa di un soggetto mal elaborato.
Opera decisamente sbagliata, che probabilmente avrebbe avuto un pizzico di fortuna critica in più se come regista avesse avuto una firma meno prestigiosa di Monicelli. Ridicole le premesse, prevedibili e spesso noiosi gli sviluppi. Vitti sempre sopra le righe e sempre col suo "solito" personaggio (piagnucoloso e pronto in ogni occasione a prendere schiaffoni), spesso fastidiosa e irritante. Qualche momento divertente (i due litiganti trasformati in checche dal doppiaggio), riuscita la figurina di Garay ottimamente doppiato da Max Turilli.
Facèto fin dal titolo, che gioca sul doppio senso del termine "camera" ("telecamera" e "stanza"), ma poco divertente, e poco riuscito. Se voleva rappresentare il conflitto e l'armistizio tra due idee di cinema - il vecchio neo-realismo, incarnato dal nostalgico produttore Gassman e l'avanguardia del cinema-verità, che il volto fresco ma stolido dei giovani "sperimentatori"- lo fa in maniera grossolana, raccontando uno stravisto dramma della gelosia. Italico compromesso finale: tarallucci e vino. Cinematografaro, più che meta-cinematografico!
MEMORABILE: le obiezioni "femministe" della giovane cineasta Emma ("come Emma Bovary")!
Un Monicelli minore ma divertente, soprattutto grazie alla prova di Gassman: produttore cialtronesco, costantemente sopra le righe e spassosissimo. La storia è abbastanza nuova (soprattutto per l'epoca) ma non sempre gli sketch in camera d'albergo funzionano; meglio i momenti alla Ursus Cinematografica e i duetti fra Montesano e la Vitti, entrambi bravi. Buono.
Così scollacciate e volgari, le prime scene promettono poco di buono, ma per fortuna Monicelli raddrizza subito il tiro annodando disinvoltamente le pretese artistiche dei giovani registi, le manipolazioni dell'industria cinematografica e, pur con minor persuasività, la vita fuori dal set. Gli è di grande aiuto il cast: l'istrionico Gassman, produttore scalcinato e cinefilo che esalta Emmer e vitupera Bertolucci e Coppola, il bonario Garay, la sempre versatile Vitti e un Montesano che rifinisce le sue tipiche parti di malcapitato. Graditissima partecipazione speciale di Gianni Agus.
Monicelli, vecchio lupo, aveva già adamantino che al grande schermo, candid camera o snuff che fosse, spettasse un decadente futuro di key-hole rovesciante pubblico e privato. Con un film ribaldo e filibustiere toglie la sedia da sotto al culo di spettatori, (aspiranti) autori, produttori, sbugiarda briefing e brainstorming atti a manipolare gusto e immagine. Cinema che si guarda allo specchio, lo rompe col sasso del vero e lo attraversa vestito da commedia. Gassman dà profetica vita al più guascone e armeggione impresario mai visto lungo lo stivale, aiutato da mirabolanti dialoghi al tritolo.
MEMORABILE: "Signori, questo è cinema all'insegna dell'impegno! Infatti pe'ffallo me sò impegnato tutto!"
Un Monicelli minore e per certi versi sperimentatore ci offre un film non del tutto riuscito ma che almeno ha un'idea di fondo niente male. Il film sembra partire bene con una prima parte sufficiente, poi va pian piano spompandosi diventando a volte prolisso. Il tutto viene riscattato soprattutto da un cialtronesco e istrionico Gassmann, mentre la Vitti e Montesano appaiono un po' sottotono. Sorprende invece Nestor Garay, aiutato da un ottimo e simpatico doppiaggio.
Quest'aria da "riflusso" primi anni Ottanta deve aver ammorbidito un po' tutti, a partire da un poco graffiante Monicelli che rivede, insieme a Age e Scarpelli, un suo vecchio progetto degli anni Cinquanta. Il film, un po' come una candid-camera, dà lo spunto per un intreccio di farse che sfiorano spesso il meta-cinema tutte riunite dalla figura-chiave (l'unica che strappa un sorriso) di Gassaman ex mattatore, qui piegato a una romanità "vintage". Montesano è lì perché è il suo momento d'oro, la Vitti ricalca se stessa per l'ennesima volta.
I titoli di testa sembrano prelevati da un altro film, perché francamente è difficile trovare tracce delle illustri maestranze che vi appaiono. Sembra una commedia qualunque di un regista qualunque, invece dietro c'è il gotha della commedia all'italiana che fu. Un film indicativo dello spaesamento della vecchia guardia negli anni 80, che vorrebbe anche essere moderno nei temi ma non lo è certo nella forma. In fin dei conti è anche gradevole, ma si avverte un certo scarto tra le intenzioni di satira e il risultato finale.
La risposta di Monicelli a Moretti e al cosiddetto cinema "giovane" è una commedia dall'originale costruzione che gioca col found-footage (Deodato docet) in maniera arguta e consapevole, almeno finché la sottotrama Vitti-Montesano non prende il sopravvento conducendo il film verso binari più scontati. Fotografia (forse volutamente) squalliduccia, dialoghi spassosi, musiche di Detto Mariano orecchiabili, Gassman notevole, molti nudi tra le candid camera. Film curiosissimo, imperfetto, difficilmente catalogabile: insomma, da vedere.
Giovani cineasti propongono filmati rubati a un produttore. Monicelli cerca di svecchiarsi parlando di candid camera ma alla fine critica il nuovo cinema e, già che c'è, bistratta anche alcuni capolavori del passato. Gassman è l'unico che riesce a creare il personaggio, mentre gli altri han poco da dire oppure non creano nessuna empatia. La storiella Vitti-Montesano, oltre a essere debolissima, non ha neppure un minimo sviluppo credibile. Qualche nudità risulta gratuita al limite del soft core.
MEMORABILE: Gassman che recita la lettera; L'intervento di Agus.
Annacquata commedia a sfondo sociale diretta senza troppa convinzione da Monicelli. Il giochino sul sottobosco produttivo romano è fin troppo consapevole e – soprattutto – poco divertente; il cast è mediocre (terribili i tre ragazzi, ma anche Nestor Garay doppiato da Max Turilli fa una pessima figura) e in generale l'impressione è quella del film tirato via. Oltretutto Gassman gigioneggia in modo fastidioso, come talora faceva. Ottaviano Dell'Acqua è lo scippatore della Vitti, peraltro controfigurata in modo imbarazzante in quella sequenza.
MEMORABILE: Il grande Gianni Agus che appare a sorpresa nei panni di se stesso.
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accidenti che reazioni tiepide! solo per i dialoghi vetriolici e taglienti di un gassman davvero di punta che si mangia in insalata le ambiguità, le contraddizioni e le nequizie exploitative dell'industria il film merita sostegno. per me è tutt'altro che un monicelli minore, anzi! tra i suoi più rilucenti scudetti dorati degli 80's assieme ad amici miei atto II..!!
Schramm ebbe a dire: accidenti che reazioni tiepide! solo per i dialoghi vetriolici e taglienti di un gassman davvero di punta che si mangia in insalata le ambiguità, le contraddizioni e le nequizie exploitative dell'industria il film merita sostegno. per me è tutt'altro che un monicelli minore, anzi! tra i suoi più rilucenti scudetti dorati degli 80's assieme ad amici miei atto II..!!
Decisamente Gassman ruba la scena a tutti gli altri, se non altro perché le battute migliori sono tutte sue. In mezzo al nulla (o quasi) mi pare piuttosto efficace Néstor Garay (doppiato con accento umbro/marchigiano).
Un film modesto, non tanto per come è stato fatto (sì, forse anche per questo...), quanto che ha il peso della firma di Monicelli da cui t'aspetti sempre qualche graffio che qua, francamente, non ho visto. Bella l'atmosfera, però.
Markus ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: accidenti che reazioni tiepide! solo per i dialoghi vetriolici e taglienti di un gassman davvero di punta che si mangia in insalata le ambiguità, le contraddizioni e le nequizie exploitative dell'industria il film merita sostegno. per me è tutt'altro che un monicelli minore, anzi! tra i suoi più rilucenti scudetti dorati degli 80's assieme ad amici miei atto II..!!
Decisamente Gassman ruba la scena a tutti gli altri, se non altro perché le battute migliori sono tutte sue. In mezzo al nulla (o quasi) mi pare piuttosto efficace Néstor Garay (doppiato con accento umbro/marchigiano).
Un film modesto, non tanto per come è stato fatto (sì, forse anche per questo...), quanto che ha il peso della firma di Monicelli da cui t'aspetti sempre qualche graffio che qua, francamente, non ho visto. Bella l'atmosfera, però.
Film alimentare. Era un copione vecchio, rimasto a render polvere a lungo...
Per me è di culto il duetto fra il grande Gassmann e la Perego, solitamente non più (benché onnipresente) che comparsa.
B. Legnani ebbe a dire: Markus ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: accidenti che reazioni tiepide! solo per i dialoghi vetriolici e taglienti di un gassman davvero di punta che si mangia in insalata le ambiguità, le contraddizioni e le nequizie exploitative dell'industria il film merita sostegno. per me è tutt'altro che un monicelli minore, anzi! tra i suoi più rilucenti scudetti dorati degli 80's assieme ad amici miei atto II..!!
Decisamente Gassman ruba la scena a tutti gli altri, se non altro perché le battute migliori sono tutte sue. In mezzo al nulla (o quasi) mi pare piuttosto efficace Néstor Garay (doppiato con accento umbro/marchigiano).
Un film modesto, non tanto per come è stato fatto (sì, forse anche per questo...), quanto che ha il peso della firma di Monicelli da cui t'aspetti sempre qualche graffio che qua, francamente, non ho visto. Bella l'atmosfera, però.
Film alimentare. Era un copione vecchio, rimasto a render polvere a lungo...
Per me è di culto il duetto fra il grande Gassmann e la Perego, solitamente non più (benché onnipresente) che comparsa.
Devo dire che quel duetto ha divertito anche me. Vittorio sempre in grande spolvero!
Particolarmente insopportabile la Vitti, invece, ormai ridotta a macchietta di se stessa.
DiscussioneRaremirko • 5/02/18 22:50 Call center Davinotti - 3863 interventi
Sono perlopiù con Schramm; davvero un buonissimo film anticipatore, dove l'idea, notevole, vale più della realizzazione.
Denuncia alla manipolazione video e riflessione sullo stesso mezzo filmico.
Magistrale Gassman, che sulle prime manco avevo riconosciuto; quoto comunque chi dice che tecnicamente il film è (magari volontariamente) sottotono e che la sottotrama di geolosia è trita.
Più che buono.
DiscussioneRaremirko • 5/02/18 23:03 Call center Davinotti - 3863 interventi
Ad ogni modo un film molto sottovalutato, più che altro concettualmente.