Narciso Ibáñez-Serrador non è un nome qualsiasi, in campo horror, e se i suoi ORRORI DEL LICEO FEMMINILE e MA COME SI PUÒ UCCIDERE UN BAMBINO? vengono ancora citati dagli esperti come titoli imprescindibili del percorso horror spagnolo, si capirà come la sua presenza all'interno di queste "Pelicule para non dormir" sia ampiamente giustificata e anzi doverosa. Il suo segmento, questo "LA CULPA", lambisce l'horror senza mai entrarvi davvero (così com'era accaduto nei due film sopracitati)...Leggi tutto preferendo lavorare sull’atmosfera, inserendo progressivamente elementi inquietanti senza troppo disturbare la storia, che è quella di una giovane infermiera alle prese con la dottoressa per cui lavora e con cui è andata a vivere assieme alla figlia. La donna pratica aborti clandestini in casa, e quando il problema riguarderà anche la protagonista... Ambientato quasi interamente all'interno dell'appartamento in cui vivono le due donne, la bambina e una coppia di misteriose vicine con il vizio di origliare, LA CULPA si giova di un'ottima recitazione e della buona gestione degli elementi tipici del genere da parte del regista. Senza mai dover ricorrere a grida, effettacci, improvvisi colpi di scena, Serrador confeziona un episodio di discreta fattura che ha i suoi limiti in una certa staticità, nel non esaltante finale e nella mancanza di un soggetto vincente. Da confrontare con il primo episodio di Stuart Gordon dei MASTERS OF HORROR americani.
A trent'anni e rotti da Ma come si può uccidere un bambino?, Serrador non molla gli ormeggi dal molo dell'infanzia oltraggiata, tradita e negata e riparte laddove dove Ma come... s'interrompeva, dando ai feti abortiti il diritto di nemesi e facendo diventare bambini e gravidanze al contempo diavoli e acquasantiere. Interessante tematicamente, ma troppo soffuso e incerto nella realizzazione e negli sviluppi narrativi, con conseguente carburazione orrorifica arrancante. Ancora una volta non ci siamo. Non del tutto, almeno.
Serrador era scomparso dalle scene all'apice dell'ispirazione, come accade spesso con i grandi artisti. Questa incursione registica nella risposta spagnola ai Masters of Horror è un ritorno che mette a tacere le nuove leve, che dimostra come Serrador sia ancora capace nel trattare tematiche scottanti ed impegnative, contestualizzarle nel cinema dell' "orrore puro" (direbbe Lovecraft) e ripercorrere a ditanza di 30 anni la medesima carreggiata che rese, a suo tempo, Quien puede matar a un nino? un'opera assolutamente unica. Number one!
Anche questo episodio della serie è piuttosto deludente, con l'aggravante del titolo, che fa subodorare l'epilogo, o almeno, in che direzione punterà la spiegazione finale. Anche qui la struttura è professionale, gli attori se la cavano bene, ma "para no dormir", almeno nel mio caso, ci vuole ben altro. Resta comunque vedibile, nonostante il "genere horror" delle note informative sia qui più che altro uno specchietto per le allodole. La mancanza di ritmo, se da una parte crea un'atmosfera giustamente pesante, dall'altra invoglia allo sbadiglio.
MEMORABILE: Il feto di tre mesi giù per lo scarico.
Dottoressa lesbica pratica aborti clandestini. La sua nuova infermiera ha qualche scrupolo in proposito... Tema interessante, buona interpretazione del cast e una certa eleganza non salvano questo episodio dalla mediocrità. Le aspettative erano alte, considerato che a Serrador si deve uno degli horror più inquietanti mai girati. Però l'impressione è che questa volta abbia truccato le carte, seminando piste false per coprire una sostanziale mancanza di ispirazione, evidente nel finale tirato via, non inaspettato ma comunque poco plausibile.
Bentornato Narciso. Dopo più di trent'anni (in Italia; in Spagna di suoi lavori televisivi ne sono usciti) torna sugli schermi (piccoli) e ci regala un lavoro che, pur non facendo gridare al miracolo, si mangia a colazione i "Masters of horror" americani e tanto cinema orrorifico odierno. Chi ama ritmi veloci e gore a volontà rimarrà deluso, perché al regista spagnolo non interessa spaventarci con facili effetti o disgustarci con sbudellamenti in dettaglio. Buona la interpretazione delle protagoniste e buona realizzazione tecnica. Da vedere.
Serrador torna sui suoi sentieri, nei suoi lidi preferiti fatti di infanzia e violenza, torti subiti e vendette. Al regista va dato comunque merito di aver costruito un'atmosfera vintage davvero notevole, soprattutto nella prima parte, allorquando pare davvero di essere stati catapultati negli anni Settanta-Ottanta. Le riprese in interno sono buone e gli attori fanno la loro. Ma in un film conta anche (o solo, dipende dalle circostanze) la storia e qui essa non è quel granché, celebrata poi da un finale un po' deludente. Peccato.
MEMORABILE: La figura della padrona di casa impicciona che sa tanto di strega...
Degli stati di grazia che furono, Serrador non ripropone tanto gli stilemi quanto le tematiche: soffitte invase da ninnoli e follia, bimbi e feti sghignazzanti. Il sospirato ritorno all’horror, dopo oltre trent’anni d'astinenza, è telefonato, legnoso e insincero nelle intenzioni, televisivo nello stile. Le premesse, erogate con eccessiva parsimonia, capitolano in un finale cinematograficamente disonesto - giacché le scene di morte, pur belle, sono girate in modo mendace – ed esposto, per la verità, più ad arie francesi che spagnole. Peccato, perché la storia è di quelle che catturano.
Pellicola al femminile che rasenta, solo di striscio, l'horror mentre punta a denunciare l'infelice usanza dell'aborto (clandestino e non) tratteggiandola come delitto. Il curatore della serie spagnola delle Peliculas para no dormir, Narciso Ibáñez Serrador torna, dopo molti anni di distanza, su un tema a lui caro e realizza uno dei più complessi e intriganti film del mini-ciclo. L'impostazione dalla parte della donna la si deve intendere nel complesso: ecco perché la bella (e bravissima) Montse Mostaza resta (solo parzialmente) stupita di fronte alle avances "saffiche" di Nieve de Medina.
Film che si svolge, pressoché interamente, nella casa-studio dell'ostetrica lesbica e clandestinamente procuratrice di aborti, cosa che già ci immette in una certa atmosfera, alla quale contribuisce un'intensa delineatura dei personaggi, sia di punta che secondari. L'ostinazione con cui la Torres spinge per fare abortire, appare quasi come una vendetta della sua omosessualità non procreativa e frustrata da continui respingimenti. Vari momenti cruciali, poi smontati e sviati. Sembra mal rimaneggiato per dargli la durata che ha. Peccato!
MEMORABILE: Certe inquietanti soggettive rasenti il piano d' appoggio, rimandano un po' alle terrifiche gesta del cacciatore zuni che incalzava Karen Black...
Fiacco ritorno alla regia di Serrador, alle prese con una storiella confusa e poco coivolgente, sciapa al gusto e dal forte odore di naftalina e disinfettante. Aggiungiamoci che non tutto è chiaro e che la matrice televisiva conferisce la sua mazzata: rimanere svegli è un’impresa nonostante, per fortuna, la zampata del fuoriclasse spesso ravvivi lo spettacolo. La vera “culpa”, per il regista spagnolo, è, dopo due capolavori assoluti, proprio questo mediocre girato.
Dispiace che un tema delicato come questo "goda" di una gestione così approssimativa e svogliata. Tutto è affrontato all'acqua di rose; si evita accuratamente quel minimo di sensibilità necessario a dare spessore alla pellicola e il risultato, manco a dirlo, è un episodio che non fa paura - attenzione, questa caratteristica non è necessaria - né può fregiarsi di intuizioni registiche o narrative. Rimane una buona fotografia nonché una soddisfacente messa in scena; il resto è da dimenticare.
Deludente rispetto alle premesse (il passato del regista). La storia sembra promettente e debitamente claustrofobica; mai, però, in nessun momento, riesce a creare vera tensione rimanendo a livello di soporifero episodio televisivo. Poco perspicua, poi, la sceneggiatura, che dà solo l'impressione della complessità per risolversi in susseguirsi confuso o effettistico (il finale assai debole). Di buon mestiere le protagoniste.
Doppiamente colpevole, Ana è una ginecologa che pratica aborti clandestini nella sua casa-studio e in più è lesbica. Ma non è tutto: il racconto è quantomai elaborato e si apre a sviluppi ben congegnati che mantengono sempre desta l'attenzione. Serrador fa un buon lavoro complessivo, considerando il format televisivo (che è spesso mortificante). E poi lo stigma contro il peccato e la diversità è sempre un tema di sferzante presa.
Il ritorno di Serrador all'horror lascia perplessi ma non delusi. Recuperando (o almeno provandoci) le atmosfere fosche e goticheggianti (con velature saffiche) da Gli orrori del liceo femminile e le vendette infantili dalle sfumature soprannaturali del suo capolavoro del '76, l'autore condanna la pratica dell'aborto da una parte e il bigottismo distruttivo (padre dei sensi di colpa) dall'altra. Lo script è anarcoide, quasi fulciano, fra vecchie inferme in stile Il castello maledetto e reazioni incomprensibili delle protagoniste, ma il complesso è misteriosamente suggestivo. Buono.
MEMORABILE: La stanza piena di candele con la vecchia degente; La cruda scena dell'aborto; Le soggettive del presunto "baby killer"; Il prevedibile twist finale.
L'impianto ideologico piuttosto conservatore cerca di dare consistenza a una tematica che il regista aveva già sperimentato in precedenza, in questo caso quella dei bimbi non nati che rivendicano i loro diritti, in chiave pseudo-horror da piccolo schermo. Una narrazione che stenta a carburare e si perde nei mille rivoli di false piste, compreso un ingrediente saffico del tutto estraneo alla vicenda. L'orrifico è lasciato alla fantasia dello spettatore, lo scopo di tenere svegli è relegata alle intenzioni del regista, come due linee che non si incontrano. Cast piatto e scolastico.
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DiscussioneZender • 30/09/09 12:39 Capo scrivano - 48878 interventi
Mah, io penso che se hanno messo così è perché l'intenzione della distribuzione italiana era quella di lasciare il titolo inglese (per una riedizione dvd forse). Comunque il titolo originale è sempre presente come titolo originale, per l'appunto, quindi chi cerca "La culpa" non è che non trova questa pelicula, intendo.
B. Legnani ebbe a dire: E' mancato Narciso Ibáñez-Serrador.
Buiomega71 ebbe a dire: Dai licei femminili funesti ai bambini assassini pre kinghiani. Le sono bastati due film per mandarlo nell'empireo dei "cattivi maestri"
Asse (im)portante della new horror iberica settantiana.
Due soli cine-lungometraggi all'attivo - icastici, memorabili - e un posto nella storia del Cinema garantito in eterno.
Per quel che concerne la Spagna, il più grande regista "horror" (di quell'orrore superiore, enigmatico, antropologico) di tutti i tempi.