Andiamo bene, se dalla Finlandia hanno intenzione d'esportare 'sta mercanzia, suggerirei l'embargo. Rare export è una commediaccia venata d'horror e Spielberg-farcita. Babbo natale è un vegliardo puzzoso e pedo-addicted (scossi? E' il cinema del 2010: è di gran moda il sovversivo), scaturito dalle nevi del monte Korvatunturi grazie allo zelo di un'arrivista. Si respira tanfo di 80's, e non sarebbe affatto male, se il Babbo in questione non fosse mille volte meno bastardo di quello di Bob. C'è pure un personaggio che si chiama Piiparinen, e a volte mi basta molto meno per non vedere un film.
Insomma, l'ideuzza buona in partenza ci sarebbe pure (Babbo Natale come creatura antica e maligna, etc.), ma il regista, vuoi per scarsità di mezzi, vuoi per limiti propri, non riesce a dargli uno sviluppo incisivo. Fosse solo questo, lo guarderemmo comunque con indulgenza. Ma nel finale costui smarrisce completamente la bussola e manda tutto, ma proprio tutto, in vacca. E quello che poteva essere un film almeno fresco e simpatico si rivela alla fine un'abominevole sbracatura.
Chi l'avrebbe mai detto, Santa/Satan Klaus è il prototipo di un orco in odor d'erodiade. Sai che novità: mancava un minuto a mezzanotte quando un amico silenzioso venne ad ammonircelo in una silent and deadly night fischiettando Black christmas I gave you my heart. Ma i pargoli, si sa, sono tremendamente svegli ed efficienti di questi tempi -e quanto più mostri di quelli che dovrebbero temere- e provvederanno a convertire la signora con falce e martello in un Babbeo Natale ben poco bastardo, per la "gioia" di grandi e piccini. Non aprire prima di natale? Ma neanche molto dopo! Meglio ancora, mai.
Evoluzione cinematografica di due cortometraggi che riconducevano il mito di Santa Claus al più terrifico folklore finlandese, il film di Helander tenta strade inedite nel cinema di genere e bisogna riconoscergli - almeno - di essere tra le cose più bizzarre viste negli ultimi anni. Inizialmente il clima di attesa regala qualche suggestione (il mattatoio, la strage di renne, il vecchio arcigno e silenzioso), ma quando Helander comincia a inanellare un sottofinale più improbabile dell'altro è difficile tenergli il passo. Vorrebbe essere cinico e beffardo ma è solo esorbitante e bambinesco.
In partenza interessante, con un'idea potenzialmente terrificante e lugubre che da subito però viene trasformata in fiaba grottesca, più orientata a un pubblico per famiglie di quanto era lecito aspettarsi. Il regista ci sa fare nel riprendere i paesaggi e nel confezionare il prodotto, ma mancano rapidità e coinvolgimento. Sulla svolta poi avventuroso-comica si potrebbe sorvolare, visto che è si simpatica ma affossa del tutto la componente orrorifica. Mediocre.
Rivisitare la figura di Santa Claus al servizio di una storia horror non è una brutta idea, seppur non originalissima (Santa's slay ci aveva già provato). L'ambientazione finlandese è perfetta, così come il divertente inizio (impossibile non pensare a La cosa, fra scavi e misteriosi rinvenimenti nella neve). Ma il tono sembra troppo indeciso fra l'umoristico e l'inquietante, finendo per divertire poco e spaventare anche meno. Il plot si prende tempi troppo lunghi prima di entrare nel vivo e il climax finale è assai deludente. Meglio Krampus.
MEMORABILE: La raccomandazione agli operai di fare i buoni; Le renne uccise; Il "babbo Natale" attratto dai biscotti; L'orda di vecchi; Il divertente finale.
Coprodotto da Norvegia e Finlandia, ambientazione innevatissima in un villaggio finnico. Una sorta di fiaba moderna e oscura che riguarda il sottile legame tra lato luminoso e lato buio del Natale, e il fil rouge tra la figura archetipa di Babbo Natale e quella del tradizionale demone Krampus. La confezione è invitante, nella sceneggiatura troviamo leggerissime venature horror, ma tutto sommato è un film abbastanza family; il che si rivela un'arma a doppio taglio e dopo una prima parte più interessante tende ad annoiare e deludere nel finale. Peccato perché il soggetto è buono.
MEMORABILE: Il libri di folclore sui demoni del Natale e l'originale figura di Babbo Natale con tanto di corna.
Che cos'è esattamente questo film? Un horror? Una fiaba nera? Una sarcastica e grottesca commedia? L'impressione è che si siano voluti combinare malamente elementi di tutti questi generi, col risultato di non soddisfare i puristi di nessuno dei tre. La confezione è buona e qualche idea interessante c'è (il vecchio ritrovato e Babbo), ma sono frammentarie e non vengono approfondite a dovere. Non aiutano l'assenza di gore e il mostrare potenziali accadimenti intriganti solo a fatto ormai compiuto. Finale opinabile e che lascia a dir poco esterrefatti. Krampus o anche Sint sono meglio.
MEMORABILE: Il contenuto dell'hangar 24; L'assurdo finale.
Dopo averci ricordato che il Babbo Natale come lo conosciamo è stato un'invasione della Coca Cola, il film all'inizio ci mostra, attraverso le illustrazioni di un libro, il suo vero aspetto, molto più terrificante e, data la cattiva idea di un imprenditore senza scrupoli di disseppellirlo dalla sua tomba di ghiaccio, già pregustiano un horror natalizio... Attesa fristuata, considerata la piega che imbocca questo filmetto mediocre e soprattutto estremamente diseducativo, alla faccia dello spirito natalizio. Da evitare con cura.
L'inizio fa ben sperare, ma poi tutto scivola via con un tale raffazzonamento da rimanere allibiti. I bambini per fortuna sono comunque simpatici e sempre più bravi di gran parte degli attori bambini italiani, tutto il resto è veramente nebuloso e non riesce ad accontentare né i nostalgici del teen-horror anni '80 né quelli che puntano a qualcosa di più demenzial-grottesco.
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Zender non dubito che Brainiac si sia fatto delle grasse risate, ma il film non è una commedia ma una specie di horror paradoloscenziale... Lo collocherei nel macro contenitore del Fantastico se anche gli altri concordano...