Hey Joe - Film (2024)

Veterano di guerra americano torna a Napoli per conoscere il figlio ormai grande. Trama da soggetto neorealista per un classico viaggio nei sentimenti. Le intenzioni sono buone e viene evitato il lato enfatico della vicenda. Addirittura, il primo approccio sembra poco chiaro da parte del ragazzo. Franco lavora in sottrazione ed è aiutato dalla mancanza di doppiaggio, che rende il film più vero. La sceneggiatura è scritta in modo anche troppo lineare e la conclusione è molto ottimista.

Reduce americano dalla vita disastrata scopre a distanza di venticinque anni di avere un figlio, nato dalla sua relazione con una ragazza napoletana alla fine della Seconda Guerra Mondiale... Soggetto rischioso non solo perché abusato ma per le possibili derive nel cascame melodrammatico, evitate grazie a una messa in scena sobria incentrata sul tentativo di riscatto personale attraverso l'assunzione di responsabilità. Bella l'interpretazione sfumata e introspettiva di Franco in un ruolo ben diverso da quelli consueti. Il finale aperto consola ma lascia anche perplessi.

Giovannesi ha una bellissima mano nel dipingere Napoli, la malinconia di un padre vero e la rabbia di un padre finto, la bellezza delle donne (Ercolini e Montuori sono di una bellezza abbacinante)... Franco sembra un po'in vacanza premio, ma questa modalità "ciondolante" è perfetta per questo quadretto familiare a cavallo tra il 1945 e il 1970. Fa piacere il ritorno su grande schermo di Aniello Arena.

Un soldato americano ingravida una ragazza napoletana durante la liberazione del Secondo Conflitto Mondiale; dopo venticinque anni un telegramma risveglia in lui la voglia di conoscere suo figlio. Pellicola particolare in cui si mescolano vari filoni: quello sentimentale, quello genitoriale e quello tendente al camorristico. Franco se la cava discretamente con la lingua italiana e i dialoghi appaiono almeno veri. Alcune situazioni, vedi il motoscafo con le sigarette, appaiono lievemente inverosimili. Di Napoli e Ercolini adeguati.

Forse un po’ sottovalutato, il film di Claudio Giovannesi si fa apprezzare per il garbo e la delicatezza con cui tratta una storia a forte rischio di retorica. I personaggi risultano ben tratteggiati e il regista è abile a non calcare troppo i toni, a parte un pre finale giustamente drammatico e a rappresentare la Napoli del tardo dopoguerra. Buona la prova dei due protagonisti, con James Franco che riesce anche a “padroneggiare” la nostra lingua.