Termina l'epopea criminale dei bravi ragazzi "de noantri". Nessun calo rispetto alla prima parte, ma anzi si aggiungono una tensione accresciuta ed un clima latente di tragico redde rationem che rendono il tutto ancor più cupo e ancor meno apologetico di quel mondo sommerso, oscuro e violentissimo. Si ripetono di nuovo sia la splendida ricostruzione della Roma anni '70-'80 e delle sue trame sia le ottime interpretazioni dei protagonisti. Unici nei: l'accento posticcio della pur brava Di Rauso e alcune apparizioni shakespeariane del Libanese.
Grazie al successo della prima serie cresce il budget (più Roma che periferie, stunt spettacolari); purtroppo però (nonostante l'arco temporale e narrativo coperto sia più lungo) si gira un po' a vuoto e i punti deboli (dialoghi non più così memorabili, ambientazione 80's non più così ben resa come quella 70's) sono proprio quelli che un tempo erano quelli di forza. Far tornare il Libanese sotto forma di allucinazione è una soluzione di basso profilo, come pure inventarsi una cornice attribuendo un'identità all'anonimo protagonista del prologo. Doveva essere meglio.
MEMORABILE: Tutti gli (innumerevoli) omicidi: attesi, previsti (specie per chi ha letto il libro e visto il film) ma orchestrati magistralmente.
Con la dipartita del Libanese e il resto della banda ridotta ad un gruppo di cani rabbiosi la serie perde molto del suo smalto. Ma non è solo un problema di storia o copione. Il fine lavoro di cesellatura che lo sceneggiatore aveva fatto nella prima serie, tratteggiando magnificamente personaggi e situazioni, qui viene un po' a mancare. I flashback evocativi ad esempio, che tanto avevano funzionato, sono quasi scomparsi e i nuovi personaggi sembrano ombre nel panorama collettivo. Resta comunque un magnifico lavoro. Una mosca bianca della nostra TV.
Era impresa improba riuscire a non deludere dopo la prima fantastica stagione eppure.. Eppure il succedersi degli episodi accresce il desiderio di vederne ancora finendo per esser dispiaciuto per la fine. Ciò che maggiormente entusiasma è la profondità dei personaggi e la capacità degli attori. Al tutto si somma un sapiente utilizzo della musica e ottime ricostruzioni. La miglior serie televisiva italiana degli ultimi anni, senza dubbio, ma non solo.
Ottima seconda parte delle vicende relative alla celebre banda romana. La seconda serie vola alta e consolida quanto di buono si era visto nella prima parte. Racconto avvincente, ottimamente recitato e curato nei dettagli. Una regia sicura e un'intelligente sceneggiatura cooperano brillantemente nel narrare la caduta di personaggi che, dopo essersi divisi le simpatie degli spettatori, ora si svelano nella loro brutale ed efferata natura, in una epico-tragica storia criminale dove tutti sono sconfitti. Bellissimo.
Degno seguito della prima serie, a tratti superiore, se non altro per il crescendo degli eventi e il risolversi delle situazioni. Nonostante la dipartita di uno dei principali protagonisti (il Libanese), vengono fatti salire in cattedra alcuni personaggi che nella serie precedente non erano a mio parere ben delineati, come il Dandi, che assume il ruolo già noto dai fatti reali. In definitiva, una delle cose migliori mai viste in tv.
MEMORABILE: Finale strepitoso sulle note di Liberi Liberi.
Dopo la morte del Libanese (chi è stato?) la banda implode su stessa: la seconda parte della storia conferma l'alto livello del prodotto e ci porta a chiederci come andrà a finire tra egoismi personali, collegamenti con mafia, camorra, servizi segreti e altre amenità. "Ritorna" perfino Libano con un evidente rimando shakespiriano che tuttavia non stona. Gli interpreti si confermano tutti bravissimi e tra le novità spicca la grande dark lady della Di Rauso. Straconsigliato.
MEMORABILE: Il commissario Scialoja pestato a sangue e abbandonato in mezzo ai rifiuti.
Se nella prima serie abbiamo visto l'ascesa inarrestabile della banda della magliana, nella seconda assistiamo alla sua lenta, violenta ed inevitabile fine. La fiducia reciproca, tra i membri del gruppo, inizia a vacillare e in molti iniziano a farsi gli affari propri. I pregi che ci hanno fatto amare le prime 12 puntate li ritroviamo pari pari in queste ultime 10; il più grande è che appena finisce una puntata si muore dalla voglia di vedere la successiva.
Non è un tentativo commerciale di proseguire una serie di (inaspettato?) successo, ma la seconda parte di un'opera unitaria, coerente e coesa. La morte di Libano innesca un moto (auto)distruttivo nella banda, avvitata sugli egoismi e le rivalità dei protagonisti. Ciò che emerge con maggiore forza è l'intreccio con la mafia, la camorra e i sempre presenti servizi segreti. I personggi già magistralmente tratteggiati accentuano i loro tratti, fino a risultare deformati dai loro eccessi (su tutti Dandi). Finale epico, tra passato e presente. 4 1/2.
MEMORABILE: Le musiche, le facce, le auto, i dialoghi, i costumi, i luoghi, ogni minuscolo dettaglio trasuda quegli anni. Gli anni della Banda.
Il pregio più grande di questa serie è l'incredibile compattezza e affiatamento del cast, attori giovanissimi ma incredibilmente convincenti. Questo sequel è forse più sbrigativo del primo, nel quale avevamo progressivamente assistito alla lenta ascesa del gruppo. Tuttavia il ritmo rimane inalterato, le scene d'azione, i colpi di scena, le superbe ricostruzioni ambientali e i costumi conservano immutati il loro potenziale. Stavolta non è il gruppo a fare storia ma il singolo destino di ciascuno di essi.
Anche la seconda serie rimane su livelli altissimi e conferma la produzione come una delle migliori mai realizzate in Italia. I tempi d'oro della "mala" volgono al termine, la banda si sfalda e gli ormai ex-amici iniziano a spararsi tra loro: va da sè che il clima si fa sempre più pesante, cupo, con attimi di vera malinconia (il finale sulle note di "Liberi liberi" toglie il fiato...). Sempre ineccepibile la realizzazione, tecnicamente forse anche migliore della prima serie. Da vedere assolutamente...
MEMORABILE: L'ultimo saluto della banda al Libanese; il finale da applausi.
Ciò che stupisce di questa seconda serie è l'incredibile mantenimento dell'alto livello della prima, che anzi viene - specie nelle ultime puntate - addirittura superato. Il declino e il disfacimento della Banda mostrano tutte le sfaccettature dei personaggi; le vicende, via via più complesse, sono piacevolmente intricate a formare un impianto narrativo impeccabile, coinvolgente e mai banale. Ancora una volta Sollima ci offre un ottimo esempio di serie tv made in Italy, lasciandoci qualche speranza sul made in Italy stesso.
MEMORABILE: Le faide finali; l'omicidio del Nero e del Sardo.
La seconda serie, pur mantenendo lo stesso altissimo livello qualitativo della prima, perde un po' di mordente per la mancanza del Libanese, grande protagonista fino a questo punto. La storia si concentra allora sulla progressiva perdita di elementi della banda fino a un finale atteso, ben orchestrato anche se inevitabilmente meno struggente rispetto al precedente. Alla fine delle 22 ore di visione si ha l'impressione di aver assistito a uno spettacolo memorabile e il timore che per un po' non vedremo nulla a quest'altezza sulle tv italiane.
La seconda serie è ancora sopra la media, ma non riesce ad incidere come la prima. Vuoi per l'assenza del libanese, che si sente parecchio, vuoi perché i personaggi non sono più "romanzati", ma diventano lo specchio di quello che è stato il vero volto sanguinario della banda. Non manca poi un senso di smobilitazione, dovuto all'inevitabile caduta della banda in favore dell'ascesa del Dandi. Comunque il cerchio si chiude perfettamente ed è un peccato che sia finito.
MEMORABILE: Il destino del Freddo, diverso da quello realmente toccato a Maurizio Abbatino.
Tutti i nodi vengono al pettine, imponendo a questo secondo capitolo un taglio ancora più cupo e drammatico. Certo, l'assenza del Libanese si fa sentire e le sporadiche apparizioni del suo "fantasma" appaiono poco coerenti con lo spirito della serie. Tutti gli altri pregi però rimangono, a cominciare dalla bravura degli interpreti, cui si aggiunge un'ottima new entry come la Di Rauso (peccato per l'accento). Un lavoro complessivo di altissimo livello che, con l'aria che tira sui nostri schermi, temo sarà difficile ripetere.
MEMORABILE: Gli omicidi; Il processo alla banda; Il finale.
Inevitabile sequel del grande "primo tempo", perde qualcosina per l'eccessivo peso dato al personaggio di Dandi, meno potente di quello del Libanese. Anche il Freddo si defila un po'. Di contro, emergono meglio i comprimari, che cercano un loro spazio nel disfacimento della banda (il che ricorda i travagli della famiglia Corleone nel Padrino II). Per il resto, la formula vincente viene riproposta con la stessa efficacia e l'ultima puntata arriva sin troppo presto, il che - per una serie - significa che è arrivata al momento giusto, senza tirare in lungo.
Svolta nerissima nell’epopea criminale romana. La banda della Magliana, trasfigurata, spellata, spezzata, non esiste più: al suo posto un covo di serpi senza scrupoli e mine impazzite dove a dominare è sempre più il Dio denaro e dove l’individualità e l’infamia prendono il sopravvento sul gruppo. Prima parte un po’ forzata mentre la seconda assume le sembianze di un inferno in terra in cui la speranza è un miraggio lontanissimo e la morte è vista come liberazione. Apporto attoriale d’intensità strabordante, tecnicismi mai eccessivi. Ottima.
MEMORABILE: Libanese: “A Bufalo e che me ponno fa’. Io so’ morto”.
Seconda parte di Romanzo criminale che riparte proprio da dove era terminata la prima. Si può tranquillamente considerare una cosa unica vista la qualità espressa anche in questa stagione. Grandissimo il lavoro di ricostruzione storica degli eventi che ruotano attorno alla vicenda. La resa dei conti è un po' tirata per le lunghe ma è l'unico difetto di una serie che, insieme a Gomorra, può essere considerata quanto di meglio è stato fatto in Italia a livelli di fiction in questi ultimi anni.
La seconda serie rende egregiamente la discesa agli inferi della banda. L'acredine tra Dandi e il Freddo, invece, cresce a dismisura e solo scoprire chi abbia ucciso il Libanese li accomuna ormai. Come per la prima, si viene catapultati negli arredi dell'epoca ottimamente ricercati (sempre più lussuosi e sfarzosi, per non dire pacchiani). Perfetti i costumi anni 80 e la scenografia. E che dire del cast? Non si avverte la recitazione, i protagonisti si muovono e parlano in maniera estremamente naturale, dunque... chapeaux!
MEMORABILE: "Mo che sei fermo che vedi? Brutto scopri' chi sei, eh?" (Libanese, comparso a Dandi in una delle sue tante allucinazioni).
La seconda stagione inizia dove è terminata la prima, cioè dalla morte del Libanese. C'è il desiderio di vendetta dei suoi compagni ma, parallelamente, inizia il lento disfacimento della banda, dilaniata da lotte intestine per interessi forse più grandi di loro. Sollima conferma l'ottimo lavoro della prima stagione completando nel modo più logico la parabola autodistruttiva di una delle più potenti associazioni criminali della buia storia italiana, in nome dell'assioma che vuole effimere tutte le cose, specialmente quelle legate al malaffare.
La seconda stagione non è all'altezza della prima. In parte perché l'uscita di scena del Libanese porta a un'incertezza nella sceneggiatura, che spesso si ripete in scene di sfida o lotte tra membri della banda. In parte per colpa di un'idea di base spiacevole, vale a dire basare tutta la storia sulla banda di ragazzi amici cresciuti insieme, ormai invecchiati. La realtà era molto più complicata ed è un peccato che non la si sia raccontata bene, soprattutto fino al processo del '95. Il finale rischia l'apologia di cose non scusabili.
Una conseguenza della validissima prima serie che si avvale di ottimi interpreti e di una belluina violenza. Morto il Libanese la spirale di violenza aumenta progressivamente sino giungere a livelli inarrivabili con il gioco di tutti contro tutti. Ottime ricostruzioni ambientali e soprattutto una serie di volti appropriati che rendono veritiera la narrazione.
Una seconda parte quasi all'altezza della prima (e infatti riparte tutto da dove era terminata) ricca anch'essa di sangue e violenza e diretta con la solita professionalità da Stefano Sollima. Gran dispiego di attori in cui a farla da padrone ci sono Bocci, Roja e Marchioni tutti e tre veramente bravi, anche il resto del cast non sfigura. Ritmo non sempre lineare ma ciò non toglie comunque l'attenzione nel corso degli episodi. Resta una delle migliori serie italiane di questi ultimi anni.
Seconda stagione di assoluto livello. La mancanza del Libanese si fa sentire, ma il tutto funziona ancora molto bene e nel corso degli episodi si va a delineare un "tutti contro tutti" tra i membri della banda che non lascia un attimo di tregua allo spettatore. Cede qualcosa nel finale, che rimane però coerente con quanto sviluppato. Cast sempre di assoluto livello. Grande esempio di serie televisiva italiana.
MEMORABILE: La sparatoria che coinvolge Bufalo e Ricotta; Il processo.
In una Roma sempre più sporca e cattiva, corrotta e violenta, morto il Libanese sono il Freddo e il Dandi a prendersi la scena. In un degradare progressivo di comportamenti e rapporti, tra loro e con tutti gli altri componenti della banda, Marchioni e Roja offrono un'interpretazione straordinaria nei rispettivi ruoli, ben assecondata dal resto del cast. La narrazione sottrae alle vicende e ai personaggi ogni forma di fascino romantico. È un racconto, ora, che si dipana in un senso immanente di morte fin dal primo episodio. Più sottotrame, meno linearità. Ma è peccato veniale.
MEMORABILE: Il Bufalo che tenta di impadronirsi della bara del Libanese; " 'Sta banda non se' scioglie per un par de vaffanculo! "; La morte di Sergio Buffoni.
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DiscussioneZender • 21/01/19 15:40 Capo scrivano - 48372 interventi
L'unico caso in cui non posso cancellare ma devo sostituire è nel caso in cui chi chiede la sostituzione sia anche il benemerito. Cancellando perderebbe la benemeritata. Quindi, a meno che tu non voglia passare il sacro possesso della serie a Piero68, Dandi, dovresti riscrivermela qui. Se vuoi invece commettere l'empio gesto te lo cancello e si fa il passaggio di consegne (convocazione due giorni dopo per cerimonia speciale con passaggio della campanellina tra te e lui).
Ah, nessun problema, sono disposto ben volentieri a cedere la benemeritata a Piero68 visto che lui all'epoca (pur mantenendo un pallinaggio generoso) si rese conto più prontamente di me del calo rispetto alla serie precedente e il mio nuovo commento è molto più in linea col suo.
Eccolo:
Grazie al successo della prima serie cresce il budget (più Roma che periferie, stunt spettacolari); purtroppo però (nonostante l'arco temporale e narrativo coperto sia più lungo) si gira un po' a vuoto e i punti deboli (dialoghi non più così memorabili, ambientazione 80's non più così ben resa come quella 70's) sono proprio quelli che un tempo erano quelli di forza. Far tornare il Libanese sotto forma di allucinazione è una soluzione di basso profilo, come pure inventarsi una cornice attribuendo un'identità all'anonimo protagonista del prologo. Doveva essere meglio.
(due e mezzo)
DiscussioneZender • 21/01/19 17:34 Capo scrivano - 48372 interventi
Sostituito lasciandoti ciò che è tuo di diritto dai. Non si cedono benemeritate così importanti :)
DiscussionePiero68 • 29/01/19 08:37 Contratto a progetto - 245 interventi
Scusate sono stato male e non ha fatto accessi per una decina di giorni. Per cui leggo solo adesso della questione.
Per me va benissimo che la benemeritata rimanga a chi di dovere. Non l'avrei accettata comunque visto che non mi approprio mai del lavoro di altri.
Colgo l'occasione per ribadire che rimango in linea con il commento (cioè che questa serie è inferiore rispetto alla prima) e potendoo, abbasserei il voto di un pallino. Cioè ne metterei solo 3.
DiscussioneZender • 29/01/19 09:00 Capo scrivano - 48372 interventi
Come "potendo"? Puoi! Basta chiedere... Fatto.
Ma sì, era uno scherzo in fondo, è chiaro che la benemeritata non gliel'avrei tolta.
Piero68 ebbe a dire: ... potendo, abbasserei il voto di un pallino.
Ecco, vedo che sulla lunga distanza perfino il tuo giudizio già allora più maturo si ridimensiona ulteriormente. È proprio di questo che ero curioso e grazie della conferma.