Un po’ noir un po’ poliziesco, un lavoro accettabile firmato da Alberto De Martino con un John Cassavetes più strillato nei titoli che vero protagonista. Da principio, è vero, sembra che da buon capo della banda sia lui al centro della vicenda, ma dal suo veloce arresto in poi Cassavetes se ne sta in prigione lasciando la scena al suo complice (Nikos Kourkoulos) e al commissario (Gabriele Ferzetti) che coordina le indagini per fermare la “pistola nervosa”, come la chiama lui. E il complice, recuperata una banda personale, chiede al ricettatore Colangeli (Luigi Pistilli) un nuovo lavoro, che otterrà. Il film segue rigorosamente le regole del genere senza mai...Leggi tutto un guizzo personale (che ottiene in parte solo grazie alla caratteristica recitazione di Cassavetes, quando c'è), mentre De Martino riesce comunque a mantenere un buon ritmo tenendo desta l'attenzione dello spettatore (grazie anche anche all’incalzante colonna sonora di Ennio Morricone e Bruno Nicolai). Non molti inseguimenti ma un’azione spesso tesa e un buon livello di drammaticità. La figura della moglie (Anita Sanders) di Corda (Cassavetes) non si discosta molto da quelle analoghe viste in film simili: innamorata del proprio uomo anche dopo aver scoperto che si tratta di un criminale, spedirà in collegio il figlio sperando nella fuga del carcere del marito mentre il complice le fa spudoratamente la corte. Banali anche le caratterizzazioni degli altri elementi della banda per un film che perde nettamente il confronto coi coevi banditi milanesi di Volonté.
Interessante noir che, parallelamente al capolavoro di Lizzani Banditi a Milano, porta l'attenzione sulla malavita a Roma, però in maniera del tutto opposta al collega. De Martino, infatti, non prende come riferimento la realtà, ma prova a rifare all'ombra del Colosseo i classici del banditismo americano. A tratti molto bello, a tratti meno, varrebbe comunque la pena recuperarlo, imprigionato da anni dall'appartenere alla poco attenta Paramount. Cassavetes fa sempre la faccia da schizzato (anche perché aveva solo quella) e c'è Marc Fiorini!
MEMORABILE: I titoli di testa scorrono su inquadrature di strade di Roma prese dall'interno di un'auto della polizia,un po' come in Roma a mano armata
Bellissimo noir anni 70. Una stupenda Roma (molto più pulita e meno trafficata della odierna) fa da cornice a questa storia che vede un bandito gentiluomo (Cassavetes) che si trova come compagno di rapine uno schizofrenico dal grilletto facilissimo; dopo l'ultima rapina insieme le loro strade si dividono... Attori ottimi (Cassavetes e Ferzetti su tutti), bellissime musiche e atmosfera tipicamente anni 70. Titolo da recuperare in dvd, assolutamente.
Proto-poliziesco italiano, di grande importanza anche perchè pur ispirandosi al film di Lizzani, è più marcatamente di genere. Il commissario interpretato da Gabriele Ferzetti è ancora piuttosto compassato, e la critica all'apparato della Giustizia che mette i bastoni tra le ruote alla Polizia è solo accennata, ma è comunque evidente che delle motivazioni sociali che portano al crimine qui non frega niente a nessuno. Forse la sottotrama della Sanders contesa tra i due criminali poteva essere evitato, ma rimane un buon film.
Coppia di banditi a Roma, uno esperto che evita di ammazzare, l'altro giovane e squilibrato, gode a far fuori il prossimo. Filmetto fatto con niente, con una trama risaputa a cui si aggiunge la sottotrama della moglie del carcerato insidiata dal complice rimasto a piede libero. Curiose le scene dedicate a investigazioni "tecnologiche". Cast ai minimi termini, tranne forse Ferzetti. Roma come sempre è un set naturale difficilmente eguagliabile. Solo per enciclopedici del genere.
Noir fine anni '60 girato da De Martino con il solido ma un po' anonimo artigianato che lo contraddistingue. Apparentabile più a Qualcuno ha tradito di Prosperi o alla Legge dei gangsters di Marcellini che ai Banditi di Lizzani, il film è condotto con discreto ritmo, ma senza colpi d'ala. Risibile il personaggio della Sanders, svogliatamente professionali Cassavetes, Ferzetti e Pistilli, mentre Cucciolla fa, manco a dirlo, la solita parte da sfigato. E Nikos Kourkoulos chi era mai? Sottotono il mitico duo Morricone/Nicolai.
MEMORABILE: Stravaccato sotto un poster del "Che", il freak si lamenta, dopo che gli hanno strappato una canna di bocca che valeva almeno 2000 lire.
Da un'idea già trattata in precedenza, esce una mediocre opera firmata De Martino, con un cast non d'eccellenza e una trama che non corre se non con un treno pieno di improvvisate. Non restano in mente scene degne di attenzione se non quelle degli inseguimenti, anche questi ricamati con molto poco. Kourkoulos è l'unico, forse, che crede all'iniziativa, ma non riesce a reggere le poche idee.
Noir mediocre, in cui la storia è abbastanza noiosa ma gli attori sembrano mettercela tutta, compreso il regista. Il soggetto è forse finito nelle mani sbagliate, perché un Castellari o un Lenzi avrebbero fatto (stra)meglio, aggiungendo molta più azione. Comunque da salvare la colonna sonora di Morricone e le scene degli scazzottamenti. Non si poteva chiedere di più.
Interessante noir che un po' fa da apripista ai poliziotteschi anni '70 e che si avvale di una notevole incursione italiana dell'attore/regista Cassavetes nei panni di un bandito per certi versi gentiluomo (spara ma mai per uccidere). Ritmo di buon livello, storia che fila pur con qualche forzatura, il tutto accompagnato dall'ottima colonna sonora del maestro Morricone.
Acerbo poliziesco-noir tricolore, estraneo agli intenti sociologici del contemporaneo Lizzani e ancora lontano dai ritmi serratissimi dei "commissari di ferro" venturi, sebbene l'ottimo De Martino ne anticipi la tendenza alla spettacolarità con inseguimenti e sparatorie. Volto fisso, affilato e sprezzante, Cassavetes rende incisivo il criminale-marito-padre Mario Corda, ma il vero protagonista, anche per il maggior spazio in scena, è l'Enrico di Kourkoulos, prototipo degli innumerevoli banditi feroci e sanguinari dei nostri polizieschi.
MEMORABILE: La rapina all'ufficio postale; L'uccisione di Lollobrigida.
Pellicola che potrebbe risultare banale se vista con gli occhi di chi conosce tutti i polizieschi italiani anni 70/80 ma che in realtà può essere considerata come anticipatrice del citato filone. Sono infatti presenti, seppure in stato embrionale, tutti i temi che verranno sviluppati nei polizieschi anni 70, dagli inseguimenti alla violenza (spesso) gratuita alla figura del commissario tosto. Buona l'interpratazione, specie di Cassavetes. Sonorità di Morricone godibili, a tratti simili a quelle del successivo Taxi driver. Da recuperare.
Notevole anteprima del filone "nero/poliziottesco" che farà breccia sugi grandi schermi dopo pochi anni. Il maestro De Martino impiega con sapienza i mezzi a sua disposizione, che appaiono pure importanti (molti agenti in divisa, auto e addirittura elicotteri della Polizia), in una vicenda ben costruita e ottimamente supportata da una colonna sonora coi fiocchi. Ci sono la ferocia del bandito/belva e il banditismo più "ragionevole" del complice quasi gentiluomo, con in mezzo una donna, un bambino e un grande Ferzetti che fa il commissario di PS.
MEMORABILE: Le rapine sanguinarie; L'inseguimento sui tetti, di notte; Il finale "rocambolesco".
Poliziesco di buon livello di De Martino, impreziosito dalla presenza di John Cassavetes, che tenta fra i primi di portare nel cinema italiano l'azione dei modelli d'oltreoceano scegliendo di ambientare il film in una splendida cornice romana. La storia è originale e avvincente, sceneggiata con perizia e interpretata con mestiere da un cast di buoni professionisti. Grande risalto alle scene d'azione ma anche le vicende parallele sono trattate in modo efficace e credibile. Ritmo vivace. Visione consigliata non solo agli amanti del genere.
Sull'onda emotiva dell'omicidio dei fratelli Menegazzo (da cui il titolo programmaticamente urlato) e sulla scia del film di Lizzani sulla banda Cavallero (da cui il sottotitolo incollato "Banditi a Roma") De Martino può permettersi un gangster movie all'americana ambientato nella capitale: film sensazionalista, ma non più di quanto lo fossero gli articoli di cronaca nera dell'epoca (compreso il mito della mala "buona" e all'antica che ripudia l'omicidio). Stilisticamente notevole, anticipatore di molte soluzioni destinate ad affermarsi.
MEMORABILE: La rapina ai gioiellieri in piazza Navona.
Dino De Laurentiis tenta di bissare il successo ottenuto lo stesso anno con Banditi a Milano di Lizzani eliminando, però, i toni documentaristici del primo in favore di una storia più fumettistica. L'esito, però, non è certamente migliore; la prima parte del film è piuttosto fiacca, per poi riprendersi gradualmente verso la fine. Siamo ancora lontani da ciò che diverrà in seguito il "poliziottesco", quindi niente commissari di ferro ma piuttosto un noir in stile franco-americano.
Sulla scia di Banditi a Milano, ma pur non mancando anche qui agganci alla cronaca (le gesta della banda Cimino), a prevalere è l'elemento romanzesco, soprattutto nel rappresentare l'ambiente criminale. Bel ritmo, regia robusta e confezione di qualità (il budget c'era), ma a balzare agli occhi è l'operato della polizia, assai differente da quello dei film del decennio successivo: si lavora di squadra raccogliendo indizi e testimonianze si pedinano i sospetti e si spara solo se necessario. Ottimo il cast, con un insolito Ferzetti commissario.
MEMORABILE: L'inizio; La rapina in Piazza Navona; Il finale.
Film confezionato in grande stile, non male per il 68 sia per il dispiegamento di mezzi che di uomini, vestiti bene con camicia e giubbini ultimo grido, un Cassavetes in ottima forma, un Ferzetti come sempre ineccepibile in ruoli di importanza. La fotografia è buona ma non entusiasmante, originale l'idea dell'inseguimento al Colosseo. Un film base per ideee cinematografiche poliziotteschi anni 70 (auto giù per le scalinate, rapine violente con morti...). Finale in stile hollywodiano. Da rivalutare.
Peccato per il "buco" di trama sull'evasione dal carcere (come ha fatto?), assai spiazzante, perché il film (a metà strada fra il poliziesco e il noir) è altrimenti soddisfacente, a patto che non s'abbia sul palato, come pietra di paragone, il poliziottesco del decennio successivo. Bel ritmo, livello attoriale buono, con un Ferzetti impeccabile, Cassavetes azzeccatissimo, varie facce ottimamente funzionanti: Casellato, Capponi, Pistilli, il pasoliniano Morgia, Marisona Traversi nell'ennesimo ruolo di prostituta. Perfetto per capire perché De Martino era detto "regista all'americana".
Peccato Cassavetes avesse evidentemente poco tempo per girare perché tutta la prima parte del film vive e vibra del suo talentuoso nervosismo d'attore, un elettricità che sembra contagiare anche la regia già tradizionalmente "americana" di De Martino. Poi dall'ingresso in carcere di Corda il filo narrativo si spezza e si trasforma in qualcosa di piuttosto informe con Kourkoulos non in grado di reggere l'ambiguità ferina del suo personaggio e la Sanders di legnosa venustà. Naturalmente Ferzetti impera, ma si rimpiange debba attendere di duettare (muto) con John solo nel finale.
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CuriositàZender • 29/10/16 18:39 Capo scrivano - 47787 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: