Specchio specchio delle mie brame, chi è la più oscura del reame? Al di là della vetrata meno superficiale di quella
lommeliana o baracconesco infernale
ajaiana, una diversa rappresentazione dei lati tenebrosi dell'animo umano e della femminilità interrotta che sprofonda inesorabilmente nei meandri della follia.
Perché dietro la patina da teen movie (agghiacciante l'umiliazione
carrieiana al ballo sul ghiaccio coi pattini) Bernstein infonde il malessere e l'emarginazione in un'atmosfera morbosa, torbida e cupa (l'angoscia di un luogo asfissiante, come tradizione cronenberghiana, circondato dalla neve e da piste di pattinaggio-
Tonya in blood-malevoli e sfacciati doppelganger lussuriosi, pulsioni incestuose, solitarie masturbazioni, squallide camere di motel, il bigliettino con su scritto "annusami" infilato lì durante le lezioni, dove si studia l'inferno dantesco, gelosie uterine, alienazione mentale e madri assenti con trauma gestante alle spalle) dalle riminiscenze
ducournauiane e da una chiusa finale oniricheggiante/matriarcale che riecheggia il miglior
Greenaway.
Opera che dispensa un suo fascino perverso, dagli studi medici di chirurgia plastica dalla
pelle che abito, agli improvvisi scoppi di rabbiosa violenza (il ginocchio spezzato con mazza da hockey, la gola tranciata a suon di bisturi, la rovinosa caduta sul ghiaccio), a piedi nudi sulla neve, la comparsa della "metà oscura" sulle superfici rilfettenti, le rivalse al bullismo e alla sottomissione genitoriale che sfocia in disinibita e lasciva pazzia delittuosa, fino alla perdita, o alla fusione, dell'anima e del corpo.
Splendida e avvolgente la fotografia di Pedro Luque (che dona riverberi refniani) e Intensissima India Eisley ( figlia di Olivia Hussey) che sfoggia uno splendido, quanto emaciato, nudo integrale.
Ultimi ma non meno importanti (per quello che svela del doppio celato nello specchio), l'ecografia
depalmiana che apre il film e l'insensibile perfezione paterna alla
Fabbrica delle mogli nel crudele regalo per il diciottesimo compleanno della mesta Maria.
E il regista israeliano, almeno stando ai rumors, potrebbe essere il regista perfetto per portare, finalmente, sullo schermo il durissimo e "femminista"
Rose Madder di Stephen King.