Una volta all'anno, dall'81 all'83 compresi, il cinema italiano ha riproposto il personaggio del fumettista che vede realizzarsi nella realtà ciò che aveva disegnato, e sempre con Janet Agren come spalla femminile! Chi aprì la strada (prima del Villaggio di SOGNI MOSTRUOSAMENTE PROIBITI e del Pozzetto di QUESTO E QUELLO) fu proprio Pippo Franco, che in LA GATTA DA PELARE immagina di uccidere lo psicanalista (Orso Maria Guerrini) della moglie (Daniela Poggi) per poi trovarsi, nella realtà, nella medesima situazione disegnata nelle...Leggi tutto sue vignette. Un soggetto puerile, esile, che si evolve in un giallo all'acqua di rose (con la Agren ad aiutarlo nel discolparsi da un omicidio a lui attribuitogli da tutti) ben poco interessante. Tuttavia la sceneggiatura (scritta da Franco assieme a Giancarlo Magalli - anche attore in un paio di scene - e Ugo Liberatore) riserva alcune sorprese: i botta e risposta nei dialoghi sono vivaci, c'è la ricerca di un'ironia pungente, di un umorismo meno superficiale di quanto ci si potrebbe aspettare. Così di tanto in tanto si riescono ad apprezzare le qualità di un comico (Franco) troppo spesso sottovalutato, capace invece di una recitazione misurata, non sbracata, che in un contesto adatto sa dare buoni risultati. Peccato per la regia, che per la prima volta l'attore romano cura in prima persona: non è efficace, non ha la necessaria cognizione dei tempi comici e i risultati sono una commedia fors'anche gradevole e simpatica ma piatta, che procede dall'inizio alla fine sullo stesso registro e finisce inevitabilmente per stancare. L'aver accentrato su di sé quasi tutto (persino le musiche sono firmate da lui) non giova al film, che avrebbe avuto bisogno di maggior professionalità.
Dilettantesco, sconcertante. È del 1981, ma pare un improbabile sceneggiato della “TV dei Ragazzi” degli Anni '60. Trama debolissima, recitazioni mediocri (in confronto agli altri, Orso Maria Guerrini qui è un titano) e raffica di battute di stampo televisivo (scambiare Toronto per Taranto…) o alla Ciccio&Franco del tempo che fu. Le migliori, e forse non è un caso, sono le più difficili (quella sul generale Nobile). La Agren, non più giovanissima, è bellissima, con fossette peccaminose. Bella la Poggi, qui mora. La Mancini (ex csc) fa la colf.
MEMORABILE: Pippo Franco dà il meglio di sè nel duetto con la Colosimo, dopo essere scampato al fucile di Paone.
Uno dei migliori PippoFranco-movie: molto spazio ai monologhi, personaggio meno patetici del solito. Poi, certo, la trama è più un canovaccio che altro, il risvolto giallo è finanche noioso, ma i dialoghi briosi rendono piacevole la visione. Grandioso Tuccio Musumeci!
La trama è di quelle scritte in due ideogrammi su uno shanghai della fortuna, e il film deambula solo in virtù dei dialoghi-stampella, non di rado spassosi. Ma ad onta di un Pippo che ce la mette proprio tutta, la storia è di miccia bagnata, passato l'ottimo incipit il ritmo entra in letargo, e la regia abbraccia la staticità come se fosse l'unica virtù possibile. Lo si termina per la pur intermittente gradevolezza dei dialoghi, da applauso quando lambiscono la patafisica, e per la simpatia di un Franco comunque sprecato: all'inceneritore tutto il resto.
Il film di Pippo Franco forse riuscito meglio, con una trama decente e una leggerissima velatura thriller. Janet Agren dev'essere davvero legata al mondo fumettistico, visto che l'anno successivo si imbarcherà in un progetto simile con Paolo Villaggio (Sogni mostruosamente proibiti).
Un film dimenticato in cui Franco (anche poco riuscito regista) si impegna molto nello script dei dialoghi originando una commedia in cui si viene subissati da una mole di battute non di rado riuscite. A volte Franco racconta barzellette a se stesso ma anche al pubblico. Ci sono momenti riusciti e brillanti che si discostano dal modello di commedia all'italiana, ma purtroppo lo sforzo viene vanificato da una trama esile e mal condotta anche nel banale finale. Cast femminile abbastanza piatto. Magalli mediocre (ma è un apparizione amichevole).
Pippo Franco prova a virare verso una comicità più "fine", rispetto a quella fracassona dei suoi film con Pingitore, cercando però di non snaturarsi. Ci riesce. Il suo è infatti un film che si tiene in (quasi) perfetto equilibrio tra le battute spiritose e scoppiettanti di Magalli e la sua tipica comicità "esasperata". Non si rinnega dunque la commediaccia "bassa" ma neanche si cade in quella "carineria" che ci avrebbe condotto fino al baratro del pieraccionismo e meno che mai nell'umorismo intellettualoide. Sottovalutatissimo. Da recuperare.
Un Pippo Franco meno agitato del solito si dirige in questo film e il risultato è piuttosto mediocre. La sceneggiatura non è poi così malvagia e spesso si cerca la risata facile con battutine e freddure. Daniela Poggi e Janet Agren sono piacevoli presenze ma non danno ulteriore freschezza al film.
La trama gialla ha ben poco da offrire e l'esile commedia è spinta a fatica da un Pippo Franco - anche regista, cosceneggiatore e titolare della colonna sonora - un po' meno sguaiato del solito e dai suoi folli incontri con Musumeci, Colosimo e Paone. La Poggi e la Agren sono quasi del tutto anonime, ma la bionda svedese si fa ricordare per un bellissimo nudo statuario. Epilogo brusco e carente.
MEMORABILE: Le vignette sullo psicanalista; il resoconto dell'edicolante.
L'esordio (tale resterà) alla regia del simpatico Pippo Franco non si discosta molto dai coevi film diretti dal fedele Pingitore; in pratica la presenza del comico romano è talmente invasiva che il taglio registico è quasi un "dettaglio". Nella seconda parte la pellicola si trasforma in un gialletto, tanto per dare un furbastro vigore a una vicenda alquanto sciapa ma dotata di buoni momenti di comicità, offerti quasi unicamente dai brillanti dialoghi incarnati dal "nasone". La Agren giustamente ci offre un topless.
Pippo Franco abbandona la commedia scollacciata per proporsi come regista/protagonista di un film che cerca di rilanciare la sua comicità fatta a suon di battute al fulmicotone. L'idea non è male per chi ama il comico romano perché ci offre qualcosa di sostanzialmente diverso da quello che ci saremmo aspettati di vedere. Azzeccata la satira sul mondo della psicoanalisi così come il risvolto thriller che appassiona e intriga. Una sorpresa.
Pippo Franco da giovane era interessato ai temi di psicologia, in questo suo esordio da regista oggetto di una velata ma anche confusa critica. Notevole il fatto che Franco interpreti il ruolo di umorista (quindi di se stesso), ben caratterizzato dal fatto di sparare battute a raffica e senza sosta; infatti almeno per una prima parte il film si lascia apprezzare proprio per la vivacità nei dialoghi, che sono la parte più curata. Tutto precipita dal momento in cui assume le note di un giallo che si sviluppa tra vari momenti inconcludenti.
Un convincente film interpretato e diretto da Pippo Franco. Il vignettista Stefano Valente si ritrova a essere, per un serie di incredibili circostanze, l’unico indiziato del delitto dello psicanalista prof. Maraldi presso lo studio del quale sua moglie Mara è in cura. Pellicola ricca di un umorismo ricercato, fine e paradossale lontano dalle situazioni ridanciane e grossolane di altri film dello stesso attore. Battute e gag a gogò, alcune realmente spassose anche se non tutte vanno a bersaglio. Debole e senza sorprese, invece, la vicenda gialla. Buono.
Trama esile, ma il film si guarda con piacere, vista la performance di Pippo Franco che sforna battute a tutto spiano. Adatto per una serata spensierata. Janet Agren ruba la scena, la Poggi fa il suo. Nel cast anche un giovane Giancarlo Magalli e Nando Paone, che un anno più tardi reciterà in Bomber. Da non dimenticare neanche Clara Colosimo nel ruolo della vedova e un efficace Orso Maria Guerini, oltre a Tuccio Musumeci. Nulla di che, ma merita una visione.
MEMORABILE: Stefano con in auto il cadavere; Il nudo di spalle di Janet Agren.
Piacevole giallo all'acqua di rose sicuramente apprezzabile per la cura dedicata ai testi: una sequela ininterrotta di freddure che ben si adatta alle peculiarità cabarettistiche del protagonista. Un genere di umorismo condensato che però, traslato nel contesto cinema, smarrisce un po' la sua essenza emanando un sentore di troppo studiato a tavolino; lo fa percepire come artificioso, inchiodato a dei binari. Non è possibile avere sempre e comunque la battuta in tasca in ogni stato emotivo; non è umano buttarla sul ridere anche quando hai davanti Janet Agren completamente nuda!
Prima e ultima regia per Pippo Franco (anche protagonista, co-sceneggiatore e curatore della colonna sonora). Commedia un pelo surreale basata su una buona idea di base che alterna però momenti divertenti a situazioni ridicole. Franco ci prova con un’ironia pungente e un umorismo "colto" ma lo sviluppo dello script è semplicistico e non sempre sensato e il ritmo a tratti troppo blando non aiuta. Il cast fa il suo, finale tutto sommato funzionale.
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Disponibile in DVD nel catalogo della IIF di Fulvio Lucisano.
B. Legnani argomenta:
"(...)
La Agren, non più giovanissima, è bellissima, con fossette peccaminose. Bella la Poggi, qui mora. La Mancini (ex csc) fa la colf."
Bastano questi pochi elementi a incuriosire sul film.
Schramm ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: ps. Ovviamente l'intervista la causai io...
l'avevo chissà perché vagamente sospettato... :D
Quando lanciai su Nocturno la caccia al CSC (2004, direi), mai avrei pensato che così in tanti avrebbero aderito. Fra i più entusiasti ci fu Luca Rea, onde...