L'uomo che guarda - Film (1994)

Edoardo (Francesco Casale), giovane insegnante di letteratura francese, si accorge che la moglie Silvia (Katarina Vasilissa) lo cornifica sin dal primo giorno di nozze, quando si è concessa allo suocero; stravolto, ma paradossalmente eccitato dai racconti (spudorati) della disinibita coniuge, diventa un cultore accanito della scopofilia imparando a trarre godimento dal piacere del voyeurismo. Ispirato al romanzo di Alberto Moravia, Brass preme ormai sul pedale del porno (ci sono nauseanti quantità di membri eretti) per ceto medio-borghese.

Solito filmetto brassiano ad altezza vulva che il regista cerca di nobilitare infarcendolo di citazioni letterarie alte dando vita così al suo lavoro più pretenzioso, spocchioso ed irritante, in cui non mancano le tipiche volgarità gratuite a cui questo regista ci ha ormai abituato. In realtà il discorso pseudo letterario e filosofico sul voyeurismo è risibile e posticcio. Meglio un film porno che è sicuramente più onesto e non cerca di spacciare per profumo l’aria fritta.

Brass sconfina ormai dal soft-core al porno, mostrando senza ritegno genitali di ambo i sessi, rapporti sessuali più o meno espliciti e via dicendo. Ma il film non è né carne né pesce: non è un vero porno, non è divertente, non è un erotico d'autore.. È solo un volgare e noiosissimo film che non va da nessuna parte, la cui visione mette solo un certo disagio e la sensazione di aver perso un'ora e mezza della giornata. Abbastanza imbarazzante la -uhm- "villosità" della protagonista...

Il film non dispiace per l'uso che in genere un adolescente fa dei film di Brass. I tentativi di nobilitare il tutto (per il nulla) sono ambiziosi e privi di peso reale. La professionalità e il leggero umorismo condiscono appena, senza mai insaporire bene. Forse ci voleva un po' di "paprika". Ma il maestro che spesso si gira indietro (in tutti i sensi) riesca sempre a prender il peggio di quello che ha fatto, non ha memoria selettiva. Comunque di donne ci capisce: Katarina Vasillissa è bellissima, per l'uso che se ne fa nei film di Brass.

Ennesimo inno al voyeurismo di Tinto Brass che, anche in questo film, non ci risparmia certo nudità, falli eretti e sermoni pseudo-filosofici su quanto possa essere bello essere cornuti. Pur non discutendo sulla bellezza della protagonista e sulle scene erotiche, non riesco a capire perché il regista, invece di riciclare la solita ideuzza oramai trita e ritrita, non sviluppi maggiormente le sue sceneggiature. Vedere falli posticci e fondoschiena (per quanto quest'ultimi di notevoli fattura) senza un minimo di trama non basta più.

Fastidiosa l'abitudine di Brass di inserire nei suoi film falli posticci e metterli in primo piano, come fa abbondantemente in questo suo lavoro. Anche se a tratti riesce a raggiungere un tasso di erotismo interessante (grazie anche alla scelta delle notevoli protagoniste), la tensione scema quando a tutti i costi ci si vuole avvicinare ad una sorta di porno "raffinato". Peccato perché Tinto con la mdp e il gioco di luci ci sa davvero fare, ma purtroppo il risultato è deludente. Come dire, è intelligente ma non si applica...

Tinto Brass è stato un pionere del genere erotico, creando film di culto con ottime sceneggiature. I suoi ultimi lavori purtroppo vertono quasi sempre sullo stesso tema trito e ritrito. L'attrice da lui scelta, come sempre, possiede un fondoschiena da 5 pallini. La storia invece (se non si è nuovi ai suoi film) è un inno alla libertà sessuale, al tradimento consenziente. C'è poca fantasia e il prodotto finale risulta fine a sé stesso.

Brass continua il suo personale viaggio alla scoperta delle fantasie più particolari, ma non così rare, che si celano dietro la normalità delle persone. Il voyeurismo è trattato con il consueto corredo di fondoschiena femminili e le inevitabili suggestioni scaturenti dalle perole raccontate. Alcune situazioni sono erotiche (la scena del ristorante), altre sono soltanto volgari. Il ricorso ai falli posticci e alle inquadrature molto "invasive" non sempre porta la pellicola a beneficiarne. Comunque discreto sexentertainment.

I titoli di testa si limitano ad attribuire soggetto e sceneggiatura unicamente a Brass senza fare alcuna menzione del testo a cui è ispirato. Omissione più che opportuna visto che con l'ultima opera moraviana il film c'entra ben poco. Ormai avviato verso i lidi dell'hard tout court, Brass salta a piè pari tutti gli snodi problematici del romanzo e focalizza la mdp sulle intimità della Vasilissa e delle altre comprimarie, aiutato dallo scolorito Casale e dal fido Branciaroli, ma con esiti ampiamente desolanti anche sul semplice piano erotico.

Non passerà alla storia come un eccelso film erotico, ma si lascia più che guardare. Azzeccata la scelta della bella protagonista, passabile il resto del cast. Divertente in alcune parti anche se, ovviamente, chi lo guarda cerca tutto tranne che scene divertenti. Diversi bei nudi e nel suo complesso vedibile, anche se il regista ha fatto di molto meglio. Buone le musiche.