Se Argento e De Palma dirigessero un remake del Cruising di Friedkin, probabilmente il risultato sarebbe simile all'opera in questione. Ottimo omaggio al giallo italico anni '70, in cui un assassino misterioso armato di un coltello-dildo semina il panico sul set di un film porno gay. Stupendi colori refniani, suggestioni fiabesche (il corvo cieco, il ragazzo con la mano deforme), grande OST degli M83, sangue e citazioni a iosa (la masturbazione via piede de Lo squartatore di New York, il film che rievoca vecchi crimini come il quadro ne L'uccello dalle piume di cristallo). Da vedere.
MEMORABILE: L'esplicita fellatio mortale con dildo; "Bocca d'oro" aiuta gli attori poco eccitati; Il bucolico omicidio nel vento; Il flashback in bianco e nero.
Il regista Gonzalez aveva già dimostrato altrove di avere delle buone capacità e le conferma in questa pellicola che punta molto su uno stile riuscito e piacevolmente barocco. La storia è semplice, persino banale e lo dimostra pienamente il finale col disvelamento del movente dell'omicida. C'è comunque un'impronta registica ed autoriale che si esplica non solo nello stile visivo interessante ed accattivante, ma anche nella trattazione di temi cari al regista, già trattati nei suoi corti. Più bello da vedere che da raccontare.
Produttrice di porno gay dalle magre finanze e dalla vita sentimentale devastata deve fare i conti con un omicida che fa piazza pulita di tutti i suoi migliori attori. Lo spunto narrativo è interessante, il personaggio interpretato da Vanessa Paradis realmente borderline, ma il film in sé è davvero poca cosa: narcisisticamente arroccato su una luminosa estetica citazionista (gli omicidi grandguignoleschi, il finale), costantemente in debito di logica (la sequenza del picnic è quasi impressionistica) e con un movente al limite del ridicolo. Astenersi scettici razionalisti.
Produttrice lesbica di film porno-gay si trova nei pasticci: viene lasciata dall'amante stanca dei suoi eccessi alcolici mentre un killer mascherato ammazza gli attori impegnati sul set... Film volutamente eccessivo, ambizioso nel suo ispirarsi al cinema di Argento, De Palma ed altri ancora, ma poco controllato nello stile che oscilla dal trash spudorato al melò romantico, fallisce nell'intento di epater les bourgeois e risulta modesto anche come thriller. Paradossalmente originale nel suo citazionismo, avrà i suoi estimatori ma può risultare ai più deludente ed indigesto.
In una produzione di film porno gay un serial killer fa strage di attori. In ambienti torbidi una Paradis sfiorita e beona cerca di rimediare a una storia finita; i dialoghi trasmettono un filo di tenerezza ma son didascalici e melensi. Sul versante noir l’omicida mascherato subisce la caduta nel visionario e, in suo aiuto, arriva lo spiegone finale a rimettere i tasselli a posto. Sceneggiatura ambiziosa in cui si avvertono influenze argentiane e musiche in stile De Palma; si palesano diverse cadute di stile che a volte divertono (le scene sul set) e altre evidenziano i limiti.
MEMORABILE: Il temporale improvviso; La scena girata al finto commissariato; La cattura sul palco.
Prima di essere un evidente omaggio al cinema giallo italiano degli anni Settanta, il film di Yann Gonzalez si configura anzitutto come tributo alla settima arte in sé. Le numerose citazioni cinematografiche sono immesse all'interno di un film che, tramite il linguaggio del sogno, mostra come il cinema, anche quello più sporco e povero, sia in grado di creare mondi alternativi traendo spunto dalla realtà e dai suoi stimoli. L'amore che lega le due protagoniste, in questo senso, sembra a sua volta una citazione di un'altra, ipotetica, relazione. Musiche incredibili degli M83.
L'homme pub(l)ique. Meta-Friedkin sovrainteso da Cattet/Forzan quando esibiscono la più cromata argenteria. La dichiarazione poliamorosa di Gonzales parte per ogni tangente che può: lo sperimentalismo deviato di La Bruce, il languido campiness ultra-pop di Almodovar, il kitsch kitsch hurràh urlato facendo Arakiri e qua e là anche tutta l'insostenibile pesantezza dell'essere cinema francese negli 80. La narrazione grida disperatamente aiuto da sepolta viva in una bara d'oro di intemperante ampollosità estetica. Sublime da ammirare, faticoso da seguire, ora è un pugno, ora solo mosche.
MEMORABILE: Bocca-spioncino à la Caligula; Piede fulciano con “coito da scrivere”; Incubo zombesco in sala.
Chi sta uccidendo gli attori di un film porno gay? Curioso thriller che gioca con i B-movie degli anni 70, periodo in cui peraltro è ambientata la storia, che vede protagonista una produttrice lesbica in crisi sentimentale. Il mix di generi e riferimenti in una grande tavolozza queer ci immette in un labirinto tra il mélo e il camp, tra il mistero e la fiaba nera, tra l’horror e l’erotico, giocando con il deragliamento, in un omaggio a quell’epoca e quel mondo, in cui si riflettono immaginari contemporanei. Gustosamente straniante.
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Dal tuo commento Anthony mi sembra un film da non lasciarsi sfuggire.. sembra molto molto interessante...
Decisamente, Didda! L'ho adorato. Molto estetico ma non altezzoso, umoristico senza cadere nel risibile, violento e onirico. Una specie di Cruising versione queer con un occhio puntato al thrilling nostrano. Tra le più piacevoli sorprese filmiche che mi siano capitate quest'anno.
Lo vidi due anni fa al BFI London festival e fu una vera sorpresa: totalmente citazionista e post moderno, ma molto gustoso, con una carica di morbosità notevole. Si passa da Cruising ad Argento, da Bava a De Palma via Fulci, senza soluzione di continuità. Imprescindibile e sollazzevole per chi ama questi autori e tutto il filone dello psycho-thriller d'annata.