Il regista, stranamente, affronta un genere che non conosce e che, soprattutto, non gli è congeniale: pur essendo originario di un paese (la Spagna) che ha una radicata tradizione horror. L'ispirazione è di tipo metafilmico, narrando le contemporanee gesta di un "collezionista di occhi" ante litteram e quelle del protagonista che si muove sullo schermo di un cinema. Forse Deliria e Dèmoni hanno ispirato i temi portanti (il luogo chiuso e gli eventi su due "piani distinti" di realtà). Feroci scene di eye-violence fanno la loro comparsa.
Meta-metahorror parasurrealista anomalo e di enorme acume: piani narrativi chiasmatici, mise en abyme spiazzante, considerevole (ma mai asfissiante) portata teorica, macchina cinematografica perfetta. Purtroppo, per motivi inesplicabili pena spoiler a 360°, la visione casalinga lo penalizza tantissimo. Visto in sala doveva essere davvero destabilizzante. Il Luna più... lunare, ingiustamente accantonato da pubblico e critica e uno dei migliori horror mai fruiti in 35 anni. Da dissotterrare assolutamente.
Visto su piccolo schermo e devo dire archiviato nella meomoria come "cavolata". Non mi pare che ci siano spunti particolarmente riusciti in questo film che vorrebbe essere una commistione di horror e di cinema d'autore ma che si limita ad essere noioso. Fortemente debitore nella trama al Demoni di Lamberto Bava, riesce a farlo rimpiangere. Non mi sento di consigliarne la visione a nessuno.
Probabilmente l'unico film salvabile di Luna. L'angoscia, pur con tutte le incertezze di un regista mediocre, sa regalare alcuni momenti di malata morbosità; la storia, anche se a tratti annoia, crea un po' di curiosità, la fotografia e la messa in scena non sono disprezzabili. Peccato che il regista non sia partito da qui per poi far meglio.
Di casi di registi non "di genere" che riescono a sfornare il capolavoro ne esistono svariati, da Rob Reiner (Misery) a John Landis (Lupo mannaro americano a Londra). Questo non è il caso di Bigas Luna, che fra complessi edipici ed ipnosi sforna un film certamente personale, che però fallisce l'obbiettivo primario di un horror: quello di far paura. La trovata del meta-cinema è originale, ma la sospensione della credulità dello spettatore ne esce ridimensionata. Sensazionale la somiglianza di una delle due ragazze assediate nel cinema con Katie Holmes.
MEMORABILE: Per anni sei stato una lumaca, ti nascondevi, felice...
Opera genialmente eccentrica nella filmografia del catalano Bigas Luna. Uno stupefacente esercizio barocco a cerchi concentrici in cui l'espediente del film nel film, a differenza del precedente Demoni di Bava jr., viene utilizzato per trattare, in maniera sagace ed ironica, sia del tipo di cinema splatter di quel periodo, sia del rapporto peculiare dello spettatore con quel genere di pellicole. Un gioco illusorio tramite cui infrangere la relazione ipnotica e passiva schermo/pubblico, risucchiando entrambi nella medesima spirale. Guardatevi le spalle!
MEMORABILE: Il bisturi che penetra al di sotto del bulbo oculare.
Horror di Bigas Luna che "ruba" l'idea di partenza al nostrano Demoni, migliorandone il risultato finale, sfornando una divertente pellicola di genere che intrattiene piacevolmente lo spettatore, riuscendo anche ad inserire nel narrato qualche riflessione sull'occhio e sulla visione. L'esito finale è una pellicola insolita ed inaspettata nella carriera di questo regista, ma in ogni caso meritevole di recupero, soprattutto per chi ama il genere (ci sono anche buone dosi di splatter). Davvero non male.
Tentativo (maldestro) di intellettualizzare un genere che non ha bisogno certo di sovrastrutture ideologiche e a cui manca il fattore principale che un buon horror deve avere: la chiarezza nell'esposizione dei fatti. Demoni, più o meno, ce l'aveva e pure Circuito chiuso. Interessante nel suo (falso) sperimentalismo, meno nella sua realizzazione pratica. Nota positiva: l'infiermiere John mette davvero... angoscia.
Un film ipnotizzante che sembra abbia tutte le intenzioni di confondere lo spettatore; la particolarità è infatti che il film che viene mostrato dopo 20 minuti scopriamo non essere il vero film, ma una proiezione cinematografica a cui i veri protagonisti stanno assistendo. Da lì in poi l'azione si confonde, assistiamo a scene del film alternate a quello del film nel film, confusione alimentata dal fatto che il film proposto al cinema somiglia molto alla realtà... Curioso e veramente angosciante.
MEMORABILE: Il bisturi nell'occhio dal grande schermo alla realtà.
Ottimo ancorché sottovalutato horror di Bigas Luna il quale, una tantum, centra il bersaglio. Geniale l'idea - comunque non del tutto nuova - del film nel film. La tensione è costante e non lascia un attimo di tregua. Gli attori sono perfettamente calati nei rispettivi ruoli: Michael Lerner eccelle come sadico assassino mentre la Rubinstein terrorizza nel ruolo di madre dispotica che ipnotizza il figlio facendogli compiere le più atroci nefandezze. Peccato per quel finale baracconesco...
Non riesco mai a trattenere un moto di delusione nel momento in cui la mdp comincia a esplorare la sala cinematografica, ”scoprendo” il film nel film. Se infatti la pellicola proiettata sullo schermo possiede una vena di bizzarria trascinante, il tentativo di riflessione metalinguistica di Bigas ha del frustrante derivativo. Sarebbe servito più labirintico coraggio per cortocircuitare la spirale di violenza screen-off screen, mentre spesso si assecondano quasi per inerzia più tradizionali linee di racconto. (I)spiritatissimi la Rubinstein e Lerner.
MEMORABILE: L’efferato omicidio per vendetta della signora altoborghese.
Se gli spettatori vedono un film dove altri spettatori ne vedono un altro, non si può non fare confusione e temere un assassino che uccide su più piani sequenziali. Bigas Luna si diverte con quest'idea che destabilizza la messa a fuoco ma che non spaventa per niente, confinando l'angoscia solo nel titolo. Quando il cinema d'autore incontra l'horror si fanno di questi patatrac.
Affascinante e geniale horror caduto ingiustamente nel dimenticatoio ma che merita assolutamente di essere rispolverato dagli appassionati del genere. L'angoscia è un film nel film in cui la finzione si fonde con il reale che forse reale tanto non è. La pellicola comincia con un killer che poi si rivela essere solo il protagonista di un film proiettato al cinema, cinema frequentato da un suo folle emulatore. Storia complicata e ricca di colpi di scena capace di tenere incollato allo schermo tutti gli spettatori. B-movie di qualità.
Come l'occhio buñueliano tagliato col rasoio, qui una cornea viene trapassata da un più sottilmente disturbante bisturi. Il cinema penetra nella realtà e la influenza, gradualmente, verso lidi sempre peggiori: dai mostri del muto, passando per lo psycho-slasher anni '70-'80, fino al ben più spaventoso pistolero folle in stile Bersagli. Un film dentro il film dentro il film... e dopo? Sarà forse il "nostro" film la summa dell'orrore? Pellicola ridondante, a tratti noiosetta, ma davvero originale e fascinosa. Il messaggio supera il significante.
MEMORABILE: Le estrazioni oculari del killer di "The mommy"; Il trip ipnotizzante con esito kubrickiano; Il bizzarro montaggio che alterna i vari film proiettati.
“L’angoscia” di Bigas Luna da la possibilità allo spettatore di entrare a capofitto nello stato catatonico e di puro sgomento della sua protagonista, in una sorta di fenomeno macroscopico dal quale difficilmente ne uscirà illeso. Puro cinema sul cinema, in cui l’intrattenimento diventa arte e il reflusso di un genere si rispolvera dando vita a un microcosmo tutto suo. Uno degli horror più belli e sottovalutati di sempre. Splendido il finale.
Suggestionato dalla madre, un maniaco collezionista di occhi ammazza sullo schermo, mentre fra il pubblico in sala c'è qualcuno che si lascia troppo suggestionare dal film... Bigas Luna tenta la carta dell'horror d'autore puntando sul meta-cinema ma il risultato, pur nel complesso non disprezzabile, non appare all'altezza delle ambizioni per una mancanza di stile che si traduce in una certa goffaggine nella messa in scena dei delitti e anche le sequenze con Zelda Rubinstein ipnotizzatrice appaiono più sonnacchiose che inquietanti.
Metacinema o metaverso? Quel che è certo è che il film di Bigas Luna è un altrove allucinato, un vacillante racconto thriller sperduto nel glorioso totem dello psyco-horror, nel quale paranoia, parapsicologia e complessi edipici si prendono paurosamente per mano. Pregi e difetti a iosa impreziositi però da un immaginario, narrativo e visivo, impattente e del tutto liberatorio. Avercene.
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