Altro remake con il botto, che non sfigura di fronte all'originale
Messe da parte alcune differenze "sostanziali" (non c'è più lo psicologo, non si fischietta più "Compton Races" dopo i delitti, non c'è più la ragazzina problematica paranoica-sostituita da un giovane "ribelle"-non si sclera più nel seminterrato, il patrigno non e ancora sposato con la sua "vittima", vicina di casa ficcanaso-che nell'originale non c'era-, papà vero che si interessa della sua famiglia e sospetta del patrigno che "nasconda qualcosa"-futura cognata compresa-, le generalità da compilare-che provocano il licenziamento del patrigno-gli "abbordaggi" al supermercato, il finale aperto-che sbeffeggia il lieto fine dell'originale-, i pagamenti in contanti senza carte di credito e totalmente assente la figura del parente di una delle vittime che si indirizza sulle tracce del patrigno), anche se la scena in cui Michael mette le cuffie per non sentire i gemiti di piacere tra la madre e il "patrigno", e presa di peso dall'originale.
Tasselli importanti di radicali cambiamenti rispetto al cult rubeniano, fanno di questo remake un lavoro intelligente-e in certi casi sorprendente-che azzerra i due sequel un pò sciapetti e si riaggancia con stile e personalità al capostipite
Già l'intro (fac simile all'originario) col massacro familiare avvenuto sulle note di una canzone natalizia, mentre il patrigno prima si rade e cambia i "connotati", poi si fà un toast con tutta calma prima di uscire
Poi ci si adagia sui placidi lidi della "sitcom" pregna di inquietudine, tra i sospetti del figliasto e l'attenzione psicotica del patrigno
Nello
Stepfather 2.0 ci sono i telefonini e i computer, che rendono difficoltose le imprese criminose del nostro, nonchè di più facile "smascheramento" (la cronologia del computer, il trillo del telefonino che vien dal seminterrato, la fotografia "rubata" con il cellulare), ma che possono anche rivelarsi utili per nascodere i misfatti (gli sms mandati col telefonino del padre assassinato, e tenuto nascosto nello scantinato, a Michael)
McCormick si dimostra regista abile e talentuoso, muove eccelentemente la MDP, insinua sospetti, tiene alta la tensione anche quando-apparentemente-non succede nulla, rifugge il facile sensazionalismo splatter, e crea continuamente fibrillazione anche nei momenti cosidetti "convenzionali" (i due ragazzi che frugano nei cassetti e nella camera del patrigno, mentre lui stà rincasando, e vede le impronte bagnate dei piedi che portano di sopra, per dirne una)
Crea delitti meno enfatici e più "realistici" (e per questo più disturbanti), come il soffocamento tramite sacchetto di plastica, la pettegola vecchia dei gatti fatta ruzzolare giù per le scale e lo straordinario delitto ai danni della cognata (Paige Turco) nella piscina, con il vento che soffia e i cromatismi della fotografia di Patrick Cady, con la donna affogata nell'acqua, che e "argentianismo" puro
Poi, verso il finale, il film impenna in tachicardia e infiamma le coronarie, quando Michael penetra-nella notte di tregenda-nello scantinato per svelare cosa nasconde il suo patrigno.
Da lì in poi la maestria novella di McCormick non si ferma più, e diventa un crescendo di suspence a mille e emotività a spron battuto
Il cazzotto in faccia a Amber Heard, il telefonino scarico, il papà nel freezer, la preparazione delle armi da taglio disposte sul tavolo, i "cosmetici" già belli e pronti in bagno che decretano la decisione del patrigno che e ora di cambiare famiglia e sbarazzarsi di questa, "
Chi sono io quì?", la fuga di Sela Ward nel bagno, il patrigno dietro col coltellaccio, la porta a vetri del bagno-dove si e rifugiata la Ward- sfondata a calci, la scheggia di vetro piantata nel collo ("restaurati" dal finale del primo), gli omaggi fulminei a
Psycho e a
Shining, ancora la soffitta "tremolante", questa volta con seghe circolari in movimento, lo "sfondamento", la lotta corpo a corpo sul tetto, il coma, la beffarda chiusa finale
Momenti di gran cinema della tensione, dove McCormick sorprende e merita standing ovation a scena aperta
Emblematica la scena in cui il patrigno tempera delle matite allineate perfettamente (e maniacalmente) sul tavolo
Curioso (a differenza dei precedenti, dove le consorti, alla fine, venivano peste e mazzulate) che la moglie Sela Ward non venga mai sfiorata dal patrigno (che ci tenta ma non ci riesce)
Notevoli, poi, alcuni momenti, come quando il patrigno, a tavola, con la famiglia riunita, ha un flash macabro, dove per un attimo-e in un momento di "trance"-rivede la famiglia che aveva massacrato all'inizio, intorno al tavolo seduta con lui, o quando, in uno scatto d'ira, aggredisce il piccolo Sean che stà giocando con i videogame
Ottimo Dylan Walsh che non fà troppo rimpiangere Terry 0'Quinn, e dona pezzi di assoluta lucidafollia e sprazzi notevoli da buon psicotico assassino
Un restyling che appaga le emozioni e scuote i nervi, nonostante-e forse proprio per questo-la storia la si conosca già e l'effetto "sorpresa" venga a mancare, ma che comunque incolla allo schermo per tutta la sua durata
Forse, in alcuni casi, si adagia su parentesi francamente inutili (la storiella tra Michael e Kelly, che si sbaciucchiano in piscina o che discutono sulle "stranezze" del patrigno, che da al film un sapore un pò "teens") che magari andavano sfrangiate
Ma rimane un signor remake (e i remake continuano a darmi buone soddisfazioni)
Arguto anche lo script del regista di
Thunder Alley e
Shadowzone, che ben rimescola l'originario di Donald E. Westlake
Certo, l'originale rubeniano resta un piccolo monumento al genere, ma il remake mccormickiano ne e un notevole restauro.
Nel suo 35 MM DI TERRORE, Lavagnini lo scriveva-nella scheda del film-per
Il Patrigno 2, io le rubo la frase e lo scrivo per questo "Un film per veri horrorfans!"
Plauso al Puppi che nella scena della vecchia le e venuto in mente
Alien, vedi
curiosità (io non ci sarei mai arrivato, sinceramente). Io, al contrario, non ho potuto non ricordarmi della "vecchia coi gatti" di
Arancia Meccanica.