Rassegna estiva:
Postatomica-L'estate italiana del dopobomba Al di là dei gommosi dinosauri
gregorettiani , dell'inguardabile protagonsta Yor (Reb Brown splendidamente stoccafisso con pettinatura alla Jon Bon Jovi), alla canzonetta stile
Orzowei dei fratelli De Angelis (comunque orecchiabilissima e ritmatissima), alle mazzate troglodite
lenziane, e almeno un terzetto di momenti trashissimi (la danza di seduzione della Clèry, Yor che usa uno pterodattilo come deltaplano, la stallatite di cartone che cade in testa alla bellissima ma totalmente inespressiva Ayshe Gul che sviene malissimo che nemmeno nelle recite parrocchali), questo piccolo diamante grezzo margheritiano si ammanta di meraviglia naif quando Yor e compagnia "omerica" approda sull'isola futuristica del marveliano dottor Destino di uno straordinario e deliziosamente caricaturale John Steiner (Il Supremo).
Da quì in poi il cinema avventuroso e fantastico di Margheriti diventa bizzarra e ludica paccottiglia di sfrenata ingegnosità tipica del regista di
I cacciatori del cobra d'oro dove , nel delirio generale, fanno sfoggia sfere alla
Mago di Oz, sublimi androidi
cozziani, utopiche razze supreme alla stregua di
Alpha Omega, sopravvissuti all'olocausto nucleare modello
L'altra faccia del pianeta delle scimmie, scontri e battaglie a base di pistole laser sul modello
lucasiano il tutto impastato con scenografie suggestive che stanno tra il fantasy "sword and sorcery" e la fantascienza anni 70.
Margheriti, poi, si autocita : le insidiose grotte come nei suoi viet movie, i modeliini /set invasi dall'acqua (come lo era il
sangue e poi la
lava), le navette spaziali che solcano il cielo alla
Gamma 1, le tribù che verranno in
Indio, le rivalità e le gelosie femminili derivate dai suoi
gotici, e torna il gioco degli specchi
wellesiani del suo
western più cupo.
Comparto femmineo da sturbo (sempre incantevoli le donne nel cinema di Margheriti, che siano SF, horror-gotici, western o avventura), dove la Clèry (cultissima la scena di lotta contro la rivale in amore della Gul) divorata da un'ossessiva gelosia nei confronti dell'amato Yor, viene messa in ombra dalla bellezza folgorante di Carole Andrè.
Notevoli poi i rimasugli "contaminati" di un mondo preistorico devastato dal "the day after", con , tra gli altri, un nugolo di mutanti cenciosi (che sembrano gli "scavenger" di
1990 i guerrieri del Bronx) che adorano il Dio del fuoco, dominati dalla regina Roa (un nome, un programma, mancante di una vocale e di una consonante).
La storia non è farina del sacco di Margheriti (alla base c'è la graphic novel di Zanotto e Zappietro, anche se l'idea di eliminare il tema extraterrestre del fumetto a favore dell'apocalisse nucleare sula falsariga del
Pianeta delle scimmie è totalmente del regista romano), ma
Il mondo di Yor , con tutti i suoi perdonabilissimi difetti dovuti anche al budget non propriamente faraonico, resta uno dei post atomici italici più originali, divertenti e gustosamente bislacchi mai girati.
Valore aggiunto le paradisiache location alla
Laguna blu e i nostalgici, quanto plasticosi, effetti speciali.