E’ la ricostruzione di uno dei periodi più tristi della nostra storia. La missione in Africa della Divisione dei paracadutisti “Folgore” raccontata in questo film con meticolosità e con discrete basi storiche. Un tenerissimo Terence Hill si presenta al pubblico in un ruolo drammatico e sentimentale allo stesso tempo. Un paesaggio scarno e arido è il teatro di battaglia, dove i cingolati mostrano la loro abilità di guerra e l’astuzia umana li insegue nel drammatico sogno di libertà.
Il cuore del film, prima di arrivare alla drammatica battaglia finale nel deserto, è un lungo flashback che si sofferma sull'addestramento dei futuri paracadutisti, giovani di varia estrazione, cercando di approfondirne il carattere. C'è un po' di retorica in questa fase e forse in tutto il film, ma senza troppo esagerare e più che sopportabile, anche e soprattutto, in virtù della pagina di storia che rende onore al valore dei nostri soldati.
MEMORABILE: Centinaia di sterline non valgono un sorso di acqua.
Discreta pellicola bellica italiana che narra le eroiche gesta della Divisione Folgore durante la tremenda battaglia del deserto di El Alamein. Cast di livello non esagerato, come del resto il budget a disposizione. Il risultato finale è comunque una pellicola "convenzionale" ma gradevole. Senza incorrere in una esagerata retorica e con buone sequenze di guerra nel finale.
Le vicende dei nostri paracadusti durante la guerra d'Africa raccontate con una retorica insopportabile e un patriottismo da operetta. Tutto, nel film, è fatto per mostrare i valori profondi dell'esercito italiano, mentre è noto che le nostre gesta in Africa sono macchiate da stragi, armi chimiche e razzismo. Mediocre anche la partecipazione degli attori, tra i quali i futuri registi Marco Vicario e Nando Cicero.
Circa tredici anni dopo la terza battaglia di El Alamein, Coletti (un regista italiano dalla lunga carriera e di cui si parla ancora molto poco), gira un film di guerra dai tanti personaggi e con la qualità di essere ancora più vicino - pure esteticamente - all'iconografia del periodo e ai fatti storici. Diviso in due parti distinte, caratteristica di molti altri film bellici, addestramento e battaglia, è così ben fatto nella parte della posa manuale delle mine sui carri armati inglesi e delle manovre di cannoneggiamento, da essere ancora oggi insuperato.
MEMORABILE: Il cane nella camerata che guaisce la notte; Mario Girotti giovanissimo, scartato al cancello della caserma; Le scene degli uomini sotto i corazzati.
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Nella sequenza del primo lancio, viene gettato con il paracadute dall'aereo il cane mascotte di Girotti, assiemea tutti gli altri paracadutisti, che poi lo si vede atterrare, zampettare, e sembra proprio lui dal vero. Immaginate in tempi di animalisti che vorrebbero all'indice persino il Palio di Siena, se un regista girasse una scena del genere con un vero cane!
DiscussioneZender • 1/11/23 08:10 Capo scrivano - 48365 interventi
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