Prese singolarmente, molte scene sono indubbiamente riuscite. Rese vive e abbondantemente ironiche da dialoghi arguti che saccheggiano to stile di Elmore Leonard (l'autore noir del romanzo omonimo dal quale il film è tratto), interpretate al meglio da un John Travolta rinato (merito di Tarantino e PULP FICTION) che quando è presente dà al film tutto un altro sapore, sono scene ricche di botta e risposta da antologia. Prese però nell'insieme, asservite a una regia che il poco in vena Barry Sonnenfeld (suoi LA FAMIGLIA ADDAMS, MIB...Leggi tutto e i relativi sequel) non riesce a rendere interessante, concorrono alla composizione di un quadro deludente, che mescola il mondo del cinema a quello dei gangster (il protagonista Chili Palmer/John Travolta è un losco recuperatore di crediti che vuole diventare produttore cinematografico) senza soddisfare gli appassionati di nessuno dei due. Perché tutto resta in superficie, c'è troppa carne al fuoco e la sceneggiatura è spesso farraginosa, dispersiva. Non bastano una buona colonna sonora (John Lurie), un’indubbia padronanza dei mezzi tecnici e un cast stellare ricco di comparse eccellenti (Dan Aykroyd, Harvey Keitel...) a fare un buon film. Il giochino dei continui rimandi tra realtà e fiction, con le immancabili citazioni cinefile d'ordinanza (spezzoni da L'INFERNALE QUINLAN e UN DOLLARO D'ONORE) diventa presto stucchevole, e Sonnenfeld spreca un Travolta in stato di grazia (misurato, sornione, perfetto per il ruolo) e il solito grande Hackman.
Da un romanzo di Leonard, Get Shorty è una delle migliori commedia realizzate da Hollywood negli anni '90. La storia dell'esattore della malavita che diventa produttore cinematografico si avvale di un'ottima sceneggiatura attenta a tratteggiare con garbata ironia (anche se non attraverso una vera e propria satira) il mondo apparentemente dorato del cinema. Il film è interpretato da un cast in stato di grazia, a partire da Travolta che realizza con il suo Chili Palmer un personaggio memorabile a partire dal look. Molto bravi Hackman e De Vito.
Ottima trasposizione di un godibilissimo romanzo del sublime Elmore Leonard, di cui rende adeguatamente i dialoghi ficcanti, il ritmo serrato, l'ironia. Copioni così sono una manna per gli attori, che infatti vi si applicano con entusiasmo e ottime riuscite, con particolare menzione per Hackman, De Vito e Lindo (quanto a Rene Russo, per noi potrebbe anche non aprire bocca e applaudiremmo lo stesso). Impagabili alcune notazioni "di costume". Da vedere.
Divertente commedia nera ben diretta dall'autore di Men In Black e de La Famiglia Addams 1 e 2. Mix riuscito di commedia e azione, con un ritmo in crescendo e un cast in grandissima forma. Hackman strepitoso come sempre, De Vito irresistibile, John Travolta in una delle sue prove più divertenti. Degli altri, bravi la Russo, Gandolfini e un trascinante Dennis Farina. Divertente.
Tratta da un romanzo di Elmore Leonard è una commedia nera (e non un vero e proprio noir) che pur contando su elementi interessanti, regia e soprattutto attori, non riesce a convincere del tutto. A tratti non mancano divertimento e una gustosa cinefilia ma la satira sul mondo del cinema è poco corrosiva ed efficace. In ogni caso abbastanza piacevole.
Il personaggio di Chili Palmer interpretato dal grande Travolta non può non rimanere impresso nella mente dello spettatore. È lui il vero mattatore di tutto il film (anche il resto del cast non se la cava male però): con le sue smorfie e le sue battute al limite impreziosisce quest'opera di Sonnenfeld. Il ritmo è buono e si mantiene alto per tutto il film con una trama che presenta continui colpi di scena. Hackman recita alla grande e non è una sorpresa. Da vedere.
Trainato da un Travolta appena resuscitato da Tarantino (nelle vesti di gangster-filosofo sornione e appesantito), Get Shorty ad oggi rappresenta bene (anche se di per sé non lo fu) un punto di svolta nella commedia degli anni '90. Non ha il nichilismo di Pulp Fiction, ma nel suo solco riesce a costruire una commedia come un'autentica pulp novel (il romanzo omonimo di Elmore Leonard è uno spasso, e ai suoi dialoghi va il meglio del film) in chiave però più grottesca che realistica. Si poteva osare di più, ma va bene anche così. Cast strepitoso.
MEMORABILE: "Non dirò una parola più del necessario..."
Commedia in cui Travolta rimette i panni del gangster dopo Pulp fiction. Stavolta la trama basata sul gioco delle parti mescola molto le carte per ottenere un magro effetto. Sceneggiatura disegnata per ironizzare sul mondo di Hollywood dove chiunque (riferimento agli ex-strozzini non casuale) può produrre un film. Qualche spunto si salva, specie con DeVito e i riferimenti a film d’annata e anche il finale ha una buona chiusura, adatta certamente al pubblico americano, dove tutti possono sognare di fare cinema.
Una commedia di gangster molto simpatica e divertente, soprattutto per il perfetto gioco a incastri che rende la storia veloce e frizzante. Il cast è ben scelto e tutti interpretano bene i loro personaggi, da Travolta a Hackman alla Russo, ma anche i personaggi secondari di Gandolfini e la fugace apparizione della Midler sono molto spassosi. Forse la regia è un po' piatta, ma è una delle poche commedie davvero riuscite a Hollywood nei novanta. Gran lavoro sui dialoghi.
Uscito lo stesso anno di Pulp fiction, ne condivide - seppur in tono minore ed assai annacquato - il gusto per il noir in veste da commedia e per i dialoghi scattanti e cinefili; e alla fine è proprio il Cinema il vero filo conduttore, tanto che nella sceneggiatura sono frequenti gli scambi tra racconto diegetico e finzione metafilmica sino al cameo di Harvey Keitel. Alquanto solido il cast, che si appoggia essenzialmente su un tarantiniano Travolta, Hackman, Farina, DeVito e la Russo.
Generalmente non sono un grande fan degli adattamenti cinematografici di opere letterarie che amo; devo dire però che stavolta le atmosfere criminalmente spassose, i guizzi e il sapore di celluloide dell'opera di Leonard sono resi con buona cura. Vivaci i dialoghi (e difficilmente poteva essere altrimenti), energico il ritmo e, soprattutto, attori tutti molto ben calati nei personaggi (divertentissimo Hackman). Addirittura i cambiamenti apportati alla storia non danneggiano troppo la riuscita finale dell'opera. Piacevole intrattenimento.
Senza voler far torto all'opera letteraria (che non conosco), il cinema che parla di se stesso non mi è mai molto piaciuto. È anche vero che qui lo si fa abbastanza in senso lato, ma ugualmente è cosa molto presente; il tentativo di demitizzazione può andare bene sulle pagine scritte, ma quando lo si vede sullo schermo acquista un sapore fasullo e soprattutto non piacevole. Per quello che riguarda il cast dire che sono tutti bravi sembra quasi una ovvietà, è come essere ai margini di un red carpet, entusiasti, ad applaudire le star che sfilano sorridenti.
Un'iridescente bolla di sapone tra il noir e la commedia sofisticata, rilancia le situazioni bizzarre e impertinenti del coevo Pulp fiction ma con maggior garbatezza e misura, esibisce una cifra stilistica gioiosa e colorata al limite della goliardia ma la tecnica narrativa dei sottotesti, la grammatica del gioco a incastri e l’espediente metalinguistico del film nel film non hanno l’accuratezza e la scioltezza necessaria e intorpidiscono lo slancio della pellicola. Comunque buono. Vivace e a tinte forti la fotografia di Donald Peterman.
MEMORABILE: Attori in stato di grazia; Ironica e piena di brio la jazzistica colonna sonora di John Lurie.
Auto-derisione del mondo della produzione cinematografica hollywoodiana, con un cast notevole. La parte del leone la fa Travolta, che dopo Pulp fiction ha ritrovato la vena artistica di successo. La sua interpretazione dell'ex strozzino che si improvvisa produttore cinematografico è convincente. Buon ritmo, dialoghi brillanti, qualche battuta, ma per il resto il film è poca cosa: trama inconsistente, situazioni ripetitive, comicità dozzinale. La sensazione è che manchi una chiara impronta stilistica.
Tratto dall'omonimo romanzo di Elmore Leonard (in Italia "La scorciatoia"). Storia di carattere gangsteristico con molte sfumature ironiche e divertenti. Non è intrattenimento fine a se stesso. Seppur ci siano minime differenze, il film rimane fedele al libro. John Travolta simpatico, ma Gene Hackman e Dennis Farina di più. Buona la colonna sonora. Discreta la fotografia.
Divertente black comedy con un Travolta in forma straordinaria circondato da un cast di lusso. La vicenda è semplice e scorre veloce fra gag efficaci e dialoghi brillanti che satireggiano in modo tagliente su Hollywood. Spassosa l'interpretazione di Gene Hackman ma pure quella di De Vito, che apparirà anche nel sequel. Non è Pulp fiction ma l'aria che si respira è simile, fra gangster squinternati e situazioni surreali. Buone anche le musiche.
Divertente black comedy, parodia semiseria del mondo malavitoso e hollywoodiano, dotata di un notevole humor nero con battute folgoranti e un cast di attori di alto livello. Trama ben congegnata con incastri e tempi perfetti, un tributo al metacinema e ai film della Grande Hollywood. La fotografia glamour tipicamente anni Ottanta e la colonna sonora adeguata fanno di questo film un'opera godibile.
MEMORABILE: Il finale.
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Disponibile in edizione Blu-Ray Disc per MGM/20th Century Fox:
DATI TECNICI
* Formato video 1,85:1 Anamorfico 1080p
* Formato audio 2.0 Surround Dolby Digital: Spagnolo Portoghese
5.1 DTS: Italiano Francese Spagnolo Tedesco Giapponese
5.1 DTS HD: Inglese
* Sottotitoli Italiano Inglese NU Spagnolo Francese Olandese Portoghese Tedesco Finlandese Svedese Giapponese Norvegese Mandarino Danese Polacco Coreano
* Extra Commento audio regista
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DiscussioneRaremirko • 11/01/16 01:18 Call center Davinotti - 3863 interventi
Travolta in parte rifarà il citazionista cinefilo anche in Codice: swordfish (si veda la intro del film di Sena, per esempio).
Il protagonista interpretato da John Travolta, lo strozzino Chili Palmer, ha un modello reale:
Elmore Leonard (autore del romanzo Get Shorty) si ispirò a tale Ernest Palmer detto "Chili", un investigatore privato e bodyguard di Miami, riprendendone nome e atteggiamenti.
Quando il regista Barry Levinson scoprì che esisteva un vero "Chili Palmer" decise subito di inserirlo nel film, ma fino all'ultimo momento non disse nulla a John Travolta per lasciarlo libero di crearsi il suo personaggio senza farsi condizionare dall'imitazione dell'uomo reale.
Ernest "Chili" Palmer fa un breve cameo senza battuta nella scena iniziale del film, nel ruolo di uno degli uomini di Ray Bones.