Discussione
124c • 21/06/18 11:21
Contatti col mondo - 5193 interventi I Gatchaman, come s'intuisce dal trailer, sono cinque eroi in costume da uccello (Ken - il capo - l'aquila, Joe - il ribelle - il condor, Jun - la bella - il cigno, Jimpey - il bambino prodigio - la rondine e Ryu - il forzuto - il Gufo), che sembravano molto più agili e scattanti negli anime, qui gli attori devono indossare praticamente armature alla Power Rangers e ciò li rende goffi quando entrano in azione. C'è uno sforzo per rendere, comunque, agili questi eroi, ma gli effetti speciali non sono made in USA e, purtroppo, la cosa si vede. Nella trama, c'è di mezzo un triangolo amoroso che coinvolge Ken, Joe e una guerriera di nome Naomi, e sarà questo il fulcro della storia. Gli spietati Galactors non sono quelli di un tempo; i soldati indossano armature e non costumi verdastri, l'imperatore, o generalissimo, non c'è, mentre il comandante Berg Katse (da noi si chiamava Zoltar, come nella versione USA, anche per evitare una semi-parolaccia italo-tedesca) cambia identità, cioè può rigenerarsi, di quando in quando, in uomo o donna, perché gli umani possono diventare Galactors se vengono contagiati da un virus. Mancano le scene nell'astroanave God Phoenix, che sì, c'è e si trasforma anche in uccello di fuoco, come da copione, ma praticamente è una comparsa in un film dove poteva essere il sesto membro della squadra (orrendi gli interni dell'astronave). Le scene d'azione non mancano (quelle iniziali sembrano ammiccare a quelle di
The Avengers di Joss Whedon), si punta soprattutto sui duelli umani stile Star Wars e le scazzottate, ma ci sono anche diverse scene parlate che rallentano il ritmo e fanno capire che i produttori non ci hanno speso dei capitali. Ripeto: per me, i Gatchaman funzionano meglio in versione animata seriale, perché ridurli in un film da due ore è troppo poco (gli americani, se fossero riusciti a mettere in cantiere il film animato che avevano in mente sui Gatchaman una decina d'anni fa, avrebbero sicuramente ideato una trilogia, dove tutti potevano spaziare).