Tentativo di Moana di recitare in un ruolo non porno all'interno di un'opera involuta e povera pregna di un'atmosfera morbosa e cupa. La sostanza è davvero poca e alla fine rimane poco anche per una struttura frammentaria non perfettamente tenuta in piedi da Ronchi. Al di là della descrizione della vita dissoluta dei vari protagonisti non c'è nient'altro. Impossibile comunque rimanere indifferenti a una Moana svestitissima ed erotica all'inverosimile. Un ruolo anche per Rocco Siffredi.
Se non del tutto riuscito, perlomeno curioso e sperimentale; il film di Ronchi ha ambizioni alte ma per una certa mancanza di mezzi, nonché per uno script frammentario, a tratti dà la sensazione di non andare a parare da nessuna parte. La parabola discendente della finta sorella di Moana (un'interessante Janisse) si fa comunque seguire, mentre i monologhi fuori campo della pornoattrice, qui in un ruolo metacinematografico, a volte sono un po' stucchevoli. La tetra ost e l'atmosfera notturna e di degrado comunque fanno il loro effetto.
Una misteriosa droga, la "polvere nera"; Moana quasi sempre nuda (interpreta artificiosamente se stessa), personaggi burattineschi, un pizzico di satanismo, musica originale cupa (ricorda i Joy Division); Roma in esterno notte, misteriosa, espressivamente fotografata, decadenze ottantiane. Prodotto velleitario, confuso, ridondante: una serie di quadretti fotografici giustapposti; peccato perché la materia prima umana (c'è anche Siffredi) poteva generare l'interessante; invece svapora quasi tutto nell'inconcludenza di un narrato mediocrissimo.
Strano progetto quello di Ronchi: Moana Pozzi che si racconta sulle immagini di set fotografici, cinematografici e mentre si preoccupa per la sorella troppo lontana dai suoi standard esistenziali. I nudi e il linguaggio sono da bollino rosso, ma ciò che difettano sono le fondamenta della struttura. Certamente seni, folti pubi, lunghe gambe e scarpe col tacco sono di primordine ma la vicenda di droga che dovrebbe far da fil rouge è davvero poco attraente. Un cascame più torbido sarebbe stato più congeniale. Piccola parte per Siffredi.
Ha i suoi limiti e alcune scene sono riproposte almeno due volte, vedi quella intorno al Colosseo e quella di fronte alla Termini. Tolto questo è un film interessante, con una sua trama e contando che gli attori non avevano troppa esperienza extra-hard e non se la cavano affatto male. Non manca qualche ridicolaggine come una droga che ha come effetto collaterale il rendere la mano dello stesso colore di quella del protagonista di Con una mano ti rompo con due piedi ti spezzo. Bellissime le riprese di una Roma ormai lontana.
E' il modus vivendi di Moana che questo film riesce a trasmettere, il pathos di cui era pemeata la sua femminilità, ma anche la naturalezza e la spontaneità di un'amazzone che amava la vita e l'amore senza limite alcuno. Al contempo il film è anche autobiografico (si parla di lei, ma anche del rapporto con la sorella, del suo lavoro,..). L'estasi la si può raggiungere attraverso la droga, ma anche in un modo molto più sano: attraverso i sensi. E in questo Moana era la regina incontrastata. In definitiva un prodotto onesto e hot.
Siffredi con chioma stile primo Raf, poco attraente la sorellina di Moana, OST pseudo industrial che sembra scritta dai Chrome, tacchi a spillo, uno sproporzionato culturista ciociaro, sporcizia... questa è l'accozzaglia di scene compongono il film. Curiosa, questo sì, ma nulla più. E poi lei, regina nel suo campo, che dichiara di andare proprio con tutti, pure sporchi e brutti: va bene l'amore universale ma non ne esce benissimo...
Pellicola particolare in cui la Pozzi racconta frammenti della sua vita in contemporanea con la ricerca di una sorella caduta nell'abisso della droga. Nudi strepitosi della protagonista e delle altre interpreti per un progetto abbastanza singolare e talvolta straniante. Si vede una Roma fine anni 80 notturna e trasgressiva che conduce a riflessioni indubbiamente interessanti, per coloro che l'hanno vissuta.
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In che senso Lucius? Io non gli ho visti entrambi, sono un amante della Pozzi non porno, e ho visto l’altro film fatto quasi in parallelo a questo ossia Provocazione.
Io non citavo "Provocazione" che considero appunto una provocazione e non un film. Hai visto "Sognando Moana"? Davvero non noti le differenze tra queste due produzioni?
Quello non si può neppure definire un film. Un collage di montaggio disarmonico che non rende giustizia alla divina. Viceversa in questa pellicola, oltre alla sua femminilità, esce fuori il suo stile di vita, il suo modus vivendi e tanto altro (il film è anche abbastanza autobiografico). Corona il tutto una colonna sonora, decisamente indovinata.