Bello angoscioso questo delizioso film della Merlet (che sà girare da Dio, complici le location isolane irlandesi, plumbee e poco ospitali, nonchè la fotografia cupa di Yorgos Arvantis ), che sta tra il "possession movie" e la "ghost story", con reminiscenze da
The Wicker Man (non solo per l'estranea che arriva sull'isola e i suoi abitanti religiosi e devoti, ma la Merlet ne rende omaggio con una festa al falò, con danzatori in pittoresche maschere antropomorfe, che ha tutto il sapore di un rito pagano)e di
Ringu, dove viene in mente l'isola di Sadako.
Lento, seducente, adombrato da un inquietudine che dura per tutto il film, e sfocia nel coinvolgente twist finale.
I ragazzini "dannati", forse posseduti, usati come medium per strani riti di transfert (ah, la torta e le candeline che fà tanto
Compleanno di sangue), animali sgozzati, anziane fulciane rivelatrici con gli occhi spenti, sucidi splatter che arrivano come una fucilata, dove il sangue imbratta e cola.
Affascinante coacervo di repentini cambi di personalità (come in
Sybil) e una vendetta dall'aldilà che assomiglia a quella raccontata da Stephen King in
A volte ritornano.
Bravissima e intensa Jenn Murray nel ruolo di Dorothy, che cambia personalità rapidamente, si contorce, turpiloquia, si veste ora da puttana, ora da bambina, in lei convivono personalità che le devastano la psiche e l'anima e il suo volto così scolpito e spigoloso ne aumenta la Phisique du role.
La Merlet, poi, sceglie volti scavati, quasi grotteschi, per gli abitanti dell'isola, che sembrano usciti da un dipinto di Grant Wood.
Tra stupri di gruppo (e qualcosa mi ha ricordato pure
Cherry Falls), terrifiche sequenze all'obitorio che ricordano
L'aldilà, pioggia, fango e cieli plumbei, omaggi al cinema psicologico "fantasmatico" polanskiano e altmaniano, un opera davvero interessante, che magari percorre terreni già battuti più volte, ma lascia quel retrogusto di certo cinema "vintage" di cui si sente sempre più la mancanza.
Vivamente consigliato...