Film complesso (come il suo autore): non semplice da vedere poiché richiede pazienza a causa dei ritmi lenti e difficile da capire e da interpretare così come pure da inquadrare ed incasellare in un genere (ma ciò non è un difetto). Si capisce che c'è della qualità e che Assayas non è uno qualsiasi: ha padronanza del mezzo e cura la sceneggiatura, scritta da lui stesso. Alla fine di una prima visione sembra che sfugga qualcosa a livello di senso, ma magari non è così. Forse però una seconda visione la può meritare, potrebbe chiarire le cose.
Una giovane medium sbarca il lunario con un lavoro che disprezza e contemporaneamente cerca un contatto col proprio gemello morto per una cardiopatia congenita. Strano, raffinato miscuglio di più generi, tocca le profondità della spiritualità con le armi dell'occulto e dello spiritismo, lasciando però aperti interrogativi su tutto. Enigmatico fino in fondo, si apprezza per la ricercata scrittura narrativa e le solide interpretazioni.
Le idee alla base della trama sono contrastanti: la solitudine di una personal shopper pagata per rifornire il guardaroba di una donna dell'alta società e il suo dono da medium che le permette di comunicare coi morti. Moda e solitudine. Spiritismo e nostalgia del fratello morto. Mondi che non si amalgamano nonostante l'abile regia e la notevole prova di recitazione di Kristen Stewart. Finito il film rimane l'amaro in bocca per certi snodi non spiegati e ti domandi perché il regista abbia voluto raccontare proprio questa storia.
Si può vedere come una indagine sullo spiritismo, come uno specchio delle nostre paure e aspirazioni. Come una spersonalizzazione dei rapporti umani, tra shopping per procura e ihpone nei quali vive una delle sequenze più thrilling del film. Ma il focus esagerato sulla Stewart (peraltro brava) e sulla sua ricerca interiore raggiunge vette estenuanti che talvolta affascinano ma più spesso indispongono.
Se proprio si vuol trarre qualche conclusione, la più facile è: nel mondo dei vivi e in quello dei morti è difficile trovare pace. Il finale però lascia spazio a molteplici interrogativi e anche a diversi dubbi e questi ultimi sono sempre salutari. Resta il film, piuttosto interessante, dove la Stewart ha campo libero e, a parte l'assenza di sorrisi, se la cava molto bene (secondo me lancia anche molti segnali "cool", come stile di donna). La parte "messaggiata" non è proprio il massimo, arriva a stancare, anche se mostra quanto siamo succubi.
Maureen è androgina. Attraversa gli spazi senza abitarli. Attende segnali dal gemello morto. Comunica col fidanzato via Skype. Cura gli outfit di una vedette, ma non ha un abbigliamento che le appartiene. Parla con gli spiriti: in senso letterale e figurato. Il mondo si coagula in stratificazioni temporali, cospira per disattendere il principio di realtà. Film teorico, quasi un saggio per sequenze narrative, indifferente al pubblico e all'emozione riconoscibile, ipnotizzato da Kristen Stewart, attrice-musa, la commuta in enigma filosofico. Assayas quintessenziale: nel bene, nel male.
Gemella medium aspetta segnale da gemello medium morto. Nel frattempo campa comprando vestiti ed altri ammennicoli modaioli per una vip, famosa non si sa perché. Penso che ci siano mestieri peggiori al mondo, ma comunque la mogia fanciulla lo detesta e si intristisce ancora di più... Appiccicato alle magre costole di Stewart, il regista affronta un sacco di temi e generi (spettri, grandi interrogativi esistenziali, logorio della vita moderna, essere ed apparire, thriller etc) ma il miscuglio non quaglia ed il film, zavorrato dal peso delle sue ambizioni, suscita più noia che interesse.
MEMORABILE: Spettro maldestro: non riesce a tenere un bicchiere in aria
Pessimo. Un'ora e quarantacinque minuti di prove d'abito, visite in negozi d'alta moda e messaggiate al cellulare (i dialoghi sono rari e mai significativi). Dentro quest'ora e quarantacinque c'era probabilmente un piccolo cortometraggio di venti minuti di grande valore, ma viene letteralmente sepolto in un mare di pretenziosissima e tediosa fuffa. Ossayas gioca a fare l'Amenábar di The others o l'Eastwood di Hereafter, ma questi sono solidi autori che non affidano la loro narrazione allo schermo di un i-phone. Anti-cinema.
MEMORABILE: Il ridicolo "film tv anni '70" sulla seduta spiritica.
Gemella medium elabora il lutto del fratello aspettando un suo segno ultraterreno. Tra spettri, bicchieri che cadono da soli e sms da sconosciuti, il rischio di cadere nel ridicolo è alto, ma Assayas ribalta tutto giocando sull’attesa orrorifica. Ottima mano che dosa i momenti di tensione; gli si perdonano lungaggini telefoniche e un finale che la butta sull’inconscio (non efficace). Stewart brava nel sobbarcarsi tutto il carico emotivo del film e la noia del lavoro ad personam.
Assayas si conferma tra gli autori più "adulti" del cinema contemporaneo; in grado, in forza appunto della propria maturità stilistica e della sua "morale" visione cinematografica, di condurre un (in)coerente discorso sull'ineludibile e imperituro inconscio, pur declinato nelle spire impersonali e penetranti della contemporaneità (internet, Skype, iphone). La concettualità troppo conchiusa e (pres)untuosa di altre opere (Sils Maria) trova nell'alterità della Stewart e nel mascheramento dei generi (horror, thriller, film d'essai) una disorientante incisività.
Rispetto a Madre! nel quale l'aspetto horror e di genere prendeva il sopravvento su quello autoriale, nell'opera di Assayas succede il contrario. La regia molto europea, infatti, rimane ben piantata nelle lunghe pause e nei tempi dilatati della miglior tradizione d'essai, limitando le incursioni nel paranormale. Si rimane incantati di fronte alla bravura della Stewart alle prese con un personaggio non certo di facile interpretazione. La fotografia e la forma sono di ammaliante bellezza; la sceneggiatura incespica e ci lascia un finale poco soddisfacente.
MEMORABILE: La Stewart che cerca un contatto con il fratello defunto; Il rapporto con lo sconosciuto al telefono.
La nostra identità è tale solo se condivisa e rapportata alle altre? La non risposta di una appassita Kristen Stewart (e quindi bellissima oltremodo) è sofferta, persa tra i barlumi di una vita svanita e le necessità di un thriller quasi casuale, che sutura le sue lacerazioni esistenziali usando aghi e fili scelti con cura ma usati con mano incerta. Parigi si allinea: sbadata, sfuggente, quasi di passaggio. Spiriti che solcano lo spirito ma non gli aderiscono: tante aspettative (non tutte) sfumate e troppe attese che attese muoiono.
Presenze dall'oltretomba, gemelli che comunicano a livello extrasensoriale, mondo dei vip. Olivier Assayas, come ci ha abituati, mescola insieme i temi piu diversi in un film rigoroso, coinvolgente, ben recitato. Kristen Stewart è decisamente intrigante, anche perché Assayas da sempre è un grande regista di attrici. Un film nel quale è piacevole tuffarsi, facendosi inondare dalla trama e dalla bellissima musica.
Riesce a trasmettere un importante messaggio: l'essere prigionieri di un mestiere sgradito, il non sentirsi realizzati e l'assenza di veri rapporti umani attorno a sé (davvero brava la Stewart nell'interpretare il proprio dramma interiore) sono cose più possibili e terrificanti di qualunque fantasma. Purtroppo però tale messaggio è annacquato in una sceneggiatura altrettanto spiritica; molte scene paiono fini a sé stesse e il film (spesso lento e noioso) sembra più lungo di quanto non sia, oltre a mancare di una precisa identità. Nella OST spiccano due brani di Anna von Hausswolff.
Olivier Assayas mette Kristen Stewart all'interno di una sorta di thriller psicologico/mistico che vede l'attrice come quasi unica presenza fissa della messa in scena alla prese con situazioni ai limiti del surreale. Il regista fin da subito mette in chiaro la natura dell'opera, proponendo una regia ricca di momenti di suspense, silenzi inquietanti e dialoghi criptici. Nonostante alcune situazioni discutibili, nel complesso il film è godibile, grazie anche a un comparto tecnico di livello, comprese delle musiche a tratti inquietanti e che incutono timore. Ottima la Stewart.
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Nella colonna sonora è possibile ascoltare due brani della cantante svedese Anna von Hausswolff, nello specifico un breve estratto di "The Miraculous" (durante uno degli scambi di SMS con l'ignoto interlocutore) e "Track of Time" (ai titoli di coda).